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[#NerdCuriosity] Itasha, Auto giapponesi targate “anime”

Il Giappone è conosciuto in Occidente come il “paese delle stranezze”. E’ nota la sua incontestabile capacità di sorprendere grazie alle bizzarrie, che diventano ben presto mode, nonostante possano sembrarci davvero assurde.

È il caso dell’Itasha (letteralmente “auto dolorante), un termine slang che si riferisce a un fenomeno otaku in cui più estremisti decorano le proprie vetture con immagini di personaggi (prettamente femminili) provenienti non solo dagli anime più famosi, ma anche dagli eroge, genere videoludico molto popolare tra i maschietti, in cui si divertono a intraprendere relazioni con dolci donzelle virtuali.

Il fenomeno appare per la prima volta negli anni ’80, quando le prime auto venivano decorate con stickers e pupazzetti.

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Con il passare del tempo il fenomeno diventa sempre più popolare, fino a far spendere milioni di yen nella decorazione della propria auto con ogni genere di accessorio, dallo sticker ai pupazzi, dallo sterzo a forma di cuore alle tendine rosa pastello messe sui finestrini. Il termine Itasha si riferisce proprio a questo: il dolore per il portafoglio nel sostenere ogni volta spese così esose e che spesso portano il malcapitato fan ad avere difficoltà economiche.

L’Itasha però non è l’unica moda dispendiosa del Sol Levante sul fronte otaku: anche l’Ita-bag, ovvero decorare la propria borsa con i personaggi preferiti è molto popolare, soprattutto tra le ragazze, che usano decorazioni come luci, portachiavi, pupazzi e soprattutto spille, spesso spendendo cifre molto simili alla decorazione di un’automobile.

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Nel 2007 viene inaugurato il primo salone dedicato all’Itasha, ad Ariake, vicino al Comiket, ma possono essere ammirate in luoghi come Akihabara (Tokyo), Nipponbashi (Osaka) o Ōsu (Nagoya), luoghi frequentati dai giovani che espongono con orgoglio le loro “quattroruote”. Anche nell’industria dello sport molti professionisti usano decorare le loro auto da corsa, contribuendo a diffondere questa particolare moda anche in Occidente.

Questa è solo una delle pazzesche mode che ci fanno sorridere e ci sconvolgono al tempo stesso e chissà quali altre stramberie sforneranno questi “pazzi” giapponesi!

Vittoria Aiello

[#JapanTime] I principali festival giapponesi in Ottobre

L’ottobre giapponese è un periodo spettacolare sotto ogni punto di vista.

L’autunno colora i paesaggi di rosso, trasformando le foglie in maestose coperte che avvolgono panorami, templi, parchi e qualsiasi altra cosa su cui esse si posano. Ma questo tempo non è solo colore e bellezza, infatti il decimo mese dell’anno in Giappone è ricco di avvenimenti culturali e folkloristici. In questo nuovo Japan Time scopriremo quali sono quelli più importanti e in che cosa consistono.

Takayama Matsuri

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Una delle manifestazioni più importanti del Paese si tiene a Takayama. Qui il matsuri si svolge sia in autunno che in primavera e, nonostante questo, riesce ad attirare sempre un numero elevatissimo di spettatori. Durante i due giorni dell’evento si può assistere alla presenza di mastodontici yatai, ovvero carri dalla raffinatezza inaudita. A renderli ancora più spettacolari sono i balli delle karakuri ningyo, nient’altro che bambole posizionate sui carri.

Nell’ultima serata, poi, sarà possibile assistere alla sfilata degli yatai.

Doburoku Matsuri

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Nel villaggio di Shirakawa-go, vicino proprio a Takayama, si tiene un festival folkloristico molto particolare. Gli abitanti della piccola cittadina pregano e invocano il dio della montagna, chiedendo benessere e floridezza nel raccolto, poiché Ottobre è il mese della mietitura. Alla divinità viene offerto il doburoku, una bevanda simile al sakè ma preparata in casa. In Giappone vige il divieto di produrre bevande alcoliche nella propria abitazione, ma per questo speciale matsuri, si fa un’eccezione. La festa continua con il niwaka, un particolare tipo di cabaret improvvisato.

