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Crucoli, Massimiliano Capalbo presenta “La terra dei recinti”

CRUCOLI TORRETTA (KR) – Lo scrittore Massimiliano Capalbo presenterà il suo ultimo libro “La terra dei recinti”, edito dalla Rubettino Editore, giovedi 29 Dicembre alle ore 18.30. L’autore ha accettato l’invito del portale turistico Visit Crucoli e del “Circolo Astrofili Luigi Lilio”. Sarà un’ottima occasione per parlare di un’opera dal sottotitolo emblematico: “Perché il Sud non riesce a trasformare in valore le risorse che possiede e come può farlo”. Massimiliano Capalbo non si è limitato solo a criticare i pregiudizi, il complesso di inferiorità di tanti meridionali e l’inutile attesa di fondi statali. Ma con una scrittura disinvolta, ha fornito gli esempi positivi di chi al Sud è riuscito a inventarsi un’impresa soddisfacente con le risorse a disposizione. Sono infatti citati il progetto Orme nel Parco, I giardini di Eva e i nomi di tanti creativi trascurati dalla cronaca nazionale. La terra dei recinti, a metà fra il saggio di costume e il racconto storico, è invaso da un sentimento ottimista.

«Se la tendenza è quella di ritornare alle cose autentiche (il cibo, il paesaggio, la cultura e l’arte), il Sud ha davanti grandi prospettive economiche e sociali». Questo è il desiderio comune a tutta la squadra eretica, che nulla invidia al Nord o alle nazioni estere.

Il Sud deve diventare adulto. Massimiliano Capalbo a Lamezia tra eresie e confronto

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Foto di Maria Elena Saporito

Perché se il Sud possiede tutte queste risorse non riesce a trasformarle in valore? E come può farlo?”. Questa è la domanda delle domande, quella alla quale tutti noi tentiamo di rispondere giorno dopo giorno, alla quale spesso ci sottraiamo comprendendone dolorosamente le molteplici implicazioni (e complicazioni). E proprio intorno a questo rilevante quesito è accaduto qualcosa di altrettanto importante la sera di martedì 6 ottobre, a Lamezia Terme, presso Palazzo Nicotera, sede della biblioteca comunale. L’attivo e puntuale collettivo Manifest. ha messo insieme, grazie a inviti tempestosi e tempestivi, un

Foto di Maria Elena Saporito
Foto di Maria Elena Saporito

gremito uditorio che ha partecipato con interesse e trasporto alla presentazione del libro di Massimiliano Capalbo dal titolo ‘La terra dei recinti’. Oltre all’autore, ‘imprenditore eretico’ e fondatore di Orme nel Parco, la discussione è stata alimentata dall’introduzione di Valeria D’Agostino, blogger di Manifest., e dallo scrittore e avvocato Francesco Bevilacqua, impegnato attivamente nella promozione del territorio con le sue Cliniche dei risvegli, luoghi nei quali si “fanno circolare le eresie per svegliare i nostri paesi”, come egli stesso ha affermato.

Abbiamo sentito tante, troppe, volte gente, nostri conterranei, che ci sciorinavano aneddoti più o meno edificanti su quanto sia difficile, se non impossibile, fare l’imprenditore in Calabria. C’è la ‘ndrangheta, ci sono i molteplici compromessi, ci sono i bastoni tra le ruote a ogni angolo. E poi non ci sono risorse, per accedere ai finanziamenti pubblici devi avere la raccomandazione. Insomma, metti da parte le tue idee, cercati un posto al call center di zona e stai buono buono che prima o poi una porta si apre. Intanto… aspetta. Accontentati… E mentre ti accontenti, ascolta con fiducia chi ti ricorda costantemente “quanto questi territori siano ricchi di potenzialità, di prodotti di qualità, di risorse naturalistiche, di bellezze culturali, storiche e artistiche e di come sia indispensabile puntare su di essi per rimettere in moto l’economia, creare posti di lavoro e promuovere lo sviluppo, salvo poi stilare o appoggiare programmi elettorali che vanno nella direzione esattamente opposta rispetto a quella proclamata”.

