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Amministrative Cosenza, Coscarelli in corsa con l’handicap di una squadra decimata

Gustavo CoscarelliCOSENZA – Quasi settant’anni, un passato da dirigente della Democrazia Cristiana, una lunga attività da libero professionista. Non rappresenta esattamente il nuovo che avanza il candidato a sindaco designato dal Movimento 5 Stelle per le amministrative di Cosenza. Si tratta di Pasquale Coscarelli, scelto a margine del percorso utilizzato dai grillini per selezionare anche gli aspiranti consiglieri comunali. “Ognuno di noi ha una sua storia e d’altra parte la Dc a quell’epoca, parliamo di circa quattro decenni fa, era il partito più popolare perché raccoglieva le istanze della società – dice  Coscarelli all’indomani della sua nomina – Sono contento per aver avuto questo riscontro nell’ambito del movimento a cui io ho aderito, condividendone i principi e portando anche, come bagaglio, la mia modesta esperienza professionale, maturata in 45 anni di attività. La cosa importante è che quella parte di cittadini che sono silenti  si avvicinino alla politica con maggiori speranze”. La selezione dei candidati per la corsa a Palazzo dei Bruzi, che ha scomodato anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, è comunque decisamente deludente. La lista grillina sarà composta da soli 21 nomi, il minimo indispensabile per partecipare alle consultazioni. Un fallimento ancora prima di presentarsi ai nastri di partenza.

Cosenza, amministrative: stato di calma apparente

Palazzo dei Bruzi, Piazza dei Bruzi, 1959

COSENZA – Vive di fiammate la campagna elettorale per le amministrative di Cosenza. Con momenti di aspro confronto tra le diverse forze politiche ed altre di calma apparente. Sul tavolo, al momento, ci sono due sole candidature ufficiali: quella di Mario Occhiuto e quella di Lucio Presta. La vicenda delle luminarie e dell’acquisizione dei relativi atti da parte della guardia di finanza non ha prodotto particolari scossoni nelle stanze di Palazzo dei Bruzi. Accantonate le schermaglie con il senatore Morra, indicato quale presunto mandante del famigerato servizio trasmesso dal tg1, il sindaco architetto è concentrato a rinsaldare le alleanze e a completare il programma di opere pubbliche che metterà sul piatto della bilancia quando sarà il momento di chiedere il voto agli elettori. Piazza Bilotti e il ponte di Calatrava tanto per citare le più importanti. L’attivismo di Occhiuto fa a pugni con l’immobilismo di Lucio Presta del quale si sono perse le tracce dal giorno della conferenza stampa in cui ha annunciato la sua candidatura. Da allora le attività del movimento Amo Cosenza sono cadute nell’oblio. Il silenzio del manager dello spettacolo fa il paio con l’indecisione cronica del Pd e del centrosinistra che proprio in Lucio Presta intravede la propria ancora di salvezza. Perché risponde all’identikit tracciato da Renzi e perché rappresenta quel candidato di superamento in grado di compattare uno schieramento oggi dilaniato da mille divisioni. Le ambizioni di Enzo Paolini e di Marco Ambrogio sono dunque destinate a rimanere deluse. Il partito democratico però, deve aspettare anche il nulla osta del Nuovo Centro Destra e quello di Giacomo Mancini, i cui consensi sono tali da consentire loro anche la scalata in autonomia. Ci sarà poi un candidato del Movimento Cinque Stelle e una lista, Calabria terra Libera, a cura del senatore Molinari e del deputato Barbanti il quale, commentando i travagli grilllini e la vicenda Corbelli, non ha esitato a definire i suoi ex compagni stalinisti e nazisti.

Occhiuto incontra i Grillini su centro anti-riciclo

“Ho invitato i rappresentanti del movimento Cinque stelle – ha esordito Occhiuto – per concordare insieme un prossimo imminente incontro con l’assessore regionale all’Ambiente Francesco Pugliano. Vorrei verificare le condizioni di un finanziamento. Oppure, in alternativa, le opportunità per mandare il progetto in gara e trovare così un concessionario di servizio che, acquistando l’immobile e le attrezzature, potrebbe avere in uso il Centro di riciclo per venti anni. E’ su questo – ha specificato – che ho voluto un confronto  con Il Movimento Cinque stelle”.