Jidai Matsuri

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A Kyoto in questo periodo si tiene uno dei festival tradizionali più antichi dell’intero Paese. A partire dal palazzo imperiale, passando per le arterie della città, fino ad arrivare al tempio Heian, si tiene una grandiosa parata che ogni anno attira milioni di spettatori. L’evento ha lo scopo di far immergere il pubblico nella storia del Giappone, per divulgarla e farla rivivere. Fondamentali a questo scopo sono gli abiti e i costumi tradizionali, ricostruiti in modo minuzioso, e che loro malgrado attirano tutta l’attenzione del pubblico, sviando gli spettatori dal vero significato del matsuri, cioè la pace.

Kurama no Hi-Matsuri

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A Kurama, proprio nei pressi di Kyoto, si tiene un festival molto particolare. Fuori dalle abitazioni vengono accesi grandi roghi, che possono essere alti anche tre metri, e gli abitanti si aggirano per le strade con delle imponenti torce, che possono anche pesare 80 kg. Il matsuri raggiunge l’apice della bellezza nella notte, quando, dopo l’omaggio al Santuario Yuki, inizia la processione con i templi portatili.

Scopo della manifestazione è accogliere la divinità.

Purtroppo siamo già oltre la metà di Ottobre e molti festival sono già conclusi. Ovviamente non si limitano ai pochi appena descritti, infatti il Giappone in questo periodo è in continua festa. Sarà per il prossimo anno allora, una bella, bellissima e meravigliosa, vacanza.

                                                                                                                                  Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il sistema lavorativo in Giappone

Finalmente ci siamo. Ci troviamo in quel periodo dell’anno in cui si ferma tutto, in cui si va lontano, in cui si cambia vita, almeno per qualche giorno.

In Italia sappiamo bene come funzionano le vacanze estive, ma in Giappone la mentalità è molto diversa. Vediamo in questo nuovo Japan Time la giornata tipo di un lavoratore nipponico, per capire perché in tutto il mondo i giapponesi sono definiti come gli stakanovisti per eccellenza.

E’ risaputo che nel Paese del Sol Levante le persone lavorano, lavorano e ancora lavorano, ed è così, ma non come pensiamo noi. Esiste l’etichetta secondo cui i giapponesi lavorano fino allo stremo, ma che cosa si intende?
E’ facile ritrovare, anche in qualsiasi anime, le scene di massa in cui vengono rappresentate le metropolitane affollate e le fermate dei mezzi pubblici strapiene.

Quella che ci viene mostrata è la classica mattina nipponica, che ha inizio fra le 8 e le 9.30, momento in cui tutti si recano al lavoro.

lavoro giappone metro

La stessa scena si ripropone all’imbrunire, tra le 17 e le 18 circa. Passano così le giornate, con inframezzi su treni e autobus di circa due o tre ore. Le persone lavorano 8 o 9 ore massimo, quindi un orario normale che in Italia molti sono abituati a sostenere. Ovviamente c’è chi lavora 60 ore a settimana, ma è un ritmo lavorativo presente anche qui a chiazze.

E allora, perché i giapponesi sono visti come instancabili lavoratori?

La differenza fra loro e gli “altri” è che durante il lavoro esiste solamente il lavoro. Non ci sono troppe pause caffè, non ci sono distrazioni, non si parla fra colleghi durante l’orario di servizio. Lo stacanovismo nipponico consiste in questo, una instancabile dedizione al lavoro che ha favorito e favorisce tutt’ora una produttività senza eguali. A sostenere questa linea è anche il grande attaccamento all’azienda: i nipponici sono infatti legati con l’anima all’attività che gli dà lo stipendio e spesso molti di loro rimangono anche oltre l’orario di lavoro per finire ciò che avevano iniziato. E qui si pone però un problema molto serio del sistema lavorativo giapponese: molti straordinari non vengono pagati. E’ una cosa comune, che accade in molte parti del mondo, ma in Giappone è quasi prassi che ciò avvenga.

giapponese lavora notte


A fine giornata, molti si fermano oltre l’orario di lavoro con i propri colleghi per bere qualcosa. Per i lavoratori è molto importante fraternizzare con le persone che si hanno a fianco per tutte quelle ore al giorno, ma questo ovviamente toglie tempo alla famiglia. Molto spesso è normale che si ritorni a casa alle 23 passate.


Durante i fine settimana, le aziende organizzano incontri fra i lavoratori insieme alle loro famiglie.

Si tratta di piccole gite facoltative, ma a cui partecipano tutti quanti malvolentieri, per senso del dovere e perché viene sentito come un obbligo morale verso l’azienda.
Per legge, ai dipendenti sono concesse delle ferie, ma questi raramente ne usufruiscono, rimanendo a svolgere i propri compiti. Se decidono di andare in vacanza, si parla di quattro o cinque giorni al massimo.
Tutto questo stress porta alla morte prematura di molti dipendenti che, non fermandosi mai, alla fine cedono. E’ uno dei tanti lati negativi della società giapponese.