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Foto di Maria Elena Saporito
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Foto di Maria Elena Saporito

E invece no, c’è chi ha deciso di gridare che accontentarsi, continuare a essere vittime, vivere di    assistenzialismo senza sviluppi non genera alcuna gratificazione. I recinti ci tengono prigionieri, come orsi in cattività, come ostaggi con una sindrome di Stoccolma mai curata, divenendo i veri ostacoli che impediscono al Meridione, in generale, e alla Calabria, in particolare, di crescere e di offrire le proprie risorse a quanti, in questi territori, vogliano davvero mettersi in gioco per uscire sani e salvi dal turbinio arido e straniante della disoccupazione e della povertà d’iniziativa, prima che di denaro. La scossa al risveglio è quindi giunta a Lamezia Terme grazie all’impegno dei ragazzi del collettivo Manifest. che hanno chiamato a raccolta tutti gli operatori economici e culturali dell’hinterland per discutere sui rilevanti temi messi nero su bianco da Massimiliano Capalbo nel libro confrontandosi quindi, oltreché con l’autore eretico, anche con il già citato Francesco Bevilacqua, da sempre attento alle risorse e alle potenzialità della regione che spesso l’incuria della classe dirigente tende a far dimenticare.

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Foto di Maria Elena Saporito
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Foto di Maria Elena Saporito

L’incontro con Lamezia dunque è stato caratterizzato da una particolare attenzione alle iniziative imprenditoriali e socio-culturali già in corso, delle quali Manifest. e i propri partner si sono resi testimoni, oltreché protagonisti. Capalbo si è pertanto trovato al centro del discorso dove, oltre a illustrare i suoi ormai famigerati quattro responsi alla domanda delle domande, ha anche accolto con interesse e partecipazione gli interventi degli altri ‘eretici’, tra i quali spiccavano artisti, attivisti e imprenditori oltre alla gente comune, i lettore nudi e crudi accorsi per poter interagire con l’autore e udirne la viva voce dopo esser stati scossi con veemenza e calore dalla parola scritta. Dunque, in questa atmosfera densa di condivisione e confronto, si è a lungo parlato del pericolo di coma topografico, come ha inteso indicarlo Bevilacqua riferendosi alla radicata (quanto errata) credenza insita nei calabresi “di vivere in luoghi privi di valore, dei non luoghi. Il rischio è che se noi calabresi non iniziamo a prendere coscienza della valenza effettiva della nostra terra, arriverà qualcun altro più furbo, molto più ricco e con meno scrupoli ad appropriarsene e, magari, arricchendosi proprio grazie alle nostre risorse”. In sostanza, i calabresi devono finalmente diventare adulti: questo è, secondo Bevilacqua, l’unico modo per uscire dalla condizione di orsi in cattività chiusi entro i confini di uno zoo. Capalbo ha ripreso le fila del discorso, aggiungendo che la via per uscire da questo stadio comatoso è quella di abbattere il complesso di inferiorità che ci perseguita, retaggio anche di un’educazione familiare e scolastica frutto di secoli di sottomissione e accondiscendenza. “Le false credenze si sviluppano nelle famiglie”, ha dichiarato senza mezzi termini l’imprenditore. E una di queste false credenze è sicuramente il vittimismo: siamo incapaci di affrontare le difficoltà e ‘decidiamo’ quindi di essere vittime sacrificali di un qualche carnefice che ci tiene sotto giogo. “Questa è quella che definisco fragil-età, ossia l’incapacità della società di affrontare le difficoltà”. Una fragil-età che ha preso piede nella nostra regione e nel sud in generale, paralizzando i nostri arti e le nostre idee. Fare impresa in maniera eretica è, secondo Capalbo, un modo per difendere e allenare il proprio talento a partire da motivazioni che ciascuno di no11060318_1626967060885556_8868129501561902929_ni può trovare dentro di sé e stabilendo legami deboli, ossia fuori dalla cerchia di parenti e amici, andando oltre i nostri confini geografici. “L’impresa prima che economica deve essere umana. È necessario prendersi cura del proprio territorio”, ha concluso lo scrittore e imprenditore.

Prendersi cura di risorse e talenti che è infatti diventata la mission di Manifest., tant’è che proprio in questi giorni il collettivo di giovani blogger si sta attivando con i primi appuntamenti del laboratorio di lettura. Già il prossimo sabato 10 ottobre infatti i ragazzi si ritroveranno presso il Caffè Letterario – Bar del Popolo a Sambiase – Lamezia Terme a partire dalle 16, invitando quanti volgiano prender parte all’evento e ricordando di portare con sé le idee, la passione e un buon libro. Questo è il punto di partenza per portare il nostro Sud nell’età adulta. Finalmente.

