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[#CiNerd] Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald, la recensione

Animali Fantastici è tornato al cinema con il secondo capitolo della saga dopo due anni di attesa.

Noi di NERD30, da Potterhead nostalgici, non ci siamo lasciati sfuggire la possibilità di visionare la pellicola in anteprima e qui trovate le nostre impressioni, rigorosamente spoiler free: non lanceremo un Engorgio sulle vostre aspettative, siamo buoni.

LA STORIA

Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald riprende esattamente là dove si era interrotto al termine del primo capitolo. Ritroviamo i personaggi che avevamo imparato ad apprezzare, ma in una location differente. Come JK Rowling aveva annunciato, ciascuna delle pellicole della saga sarà ambientata in un paese diverso. Questa volta i protagonisti si muovono tra Londra e Parigi, alla fine degli anni Venti. Grindelwald, il potente mago oscuro interpretato da Johnny Depp, è stato catturato ed è prigioniero nella sede del MACUSA, il Ministero della Magia americano.

Nel frattempo, dopo aver giusto distrutto un terzo della città di New York liberando il Tuono Alato, Newt Scamander ha ricevuto il veto sui viaggi internazionali dal Ministero della Magia britannico. Tuttavia, Grindelwald non intende mandare a monte il suo piano. Con abilità e notevole capacità di persuasione  riesce a radunare un manipolo di maghi e streghe a lui fedeli. E proprio a questo punto entra in scena Albus Silente in tutta la sua fascinosa autorevolezza. È necessario fermare Grindelwald, ma lui non può farlo ed è per questo che affida il compito a un coraggioso Newt.

I PERSONAGGI

Ritroviamo i personaggi principali del primo film: il magizoologo Newt Scamander, Tina Goldstein, la biondissima sorella Queenie e, soprattutto, Jakob Kowalski. A questi si aggiungono nuove conoscenze: il giovane Albus Silente, interpretato da Jude Law, Theseus Scamander, fratello di Newt e Leta Lestrange. E proprio quest’ultima, interpretata da Zoë Kravitz, è uno dei personaggi intorno al quale ruotano la storia e il mistero di questa seconda pellicola. Inoltre, scopriamo qualcosa in più su Credence Barebone, l’Obscurus sopravvissuto, e su un particolare tipo di maledizione magica, quella del Maledictus: così si presenta sulla scena Nagini, una giovane donna costretta a trasformarsi in serpente. Certo che sì, è proprio quella Nagini che abbiamo imparato a conoscere così bene nella saga madre di Harry Potter.

Tuttavia, la coralità, che avrebbe potuto essere uno dei pregi di questo film, ne diviene invece un vistoso difetto. A differenza di quanto accade in Animali Fantastici e dove trovarli, quasi nessun personaggio riesce a conquistarsi la propria nicchia sulla scena. Lo spettatore, anche il Potterhead più accanito, fa fatica a immedesimarsi in quanto vede, sebbene i presupposti della storia permettano uno scavo psicologico nei vari personaggi. Lo stesso Newt, protagonista della pellicola e designato da Silente per contrastare il piano di Grindelwald, rimane sullo sfondo delle vicende mostrate. Newt, così timido eppure coraggioso, un perfetto Tassorosso, non esita a mettersi in pericolo per una buona causa. La performance di Eddie Redmayne resta, ancora una volta, brillante ed esemplifica a pieno l’iconica battuta pronuciata da Leta: “Non c’è mostro che tu non riesca a non amare”, ma a rubare la scena è un altro.

Johnny Depp nei panni di Gellert Grindelwald è sublime. Da tempo l’attore non portava sulla scena un personaggio così complesso con tale enfasi, mettendo a tacere tutte le critiche sulla sua partecipazione al progetto. Grindelwad, personaggio marginale nella saga di Harry Potter, acquista in questo secondo capitolo di Animali Fantastici, il ruolo di protagonista. Rispetto alla platealità di Voldemort, il personaggio di Grindelwald, nonostante poco si sappia di lui, sembra reggersi quasi soltanto sulla presenza scenica di Johnny Depp. Ciò che colpisce non è l’aspetto teatrale. Grindelwald non ha bisogno di Marchi Neri alla Coppa del Mondo di Quidditch, a inquietare basta quella aura di grave calma che lo circonda, come presagio di qualcosa di terribile che sta per accadere.