Dunque, un sistema lavorativo non repressivo, ma responsabile quello del Paese del Sol Levante, che non si caratterizza con lunghe giornate di lavoro, ma da forte stacanovismo da parte dei dipendenti, che sono pronti a dare anima e corpo per il proprio lavoro.
Grande senso di responsabilità o esagerazione?

                                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

Trasferta nipponica per la Top Volley Lamezia

LAMEZIA TERME (CZ) – La Top Volley Lamezia sbarca in Giappone! Il club dei presidenti Perri e Rettura stringe una prestigiosa collaborazione con la Federazione pallavolistica del Giappone e la Chuo University di Hachioji che manderà a Lamezia per uno stage di allenamento con i giallorossi di coach Nacci un suo giovane e promettente atleta, Jin Tsuzuki.

 

Jin, 19 anni compiuti lo scorso 28 dicembre, già nazionale Under 23 (classificatosi al 6° posto ai Campionati Mondiali e al 2° posto ai Campionati Asiatici nel 2017), atterrerà a Lamezia il 21 febbraio e si allenerà con la Conad per un mese, fino al 22 marzo. Lo stage rientra nel progetto “The Futures World Challange Support Project” che si propone di far fare esperienze fuori dal Giappone ai più interessanti giocatori universitari e dar loro la possibilità di mettersi alla prova in contesti e paesi diversi, con allenatori e giocatori che possano incrementarne il bagaglio tecnico e tattico, oltre che culturale.

«Con questo progetto  – ha dichiarato il coach Shohei Toyoda – speriamo che i nostri giocatori più promettenti, che sono già nel giro della nazionale, crescano e apprendano lo standard mondiale. Siamo contenti che Jin vivrà questa esperienza a Lamezia con un club serio e ambizioso come la Top Volley Lamezia. Sono convinto che crescerà molto grazie a questo stage” Anche Toyoda sarà a Lamezia per assistere ai primi allenamenti di Jin con Spescha e compagni» . Il tecnico giapponese sarà a Lamezia il 22 febbraio mentre il giorno prima sarà a Perugia per assistere alla gara tra la Sir Safety Conad Perugia e la Taiwan Excellence Latina del DS Candido Grande per vedere in particolare modo il giapponese Yuki Ishikawa. Proprio Grande è stato il vero deus ex machina della trattativa, capace, grazie ai suoi rapporti con l’Oriente, di mettere in contatto due realtà così diverse e lontane.

Orgoglio e soddisfazione anche da parte del club lametino

«Questa con la Chuo University e la Federazione giapponese è una collaborazione che ci riempie d’orgoglio – affermano i due presidenti della Top Volley Lamezia Tommaso Perri e Salvatore Rettura – ospitare Jin per uno stage sarà per noi un piacere e testimonia la bontà del progetto che stiamo portando avanti. Esser stati scelti per la crescita e la maturazione di un giocatore così promettente, già nel giro della nazionale nipponica, conferma che stiamo facendo qualcosa di buono e di importante. Siamo convinti che sarà un’esperienza formativa per il ragazzo ma anche per noi e per i nostri giocatori. Si apre oggi una collaborazione che siamo sicuri non si chiuderà quando Jin farà ritorno in Giappone il prossimo 22 marzo».

 

[#JapanTime] Halloween nella cultura Nipponica

Anche quest’anno è arrivato Halloween. Nata come ricorrenza anglosassone, ormai la festività più ”paurosa” dell’anno è stata esportata in quasi tutto il mondo. In questo nuovo Japan Time esploreremo le tendenze più paurose ambientate nel Sol Levante.

In Italia è ancora poco riconosciuto e ci sono anche molte controversie di carattere religioso, ma nonostante questo Halloween sta diventando sempre più presente nel nostro Paese, specialmente dal punto di vista commerciale.
In Giappone la situazione non è molto diversa dalla nostra, anzi, questa particolare festività è ancora più sconosciuta; nei piccoli centri, infatti, molti degli abitanti non conoscono nemmeno l’esistenza di tale ricorrenza. Nelle grandi città nipponiche, contrariamente, Halloween è l’occasione perfetta per addobbare i negozi a tema, per organizzare feste in tantissimi locali e per mettere in mostra grandi parate e sfilate, tipiche della cultura giapponese.

