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Le Iene a Reggio Calabria: Arghillà, “la terra di nessuno”

REGGIO CALABRIA – Un quartiere abbandonato, cumuli di spazzatura alle spalle di distese di cemento, casermoni fatiscenti e due bambini che giocano con il loro pallone; rispondono alle domande di Giulio Golia, inviato delle Iene, show televisivo in onda su mediaset. Precisano il posto in cui si trovano: Arghillà, quartiere periferico di Reggio Calabria. Il degrado con cui si mostra è deprimente tanto quanto lo sono le storie di chi in quella zona ci abita sin dalla nascita.

Sembra quasi di ascoltare un reportage da una zona di guerra. Il servizio scava nella disperazione di una terra martoriata nel profondo sud, raccontando la storia di Maria, definita da Golia come l’apoteosi di “una civiltà italiana dritta al capolinea”. Maria vive in macchina da 7 mesi con suo figlio di 10 anni perché nella casa assegnatagli dal comune esplode la fogna che allaga la casa. Ma sia dal comune che dall’ATERP non arriva alcuna risposta. Poiché è incustodita, la casa di Maria viene razziata di tutto quello che vi era al suo interno, compresi i sanitari. La donna senza casa e senza possibilità di comprarne una nuova è costretta a lasciare i figli dalla nonna ed a vivere in macchina. A nulla servono le denunce rivolte ai suoi vicini come i possibili sciacalli di casa sua.

Ladri contro ladri, sciacallaggio dilagante, case abusive occupate da chi per primo riesce a sfondare gli ingressi e vantare il diritto di allocazione. Questa è Arghillà dove la gente alle telecamere mediaset afferma che “non c’è niente da capire”. Fogne, case crepitanti e rifiuti fanno da cornice ad un quartiere abbandonato a se stesso e proprio per questo terra di facili prede da affiliare alla ‘ndrangheta.

Anche il commissario del Comune di Reggio Calabria, con faccia rassegnata, afferma laconicamente che non hanno abitazioni da assegnare e i casi disperati come Maria sono tanti.

In una terra abbandonata, le cui colpe ricadono puntualmente su quel sistema farraginoso e marcio attraverso cui la ‘ndrangheta ha costruito le sue fondamenta, le vittime sono sempre loro, i cittadini, che su quelle reali fondamenta decrepite devono continuare a vivere o forse a sopravvivere.

Sonia Miceli