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Suggestivo il XXXIV Carnevale del borgo di Mottafollone

MOTTAFOLLONE ( CS) – Nel giorno del martedì grasso a Mottafollone si sono conclusi i festeggiamenti della festa del XXXIV Carnevale per le suggestive vie del paese. Mottafollone è un borgo della provincia di Cosenza, arroccato tra le colline della Valle dell’Esaro e le montagne del Pollino.

La comunità ha partecipato attivamente per la realizzazione e la riuscita del Carnevale, tante infatti sono state le maschere che hanno sfilato.

I carri allegorici allestiti dalle persone del luogo, il gruppo musicale e i balli popolari hanno accompagnato i festeggiamenti, regalando tanti sorrisi a giovani e piccini.

Il carnevale Mottafollonese è sinonimo anche di integrazione sociale, molti ragazzi e bambini africani si sono riuniti sfilando con maschere dei personaggi Disney, danzando sul ritmo della musica popolare Calabrese.L’evento è stato una grande opportunità per riunire la popolazione, attraverso la collaborazione e l’impegno collettivo.

Oltre alla popolazione, l’amministrazione comunale, con a capo il Sindaco Romeo Basile e il vice Sindaco Giancarlo Iannuzzi, hanno contribuito all’organizzazione dell’evento, istituendo dei premi per chi ha partecipato attivamente alla sfilata.

Le premiazioni sono state assegnate alle migliori maschere, carri allegorici e gruppo folk del luogo.

I premi assegnati ai carri sono stati:

  • quattrocento euro per il primo posto;
  • trecento euro per il secondo posto;
  • duecento euro per il terzo posto;

I premi assegnati per i gruppi di ballo sono stati:

  • duecento euro per il primo posto;
  • centocinquanta euro per il secondo posto;

I premi assegnati per le maschere sono stati:

  • ottanta euro per il primo posto;
  • settanta euro per il secondo posto;
  • sessanta euro per il terzo posto;
  • cinquanta euro per il quarto posto;
  • quaranta euro per il quinto posto;
  • trenta euro per il sesto posto;
  • venti euro il settimo posto.

Maurizio Logozzo

 

Operazione China Carnival: sequestrate oltre 500 mila maschere e parrucche

Cosenza ( Cs) – I finanzieri del comando provinciale di Cosenza, nell’ambito di interventi finalizzati a prevenire la commercializzazione di prodotti nocivi o pericolosi per la salute, predisposti proprio in occasione delle festività di carnevale, hanno sequestrato oltre 500mila maschere e vestiti di carnevale, destinati alla libera vendita, carenti dei contenuti informativi e pericolosi per il consumatore. L’operazione, denominata “China-Carnival”, sviluppata a seguito del quotidiano controllo del territorio, ha permesso di individuare società gestite da soggetti di nazionalità cinese che ponevano in vendita articoli di carnevale pericolosi provenienti dall’area asiatica. Nel corso degli interventi i finanzieri cosentini hanno individuato migliaia di capi ed accessori d’abbigliamento da utilizzare per i travestimenti di carnevale, quali maschere veneziane, maschere di personaggi di fantasia, parrucche, oltre ad una serie di altri prodotti, destinati alla vendita in violazione delle prescrizioni di sicurezza e trasparenza a tutela del consumatore di cui al D.Lgs 206/2005 (Codice del consumo). Gli articoli di carnevale in sequestro, destinati prevalentemente ai consumatori più giovani, sono risultati potenzialmente pericolosi poiché gli acquirenti, indossandoli, sarebbero stati esposti al rischio di contrarre infezioni cutanee e/o altre malattie dermatologiche. A conclusione dell’operazione sono stati posti sotto sequestro oltre mezzo milione di maschere e vestiti di carnevale ed i legali rappresentanti delle società coinvolte sono stati segnalati alle autorità competenti.

Halloween, sequestrato oltre un milione di articoli contraffatti

Finanza sequestra prodotti contraffattiCOSENZA – Più di un milione e mezzo di articoli destinati alla vendita e privi dei contenuti informativi minimi per il consumatore o contraffatti sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Cosenza che ha così evitato che finissero sul mercato. Si tratta, per la maggior parte, di prodotti legati alla festività di Halloween, potenzialmente nocivi o pericolosi per la salute. Le fiamme gialle hanno condotto l’operazione nell’ambito di indagini su attività gestite da esercenti di commercio al dettaglio di articoli provenienti dall’area asiatica. Secondo quanto si è appreso, tra i prodotti illegali vi erano travestimenti di Halloween, quali maschere, dentature, cappellini a tema e tatuaggi temporanei, destinati soprattutto ai consumatori più giovani.

Condivisi: Moda, foto e teatro raccontano le maschere

LAMEZIA TERME (CZ) –  “Il romanzo meraviglioso nasce dalla capacità del romanziere di interpretare le maschere degli uomini attraverso la sua maschera-psiche per farne i volti dei suoi personaggi.” Con queste parole, di Aldo Busi nel Manuale del perfetto Papà, è possibile spiegare in breve la mostra di arte organizzata dall’associazione lametina inoper@, con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme, che Sabato 15 e Domenica 16 Marzo ha animato la splendida location di Palazzo Nicotera.