Tra i bambini, però, l’usanza del “trick or treat” (dolcetto o scherzetto) è perlopiù sconosciuta

Nei dintorni di Tokyo si tengono varie sfilate in costume a tema Halloween, che si svolgono uno o due giorni prima del 31. Vediamole nel dettaglio:

La Hello Halloween Pumpkin Parade ad Harajuku, lungo la strada di Omotesando

E’ la più antica parata a tema e vi possono partecipare adulti e bambini. Alla fine della manifestazione seguirà il classico “dolcetto o scherzetto” per i negozi della zona.

La Roppongi Hills Halloween Parade, a Roppongi, che dedica tutto il mese di Ottobre ad Halloween 

Si possono assaporare deliziosi menù a base di zucca in molti ristoranti, tutto il quartiere viene addobbato a tema,  tante persone mascherate invadono le strade della città e, infine, nella Roppongi Hills, si tiene una parata a cui partecipano circa duecento persone tra adulti che bambini.

La Kawasaki Halloween Parade, la sfilata più grande e più famosa a tema Halloween del Giappone

A Kawasaki circa diecimila persone assistono a una parata composta da tremila manifestanti che sfilano per le strade della città, sulla musica di vari DJ. Dopo la manifestazione, la festa continua sulle note degli stessi DJ che hanno animato la parata fino alla fine della serata.

Molti eventi a tema vengono organizzati nei parchi divertimento americani presenti in Giappone. Il Tokyo Disneyland viene addobbato ogni anno, per tutto il mese, da zucche, scheletri e vari elementi a tema. Gli Universal Studios a Osaka, poi, subiscono più o meno la stessa trasformazione horror.
La festa di Halloween in Giappone è quindi molto simile a quella italiana, non una vera e propria ricorrenza attesa e festeggiata come negli Stati Uniti, ma giusto un modo per passare una giornata diversa, magari travestendosi da personaggi dell’orrore.


Ovviamente, come abbiamo visto, i giapponesi inseriscono in qualsiasi celebrazione anche la loro cultura, non lasciandosi mai contaminare del tutto.

                                                                                                                        Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Le tradizioni giapponesi di Settembre

Purtroppo è vero, l’estate è già terminata. Addio al mare, alle belle giornate, al caldo, alle lunghe serate con gli amici, si ritorna alla normalità. Settembre porta sempre tanta nostalgia, ma anche tanta voglia di ripartire. Con la fine dell’estate torna il nostro Japan Time.


Cosa succede a Settembre in Giappone? Nel Paese del Sol Levante il nono mese dell’anno è ricchissimo di vita e di tradizioni. In questo nuovo Japan Time vedremo come il mito nipponico influenza anche questo mese.

KIKU NO SEKKU

crisantemi

Ricorrenza più attesa di Settembre è la festa dei crisantemi (Kiku no Sekku), che si tiene il nono giorno del mese. In questo giorno, secondo la tradizione giapponese, inizia la stagione fredda che porta via la creatività, l’energia e la forza del sole estivo. Proprio per far fronte a questo calo, è nata la festa dei crisantemi:

nella corolla di questo fiore è stata sempre vista l’immagine del sole e la celebrazione ha lo scopo di impedire il decadimento della luce solare, fonte di vita per gli uomini.

Visto l’alto significato simbolico, non è un caso che il crisantemo sia anche lo stemma della famiglia imperiale da secoli, che compaia su documenti ufficiali e che dia il nome al più alto Ordine giapponese, l’Ordine Supremo del Crisantemo.
Oltre a essere associato al sole, al fiore è anche attribuita la longevità, viste le sue proprietà curative e medicinali. I crisantemi riescono a resistere anche in luoghi aridi o gelidi senza perdere nessun petalo e questo, secondo le credenze, è una manifestazione delle speciali capacità del fiore.
La festa consiste nell’esporre all’aperto, nei parchi e nei villaggi, crisantemi in vastissima quantità, riparati da apposite tettoie.

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I coltivatori riescono a far nascere tantissimi fiori da una singola pianta a cui poi fanno assumere le più svariate forme. Questa usanza ha radici lontanissime: nel XVII secolo il passatempo più diffuso fra i samurai era proprio la coltivazione dei crisantemi e nello stesso periodo molti signori feudali istituirono delle esposizioni di questi fiori riservate solo agli amici più stretti, che solo in seguito si aprirono a tutto il complesso cittadino.
Un’altra usanza che riguarda questa celebrazione è quella di porre un batuffolo di cotone sui crisantemi il giorno prima della festa; la mattina dopo il cotone sarà bagnato dalla rugiada e verrà utilizzato per la pulizia del corpo. Questo gesto unisce la volontà di prendersi cura dei fiori e l’uso della rugiada come metodo curativo per i mali dell’uomo.

