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Le professioni IT che guideranno il mercato del lavoro nel prossimo decennio

Il settore IT è in rapida espansione e si prevede che questa crescita proseguirà anche nei prossimi 10 anni. La digitalizzazione sta trasformando il mondo del lavoro e la richiesta di professionisti IT aumenterà in maniera esponenziale. Analizziamo nel dettaglio le figure più ricercate, con l’idea di guidare che sta diventando programmatore informatico a scegliere l’ambito più adatto ai suoi interessi.

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[#NerdReview] IT – Capitolo Due, tra romanzo e grottesco

Vedere IT al cinema è d’obbligo per chiunque abbia vissuto negli anni ‘90 o sia fan di King.

IT lo avevamo già visto attraverso Tim Curry guidato da Tommy Lee Wallace nella miniserie televisiva e lo rivediamo ora con Bill Skarsgård guidato da Andrés Muschietti. Le due interpretazioni sono entrambe eccellenti, ma il tema principale dal romanzo kinghiano non era “solo” l’entità.

TRA IL ROMANZO E LA MINISERIE

Muschietti in questo secondo capitolo punta in alto, si pone l’obiettivo di superare tutti gli altri registi che hanno provato a trasporre i diversi libri di King. Cerca di restare fedele al testo modernizzando l’opera, come prima di lui fece Wallace, ma non ha abbastanza forza o esperienza per riuscire in una prova così difficile. Se nel primo capitolo era più o meno riuscito a raccontare la vita dei giovani Perdenti attraverso le tribolazioni, le paure e le sconfitte, in questo secondo non riesce a dirigere al meglio la loro versione adulta, trascurando inevitabilmente le potenzialità di attori come James McAvoy e Jessica Chastain.

Sin da subito, scopriamo con violenza che sono passati 27 anni e che IT è tornato a mietere vittime attraverso una scena cruda e attuale di omofobia. Già qui la prima differenza rispetto alla miniserie da cui Muschietti si distacca, oltre che per scelte registiche, anche di sceneggiatura. Ne cita determinate scene topiche riprendendo alcune inquadrature ma cercando piuttosto una somiglianza con il romanzo che con la serie. La storia prosegue raccontando la vita dei Perdenti da adulti e mostrando che quelle paure presenti nel primo film, affrontate ma non sconfitte completamente, riecheggiano nella vita quotidiana senza che i protagonisti lo sappiano.

LE DUE FACCE DI IT: TERRORE E GROTTESCO

Tutti i Perdenti, tranne Mike che è rimasto a Derry, sono andati avanti dimenticando la cittadina del Maine ma, dopo la chiamata dell’amico, mantengono la promessa fatta 27 anni prima. Il film prosegue con una serie di flashback alternati che cercano di mimare la struttura del romanzo di King, ma solo pochi sono veramente riusciti poiché alcuni sono troppo lunghi rispetto ad altri talmente corti che si fa difficoltà a seguirli.

Il ritmo della pellicola è altalenante e passa da frenetico caos a noiosa lentezza. Se nel primo atto troviamo momenti orrorifici e splatter con Pennywise scanditi molto bene, nel secondo si rallenta fino alla noia con sezioni a volte ridondanti che culminano in un terzo atto quasi esasperante in cui la fine sembra non giungere mai.

Tutta la pellicola è costellata da jumpscare e sono questi forse gli unici inserti paurosi che ha permesso Muschietti nel film. Molto spesso, infatti, le scene, anche di orrore, sono estremizzate fino al grottesco e non riescono a spaventare il pubblico. Lo stesso IT, anche se interpretato molto bene da Skarsgård, il più delle volte è un vero e proprio “clown” che riesce a far ridere anche nei momenti peggiori. Non proprio quello che ci si aspetterebbe da un essere capace di soggiogare le menti attraverso la paura!

