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I consigli di Nerd30: Serial Experiments Lain

Ritorna la nostra rubrica di consigli con un anime che in un certo senso rappresenta un punto di svolta sia per l’animazione giapponese, sia per lo spettatore medio degli anime. In questo momento vi starete chiedendo “che c’entra lo spettatore medio?”. La risposta è semplice: questo anime è un ottimo trampolino di lancio per passare allo stadio di “spettatore di qualità”, ovvero quell’appassionato di animazione giapponese che riesce a sopportare anche l’eccessiva lentezza narrativa a favore di una visione più matura, non confondendo il concetto di “lentezza” con quello di “noia”. Forse il più grande problema di chi si approccia a produzioni che fanno dell’introspezione il loro punto di forza. Stiamo parlando di Serial Experiments Lain, anime sperimentale psicologico del 1998, prodotto dallo studio Triangle e diretto da Ryūtarō Nakamura. L’anime conta 13 episodi ed è distribuito in Italia da Dynit, sia in home video che sulla piattaforma di streaming legale VVVVID.

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Trama: alcune studentesse ricevono una serie di strane e-mail, inviate da una ragazza che si è suicidata poco tempo prima. Il contenuto della mail recita:“mi sono voluta liberare del mio corpo, perché qui c’è Dio”. Lain Iwakura, una dei destinatari dell’e-mail, rimane molto incuriosita dal messaggio. Grazie ad un NAVI (una sorta di computer futuristico) decide di connettersi al Wired (l’equivalente di internet) per cercare risposte. Lain scopre quindi l’esistenza di un’altra se stessa, fisicamente identica ma diversissima caratterialmente. Da questo momento in poi si dipaneranno una serie di eventi assurdi che accompagneranno la vita della giovane Lain.

Commento: “13 episodi che sembrano 1000” è il primo pensiero che passa per la mente di chi ha visto Lain. Per alcuni sarà a causa della lentezza nella narrazione. Non li biasimo, non è affatto semplice guardare Lain.”

Io invece credo che questo anime abbia la profondità di 1000 episodi concentrati in 13.

Lain nasce in un periodo in cui internet iniziava ad assumere l’importanza che ha raggiunto oggi. Probabilmente gli autori di questo anime hanno voluto esternare il loro timore verso un’invenzione che ha rivoluzionato e unito il mondo, ma che nel contempo ha allontanato l’uomo dalla realtà che lo circonda, in particolare oggi, con l’utilizzo dei social network. Lain offre una semplice spiegazione a questo fenomeno: su internet possiamo essere chi vogliamo. La rete offre infinite possibilità per rifugiarsi da una vita che il più delle volte non ripaga i nostri sforzi, anche sul piano affettivo, grazie alla possibilità di stringere legami anche a lunghissime distanze. Si potrebbe dire che internet ha abbattuto il concetto di “distanza” a favore di una connessione globale, quasi come se ogni singolo utente fosse uno dei tanti neuroni che compone il cervello del mondo (nell’anime viene fatto capire che il numero di abitanti del pianeta è paragonabile a quello dei neuroni di un cervello umano). L’uomo potrebbe aver raggiunto il limite delle sue possibilità evolutive, limite che tenta di trascendere attraverso il mondo della rete. Tutto questo porta ad una semplice domanda: “Un giorno internet andrà a sostituirsi alla normale vita quotidiana?”. Immaginate un mondo in cui ogni persona è connessa alla rete, abbattendo la barriera della connessione tramite supporto hardware (la capacità di interagire con la rete senza un computer o uno smartphone). Internet diventerebbe la nostra realtà. A quel punto, se dovesse esistere qualcuno capace di controllare l’immensità della rete, allora avremmo la concretizzazione del concetto di Dio.

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Lain è questo e molto altro ancora.

Sul piano tecnico abbiamo delle animazioni molto buone, ma in linea con tutte le produzioni sperimentali. In Lain è la regia il vero punto di forza, con inquadrature e colori estremamente distorti, che vogliono simboleggiare una realtà per certi versi “irreale”. Questa distorsione la ritroviamo nelle ost, un altro punto di forza di questa serie. Altra nota di merito per la bellissima opening, canzone che non ci si aspetterebbe da un anime di questo genere.
Ottimo il doppiaggio italiano.

Insomma, ci troviamo di fronte ad un anime da 10 pieno, un vero capolavoro dell’animazione nipponica.

Ora, se siete tra quelli che puntano al puro intrattenimento, che considerano un capolavoro Fairy Tail, o che abbandonano un anime al primo episodio perché “non si capisce nulla”, probabilmente questo anime non fa per voi. Se invece cercate qualcosa di più dagli anime, allora Lain sarà pane per i vostri denti.

Antonio Vaccaro