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A Rende incontro con Ilaria Boiano su femminismo e processo penale

Si concluderà venerdì 18 dicembre alle 17,30 nella sala del museo Civico con l’incontro su “Femminismo e processo penale” il ciclo “Relazioni, lavoro, giustizia” promosso nel centro storico di Rende dall’assessorato alle pari opportunità.
La conversazione con l’autrice Ilaria Boiano e che vedrà la presenza della scrittrice Ambra Pirri e della criminologa Chiara Merlo prenderà le mosse proprio dal volume dell’avvocata romana edito da Ediesse nella collana “sessismo&razzismo”. “Femminismo e processo penale” muove dalla riflessione della componente dell’Ufficio legale di “Differenza donna” e si concentra sull’applicazione delle norme penali volte a punire i casi di violenza di genere.femminismo
La narrazione di casi nazionali e internazionali indaga la doppia veste delle donne in quanto giuriste e persone offese nella loro quotidiana lotta contro stereotipi sessisti.
“Ci avviamo -ha affermato Marina Pasqua- verso la conclusione di un’esperienza ricca di suggestioni e riflessioni. Il contributo da parte dei relatori è stato generoso e ci restituisce la consapevolezza che affrontando temi di grande impatto culturale e sociale è stato possibile registrare l’adesione da parte della intera area urbana all’iniziativa. L’aver deciso di promuovere questi incontri nel centro storico ci da la giusta consapevolezza che rilanciare il borgo antico attraverso la cultura è un idea vincente ed elemento portante del mio incarico istituzionale.”.
L’incontro sarà moderato dalla giornalista Angela Azzaro.

“La signora di Wildfell Hall”. Il grido di rivolta di una donna per tutte le donne

 

Brontë-sisters-520x245Quando nasciamo siamo ‘femmine’, lo gridano ai vicini, ai parenti, agli amici. È femmina. Cresciamo e diventiamo donne, quindi mogli e madri. E poi basta. Immagino che sia questa la riflessione alla quale dev’esser giunta Anne Brontë guardando la propria vita, le quattro sorelle più grandi e il fratello scapestrato. Un’esistenza difficile, con un destino già tracciato da altre prima di lei, dalla tradizione asfissiante per una mente creativa e viva come la sua. Una donna poco meno che trentenne che per scrivere usava uno pseudonimo maschile e che, in tutta franchezza, conosceva il femminismo più a fondo di quanto possiamo saperne noi, giovani e meno giovani donne di un’epoca in cui abbiamo fatto conquiste per le quali non abbiamo neanche combattuto e sulle quali ancora barattiamo. Lo conosceva più a fondo, questo femminismo, questo orgoglio di essere donna, di appartenere a una metà del genere umano per nulla inferiore, sebbene costantemente schiacciata e sopita dalla bramosia maschile di prevaricare, si avere per sé la fetta migliore del creato. E sapeva bene di avere un valore diverso dall’ancestrale maternità al punto da non accettare l’oscurità impostale dagli uomini, ma affidando proprio a un uomo, un essere fittizio, il proprio grido d’indipendenza. Fu così che nel 1848 mise nelle mani indexdi Acton Bell, il proprio io senza gonnella, la sua personale fiammella di rivolta e questi, senza esitare, diede alle stampe uno dei più profondi e avanguardistici romanzi sulla condizione femminile, ossia La signora di Wildfell Hall (The tenant of Wildfell Hall).
Con questo romanzo, da poco riproposto in Italia da Neri Pozza, Anne Brontë, la sorella meno conosciuta dell’irrequieto trio letterario, ha puntato il dito contro l’ingiusta sottomissione della donna, considerata oggetto o addirittura merce di scambio priva di sentimenti e passioni. La vicenda si apre con un mistero che avvolge questa nuova affittuaria, chiusa come uno scrigno e, allo stesso modo, protettrice estrema di un segreto amaro. Parola dopo parola, scoperta dopo scoperta, la Brontë ha allestito un romanzo crudele e tagliente, denso di risvolti che sconvolgono e, per certi versi, scandalizzano; in questo libro ci si conosce tutti, ma in fondo nessuno sa chi è la persona che ha al fianco perché “si può guardare nel cuore di una persona attraverso i suoi occhi e si può arrivare a conoscere l’altezza, la larghezza e la profondità dell’anima di un altro in una sola ora, mentre non ti basterebbe una vita per scoprirle se la persona non fosse disposta a rivelarle o se tu non avessi la sensibilità necessaria a comprenderle”.
2015-01-03 17.00.00-1Quest’autrice relegata in secondo piano, surclassata da uno pseudonimo che la dice lunga sulle proprie prigioni sociali, non usa mezzi termini, ma al contrario pizzica con estrema precisione le corde del lettore costringendolo a non perdere di vista la strada maestra che lo condurrà alla soluzione del mistero. Nessuna pietà viene mostrata per la cattiveria, per le menzogne e per i tradimenti. I peccatori, che sono tali non nei confronti di Dio bensì nei confronti dei loro simili, pagano per il dolore che hanno inflitto. La malvagità è smascherata e fatta a brandelli, ma il processo non è immediato, in quanto necessita della metabolizzazione, della consapevolezza dell’errore. E nel mezzo si fa largo il solco tracciato dalle gioie e dalle sofferenze della vita, ci sono le donne che combattono per non farsi seppellire vive in un mondo costruito dagli uomini per gli uomini. “A chi è dato meno, meno è richiesto; ma a tutti è richiesto di sforzarsi al massimo”.
Le donne che Anne Brontë tratteggia in questo romanzo non sono coraggiose e neppure intelligenti; esse si limitano ad alimentare quella naturale inclinazione a resistere alle intemperie affrontando il dolore armate sono di fiducia in sé stesse. Chissà se, a questo punto, La signora di Wildfell Hall potrà essere considerato alla stregua di un antesignano manifesto del femminismo. Magari sì, ma prima di tutto è un grido di rivolta che ci sospinge verso il futuro ricordando che “la possibilità di morire c’è sempre; ed è sempre bene vivere tenendola presente”.
Buona Giornata internazionale delle Donne!
Daniela Lucia

