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Delitto e Castigo, il viaggio dell’anima di Rubini e Lo Cascio

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – E’ una rilettura assai fedele del celebre romanzo di Dostoevskij quella portata in scena ieri sera al Teatro Auditorium dell’Università della Calabria, da Sergio Rubini, che ne ha curato anche la regia e l’adattamento, e da Luigi Lo Cascio.

Due mostri sacri del cinema e del teatro italiano che insieme incarnano visceralmente e in maniera autentica i protagonisti di uno dei capolavori indiscussi della letteratura russa, Delitto e Castigo.

Un’opera indubbiamente non tra le più semplici da rappresentare teatralmente, ma per certi versi riadattata e portata in scena con piglio e abilità, genio e turbamento.

Un susseguirsi di emozioni, vibranti e intense hanno fatto da cornice alla storia di Rodiòn Romànovic Raskòl’niko, il  giovane poverissimo e strozzato dai debiti, incarnato magistralmente da Lo Cascio, che uccide una vecchia e meschina usuraia. Un personaggio quello dell’attore e regista palermitano attorno al quale ruotano inquietudini, tormenti, pentimento e castigo, condizioni dell’animo umano che si scaraventano con prepotenza anche a distanza di oltre 150 anni nell’esistenzialismo dell’uomo moderno, fragile, nevrotico, emotivamente instabile. Accanto a Lo Cascio le figure narranti di Sergio Rubini, metamorfosi raffinate e brillanti di personalità portate quasi all’estremo, espresse con quel rigore e quella ricercatezza a cui l’attore e regista ha da sempre abituato il suo pubblico.

Uno spettacolo intriso di ossessioni e disagi, paure e conflitti tipici del romanzo di Dostoevskij che hanno trovato nella trasposizione teatrale firmata da Rubini, che andrà in scena anche questa sera, grandi apprezzamenti.

Intanto il Tau, reduce dai successi degli appuntamenti della rassegna “Meridiano Sud” delle scorse settimane, dopo Delitto e Castigo si appresta ad accogliere un altro straordinario spettacolo in programma i prossimi 5 e 6 febbraio con Giuseppe Battiston in “Winston vs Churchill.

Raffaella Aquino

Fonte foto: pagina facebook Teatro Auditorium Unical 

“Delitto e Castigo”, stasera e domani al TAU Rubini e Lo Cascio

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Dopo lo straordinario successo della produzione musicale originale targata Teatro Auditorium Unical che ha visto contaminarsi sullo stesso palco Serena Brancale e Willie Peyote, magistralmente accompagnati dall’Orchestra del Conservatorio di Cosenza, diretta da Alfredo Biondo, continuano gli appuntamenti di prosa al Tau.

Appuntamento imperdibile quello che si terrà stasera e domani.
Arriva in esclusiva regionale: DELITTO/CASTIGO, regia di Sergio Rubini che ha curato l’adattamento teatrale con Carla Cavalluzzi, con lo stesso Rubini, Luigi lo Cascio, Roberto Salemi, Francesca Pasquini e G.U.P. Alcaro.

Due protagonisti di primo piano del teatro e del cinema italiano: Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio interpretano sotto una nuova luce il capolavoro di Dostoevskij, attraverso una lettura a due voci intensa e sublime.

Vertigine e disagio accompagnano il lettore di Delitto e Castigo. La vertigine di essere finiti dentro l’ossessione di una voce che individua nell’omicidio la propria e unica affermazione di esistenza. E quindi il delitto come specchio del proprio limite e orizzonte necessario da superare per l’autoaffermazione del sé. Un conflitto che crea una febbre, una scissione, uno sdoppiamento; un omicidio che produce un castigo, un’arma a doppio taglio. Come è la scrittura del romanzo, dove la realtà, attraverso il racconto in terza persona, è continuamente interrotta e aggredita dalla voce pensiero, in prima, del protagonista. Ed è proprio questa natura bitonale di Delitto e Castigo a suggerire la possibilità di portarlo in scena attraverso una lettura a due voci. Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio sono le due voci dell’opera e trascinano il pubblico nel racconto, facendo vivere in prima persona l’ossessione del protagonista.

TRAMA
Delitto e Castigo, l’opera più letta e conosciuta di Dostoevskij, racconta il tormento di Rodiòn Romànovic Raskòl’nikov, un giovane poverissimo e strozzato dai debiti, che uccide una vecchia e meschina usuraia. Nel romanzo è evidente il conflitto interiore del protagonista, che crea in lui una scissione; ne viviamo i lucidi ragionamenti, in cui si rifiuta di provare rimorso, per dimostrare a se stesso di appartenere alla categoria di quelli che lui definisce i
“napoleonici”, i grandi uomini, le menti superiori dalle idee rivoluzionarie, autorizzati a vivere e agire al di sopra della legge comune, perché tutte le loro azioni, anche quelle condannate dalla
morale, hanno come fine ultimo il bene collettivo. Tenta di convincersi che l’omicidio della vecchia usuraia, poiché ha liberato dal giogo molti poveri creditori e eliminato dalla faccia della
terra un essere maligno, non solo non è condannabile e non dovrebbe procurargli alcun pentimento, ma costituisce la dimostrazione stessa della sua appartenenza ad una categoria superiore. Dall’altro lato, però, viviamo il lento affiorare in lui della consapevolezza di non riuscire a sfuggire ai sensi di colpa e al terrore di essere scoperto: deve rassegnarsi, alla fine, di essere non già un grande uomo, ma un “pidocchio”, e, come tale, di meritare una punizione.