TSUKIMI (JUGOYA)

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Altra ricorrenza particolarmente attesa dalla popolazione giapponese è la cosiddetta Tsukimi, o Jugoya, ovvero l’ammirazione della luna, a cui si offrono anche dei doni per favorire la buona sorte per la famiglia e i raccolti.

Questa festività si compone di due momenti fondamentali: il primo, detto Juugoya, si compie nel quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare, che per questo 2017 è il 15 Settembre; il secondo, detto Jusan’ya, è il tredicesimo giorno del nono mese lunare, che in quest’anno coincide con il 4 Ottobre.
In vista di tale occasione nelle case giapponesi si aprono gli shoji, le classiche porte scorrevoli, e all’inizio dell’engawa, il corridoio che poi affaccia nel giardino, si pone un vassoio pieno di dolci di riso, sferici come la luna piena; oltre a questi dolcetti tipici viene offerto anche il susuki, una graminacea simile al riso.

Tutti prodotti provenienti dalla terra dunque, offerti alla luna per ingraziarsi il raccolto.

Durante il Jusan’ya, poi, a queste specialità si è soliti offrire anche delle castagne, segno dell’autunno ormai arrivato.


Il Settembre all’occidentale è sicuramente pieno di attività e di movida, così come quello nipponico; ricordiamo infatti che anche quest’anno si terrà l’importantissimo Tokyo Game Show e il consueto Tokyo Jazz Festival. Ma, come ogni volta, per i giapponesi c’è sempre qualcosa di più profondo e filosofico in ogni accadimento dell’anno e lo vediamo anche in questo caso: Settembre è un mese che in Giappone non significa rinascita, ma prosieguo della normalità in un contesto che potrebbe diventare completamente nuovo per ogni individuo.


E voi? Ammirerete qualche crisantemo o la luna piena?

Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il sistema scolastico giapponese

Giugno è appena passato, così come è arrivata impetuosa l’estate, e lo si capisce dalla strade delle città invase da ragazzi e bambini a tutte le ore della giornata.

Ovviamente è terminata la scuola e una parte degli studenti può gioire; l’altra parte, gli universitari, devono invece mettersi sotto con lo studio.

Ma pensiamo al primo gruppo: tre mesi circa di vacanze, riposo totale, solo qualche compito per mantenere la mente attiva, ma fondamentalmente niente di ché. I giovani italiani non hanno molta stima del proprio sistema scolastico, oggettivamente pesante e troppo monotono, ma forse bisogna considerare che in altre parti del mondo l’organizzazione della scuola è nettamente più stressante, come in Giappone.
In questo primo Japan Time estivo cercheremo di capire come sono organizzati scolasticamente i giapponesi durante l’anno.

CICLO DI STUDI

divise giapponesi


Il ciclo di studi nipponico è sostanzialmente identico a quello italiano, cambia solo l’età degli scolari: scuola materna (3-6 anni), scuola elementare (6-12 anni), scuola media inferiore (12-15 anni), scuola media superiore (15-18 anni) e università, della durata di quattro anni.
A differenza di qui, la scuola in Giappone inizia ad Aprile e finisce a Marzo. Si ritiene che Aprile sia il mese più congeniale per rimettersi fra i banchi perché questo è il periodo della fioritura dei ciliegi (Hanami), simbolo di rinascita. In estate gli studenti hanno circa sei settimane di vacanza, incluse le feste nazionali, due settimane di pausa a Capodanno e altre due tra la fine del vecchio anno scolastico e l’inizio del nuovo.

Sembra pesante già così, ma non è finita qui!

Una giornata di scuola dura sei ore per un ragazzo nipponico e a queste ore vanno sommate quelle di studio autonomo a casa e i corsi serali di supplemento per prepararsi agli esami. Sostanzialmente se ne va via l’intera giornata.

TIPOLOGIE D’ISTITUTO

tipologia d'istituto


Gli istituti si suddividono in due grandi gruppi, scuole pubbliche e scuole private. Le prime non richiedono tutte l’obbligo della divisa prima del liceo e vi si può accedere attraverso un test di ingresso nazionale. Le seconde si distinguono per il loro prestigio e le loro regole ferree, tra cui l’uso della divisa a partire dalla scuola elementare. Inoltre questi istituti garantiscono programmi scolastici più accelerati e quindi più probabilità di passare i test di ammissione alle università. A volte, in base al prestigio, non basta il superamento della prova per accedere alle scuole private, ma addirittura i genitori dell’alunno sono costretti a sostenere un colloquio con i futuri professori del figlio.

