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Cristina Donà a Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Domenica scorsa si è svolto a palazzo Gagliardi il concerto di Cristina Donà, cantautrice lombarda che con la sua esibizione ha chiuso la sezione “Carta Canta” del Tropea Festival.
Presentata dal giornalista Ezio Guaitamacchi – che la sera precedente aveva già dialogato con Niccolò Fabi, nella stessa cornice vibonese – e accompagnata dal musicista Saverio Lanza, la cantante ha allietato spirito e udito dei presenti grazie all’esecuzione di diversi brani. Vasta la scelta dei pezzi, sia originali, canzoni conosciute quali “Stelle buone”, “Goccia” e “Miracoli”, sia cover, con una splendida interpretazione di “Just like you said it would be” di Sinéad O’Connor.
E la stessa Donà, incalzata dalle puntuali domande di Guaitamacchi, ha riconosciuto la O’Connor tra le sue principali ispiratrici, insieme ad altri artisti di notevole calibro quali Bjork  –  nonché autrici come Anne Sexton. In questo senso, non sono mancati apprezzamenti ad altri artisti del panorama contemporaneo, come Elisa – elogiata sopratutto per la sua capacità di crescita artistica.
Interrogata sul rapporto tra la propria musica e la propria identità, ha discusso sull’approccio al pubblico e al proprio modo di essere artista; “la musica è un esercizio di pulizia di sé stessi”, ha significativamente detto la cantautrice di Rho.
Interessanti gli appunti sulla predominanza maschile nel panorama culturale italiano: le donne cantano prevalentemente canzoni scritte da uomini, si dice, e lei stessa a volte si è trovata a chiedersi come mai delle cantautrici potessero aver sviluppato un certo tipo di sensibilità e di testi. “Il problema è che ci si stupisce di fronte all’esercizio intellettuale della donna” conclude la Donà, sottolineando uno dei maggiori condizionamenti che caratterizza la società occidentale, e che ha pesato anche su lei stessa.
La serata è stata caratterizzata da un’atmosfera di intimità e confidenza, grazie sia al contegno della Donà, di Guataimacchi e dell’ottimo Lanza, sia grazie ad un pubblico interessato e caloroso. Una conclusione più che degna per la rassegna di eventi organizzata a Vibo Valentia, iniziativa senz’altro da ripetere.

Francesco Corigliano

Niccolò Fabi a Vibo Valentia

VIBO VALENTIA – Alle 21:00 dello scorso sabato, al palazzo Gagliardi di Vibo Valentia, si è tenuto un concerto del cantautore italiano Niccolò Fabi, ennesimo evento organizzato in occasione del Tropea Festival leggere & Scrivere 2013.
Inserito nella sezione “Carta Canta” – una delle tre in cui è suddiviso il festival – l’evento è stato presentato da Ezio Guaitamacchi, già scrittore e giornalista nonché autore per la RAI e per Mediaset. Per circa un’ora e mezza, il numeroso pubblico è stato allietato dall’esecuzione di brani dello stesso Fabi, inframmezzati da interventi e commenti di Guaitamacchi che ha instaurato col cantautore un dialogo piacevole e interessante.
Tra gli altri temi, si è parlato della complessità della situazione contemporanea, che porta il musicista alla necessità di farsi conoscere soprattutto attraverso il contatto diretto col pubblico e non più semplicemente attraverso i dischi. Ormai inserita nel contesto di commercializzazione culturale, la musica non si diffonde più attraverso la mera distribuzione ma deve essere connessa ai nuovi mezzi telematici. “Badando bene, però,” ha detto Fabi, “a non prestare più attenzione al mezzo che alla sostanza”, puntando troppo sulla questione di marketing e troppo poco sulla qualità della proposta artistica.
Dopo aver concluso il concerto con l’esecuzione di “Lontano da me” e “Offeso”, il cantautore si è poi trattenuto nelle sale del palazzo Gagliardi per parlare con i presenti e per rispondere a domande e curiosità.
Interrogato sul suo rapporto col pubblico e con la situazione culturale calabrese, Fabi ci ha risposto che “ogni parte dell’Italia ha le sue particolarità – il che è un bene, perché la diversità è ricchezza – e il Sud si caratterizza senz’altro per la sua maggiore confidenza sentimentale”. Un “valore aggiunto”, sul quale Fabi – cui abbiamo chiesto se il rapporto col sentimento debba essere un punto di forza per gli emergenti meridionali – sostiene che si dovrebbe puntare, ma con moderazione; si devono riconoscere le proprie qualità, ma anche saperle applicare, perché “l’integrazione possa servire per migliorare, e non per diffondere difetti”.

Francesco Corigliano