LA TECNICA SUPERA LA NARRAZIONE

Tuttavia, nonostante le note narrative negative, questo secondo capitolo è girato bene. La fotografia riesce a mettere nella giusta luce i momenti attraverso contrasti tonali o saturazioni. La colonna sonora resta a Benjamin Wallfisch che prosegue con il tema e il mood del capitolo 1, mostrando la sua capacità di compositore nel non far prevedere l’imminente jumpscare o la presenza di mostri sullo schermo. Gli effetti speciali sono di buona fattura, ma non riescono ad adeguarsi alle luci dell’atmosfera come invece era stato per il primo capitolo. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la pellicola non riesce a essere paurosa quanto dovrebbe.

Il resto del cast, oltre agli attori citati in precedenza, riesce a emozionare soprattutto grazie a Bill Hader (Richie)  e James Ransone (Eddie) che restituiscono dei personaggi di spessore psicologico ed emotivo capaci di far ridere, coinvolgere ed empatizzare sia nelle gag di gruppo che nelle scene soliste.

 

È ORA DI GALLEGGIARE

IT – Capitolo 2 è una degna conclusione di questo reboot. Il finale, differente da quello imbarazzante della miniserie, dà soddisfazione nonostante arranchi nel raggiungere il climax. È un film godibile che mette davanti alla paura di fare delle scelte, di crescere e di sopravvivere al proprio passato. Meritava un ritmo che potesse far esprimere ogni singolo personaggio nella sua interezza e non un’altalena tra caos e calma.

Daniele Ferullo

[#CiNerd] IT, la recensione

Atteso da milioni di fan, l’adattamento cinematografico di uno dei romanzi più famosi al mondo è già campione di incassi e 1° in classifica al Box Office in Italia.

C’era da aspettarselo, in tanti erano e sono curiosi di vedere se Andy Muschietti è riuscito a vincere la sfida con una delle storie più complesse di Stephen King, in cui amicizia, amore e paura si fondono in una spirale perfetta.

 

“ANCHE VOI GALLEGGERETE”

IT – LA TRAMA

Siamo nel Maine e precisamente nella contea di Derry nell’Anno del Signore 1988. Il piccolo Georgie, nell’ormai famoso impermeabile giallo, esce di casa in una giornata di pioggia torrenziale per giocare con una barchetta di carta appena fabbricata dal fratello Billy, costretto a letto da un’influenza. Georgie lascia che la sua preziosa barchetta segua i piccoli torrenti creati dalla pioggia finché non finisce in un tombino. Georgie prova a prenderla e…il resto è storia, tutti noi sappiamo che la vicenda non finisce nel migliore dei modi e da quell’episodio sembra che qualcosa sia “tornato” a Derry per sterminare bambini e ragazzi. È il mostruoso pagliaccio Pennywise (Bill Skarsgård), il Male per eccellenza, in grado di trasformarsi nella paura di chi gli è di fronte. E il Male torna ogni 27 anni nella cittadina di Derry, quasi cadesse in un lungo letargo per poi svegliarsi più spietato e affamato di prima. Ma questa volta le cose andranno in modo diverso, a contrastare il pagliaccio assassino ci sarà il Club dei Perdenti, una banda di sgangherati ragazzini perseguitati dai bulli, ma uniti da un profondo senso di amicizia destinato a consolidarsi sempre di più.

IL COMMENTO

Iniziamo subito col dire che girare un film tratto da un libro è molto difficile, è molto complesso rendere tutto quello che la carta stampata offre alla mente di chi legge.

Nel caso di IT la sfida è a dir poco impossibile: un film, anche se diviso in due parti di 2 ore, non sarà mai in grado di restituire al pubblico una versione totalmente dignitosa delle oltre 1000 pagine del romanzo (nota: perché non trarne una serie tv?). Ma tant’è, Andy Muschietti ci ha provato, non ha completamente fallito, ma nemmeno centrato appieno l’obiettivo.

