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Rapporto Ecomafia 2020, De Caprio: «Regione a lavoro contro illegalità»

CATANZARO – «Il rapporto sulla ecomafia per il 2020 ci deve far riflettere e deve essere da stimolo per impegnarci tutti contro ogni tipo di illegalità». È quanto dichiara l’assessore all’Ambiente della Giunta regionale, Sergio De Caprio, in merito al Rapporto Ecomafia 2020, realizzato da Legambiente, con il sostegno di Cobat e Novamont.

«Il bilancio del business, calcolato in 20 miliardi di euro – sottolinea De Caprio -, fa veramente impressione. La Regione Calabria conta di ottenere 2 miliardi dal Recovery fund da utilizzare per la progettazione territoriale in materia ambientale. Il contrasto che mettiamo sul campo contro la ‘ndrangheta e le ecomafie ci impone un percorso lucido che vogliamo costruire insieme ai 404 sindaci che dovranno gestire i fondi in modo trasparente». «Non abbandoneremo i sindaci a loro stessi. Li accompagneremo – conclude l’assessore – nella realizzazione di progetti in grado di produrre energie rinnovabili, che consentiranno di mettere in campo risorse e posti di lavoro per combattere la povertà. Riusciremo a tenere fuori l’illegalità dalle nostre case e dalle nostre comunità».

M5S, «Preserviamo il territorio da ecomafie e centrali a biomasse»

CORIGLIANO- ROSSANO «La sola città di Corigliano ha un patrimonio boschivo di oltre trecentocinquanta ettari totalmente abbandonato ed inutilizzato.Bisogna rivedere il Testo Unico Forestale approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 marzo 2018. Il decreto che nasce per aggiornare la normativa nazionale in materia di foreste e filiere produttive. Un documento che è stato da più parti definito come un vero e proprio assalto ai boschi italiani». Una nota congiunta dei neo eletti in Parlamento del Movimento Cinque Stelle. Scrivono cosi Rosa Silvana Abate, Francesco Sapia, Francesco Forciniti ed Elisa Scutellà. 

«In attesa che se ne riveda il testo bisogna fare in modo che il materiale derivato dai tagli indiscriminati o dagli incendi possa finire a favorire le ecomafie e le centrali a biomasse che spesso non controllano qualità e provenienza delle stesse. Si lavori affinché questo legno resti al suo posto evitando i tagli o finisca, al massimo, nella costruzione di materiali ecosostenibili. Come sottolineato nella recente proposta dell’ex consigliere comunale, Francesco Madeo, i boschi sono una importantissima risorsa naturalistica, turistica ed economica che può diventare per tanti giovani una occasione lavorativa, se gestita in modo sostenibile, o può diventare per il Comune, insormontabile se percorsa dal fuoco. Dando il bosco in gestione ad un privato o gestendolo con una municipalizzata è inevitabile procedere alla sua certificazione, alla gestione silviculturale, sia per prevenirlo dagli incendi che per recuperare del materiale legnoso, da opera o da ardere, che può diventare una ottima risorsa. È possibile riqualificare energeticamente gli edifici pubblici, con il legno da opera, utilizzando i finanziamenti europei al 100% a fondo perduto, mentre con lo scarto legnoso da ardere è possibile alimentarli. Tutto questo valorizzando una filiera locale messa da parte negli anni passati da una modernità ormai superata.In particolar modo lo sosteniamo poiché da sempre sensibili alle tematiche ambientali ed agricole. Appena possibile protocolleremo la proposta al commissario prefettizio ed inizieremo a lavorare ad un secondo evento dove illustreremo le varie fasi di intervento programmate».

Ambiente, presentato rapporto Ecomafie. La Calabria seconda per illegalità

LAMEZIA TERME (CZ) – La Calabria è al secondo posto nella classifica nazionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti nel 2015, con 487 infrazioni accertate, 505 denunce e 177 sequestri. E’ quanto emerso, è scritto in una nota, dalla presentazione del rapporto Ecomafia 2015 nell’ambito della seconda giornata di “Trame” festival a Lamezia Terme cui hanno partecipato il direttore nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, il vicepresidente di Legambiente calabria Andrea Dominijanni ed il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. I relatori, discutendo sugli effetti della nuova norma sugli ecoreati, entrata in vigore il 19 maggio del 2015 hanno messo in evidenza il travagliato iter. «E’ stata – ha detto Ciafani – una maratona lunga ben 21 anni. Da quando nel 1995 è stata istituita una Commissione Eco Mafia. Tanti sono stati i disegni di legge presentati, tutti naufragati nel nulla a causa delle pressioni esercitate soprattutto da Confindustria sul parlamento. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. I sei nuovi ecoreati del Codice penale sono: inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti; i tempi di prescrizione raddoppiano ed è prevista una lunga serie di aggravanti, tra cui quelle per lesione, morte, ecomafia e corruzione, e si possono eseguire le confische dei beni (anche per equivalente) in caso di condanna. La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi. Sono previste anche sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese».

De Raho, dopo aver sottolineato che «in questa legislatura si sono create le condizioni mai create prima, nonostante l’ostracismo di Confindustria» ha voluto precisare che «questa legge non è contro le imprese, ma è uno strumento imprescindibile per tutelare il nostro territorio e la nostra salute. Se questa legge fosse stata approvata negli anni ’90 non avremmo assistito ai disastri ambientali che conosciamo molto bene, Taranto, Bagnoli, Terre dei fuochi».