Il mago è simbolo dell’outsider che si riscatta, del diverso che lotta – e non importa come: il fine giustifica il mezzo – perchè il mondo magico non debba vivere nell’ombra. D’altra parte, non era forse questo il bene superiore che tanto ha avvicinato lui e il giovane amico Albus? Se Grindelwad si fa emblema di ciò che non vuole restare nascosto, al contrario Silente, nella sua fiera tempra, è già quell’uomo profondo ma ombroso, indomito custode di conoscenze e segreti che nasconde dietro l’accenno di un veloce sorriso. E Jude Law riesce a mettere a segno una brillante interpretazione di un Silente giovane, proprio come le rivelazioni contenute nei Doni della morte l’avevano fatto immaginare.

Una menzione particolare va ad Ezra Miller. Il suo Credence Barebone, che instaura un legame con Nagini, ha poche scene a disposizione, ma bastano a gettare le basi per la costruzione di un personaggio di spessore: la sua sarà una presenza chiave all’interno della pentalogia.

COMPARTO TECNICO

Veniamo alla nota dolente del film. Regia, montaggio e sceneggiatura rendono Animali Fantastici: I crimini di Grindelwald un film riuscito a metà, al di là del plot twist, inaspettato e sconvolgente. Le inquadrature in molti momenti sono tremolanti. I passaggi da una sequenza all’altra sono confusionari: il montaggio è, purtroppo, pessimo. I tagli operati rendono lacunosa una sceneggiatura che aveva comunque ottime potenzialità. Quasi certamente avremo un’edizione home video con contenuti extra e scene tagliate, dunque perchè non fare un lavoro migliore già in fase di montaggio?

I dialoghi sono curati, in linea con lo stile della Rowling, presente nelle vesti di sceneggiatrice, e non mancano i momenti divertenti che, per fortuna, non risultano mai note stonate. D’altronde, conosciamo la finezza e l’eleganza della penna di JK.

Altro difetto, la regia. David Yates si era parzialmente riscattato con Animali Fantastici e dove trovarli, dopo aver fatto un pessimo lavoro con gli adattamenti di Harry Potter ma, in questo caso, ha compiuto passi indietro. È evidente la sua difficoltà di gestione degli attori, soprattutto nelle numerose scene corali, col risultato di complicare ulteriormente una storia che di per sè non è semplice seguire.

Un ottimo lavoro, invece, quello compiuto da Tim Burke e Christian Manz agli effetti speciali. Le creature di Newt sono un piacere per gli occhi, così vivide, maestose e colorate. Ritornano l’Asticello e gli Snasi, conosciamo l’Augurey già citato in Harry Potter, poi il Firedrake, il demone acquatico Kelpie, il gigantesco felino cinese Zouwu e ritroviamo anche i Thestral. Visivamente accattivanti le rese degli incantesimi, che di per sè varrebbero quasi la visione del film.

COMMENTO

Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald non ha sfruttato la sua grande potenzialità. I difetti tecnici non possono essere ignorati, pur trattandosi di una pellicola godibile. D’altra parte, il plot twist che la caratterizza arriva imprevedibile e gela lo spettatore come una doccia fredda, nonostante i molti interrogativi che lascia. Interrogativi che nascono anche dalla difficoltà di seguire lo sviluppo della pellicola, poco lineare. JK Rowling porta su schermo la sua capacità narrativa fondata sul disseminare indizi e distribuire misteri, ma i limiti materiali nella realizzazione rendono il suo lavoro riuscito solo in parte.

La pellicola non è da stroncare nè è noiosa: più che il predecessore, è questo il vero avvio dell’universo cinematografico espanso del Wizarding World. Per chiunque sia cresciuto con Harry Potter sarà un’emozione tornare a Hogwarts anche solo per qualche minuto e ritrovare un rifugio sicuro, cullati dalle note dell’Hedwig’s Theme.

Se una certezza c’è è che l’autrice ha in serbo grosse sorprese provenienti dal suo universo magico. La Rowling non ha perso la sua capacità di rendere la magia una metafora perfetta del nostro mondo. Diversità, coraggio, paura, frustrazione, consenso, persuasione. Ancora una volta, questo mondo magico lascia indietro la sicurezza dell’infanzia e così si fa proiezione dei mali non di un solo adulto, ma di tutta una società.

 

Francesca Belsito