ESAMI E MATERIE

aula studio

Gli studenti giapponesi definiscono il loro sistema scolastico, non a torto, shiken jigoku, ovvero “inferno degli esami”. Basti pensare che nelle scuole superiori gli studenti devono sostenere due esami durante l’anno, uno alla fine di ogni semestre. Le materie dei test sono le più importanti: giapponese, inglese, matematica, scienze e studi sociali.

CLUB

club giapponeseCosa molto familiare a chi è appassionato di anime e manga, è sentir parlare in un contesto scolastico di club. Effettivamente le scuole superiori giapponesi prevedono l’iscrizione a diversi gruppi disciplinari supervisionati da professori appositi, ma con orari gestiti dal ragazzo stesso. Fra questi troviamo il club sportivo, il club di arte, il club di musica, il club di letteratura, il club di teatro e tantissimi altri, anche dedicati alle materie scientifiche o più pratiche. Alla fine dell’anno viene organizzato poi un festival in cui ogni gruppo si esibisce mostrando i progressi maturati durante l’anno.

L’UNIVERSITA’


Se pensiamo all’università, non dobbiamo avere in mente quella italiana, perché in Giappone è estremamente difficile accedere a questa ulteriore formazione. Dopo la scuola solo una piccola percentuale degli studenti decide di continuare la propria carriera di studi, la restante parte entra già nel mondo del lavoro. Accedere a un’università è veramente un’impresa ardua: oltre al solito esame di ammissione, bisogna sostenere il Daiken, esame di raccomandazione per testare le facoltà necessarie per frequentare l’istituto. Ma non è finita qui. Oltre a questo, lo studente dovrà aver raggiunto un punteggio di voti non inferiore a una certa soglia e, in ultimo, ha bisogno del Suisen, ovvero un insegnante che garantisca per lui.

ALFABETIZZAZIONE E CONSEGUENZE


L’alfabetizzazione in Giappone risulta così del 99%, ma la pressione sociale imposta ai giovani giapponesi è altissima. Questo modello scolastico costringe gli studenti alla rivalità che, pressati dalla ricerca di una buona posizione nelle classifiche, hanno davanti un futuro pesante e dai caratteri patologici fortemente condizionati.


Il Giappone è un Paese splendido, pieno di mito e tradizione, ma si sa che è anche una terra dalle molte problematiche sociali e la costrizione che tutti gli abitanti subiscono sia dal punto di vista scolastico che lavorativo è una di queste.


Ancora voglia di vivere in Giappone?


                                                                                                                Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Natale in Giappone

Ormai ci siamo, Natale è arrivato anche quest’anno.

Ogni volta sembra così lontano e poi, in un battito di ciglia, ci ritroviamo a celebrare la festa più luminosa e colorata dell’anno. Fra usanze e tradizioni, il giorno di Natale è l’unico in grado di far fermare il mondo frenetico per un giorno, dando spazio alla tranquillità e alla calma del focolare domestico.

E in Giappone?

Si sa, il Natale è una festività cristiana e nella terra del Sol Levante i cristiani sono una piccolissima percentuale. E allora come funziona? Con questo appuntamento speciale di Japan Time scopriremo come i giapponesi trascorrono l’ultimo periodo dell’anno.
Innanzitutto bisogna dire che in Giappone il Natale è una festività molto popolare, ma fondamentalmente importata e rimaneggiata secondo gli usi e i costumi tipici. Il 25 Dicembre, infatti, le scuole, gli uffici e i negozi rimangono aperti perché non è festa nazionale e inoltre, dopo tale data, ogni addobbo viene tolto da case, vie e centri commerciali.
Ma nonostante questo, nell’ultimo mese dell’anno le città giapponesi si riempiono di luci, colori e alberi di Natale a propiziare e a diffondere nell’atmosfera la solita magia portatrice di allegria e calore.

La differenza è che tutte queste decorazioni, le illuminazioni e l’aria di festa, sono riservate alle coppie di innamorati.