Comune di Crucoli: “il mondo femminile va tutelato e reso protagonista”

 

L’ amministrazione comunale di Crucoli (paese della provincia di Crotone, che comprende la località balneare di Torretta, vincitrice in passato di qualche bandiera blu) è molto vicina alle donne. Organizzerà dunque tavole rotonde, nelle quali si discuterà di quell’imperante maschilismo che usa la donna solamente come sfogo sessuale ? Ci saranno dibattiti aperti al pubblico dove sarà possibile raccontare le storie delle donne uccise per gelosia, maltrattate perché considerate schiave, torturate perché pretendevano la libertà di manifestare ed esprimere la propria opinione, mercificate dal potere televisivo sino al punto da passare come corpi bellissimi e menti stupidissime ?

Per il momento, niente di tutto questo, ma non è esclusa la possibilità che in futuro sia diffusa un’idea femminista o almeno una politica che cerchi di abbattere ogni tipo di discriminazione.  Restiamo ancora  la nazione in cui alcune donne, non la maggioranza che ama distinguersi, scambiano la propria dignità per occupare le luci della ribalta, una democrazia occidentale dove un capo politico riduce l’essere femminile a movente lussurioso, con i suoi gesti quotidiani e con i programmi televisivi (guardare “Veline” e “Uomini e donne” per farsi un’idea). Diffondere il rispetto del sesso forte, sarebbe cosa buonissima e giustissima.

Con il suo ultimo comunicato stampa comunque (Delibera di Giunta municipale n.20 del 19.03.2013), l’amministrazione crucolese ha concesso gratuitamente i locali dell’Internet Point (all’interno del palazzo comunale, via S.Pietro) all’associazione “Donne di Crucoli”, con il chiaro intento di coinvolgere le tante donne impegnate sul territorio e di dichiarare il proprio sostegno all’universo femminile che quotidianamente lavora per il miglioramento sociale.  Ufficialmente, i locali scelti saranno consegnati all’associazione oggi alle ore 18.