Nei primi otto mesi di applicazione della legge, ha sostenuto Ciafani, «sono stati accertati 947 ecoreati, denunciate 1.185 persone e sequestrati 229 beni per un valore di 24 milioni. In 118 casi, è stato contestato il delitto di inquinamento; mentre per 30 volte il disastro ambientale». I relatori hanno convenuto che la legge sugli ecoreati è soltanto un primo passo e c’è ancora molto da fare per tutelare il territorio e la salute dei cittadini italiani. «Nonostante l’assenza della politica nazionale e regionale – ha detto Dominijanni – l’atteggiamento dei cittadini è cambiato. Ora c’è una nuova sensibilità sugli ecoreati. E i comuni sono molto attenti alla raccolta differenziata. Che significa legalità».

La Calabria è la seconda regioni più colpita dal fenomeno delle ecomafie

ROMA, 4 LUG – Le mani delle ecomafie sulla Calabria. Se la ‘ndrangheta è ormai accreditata come la principale organizzazione mafiosa del Paese e del continente europeo, le cosche nostrane non sono da meno nella gestione del ciclo del cemento e dei rifiuti. Il rapporto Ecomafia 2012, l’indagine annuale di Legambiente sull’illegalità ambientale, fotografa una situazione che definisce ”impressionante, con un business illecito in costante aumento, contrastato con impegno e perizia dalle forze dell’ordine”. La Calabria è al 2° posto tra le regioni più colpite dietro la Campania e davanti a Sicilia, Puglia e Lazio con l’11,2% delle infrazioni accertate nel 2011 (3.892 casi, con 2.561 persone denunciate, 42 arresti e 980 sequestri).

E sono ben tre le province calabresi tra le prime dieci: al 3° posto il territorio di Cosenza (il 4,6% delle infrazioni accertate con 1.543 casi), al 6° Reggio Calabria (2,8%, 956 infrazioni) e al 10° Crotone (2,0%, 675 infrazioni).

”Il dossier Ecomafia 2012 – commenta il presidente di Legambiente Calabria, Francesco Falcone – conferma le denunce degli ambientalisti e legittima sempre pi§ all’operato delle forze dell’ordine e della magistratura. Lo abbiamo dichiarato di recente di fronte alla commissione antimafia: dalla depurazione alla gestione delle discariche, dalle infiltrazioni negli appalti pubblici all’abusivismo edilizio, dalla piaga degli incendi ai misteri delle navi dei veleni, la Calabria è sempre più una terra di frontiera in mano alle ecomafie. Occorre reagire, creare sinergie tra gli attori istituzionali e non, tra la politica e l’associazionismo, per riconquistare i territori a una sana gestione pubblica orientata al bene comune”.

FONTE: ASCA

Legambiente Calabria propone di creare un osservatorio contro le ecomafie

Reggio Calabria, 28 giu 2012- ”Un Osservatorio regionale contro le ecomafie”. E’ la proposta che Legambiente Calabria ha avanzato nella seduta della Commissione regionale antimafia, trovando l’apprezzamento e l’impegno del presidente Salvatore Magaro’ e dei rappresentanti istituzionali del Consiglio regionale.

Nel corso dell’audizione di ieri, a Palazzo Campanella di Reggio Calabria, il presidente di Legambiente Calabria Francesco Falcone ha tracciato il quadro delle ecomafie nella nostra regione. ”Una presenza, quella della ”ndrangheta, che e’ ormai ”strutturale”, come conferma la Dna nella relazione delle attivita’ svolte nel 2011. Una presenza capillare – ha spiegato Falcone – soprattutto nel ciclo del cemento, dunque degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche”. Un quadro che negli ultimi anni emerge in maniera evidente dalle indagini delle procure di mezz’Italia, da ”Crimine” della Dda di Reggio a ”Infinito” della Dda di Milano. Ma e’ in Calabria che l’assedio mafioso e’ piu’ pressante: si va dalla gestione in regime di monopolio dei lavori pubblici con le aste pilotate – e’ il caso dell’inchiesta Entourage del 2010 – o addirittura attraverso il controllo totale delle istituzioni preposte al controllo della regolarita’ delle gare, come ha svelato l’inchiesta Ceralacca – che ha coinvolto anche tre funzionari della Sorical – per finire con il pericolosissimo quanto redditizio affare del cemento depotenziato.

La presenza della ”nd

 

rangheta nelle istituzioni democratiche e nella politica e’ talmente organica che e’ ormai impossibile parlare solo di infiltrazioni.

E’ per rispondere a questo tipo di aggressione che Legambiente s’e’ fatta promotrice in giro per l’Italia della nascita di ”Osservatori Ambiente e Legalita”’, a sostegno del lavoro giornaliero delle forze dell’ordine e come interfaccia privilegiato per i rapporti con la cittadinanza.

Una proposta che Falcone, a nome di Legambiente Calabria, ha lanciato alla Commissione regionale antimafia trovando pieno apprezzamento. Inoltre, il presidente Magaro’ si e’ impegnato pubblicamente a farsi portavoce della proposta di istituzione di un Osservatorio Ambiente e Legalita’ della Regione Calabria e di vagliarne la fattibilita’ in relazione alle risorse a disposizione dell’istituzione regionale.
Asca