Il sindaco Occhiuto ha altresì ripercorso, alla presenza dei tecnici municipali seduti al tavolo, le recenti problematiche avvertite in città riguardo alla raccolta dei rifiuti, ribadendo le sue convinzioni ormai notorie: “Qui a Cosenza rispetto alla raccolta differenziata siamo partiti da sotto zero. E le situazioni di continua emergenza certo non ci hanno aiutato.

Quindi è entrato nel vivo dell’argomento: “Con i grillini abbiamo collaborato fin dall’inizio su un progetto che riteniamo giusto, ovvero il Centro di riciclo. Insieme, ne abbiamo pure visitati diversi, centri all’avanguardia in Italia e in Europa. In Calabria contiamo sette impianti di trattamento e due valorizzatori, che se funzionassero sarebbe già una gran cosa.

Poi continua “Io non sono ideologicamente contro gli impianti – ha precisato il Sindaco – Ma ad ogni modo bisogna puntare sulla differenziata e sul riciclo, non vedo soluzioni migliori. A proposito del nostro progetto, abbiamo fatto anche un piano economico su quanto il Comune potrà ad esempio guadagnarci. È un mercato che dal punto di vista imprenditoriale ha un sicuro successo, ma bisogna gestirlo bene. Secondo la nostra analisi economica, l’investimento di sei milioni di euro che serve per costruire il Centro di riciclo, fra acquisto dell’immobile e acquisto delle attrezzature, potrà essere recuperato in pochi anni. Il gestore potrebbe essere un privato, magari con la formula delle Cooperative, creando nuove opportunità di lavoro. Ecco, la finalità dell’incontro odierno era quella di lanciare la proposta di coinvolgere la Regione, chiedendo a voi – ha concluso Mario Occhiuto rivolgendosi proprio ai grillini – cosa ne pensate”.

Tutti sulla stessa lunghezza d’onda alla fine, con un percorso che dovrà guardare alla proprietà pubblica del futuro Centro di riciclo bruzio, aperto però a una controllata e ipotetica gestione privata.

 

Intervista a Giulietto Chiesa su crisi, futuro, media, Alternativa e Grillo

Giulietto Chiesa ha partecipato al convegno su crisi e politiche europee che si è tenuto a Pentone(Cz), presso il salone del Santuario di Termine. Lo abbiamo sentito su crisi, futur, media, Alternativa e Grillo.

Crisi e scenari futuri: solidarietà o guerra

Fatti e interpretazioni

Media e manipolazione

Grillo e Alternativa

 

 

 

A cura di Rita Paonessa

FOCUS/Crisi, politiche europee, futuro: un convegno a Pentone (Cz). Giulietto Chiesa ha chiuso la serata

PENTONE (CZ) – Crisi, politiche europee, debito e speculazione, futuro: se ne è parlato a ‘Famiglie in crisi: quale futuro per l’Italia?’. Il convegno si è tenuto a Pentone, in provincia di Catanzaro, presso il salone del santuario di Termine. Giulietto Chiesa [intervista] ha chiuso la serata. Prima di lui sono intervenuti Alberto Scerbo (docente Magna Graecia già direttore Osservatorio Giuridico Conferenza Episcopale Calabra), Vincenzo Falcone (docente universitario già segretario generale Comitato delle Regioni UE) e Sergio Basile (direttore ‘QuiEuropa’ – Osservatorio nazionale Politiche Europee). Dopo i saluti del sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, ha introdotto il convegno Don Gaetano Rocca, rettore del Santuario e direttore diocesano Ufficio Pastorale del Lavoro e Problemi sociali. L’incontro è stato organizzato dal Santuario Madonna di Termine, in collaborazione con l’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro (Dipartimento di Filosofia del diritto), QuiEuropa (www.quieuropa.it) e Comune di Pentone.

«Ce ne torniamo a casa arricchiti, ma ci avete dato troppe nozioni», interviene un uomo dal pubblico a fine serata. In effetti, i relatori hanno dato informazioni e dati, anche tecnici, di cui non si sente parlare spesso: sulle prime, orientarsi è difficile. Ma il sasso è stato lanciato. Per Don Gaetano Rocca non sono importanti tanto le risposte quanto le domande. Il rettore del santuario, nell’introduzione, ha fatto ricorso alla metafora, diffusa, della malattia e della cura: «la malattia è evidente e conclamata – ha detto – la terapia per risolverla è avvolta da una nebulosa che spazia tra ideologia e particolare formazione culturale». Tra gli altri, ha citato Ford: «È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina».