 

La versione “moderna” di IT, come quella storica del 1990, è ambientata negli anni ’80 e non nei favolosi ’50, epoca dell’infanzia dello stesso Stephen King. Scelta dettata dallo scopo di offrire agli spettatori dei personaggi più vicini al loro vissuto, oltre che alla loro epoca, ma forse anche spinta dall’ondata di nostalgia per gli anni’80 che più o meno ritroviamo un po’ ovunque, come nel fenomeno Stranger Things. E in effetti il lavoro di Muschietti a livello di fotografia non si discosta troppo dall’acclamata serie targata Netflix, complice anche la presenza di Finn Wolfhard nei panni dell’eccentrico e irriverente Richie Tozier, personaggio azzeccato, forse anche troppo, tanto da mettere in secondo piano il vero protagonista della vicenda, cioè Billy. Jaeden Lieberher ha fatto un ottimo lavoro ma, comunque, rimane un po’ in disparte, schiacciato anche da Sophia Lillis, fantastica interprete di Beverly Marsh e, a sorpresa, da Jeremy Ray, il goffo e tenero Ben. Un po’ messi all’angolo anche Stan, Eddie e Mike, interpretati rispettivamente da Wyatt Olef , Jack Dylan Grazer e Chosen Jacobs, dei quali però abbiamo avuto modo di vedere alcuni aspetti interessanti, come il rapporto di Eddie con la madre.

 

A proposito di caratterizzazione, quello che manca a questo “nuovo” IT, è proprio un reale approfondimento dei personaggi e del loro vissuto. Non che in due ore ci si potesse aspettare di meglio, però il romanzo di King gira tutto intorno alle paure dei Perdenti e non aver descritto, o peggio l’averne inventato (!), alcune delle fobie è stata veramente un’occasione persa: in questo modo il film non ha trasmesso appieno quel senso di ansia, di terrore o meglio quel senso di “non so cosa sia ma so che c’è” che è proprio l’essenza di tutta la storia. Non ha trasmesso neanche l’idea di fondo che a Derry siano tutti un più inclini alla cattiveria, proprio a causa della presenza di IT: ne è un esempio il personaggio di Patrick Hocksetter che, da psicopatico (se non avete letto il libro, fatelo e vi renderete conto), viene ridotto a “semplice” bulletto di quartiere con il vizio di usare una bomboletta spray e un accendino per provocare delle fiammate.

Non aver caratterizzato fino in fondo i personaggi ha lasciato all’angolo anche un altro aspetto fondamentale: l’amicizia tra i protagonisti.
Un po’ come la diga dei Barren, che i Perdenti costruiscono insieme giorno per giorno, anche il loro legame è qualcosa che va in crescendo a mano mano che si prosegue con la storia e piano piano prende forma e si fortifica.

 

Ovviamente non tutto è perduto e la pellicola si salva sia perché regala comunque quei momenti di sana adrenalina.

Soprattutto per la presenza del bravissimo Bill Skarsgård che, seppur pressato dal confronto con l’indimenticato Pennywise di Tim Curry, è stato in grado di calarsi nei panni del pagliaccio ballerino, destreggiandosi in modo ottimo tra espressioni e sguardi (lui stesso ha dichiarato di non aver dormito per molte notti durante le riprese del film a causa di un’immersione nel personaggio fin troppo profonda). Certo, a tratti il pagliaccio scade più nella comicità che non nell’orrore, ma d’altronde che c’è di più pauroso  di una cosa spaventosamente ridicola che attira con l’inganno dell’ironia e ti divora con la spietatezza della follia?

Piccola nota sulla versione italiana: a mio avviso il doppiaggio è veramente pessimo, soprattutto per quanto riguardo il Club dei Perdenti!

Insomma, attendiamo con ansia la seconda parte, in uscita fra 2 anni nel 2019, che riguarderà i Perdenti ormai cresciuti, 27 anni dopo, nuovamente alle prese con IT. Seppure con le sue mancanze e le sue omissioni, il lavoro di Muschietti vale la pena di essere visto perché in parte è riuscito a restituire in modo dignitoso uno dei capolavori di Stephen King.

Noemi Antonini