Infatti, oltre al tradizionale San Valentino, il 25 Dicembre è una ricorrenza da trascorrere in intimità con la propria fidanzata o il proprio fidanzato, diversamente dall’Occidente in cui viene celebrata come festa di famiglia.
Anche qui rimane l’usanza di fare regali, ma sono preferite le cene romantiche, serate al karaoke, oppure tenere passeggiate immersi nelle luci della città in compagnia dei propri innamorati.

torta-di-nataleIl Natale porta con sé non solo tradizioni religiose e sociali, ma anche culinarie, in particolar modo in Italia, dove cambiano da Regione a Regione. Questa ricorrenza è ormai così radicata nel Paese del Sol Levante che anche lì, in questo periodo, si preparano piatti tipici natalizi: ricordiamo innanzitutto la Kurisumasu keeki, dolce che viene presentato soprattutto alla vigilia e consiste in una torta con panna e fragole, decorata con ornamenti a tema natalizio, come pupazzetti a forma di Babbo Natale, di pupazzo di neve o alberelli.
Un altro piatto tipico sono le ali di pollo nei fast food: nel 1974 una catena di fast food americana, la KFC, trasmise uno spot pubblicitario con un uomo vestito da Babbo Natale che consigliava di mangiare ali di pollo per l’occasione. Da allora si creò una vera e propria tradizione.


In ogni caso, che sia festeggiata alla occidentale, ovvero in famiglia, o alla orientale, cioè con la persona amata, la caratteristica del Natale è sempre la stessa, unire e far stare insieme chi si vuole bene.


Buon Natale da tutta la redazione di Nerd30!

                                                                                                          Paolo Gabriele De Luca

[#JapanTime] Il mito della creazione del Giappone

Sappiamo tutti che anche il Giappone, come tutti gli altri stati, si è formato e sviluppato attraverso situazioni geopolitiche che lo hanno determinato per come lo conosciamo oggi. Ma sappiamo anche che il Paese del Sol Levante è intriso di tradizioni, culture e leggende che abbracciano tantissimi aspetti e, in questo secondo appuntamento con Japan Time, cercheremo di approfondire proprio il mito delle sue origini. E’ probabile che qualche fan di Naruto abbia già sentito alcuni nomi: beh, è arrivato il momento di scoprire da dove essi derivano!

In origine esistevano tre divinità invisibili principali. Col passare del tempo se ne aggiunsero altre due minori: esse erano chiamate le “Separate Divinità Celesti”.

A questi dei, seguirono sette generazioni di kami (termine giapponese che significa divinità) maschili e femminili da cui furono scelte due divinità col compito di creare la Terra, che allora era solo un brodo primordiale: Izanagi e Izanami, fratello e sorella.
I due, attraverso il ponte che collegava il Paradiso alla Terra, mossero il fango primordiale creando l’isola di Onogoro. Izanagi e Izanami vi discesero e, dopo essersi sposati, ebbero due figli, Hiruko e Awashima che però erano deboli e malformati; proprio a causa della loro debolezza, non furono mai considerati divinità e vennero abbandonati dai genitori. Sembra che i due coniugi avessero sbagliato la cerimonia precedente al concepimento e questa fu la causa della malformazione dei figli, perciò ritentarono ponendo attenzione a tutto il rituale: da questa seconda unione nacquero le Oyashima, cioè le otto isole del Giappone: Awazi, Iyo, Ogi, Kyushu, Iki, Tsushima, Sado, Honshu.

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Successivamente i due kami ebbero altri figli ma, durante il parto del dio del fuoco, Kagutsuchi, Izanami morì a causa delle bruciature riportate. Folle di rabbia, Izanagi uccise il figlio e dalla sua sofferenza nacquero altre divinità. Il dio, allora, decise di intraprendere un viaggio verso Yomi, ovvero il regno dell’oltretomba, per cercare di riportare indietro l’amata sposa e sorella, ma purtroppo la sua crociata fallì. Tornato sulla Terra, Izanagi sentì il bisogno di purificarsi per quello che aveva visto nel regno dei morti e iniziò a lavarsi; da ogni suo gesto e da ogni veste che toglieva nascevano nuove divinità, ma solo tre di loro divennero importanti protagonisti di molte storie delle leggende giapponesi: Amaterasu, che nacque dall’occhio sinistro di Izanagi ed era l’incarnazione del Sole; dall’occhio destro, Tsukuyomi, kami della Luna; infine, dal naso, nacque Susanoo, incarnazione del Vento e della Tempesta.

Izanagi divise il mondo fra loro tre: ad Amaterasu toccò il cielo, a Tsukuyomi la notte e la luna e, infine, a Susanoo i mari e le acque.