L’elemento comune alle relazioni sembra essere stato il fattore tempo. E’ necessario agire in fretta. E’ necessario guardare al lungo termine per intravvedere gli esiti – catastrofici – della crisi attuale e trovare le relative soluzioni. E’ necessario pure guardare al passato. Per tentare di capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, individuare le responsabilità, renderci conto di chi siamo e di chi possiamo essere. Dopo gli interventi dei relatori, i presenti hanno posto domande e condiviso riflessioni: il confronto è continuato.

 

Cambiamenti veloci e politica lenta, il caso Calabria – Mutamenti economici veloci, politica lenta nel rispondere: è il gap messo in luce da Vincenzo Falcone. Quanto all’Europa, per il professore, «la coscienza europea non si ottiene dall’oggi al domani e, anche se il percorso è ancora lungo, il processo è irreversibile». Falcone si è soffermato sulla Calabria, «la regione dove nulla si trasforma – ha detto – lo dico perché a causa di una classe dirigente che non sa guardare oltre il breve periodo ed è carente circa la conoscenza dei processi, cioè noi abbiamo una classe politica ignorante, che non conosce la storia della Calabria». Il professore ha snocciolato alcuni dati: accesso al credito inesistente, 70mila miliardi di vecchie lire messe a disposizione della Calabria, impatto degli interventi comunitari uguale a zero.

Politica, economia, Europa – Alberto Scerbo ha fatto il punto sull’Europa: una parola – secondo lui – dietro cui ci si nasconde («Si dice ‘ce lo ha ordinato l’Europa’, ma non so quante cose ci ha realmente ordinato l’Europa»). Per il docente, l’Europa politica non c’è: «un problema molto difficile è la sovranità degli Stati: perché si possa parlare di un organismo sovranazionale, è necessario che gli Stati facciano un’azione di abdicazione alla propria sovranità, ma questa abdicazione non c’è stata». D’altra parte, Scerbo ha sottolineato la prevaricazione dell’elemento economico: «l’economia è diventata il problema essenziale, muove la politica: politica e diritto sono arretrati e hanno messo davanti a sé l’elemento economico, usato per giustificare le scelte della politica e del diritto».

Debito e risposte europee (Fiscal Compact e Fondo salva Stati) – Sergio Basile ha analizzato debito pubblico e risvolti delle risposte europee. «In Italia il debito pubblico scoppia negli anni ’80 – ha spiegato – in trenta anni passa dal 60% al 125 %». Ha proseguito: «in parte è dovuto alla cattiva gestione politica, ma questo è vero solo al 10%, lo dicono i dati». Il direttore di QuiEuropa ha fatto, quindi, riferimento alla privatizzazione della Banca d’Italia (1992, Governo Amato), agli 80 miliardi di interessi passivi pagati ogni anno alle banche, alle agenzie di rating e ai loro “consigli” manipolati seguiti come diktat, ai 45 miliardi d’euro l’anno che dovremmo pagare per venti anni secondo il Fiscal Compact, ai meccanismi inquietanti del Fondo salva Stati. Fattori che hanno giocato e giocano un ruolo rilevante nel debito pubblico. «La mia non è una teoria complottista, sono dati pubblici, si trovano su internet», ha precisato Sergio Basile.

Crisi, pianeta e guerra – Giulietto Chiesa ha ampliato la prospettiva al pianeta e agli scenari futuri. Il giornalista ha spiegato che le risorse del pianeta (petrolio incluso) sono limitate, ma viviamo in un sistema – quello capitalistico – orientato a uno sviluppo illimitato. «Ma in un sistema finito di risorse, uno sviluppo infinito è impossibile». D’altra parte, paesi fino a ieri sfruttati – Cina, Brasile, America Latina, India, i cosiddetti BRICS – crescono velocemente. «Non siamo più al centro del mondo – ha detto – dovremo fare i conti con la necessità di diminuire i consumi. Per il presidente di Alternativa, proseguire con questo ritmo significa andare dritti verso la guerra perché «si dovrà andare a prendere le risorse dove ci sono». Perciò «non possiamo più crescere», è la conclusione di Giulietto Chiesa, in controtendenza rispetto al leitmotiv di questi tempi. Il giornalista ha fatto anche riferimento all’infinita produzione di denaro e a rifinanziamento delle banche fallite.

 

Rita Paonessa