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Mimmo Lucano torna a casa. Annullato il divieto di dimora

RIACE (RC) – La Corte di Cassazione ha annullato il divieto di dimora per Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace.

Secondo la Cassazione per Mimmo Lucano «No indizi di azioni fraudolente».

Come riporta “Il Fatto Quotidiano” «Non ci sono indizi di “comportamenti” fraudolenti che Mimmo Lucano, il sindaco di Riace sospeso dalla sua carica, avrebbe “materialmente posto in essere” per l’assegnazione di alcuni servizi, come quello della raccolta dei rifiuti. Non solo, perché non sono nemmeno provate le “opacità” che avrebbero caratterizzato la sua azione poiché è la legge che consente “l’affidamento diretto di appalti” in favore delle cooperative sociali “finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate” a condizione che gli importi del servizio siano “inferiori alla soglia comunitaria». 

Mimmo Lucano è stato coinvolto – lo ricordiamo – nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Locri dello scorso 16 ottobre. L’udienza preliminare che stabilirà se l’ex primo cittadino dovrà essere rinviato a giudizio è aggiornata al 4 aprile. Secondo alcune fonti Il Viminale intanto avrebbe deciso di costituirsi parte civile nell’eventuale processo.

 

 

Mimmo Lucano senza fissa dimora, «La macchina sarà la mia casa»

LOCRI (RC) – Dopo la revoca dei domiciliari e il conseguente divieto di dimora a Riace, Domenico Lucano ha dormito in macchina. Una scelta motivata dal fatto che non sapendo dove trascorrere alcune ore, in attesa di incontrare il suo avvocato, ha deciso che la sua auto sarebbe stata per un po’ la sua dimora. «Non mi allontanerò da Riace» ha dichiarato Lucano ad alcuni cronisti.

«Non ho alcuna intenzione di trasferirmi altrove – ha poi aggiunto – e la mia macchina sarà la mia casa, nonostante le innumerevoli offerte di ospitalità che in questi giorni mi stanno giungendo da sindaci e amici. Non ho nulla di cui pentirmi e soprattutto non mi allontanerò da Riace».

Per la compagna di Lucano, invece, è stato disposto l’obbligo di firma nel comune di Riace

 

 

 

Mimmo Lucano lascia Riace, «Andiamo avanti lo stesso»

RIACE (RC) – Ha lasciato Riace poco dopo le 6 di questa mattina Domenico Lucano, il sindaco sospeso per il quale ieri il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari, disponendo però nei suoi confronti il divieto di dimora. Resta a Riace, invece, la compagna di Lucano, per la quale il divieto di dimora é stato attenuato con la misura dell’obbligo di firma

Lucano si trovava ai domiciliari dal 2 ottobre scorso. Prima di conoscere la decisione del Tribunale del riesame, subito dopo l’udienza, Lucano aveva detto a chiare lettere, con decisione, che il modello di accoglienza e integrazione creato nel suo comune sarebbe andato avanti. Obiettivo che, certamente, Lucano perseguirà anche stando fuori, ma comunque bisognerà vedere quando la sua assenza influirà sui tanti migranti che a Riace vivono e che in lui hanno un sicuro, se non l’unico, punto di riferimento. E che ora si trovano a dovere decidere se rimanere ma senza i finanziamenti pubblici, o se pure accettare il trasferimento in un altro Sprar dopo la chiusura dell’esperienza riacese decisa dal Viminale.

«Riace – ha detto ieri in tarda mattinata  – rappresenta un’idea che va contro la civiltà della barbarie. Anche senza contributi pubblici andiamo avanti lo stesso, da soli, perché negli anni abbiamo costruito dei supporti all’integrazione che oggi fanno la differenza».

Fonte e foto Ansa

Revocati i domiciliari a Lucano, per lui divieto di dimora a Riace

REGGIO CALABRIA – Domenico Lucano lascia gli arresti domiciliari ai quali si trovava dal 2 ottobre scorso. E’ questa la decisione del Tribunale della libertà depositata in serata, il giorno stesso dell’udienza. Per il sindaco di Riace, però, è una vittoria a metà.

I giudici, infatti, hanno stabilito contestualmente il divieto di dimora nel comune di cui era alla guida fino al momento dell’arresto e prima della sospensione dalla carica decisa dal prefetto di Reggio Calabria. Lucano, quindi, lascerà i domiciliari ma sarà costretto anche a lasciare Riace. Per quanto tempo è ancora presto per poterlo dire.

Prima di conoscere la decisione del Tribunale del riesame, subito dopo l’udienza, Lucano aveva detto a chiare lettere, con decisione, che il modello di accoglienza e integrazione creato nel suo comune sarebbe andato avanti. Obiettivo che, certamente, Lucano perseguirà anche stando fuori, ma comunque bisognerà vedere quando la sua assenza influirà sui tanti migranti che a Riace vivono e che in lui hanno un sicuro, se non l’unico, punto di riferimento.

E che ora si trovano a dovere decidere se rimanere ma senza i finanziamenti pubblici, o se pure accettare il trasferimento in un altro Sprar dopo la chiusura dell’esperienza riacese decisa dal Viminale.

«Riace – ha detto il sindaco all’uscita dall’aula – rappresenta un’idea che va contro la civiltà della barbarie. Anche senza contributi pubblici andiamo avanti lo stesso, da soli, perché negli anni abbiamo costruito dei supporti all’integrazione che oggi fanno la differenza». La chiusura dello Sprar, decisa dal ministero dell’Interno e la conseguente possibilità che i migranti che vivono a Riace – alcuni da anni – se ne possano andare, non lo spaventa. Anzi. Ha rivendicato lui la chiusura dello Sprar. «Voglio trasmettere questo messaggio – ha detto – al Governo: vogliamo uscire dallo Sprar. Lo voglio io come volontà politica. Non voglio avere a che fare con chi non ha fiducia e con questo Governo che spesso non rispetta i diritti umani».

Fonte Ansa