 

Daniela Lucia

 

 

Per saperne di più sul libro leggi la recensione di Ottoetrenta firmata da Lia GianniniMassimiliano Capalbo: il segreto è  ‘abbattere i recinti’

 

Manifest. Insieme verso lo sviluppo sociale e culturale di Lamezia

Ad autunno inoltrato, con l’inverno che incombe, Manifest. regala a quanti ne seguono le fruttuose attività un nuovo calendario di appuntamenti che prenderà il via già il prossimo 6 ottobre con la presentazione dell’ult12076630_1197648216928469_576428635_oimo libro di Massimiliano Capalbo “La terra dei recinti ”, che si svolgerà a partire dalle 18.30 presso palazzo Nicotera a Lamezia Terme.

Questo primo evento, organizzato in collaborazione col Sistema Bibliotecario Lametino e col patrocinio della città di Lamezia Terme e in partnership con Scenari Visibili e Igers Calabria, vede il ritorno dopo la lunga pausa estiva (che comunque è stata densa di attività collaterali alle quali il gruppo dei blogger di Manifest. ha preso parte) del collettivo che per l’occasione ha indetto una sorta di ‘chiamata alle armi’ rivolta a tutti quei soggetti che vogliano concretamente metterci mani, faccia e idee nel processo di ricostruzione di un nuovo tessuto culturale e sociale della città della Piana. Proprio per tali ragioni l’intervento di Capalbo e la partecipazione dell’avvocato e scrittore Francesco Bevilacqua hanno entrambe una profonda ragione da individuare proprio nell’essenza delle rispettive opere e dell’impegno che entrambi hanno dimostrato nel proprio lavoro.1912405_1418290728419858_1862826376_n

Abbiamo conosciuto Massimiliano lo scorso anno e di lui ci ha colpito il suo essere schietto e diretto. Poi quest’estate con l’uscita del suo libro, quindi conoscendo meglio la sua storia, abbiamo potuto notare la concretezza delle sue parole nelle sue azioni quotidiane. Ideatore del primo parco avventure in Calabria, sette anni fa, Massimiliano inizia l’esperienza più eretica, senza finanziamenti, a Tirivolo in Sila, a 1600 m di altitudine: Orme nel Parco”, spiegano i blogger di Manifest., riversando quindi in questo incontro non poche aspettative e numerosi auspici. Il desiderio del collettivo, oltreché quello di presentare un’opera forte e coinvolgente a quanti prenderanno parte all’evento, è anche quello di creare una rete di collaborazione e condivisione invitando tutte le realtà, associazioni e festival del territorio affinché “insieme e non solo d’estate, possiamo uscir fuori dai recinti e incontrarci per continuare a conoscerci, a discutere, a progettare insieme circa idee artistiche, imprenditoriali, o semplicemente per continuare a confrontarci e arricchirci reciprocamente noi crediamo, e in questo Massimiliano ci dà un ulteriore stimolo, che la Calabria non sia solo terra di Festival ma che sia piena di risorse da valorizzare, sempre”.

Ed è prendendo le mosse da una simile premessa che Manifest. intende dedicare i prossimi appuntamenti alla scoperta di nuovi e più genuini significati da attribuire a termini ormai caduti quasi in disusi, come integrazion12042613_1624704597778469_8847348345687216622_ne, ambiente arte e viaggio. “9.10 @Parco Peppino Impastato – INTEGRAZIONE Non esisteva né un prima né un dopo né un altrove da cui immigrare. (Italo Calvino); 23.10 @Parco Felice Mastroianni – AMBIENTE Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso. (José Ortega y Gasset); 6.11 @Parco 25 Aprile – ARTE Le opere d’arte sono sempre il frutto dell’essere stati in pericolo, dell’essersi spinti, in un’esperienza, fino al limite estremo oltre il quale nessuno può andare. (Rainer Maria Rilke); 20.11 @Parco Gancìa – VIAGGIO Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo. (Robert Louis Stevenson)”.

