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A Leggere&Scrivere ospite Luciano Violante: la democrazia mette in discussione se stessa

VIBO VALENTIA – L’antico convento Valentianum, sede della Camera di Commercio di Vibo Valentia e del museo Limen, ha ospitato questo pomeriggio, all’interno della seconda giornata del Festival Leggere&Scrivere, la presentazione dell’ultimo libro di Luciano Violante Democrazia senza memoria (Einaudi, 2017). Alla presenza dei sindaci di Vibo e Pizzo, Elio Costa e Gianluca Callipo, hanno partecipato all’incontro la segretaria generale della Camera di Commercio di Vibo, Donatella Romeo, il giornalista Pasquale Motta e Romano Carratelli. L’ex presidente della Camera ha tenuto una lezione sulla democrazia e sulla verità, concentrando la sua attenzione sulla fragilità di questo modello di governo. «Il 40% del mondo – ha detto Violante – vive in democrazia ma sono situazioni molto fragili ed esposte a più critiche. A esse si oppongono i regimi dispotici che, purtroppo, oggi hanno maggiore successo. Basta vedere quello che è successo in Siria con la Russia di Putin».

Una storia sulla democrazia, quella tenuta da Violante al Valentianum, che ha interessato il lungo percorso della società moderna per conquistare le principali libertà (di religione, di stampa, di opinione) e la forma di governo più rappresentativa. Tende a mantenere le promesse, mette in discussione se stessa: questa è la grandezza della democrazia secondo Violante. La discussione si è soffermata anche sui temi delle migrazioni e dei nazionalismi, ora al centro della geopolitica internazionale. Le grandi migrazioni, ha spiegato, coinvolgono tutti i continenti, il centro America e l’Australia ma ancora i cittadini dei Paesi arabi e africani diretti verso il nostro continente.

«Catalogna, Lombardia, Kosovo, sentimenti neoborbonici nel Mezzogiorno. La rottura dell’unità di un Paese – ha detto l’ex presidente della Camera – indebolisce tutti. Le piccole patrie non sono in grado di risolvere enormi questioni, l’Europa infatti non considera come interlocutori i rappresentanti del Governo catalano. Al contrario, bisogna garantire – ha aggiunto – l’equilibrio tra i poteri e il pluralismo. La democrazia è frutto di sforzi e fatiche».

Il racconto si è poi spostato sul ruolo dei mezzi d’informazione, secondo Violante, spesso complici della diffusione di menzogne. «L’importante è che si comunica, quello che non si comunica non è. C’è una crescente indifferenza alla verità, alimentata anche dai social network e da alcuni media. La menzogna piace, la verità è difficile. Peggio ci troviamo difronte alla dissimulazione della verità, con tendenze alla spettacolarizzazione. Le fake news da Gutenberg alla radio, fino alla tv e alla rete, sono sempre esistite e credo che – ha continuato – questo sia un problema temporaneo. L’importante è saper utilizzare i mezzi della conoscenza».

Non poteva mancare, da parte dell’ex presidente della Camera, un’incursione dell’attualità politica. A conclusione della presentazione del saggio Violante ha risposto ad alcune domande, dal federalismo europeo alla legge elettorale e sul Rosatellum – oggi è stata posta la fiducia nel voto in Parlamento – ha detto «non è incostituzionale. Il punto politicamente molto delicato, a mio avviso, è la indicazione del capo della forza politica, nel programma che viene depositato prima delle elezioni. Il capo della forza politica è un’espressione sbagliata dal punto di vista costituzionale ed equivoca perché sembra far intendere che i cittadini con il voto eleggono non solo i parlamentari ma anche il capo dell’esecutivo. Cosa che è contro i principi del nostro ordinamento parlamentare». 

Al Festival “Leggere & Scrivere 2017”, tra gli ospiti anche Don Backy

VIBO VALENTIA – Ha scritto pietre miliari della musica leggera italiana come Canzone o Poesia e L’immensità; oggi questo ragazzo toscano di 78 anni ha ancora molto da dire. Don Backy ha recentemente inciso il cd Pianeta Donna (distribuito da Egea Music) e ha scritto il libro Io che miro il tondo (Edizioni Clichy). In qualità di scrittore, sarà ospite del Festival Leggere & Scrivere 2017 (giovedì 12 ottobre, ore 18): in attesa di averlo con noi, Don Backy  ha concesso – in anteprima – un’intervista a Giorgio Torchio

Perché un libro?

«Ho scritto otto libri. Io che miro il tondo è stato scritto cinquant’anni fa per Feltrinelli. Edizioni Clichy me lo ha richiesto in una versione più moderna, con nuovi disegni, tutta da scoprire.»

 Qual è la differenza che c’è tra scrivere un libro e una canzone?

«Il tempo! Per una canzone basta un quarto d’ora, per un libro ci vogliono mesi. Cambia, naturalmente, il rapporto con la parola: per me una canzone non può prescindere dalle metrica e dalla rima. Oggi questo modo di scrivere le canzoni si è perso.»

C’è una canzone che l’ha fatta soffrire perché non ne voleva sapere di uscire fuori?

«Sinceramente no. A me basta un incontro, una persona, una situazione: si accende la scintilla e tutto viene da sé.»

Qualche aneddoto su qualche sua canzone?

«Ho una notizia fresca da dare. Al mio paese, San Croce sull’Arno, la rotonda spartitraffico di prossima realizzazione sarà chiamata Don Backy-L’immensità!»

Lei è autore di canzoni, scrittore, è stato anche attore e pittore. Da dove nasce questa voglia di creatività?

«Dalle voglia di mettermi sempre in gioco e dalla curiosità. Sono curioso di natura e non mi arrendo se non riesco a misurarmi con nuove esperienze creative: è capitato con il cinema, la pittura, oltre che con la canzone.»

Parlando di creatività vengono in mente gli anni Sessanta, un decennio di rivoluzione in molti campi come la musica, l’arte, la moda. Perché erano meravigliosi gli anni Sessanta: cosa avevano di speciale?

«Noi ragazzi degli anni Sessanta uscivamo dalla guerra, abbiamo conosciuto povertà e miseria: questa è stata la molla che ci ha spinto a inventare, a esplorare. La voglia di fare degli anni Sessata era unica.»