Fra i tre, l’ultimo era il più ribelle e spesso si lamentava con Izanagi. Il padre, stanco delle sue continue inquietudini, decise di esiliarlo nello Yomi. Susanoo accettò questa condizione, ma prima decise di andare a salutare la sorella Amaterasu. Ella, conoscendo la perversità del fratello, lo sfidò a dimostrare la sincerità del suo agire: avrebbe vinto la sfida chi sarebbe riuscito a generare più figli. La dea del sole creò tre divinità da una spada, il dio della tempesta ne creò cinque da un monile. Entrambi non volevano dichiararsi sconfitti, ma un grave sgarro di Susanoo nei confronti di una delle figlie di Amaterasu fece scappare quest’ultima che, offesa, si nascose in una grotta. Senza la divinità del sole, il mondo ora era oscurato. Per spronarla a uscire, le altre divinità effettuarono una strana danza fuori dalla grotta e, incuriosita, la dea sbirciò fuori e da lì parti un piccolo raggio di luce che venne chiamato “alba”. Divertita dall’accaduto, Amaterasu decise di tornare a regnare nei cieli.

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Nel frattempo, Susanoo era stato esiliato dal cielo e, in viaggio, giunse nella provincia di Izumo, dove incontrò una famiglia disperata per la sorte della figlia: la sicurezza della ragazza, infatti, era minacciata da un drago. Il dio si offrì di salvarla a patto che gli venisse concessa la sua mano. Accettato il patto, il kami sconfisse il drago e sposò la fanciulla, da cui nacquero i suoi discendenti. Fra essi si ricorda in particolar modo Onamuji: nonostante la tradizione attribuisca la creazione delle isole a Izanagi e Izanami, le credenze di Izumo affermano che fu Onamuji se non a creare il Giappone, almeno a ultimarlo.
Tuttavia, il primo effettivo imperatore giapponese fu Niniji, nipote di Amaterasu, che gli affidò tutti i suoi tesori e lo incaricò di governare il Paese. Da Niniji discese il primo vero imperatore del Paese del Sol Levante, Jimnu Temnu.

La creazione del Giappone è uno dei miti più intensi, articolati e significativi che oggi viene tramandato nel Paese e non solo: una storia pervasa di tradizioni, leggende, divinità e passioni che non solo ci mostrano il solito lato mistico e profetico dei kami giapponesi, ma anche come essi siano molto simili a noi uomini, forti ma umanizzati dalle emozioni.

                                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

Il Città di Cosenza rientrato dal Giappone. Buone indicazioni per il presidente Manna

COSENZA – E’ terminata ieri la positiva esperienza in Sol Levante del Città di Cosenza. La squadra di pallanuoto femminile, che ha affrontato in Giappone la prima fase del ritiro, è rientrata con un carico di allenamenti impegnativi ed importanti che serviranno nella prima fase del torneo, ma anche con un bagaglio di conoscenza non solo sportiva. Capanna e il presidente Manna hanno visitato diverse città conoscendo alcune considerevoli realtà a livello pallanuotistico, e tante squadre, maschili e femminili, hanno testato le qualità di un gruppo con nuovi innesti, che si sta amalgamando, e che lunedì conoscerà anche Niu Guannan, in viaggio per giungere a Cosenza. received_1773184099605069 Dall’Oriente però, è già tornata una squadra che ha dato segnali positivi al proprio presidente. «Abbiamo lavorato tanto – ha affermato il presidente Giancarlo Manna – in un viaggio unico e irripetibile. Capanna ha avuto le prime indicazioni, e si è visto qualcosa di buono. Mi sono piaciute molto Garritano e Nicolai, due giovani cresciute nel nostro vivaio che hanno messo in mostra ottime cose, ma più in generale la squadra ha ben figurato ed è cresciuta con il trascorrere degli allenamenti». Poi un commento sui nuovi acquisti. «Sotireli ha un gran futuro. Bisogna lavorare con lei perché è giovane, ma ha mostrato di avere ottimi mezzi. Di Claudio? Un grande acquisto, e sarà una nuova scoperta per tutti. Adesso aspettiamo anche Guannan, ma siamo certi del valore del nostro operato, e in attesa dei responsi che solo l’acqua potrà dare, ci godiamo i riflessi sia sportivi che culturali di questa esperienza vissuta in Giappone». Buone indicazioni quindi, in attesa dell’arrivo di Guannan che avrà una settimana di preparazione in vista del primo impegno stagionale. Sabato 8 ottobre infatti a Messina inizierà la Unipol Cup, importante introduzione di questa stagione che a breve sarà svelata con il programma e le gare in agenda.