 

Daniela Lucia

 

 

 

 

Massimiliano Capalbo: il segreto è “abbattere i recinti”

La terra dei recinti“Non sono qui per vendere un libro ma per accendere fuochi sotto la cenere”. A parlare è Massimiliano Capalbo, un imprenditore eretico  (come ama definirsi), calabrese, che nella vita, piuttosto che scegliere di adeguarsi ai suoi conterranei nell’affannosa ricerca di favori politici, ha scelto di avviare un’attività, senza aiuti, inseguendo il suo “talento”, a dispetto degli stereotipi che troppo spesso impediscono alla Calabria di creare valore con ciò che ne rappresenta un plus.

Di questo, e di molto altro, racconta nel suo ultimo libro “La terra dei recinti”, edito da Rubbettino. Un testo diretto, efficace, semplice, in cui l’autore mira a sfatare luoghi comuni, pregiudizi e false credenze che fino ad oggi hanno impedito, al Sud, di “salvarsi”.  E lo fa cercando di non cadere mai nel banale, raccontando un esempio pratico, il suo, che da quando ha iniziato ad occuparsi di turismo, ha girato in lungo e in largo questa Regione, la sua Regione, per arrivare a dimostrare che la Calabria non è seconda a nessun’altra. Semmai lo sono i calabresi. Cresciuti nel complesso d’inferiorità, convinti che comunque vada saranno sconfitti, vivono una vita attorniati da false credenze, completamente assorbiti dalle comodità dentro le quali sono stati abituati, coccolati da una generazione che,avendo sofferto la fame, ha cercato di restituire ai figli tutto ciò che le era mancato e finendo quindi inevitabilmente col sfornare una serie di “professionisti” che, inevitabilmente, oggi “fanno la fame”.

E se in epoca moderna, nella nostra terra, sopravvivono più disoccupati che talentuosi e settori come la sanità diventano un pericolo per la vita umana, è solo perché abbiamo passato la vita a convincerci che piuttosto che allenare il nostro talento e rischiare di diventare “qualcuno” dovendo fare troppi sacrifici, preferiamo consolarci con ruoli e professioni più o meno detestabili ma che aiutano a trovare lavoro.

CapalboRacconta di questo, Capalbo, e di come siamo abili a mettere i bastoni tra le ruote a chiunque nel proprio piccolo voglia “provare” a fare qualcosa, di come tarpiamo le ali ai nostri figli, pronti a proteggerli da qualunque caduta, come se cadere fosse davvero il male peggiore rispetto al non essere in grado di rialzarsi. E’ un fiume in piena mentre si rivolge ad un pubblico elitario ma incantato, che lo osserva assorta e curiosa di scoprire anche essa la ricetta della felicità. Qualcuno, durante il suo mini “convegno” a Castiglione Cosentino, ci prova a dargli contro e a dimostrare che la sua, in realtà, è una teoria semplicistica ma Massimiliano Capalbo è una di quelle persone estremamente positive a cui la vita sembra aver già dato le risposte o che, forse, le risposte sembra averle trovate dentro sé stesso.

Perché se è vero che nel suo testo analizza nel dettaglio i problemi, è altrettanto vero che in esso offre delle possibili soluzioni, come quella di imparare ad ascoltare i propri bisogni e aver fiducia nelle proprie capacità, consapevoli che non esistano limiti laddove è la volontà a volerli superare.

“Se qualcuno vi dice che siete folli, allora vuol dire che state facendo bene” dice rivolgendosi ai presenti nella speranza di averli convinti a tentare di inseguire il proprio sogno anche se questo comporta investire i propri soldi e rischiare un fallimento.

Il suo libro è un monito. Non una Bibbia, non una legge assoluta. Semplicemente il pensiero di qualcuno che ha scelto di non accontentarsi, di non vittimizzarsi, di non chiedere nulla ai politici. Una di quelle persone che, per dirla alla Steve Jobs, “think different” ma che, diversamente pensa davvero,  non come chi trascorre un’intera giornata a far la fila per acquistare lo stesso oggetto del mondo intero. Una perla, in questa Regione dove “l’arte di chiacchierare del peggio e del nulla, prefigurando il meglio e il tutto in un futuro sempre promesso e mai arrivato”, è davvero troppo diffusa.

Lia Giannini