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Famiglia intossicata da monossido di carbonio, task-force all’ospedale di Soveria Mannelli

SOVERIA MANNELLI (CZ) –  Il Pronto Soccorso dell’ospedale di Soveria Mannelli ha attuato una perfetta task-force organizzativa per far fronte all’intossicazione da monossido di carbonio a danno di otto persone, appartenenti allo stesso nucleo  familiare, e giunta il 22 febbraio al pronto soccorso dell’ospedale montano.

Il racconto della giornata

Pochi minuti dopo mezzogiorno del 22/02/2018 giungeva al Pronto Soccorso dell’ospedale di Soveria Mannelli un giovane paziente di circa 40 anni, accompagnato da alcuni parenti i quali rappresentavano che lo stesso accusasse, da un paio di giorni e con una lenta e graduale progressione, uno stato di obnubilamento del sensorio e periodi sempre più profondi e più prolungati di sonnolenza. L’esame clinico confermava uno stato di malessere di probabile interesse neurologico con un quadro soporifero tale da incanalare una specifica ricerca in quel campo, per cui si intraprendevano gli approfondimento laboratoristici. Gli esami successivi allarmavano subito i sanitari, indirizzandoli immediatamente verso la diagnosi di intossicazione acuta da inalazione da monossido di carbonio. Dalla certezza diagnostica, scattava l’emergenza medica per assicurare al paziente le misure più adeguate per contrastare l’intossicazione, con il supporto rianimatorio e utilizzando sia i presidii disponibili localmente, sia attivando l’immediato trasferimento in Centro dotato di camera iperbarica, con l’ausilio dell’elisoccorso.

Intanto anche gli altri abitanti la palazzina interessata, sette in tutto, più o meno sofferenti della medesima sintomatologia del primo, sono stati immediatamente accompagnati al Pronto Soccorso e dagli esami effettuati per tutti si sono rilevati i valori in incremento sempre della “Carbossiemoglobina”. Il “reclutamento” degli altri 7 ha configurato un quadro di probabile “intossicazione ambientale” coinvolgente  più persone abitanti in appartamenti ricadenti nello stesso stabile, per cui il medico di guardia del Pronto soccorso ha allertato gli organismi istituzionali: il sindaco, l’Arpacal, i vigili del fuoco, i carabinieri e gli Uffici tecnici dell’ASP, sia per attivare urgenti iniziative protettive, come lo sgombero totale del fabbricato, ma anche l’individuazione della causa che ha determinato la contaminazione con l’eventuale successiva bonifica.

Anche la presenza dei vertici dell’Azienda si è dimostrata efficace, per il continuo contatto con il Direttore Generale dell’ASP di Catanzaro dottor Giuseppe Perri e con il Direttore Sanitario dei Presidi Associati dell’Asp dottor Antonio Gallucci, che è giunto al pronto soccorso montano.

Il neo direttore della Centrale Operativa del Suem 118 di Catanzaro dr. Antonio Talesa ha disposto per Soveria Mannelli tre trasporti con il servizio elicotteri, per altrettanti pazienti, destinati al Centro specialistico di Palmi, sede della Camera iperbarica, presidio fondamentale per la disintossicazione da monossido di carbonio. Inoltre sono state messe a disposizione altre due ambulanze per il trasporto per gli altri due intossicati, questi ultimi, rispetto ai primi, però con minore impegno clinico. Una vicenda grave che, grazie alla sinergia di tutti, si è risolta favorevolmente per i cittadini coinvolti.

Tragedia a Buonvicino, bimba muore intossicata dalla stufa difettosa

Romina MaiolinoBUONVICINO (CS) – Sarebbe deceduta per intossicazione da ossido di carbonio la bimba di sei anni morta questa mattina mentre dormiva nel lettone dei genitori accanto alla madre a Buonvicino, centro montano del Tirreno cosentino. A compiere la terribile scoperta è stato il cognato della donna che ha subito allertato il 118. I sanitari giunti sul posto non hanno potuto far altro che accertare il decesso della bambina, mentre la madre, Romina Maiolina, 36 anni, è stata trasferita all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza in stato di semincoscienza, in condizioni critiche con l’elisoccorso. Nell’abitazione dove si è consumato il dramma, oltre alla piccola e sua madre, si trovavano il cognato e i nonni paterni e materni. Sul posto si sono recati i carabinieri della stazione di Diamante e il pm di turno Maria Camodeca che assieme al procuratore capo del tribunale di Paola, Bruno Giordano, stanno coordinando le indagini. Dalle prime analisi compiute dal medico legale sul corpicino della piccola non emergerebbe alcun segno di violenza mentre sarebbero visibili gli effetti dell’intossicazione da esalazioni di ossido di carbonio. Per questo gli inquirenti propendono come causa di morte l’incidente domestico legato appunto all’impianto di riscaldamento. Prima di disporre l’autospia gli investigatori attendono che la madre riprenda coscienza per comprendere l’esatta dinamica dell’incidente. In corso sull’impianto di riscaldamento anche le verifiche tecniche da parte dei vigili del fuoco del distaccamento di Scalea. Secondo le prime ipotesi, a provocare il dramma sarebbe stato il malfunzionamento dell’impianto stesso che serve tutto il palazzo dove vivono anche gli altri parenti della donna. L’impianto è allacciato ad un bombolone di Gpl esterno all’abitazione.