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Da “Putinofobia” al teatro. Giulietto Chiesa e Ninni Bruschetta hanno chiuso il Tropea Festival

VIBO VALENTIA – Giulietto Chiesa, uno dei più noti giornalista italiano che si è occupato e si occupa della Russia, con il libro presentato a Palazzo Gagliardi ha chiuso l’ultima giornata del V Tropea Festival Leggere&Scrivere. “Putinfobia” (edito da Piemme, 2016), questo il nome del libro uscito in 6 lingue diverse, è l’ultimo lavoro di Chiesa. Una voce fuori dal coro, quella di Chiesa, che nel saggio smonta tutte le certezze del mondo occidentale.giulietto-chiesa La «russofobia 2.0», secondo il corrispondente dalla Russia per 20 anni de La Stampa e de L’Unità, anche europarlamentare, è utilizzata come un’arma per giustificare l’isolamento che dal Secondo dopoguerra ha polarizzato l’intero Mondo, soprattutto la Russia. «L’America del Nord e l’Europa hanno sempre cercato di costruire un sistema per non far decidere gli altri – ha sostenuto Chiesa –. È una falsificazione che la Russia sta attaccando l’Occidente. La verità è che eravamo convinti che il nostro sistema economico fosse invincibile ma in questo momento non cresciamo più. Solo la Cina e l’Asia hanno dati positivi sullo sviluppo». Secondo l’autore quando il potere si sente debole, cerca un nemico da additare e i potenti mezzi di comunicazione alimentano questi sentimenti, modificando il modo di vivere.

Dalla politica internazionale, al Tropea Festival Leggere&Scrivere si è poi passati al mondo del teatro. In una ampia sala dello storico Palazzo Gagliardi, gremita in ogni suo posto a sedere, un folto pubblico ha accolto Ninni Bruschetta, l’artista messinese giunto a Vibo Valentia per presentare “Manuale di sopravvivenza dell’attore non protagonista” (Fazi, 2016). Disincantato ed ironico, l’attore haraccontato le sue esperienze teatrali, televisive e cinematografiche mettendo a nudo la realtà del dietro le quinte e svelando i retroscena di quell’ambiente che vorrebbe farsi rappresentazione della vita vera. Il non protagonista viene così presentato come il professionista in grado di apprezzare il lavoro che fa, senza il peso di un ruolo a gravargli sulle spalle per tutta la carriera, l’uomo che torna se stesso a fine giornata, orgoglioso dei propri successi, ma senza essere troppo distratto dalla fama. Non mancando anche qualche di qualche spunto polemico. «Le attività teatrali, come quelle cinematografiche o televisive – ha affermato l’attore – in Italia vengono sempre affidate a funzionari o politici. Con le dovute eccezioni, potete immaginare, dunque, il livello culturale che si raggiunge. Questo sta uccidendo il teatro, pesando negativamente sulla crescita del tetro pubblico. Un più, in Italia non esistono veri imprenditori capaci di “imprendere”, se non con i soldi dello Stato. E questo accade anche nel cinema e nel teatro italiano».

gilberto-floriani-e-maria-teresa-marzanoIn conclusione di giornata Gilberto Floriani e Maria Teresa Marzano, direttori artistici del Tropea Festival Leggere&Scrivere, hanno salutato la platea per la chiusura della quinta edizione. «Noi vi ringraziamo per l’attenzione che ci avete dato – ha detto Gilberto Floriani, direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese – e pensiamo che questo evento abbia arricchito molto la Città di Vibo Valentia. Il vostro applauso ci incoraggia, nonostante le enormi difficoltà, a lavorare per l’edizione 2017». I saluti e i ringraziamenti dei due direttori sono stati accompagnati da uno scrosciante applauso, un segnale chiaro che l’evento letterario, giunto quest’anno alla quinta edizione, ha regalato al territorio vibonese e all’intera Calabria momenti unici ed indimenticabili. 

Intervista a Giulietto Chiesa su crisi, futuro, media, Alternativa e Grillo

Giulietto Chiesa ha partecipato al convegno su crisi e politiche europee che si è tenuto a Pentone(Cz), presso il salone del Santuario di Termine. Lo abbiamo sentito su crisi, futur, media, Alternativa e Grillo.

Crisi e scenari futuri: solidarietà o guerra

Fatti e interpretazioni

Media e manipolazione

Grillo e Alternativa

 

 

 

A cura di Rita Paonessa

FOCUS/Crisi, politiche europee, futuro: un convegno a Pentone (Cz). Giulietto Chiesa ha chiuso la serata

PENTONE (CZ) – Crisi, politiche europee, debito e speculazione, futuro: se ne è parlato a ‘Famiglie in crisi: quale futuro per l’Italia?’. Il convegno si è tenuto a Pentone, in provincia di Catanzaro, presso il salone del santuario di Termine. Giulietto Chiesa [intervista] ha chiuso la serata. Prima di lui sono intervenuti Alberto Scerbo (docente Magna Graecia già direttore Osservatorio Giuridico Conferenza Episcopale Calabra), Vincenzo Falcone (docente universitario già segretario generale Comitato delle Regioni UE) e Sergio Basile (direttore ‘QuiEuropa’ – Osservatorio nazionale Politiche Europee). Dopo i saluti del sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, ha introdotto il convegno Don Gaetano Rocca, rettore del Santuario e direttore diocesano Ufficio Pastorale del Lavoro e Problemi sociali. L’incontro è stato organizzato dal Santuario Madonna di Termine, in collaborazione con l’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro (Dipartimento di Filosofia del diritto), QuiEuropa (www.quieuropa.it) e Comune di Pentone.