Un mix di arte che va dalla fotografia alla pittura, passando per la moda, la scultura, il teatro. Artisti calabresi che hanno voluto mettersi in gioco per esprimere la loro visione della “Maschera”, il tema centrale della mostra espositiva “Condivisi”.

Già dai primi gradini del palazzo si respira un’aria di mistero e di farsa, tipica del periodo carnevalesco terminato pochi giorni fa. Ad accogliere il pubblico, Ilaria e Alfonsina, alcune modelle mascherate con il trucco, che camminano e sfilano tra sale del palazzo e tra le persone, accompagnandole e indossando gli abiti della celebre stilista lametina Elena Vera Stella, l’artista che crea capi per modelle, ma anche per persone comuni che vogliono un abito d’ Alta Moda, perché “la moda va sfruttata per esprimere se stessi e comunicare quell’Io che spesso si vuole nascondere dietro una maschera.”



Nella prima sala risalta subito all’occhio l’idea originale e innovativa di Riccardo Altieri e Antonio Renda, fotografi, che per la mostra scelgono uno shooting fotografico formato da location cittadine in bianco e nero, su ciascuna delle quali è impressa, con un eccellente lavoro di grafica, una maschera differente, tratta da celebri film del passato (tra cui The Mask, Batman, Hannibal Lecter, Pinocchio). Ma il nesso non è casuale, ha un senso ben definito (la maschera di V per Vendetta sul parco Peppino Impastato, come lotta alla criminalità ne è un esempio) ed è reso più comprensibile dalle citazioni che accompagnano ogni fotografia. La stanza scura è illuminata solo da luci colorate che danno una prospettiva camaleontica alle foto, donando un effetto molteplice ed assumendo quasi un significato diverso ad ogni colore.

Franz Mazza, fotografo, opta per uno shooting classico: la figura umana. E sopratutto il volto, “perché ogni volto, in sé, è una maschera; ossia, ogni individuo si rapporta alla “massa” nel modo in cui questa lo descrive. Ma ogni individuo ha più caratteri e più sfaccettature. Ci consideriamo “uno”, mentre la società ci considera “nessuno” o “centomila” a seconda della maschera che indossiamo.”

 

Damiano Cerra, fotografo, sceglie l’identità femminile: “la donna costretta dalla cultura e dalla società in cui vivono, a recitare il ruolo che gli viene assegnato.” E allora, nei suoi scatti la maschera è intesa come vestito che, una volta indossato, costringerà la donna a mettere in atto comportamenti a ruoli definiti: la donna forte e combattente come una guerriera amazzone; la donna sensuale a tutti i costi, ammaliatrice di uomini; la donna di casa, colonna portante della famiglia.

 

Ferdinando Cimorelli, pittore e scultore, guarda il contenuto della maschera: le sue sculture in arte pop, ritraggono soprattutto dei teschi. In particolare, da un ceppo di quercia (nella foto, in alto a sinistra), l’artista scava all’interno per mettere in risalto una metà di cranio, a voler indicare che ” anche se tutti indossiamo una maschera, scavando scavando, siamo tutti uguali.”

 

 

 


Riccardo Tropea
, pittore, indaga e spazia tra varie culture. Le sue opere, infatti, richiamano da un lato la mitologia greca (Pan, Zeus e Apollo), e quindi quel teatro greco dove le maschere servivano a caratterizzare il personaggio e dare un suono più udibile alla platea, fino a raggiungere i confini della Terra con i Maori ed il loro Moko: il tradizionale tatuaggio con cui questa popolazione dipinge i propri volti. “La maschera si fa identità. Una maschera che non cela, ma rivela; una non-maschera capace di raccontare la storia di un uomo. I segni vengono aggiunti man mano che l’uomo cresce e descrivono la sua vita, il suo lavoro, la discendenza e il clan di appartenenza.”

Conclude la mostra, Achille Iera, giovane attore lametino, impegnato in una eccezionale interpretazione di un monologo tratto dall’opera “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello. Interpretazione resa ancora più affascinante da un blackout tecnico. E allora, l’ombra proiettata su un muro da una luce artificiale, impressiona: un uomo che parla, racconta qualcosa; un uomo che non è nessuno, perché ad eccezione del contorno, della forma, è tutto nero, senza dettagli; ma è anche centomila, perché ciascuno degli ascoltatori, in quell’ombra, può vederci se stesso.

L’associazione inoper@ ringrazia il Comune di Lamezia Terme, gli artisti che hanno partecipato, Igers Lamezia Terme e quanti hanno contribuito con qualche offerta e con la propria presenza a questa mostra culturale.
All’evento hanno partecipato gli assessori Giusi Crimi e Rosario Piccioni, oltre che al Sindaco Gianni Speranza.

 


Roberto Tarzia