«Ce ne torniamo a casa arricchiti, ma ci avete dato troppe nozioni», interviene un uomo dal pubblico a fine serata. In effetti, i relatori hanno dato informazioni e dati, anche tecnici, di cui non si sente parlare spesso: sulle prime, orientarsi è difficile. Ma il sasso è stato lanciato. Per Don Gaetano Rocca non sono importanti tanto le risposte quanto le domande. Il rettore del santuario, nell’introduzione, ha fatto ricorso alla metafora, diffusa, della malattia e della cura: «la malattia è evidente e conclamata – ha detto – la terapia per risolverla è avvolta da una nebulosa che spazia tra ideologia e particolare formazione culturale». Tra gli altri, ha citato Ford: «È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina».

L’elemento comune alle relazioni sembra essere stato il fattore tempo. E’ necessario agire in fretta. E’ necessario guardare al lungo termine per intravvedere gli esiti – catastrofici – della crisi attuale e trovare le relative soluzioni. E’ necessario pure guardare al passato. Per tentare di capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, individuare le responsabilità, renderci conto di chi siamo e di chi possiamo essere. Dopo gli interventi dei relatori, i presenti hanno posto domande e condiviso riflessioni: il confronto è continuato.

 

Cambiamenti veloci e politica lenta, il caso Calabria – Mutamenti economici veloci, politica lenta nel rispondere: è il gap messo in luce da Vincenzo Falcone. Quanto all’Europa, per il professore, «la coscienza europea non si ottiene dall’oggi al domani e, anche se il percorso è ancora lungo, il processo è irreversibile». Falcone si è soffermato sulla Calabria, «la regione dove nulla si trasforma – ha detto – lo dico perché a causa di una classe dirigente che non sa guardare oltre il breve periodo ed è carente circa la conoscenza dei processi, cioè noi abbiamo una classe politica ignorante, che non conosce la storia della Calabria». Il professore ha snocciolato alcuni dati: accesso al credito inesistente, 70mila miliardi di vecchie lire messe a disposizione della Calabria, impatto degli interventi comunitari uguale a zero.

Politica, economia, Europa – Alberto Scerbo ha fatto il punto sull’Europa: una parola – secondo lui – dietro cui ci si nasconde («Si dice ‘ce lo ha ordinato l’Europa’, ma non so quante cose ci ha realmente ordinato l’Europa»). Per il docente, l’Europa politica non c’è: «un problema molto difficile è la sovranità degli Stati: perché si possa parlare di un organismo sovranazionale, è necessario che gli Stati facciano un’azione di abdicazione alla propria sovranità, ma questa abdicazione non c’è stata». D’altra parte, Scerbo ha sottolineato la prevaricazione dell’elemento economico: «l’economia è diventata il problema essenziale, muove la politica: politica e diritto sono arretrati e hanno messo davanti a sé l’elemento economico, usato per giustificare le scelte della politica e del diritto».

Debito e risposte europee (Fiscal Compact e Fondo salva Stati) – Sergio Basile ha analizzato debito pubblico e risvolti delle risposte europee. «In Italia il debito pubblico scoppia negli anni ’80 – ha spiegato – in trenta anni passa dal 60% al 125 %». Ha proseguito: «in parte è dovuto alla cattiva gestione politica, ma questo è vero solo al 10%, lo dicono i dati». Il direttore di QuiEuropa ha fatto, quindi, riferimento alla privatizzazione della Banca d’Italia (1992, Governo Amato), agli 80 miliardi di interessi passivi pagati ogni anno alle banche, alle agenzie di rating e ai loro “consigli” manipolati seguiti come diktat, ai 45 miliardi d’euro l’anno che dovremmo pagare per venti anni secondo il Fiscal Compact, ai meccanismi inquietanti del Fondo salva Stati. Fattori che hanno giocato e giocano un ruolo rilevante nel debito pubblico. «La mia non è una teoria complottista, sono dati pubblici, si trovano su internet», ha precisato Sergio Basile.

Crisi, pianeta e guerra – Giulietto Chiesa ha ampliato la prospettiva al pianeta e agli scenari futuri. Il giornalista ha spiegato che le risorse del pianeta (petrolio incluso) sono limitate, ma viviamo in un sistema – quello capitalistico – orientato a uno sviluppo illimitato. «Ma in un sistema finito di risorse, uno sviluppo infinito è impossibile». D’altra parte, paesi fino a ieri sfruttati – Cina, Brasile, America Latina, India, i cosiddetti BRICS – crescono velocemente. «Non siamo più al centro del mondo – ha detto – dovremo fare i conti con la necessità di diminuire i consumi. Per il presidente di Alternativa, proseguire con questo ritmo significa andare dritti verso la guerra perché «si dovrà andare a prendere le risorse dove ci sono». Perciò «non possiamo più crescere», è la conclusione di Giulietto Chiesa, in controtendenza rispetto al leitmotiv di questi tempi. Il giornalista ha fatto anche riferimento all’infinita produzione di denaro e a rifinanziamento delle banche fallite.

 

Rita Paonessa