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“Prima di andare via”, un successo il libro di Massimo Maneggio

BISIGNANO (CS) –  Un sabato prenatalizio è stata la scommessa di Librinscena, a nemmeno una settimana dallo scorso appuntamento: a presentare il libro “Prima di andare via” (Falco Editore) del giornalista Massimo Maneggio i fautori dell’appuntamento, Ornella Gallo assessora alla cultura e il sindaco Francesco lo Giudice assieme l’editore Michele Falco e il direttore della neonata collana “Filò”, il professor Alberico Guarnieri.

 

LIBRINSCENA

«Una presentazione questa di stasera che ci sta molto a cuore, perché premiamo un compagno particolare, colui assieme al quale abbiamo inaugurato questa kermesse che con oggi arriva all’ottavo appuntamento con un libro in grado di reimmaginare noi stessi incarnando l’orgoglio del nostro paese» ha detto Gallo al via della serata che si è risolta vincente. Una sala gremita che, oltre a dimostrare un vero e proprio bisogno di cultura, come ha sottolineato Michele Falco, ha così dimostrato il proprio affetto al giornalista locale e dopo l’uscita del suo secondo libro anche scrittore.
«Cronista, giornalista sportivo, conduttore televisivo, scrittore, è così tanto Massimo giovanissimo» interviene lo Giudice nei suoi saluti «e quando lessi il romanzo vidi una geniale accusa alla precarietà di una generazione con moltissime capacità ma quasi nessuna possibilità di esprimerla. Ecco perché ritengo Massimo un disadattato creativo, secondo la definizione di Martin Luther King: con molta ironia mette in discussione la società senza distruggere ma creando. In una realtà che invece dovrebbe crescere ma che, constata Massimo con amarezza, si appiattisce. Siamo nell’epoca della disoccupazione intellettuale e il giornalista protagonista del libro ne è un’esemplificazione col suo precariato.»
L’intervento di Alberico Guarnieri è stato meno personale ma forse ancor più interessante per i cultori della letteratura «Il lavoro di Massimo è un lavoro imponente con una ricerca di significati pari ai grandi capolavori dei romanzi otto- e novecenteschi. La sua  volontà di rappresentare un personaggio problematico, dilaniato dalla dissonanza tra ciò che fa e ciò che pensa, vorrebbe fare. La tragedia è la vita quotidiana che diventa incomprensibile.» prosegue parlando dei caratteri di Maneggio scrittore «È certo che non è un prodotto commerciale, l’autore evita con agilità qualunque trovata che altri scrittori adottano per vendere di più.»
L’orgoglio di Michele Falco, un editore che sta vivendo in pieno la crisi letteraria e culturale che sta affliggendo l’Italia, diventa palpabile quando spiega che Massimo Maneggio è stato il libro con cui la storica casa editrice ha voluto fondare la collana “Filò” «È questo un forte indice della fiducia che nutriamo nel genio di questo giovanissimo autore e nella sua opera. Questo Natale vede nascere quindi un grande talento accolta dalla nostra casa editrice.»
Il senso critico, l’amore che l’autore nutre per la sua terra, non poteva essere espresso meglio che con le parole del vicesindaco Fusaro, intervenuto dal pubblico in figura di amico piuttosto che di amministratore «Un consapevole San Tommaso: Massimo tende a mettere il dito nella piaga non per peggiorarla ma per aumentarne la consapevolezza e dunque prendere provvedimenti. Ora che non sono solo tuo amico ma anche amministratore posso cogliere con ancor maggiore comprensione questo meraviglioso strumento che è la tua scrittura».

L’AUTORE

E poi intervenne l’autore in persona, commossosi non poco durante gli interventi precedenti tanto da dover lottare a momenti con le lacrime, ha parlato col suo solito senso ironico, poco formale, trattando un’intera comunità di cittadini come compagni «Ho sentito l’esigenza di scrivere un libro per giornalisti durante il mio percorso sul cartaceo. Fortunatamente posso dire di sentirmi un uomo libero che non si è mai venduto o svenduto e che ha voluto ricordare che anche un giornalista deve poter arrivare a fine mese a tutti quelli che ci prendono per un associazione onlus. Esiste una dignità professionale nel nostro lavoro. Nel libro ho voluto affrontare concetti su cosa sia la corretta comunicazione, ho voluto fare una ramanzina sulle fake news (e vi è un capitolo per cui rischio, immagino anche la scomunica). La comunicazione è una cosa troppo importante, troppo bella perché possano farla tutti e il giornalista è un po’ come il calciatore. Si vive d’emozioni.» Come poter sperare in migliore conclusione? Un giornalista vive d’emozioni.
Alfredo Arturi

“Prima di andare via”, il nuovo romanzo di Massimo Maneggio

BISIGNANO (CS) – Sarà presentata domani pomeriggio alle 18, nella sala Rosario Curia di Viale Roma, a Bisignano, l’ultima fatica editoriale di Massimo Maneggio “Prima di andare via”, edito da Michele Falco. Alla presentazione dell’atteso romanzo, oltre all’autore, interverranno anche Francesco Lo Giudice, sindaco di Bisignano, Ornella Gallo, assessore alla cultura e alla pubblica istruzione, Alberico Guarnieri, direttore della collana “Filò” della casa editrice Falco, elo stesso editore Michele Falco. 

Il libro 

L’ultimo romanzo di Massimo Maneggio presenta l’indiscusso pregio di condurre il lettore in medias res fin dall’ouverture che sbalza ‘in prima linea’ il protagonista, Bruno Cerasi, «un giornalista precario, uno dei tanti tenuti sulla soglia sottile della miseria grazie a un contratto co.co.co. rinnovato ogni anno».

Le vicende si svolgono a Frassabatina, immaginario paesino dal vago ‘sapore meridionale’ in cui agisce un’umanità anche troppo variegata, efficacemente ritratta dalla penna ‘impietosa’ di uno scrittore che non teme di immergere le mani nella materia magmatica costituita dai numerosi ‘vizi’ tipici da quella borghesia di provincia dagli orizzonti limitati, nonché dalla scarsissima indipendenza morale.  

Cerasi si muove in un microcosmo che, giorno dopo giorno, si rivela incomprensibile, nell’adesione pedissequa a liturgie volte essenzialmente alla gelosa tutela di un’identità sempre più fittizia, per cui, ed è questo un aspetto degno di nota del romanzo, i personaggi appaiono deprivati da qualunque residuo di ‘humanitas’, figure ‘esemplari’ pronte ad agitarsi in maniera scomposta su un ‘teatro’ non dissimile dagli scenari allestiti per ospitare rappresentazioni grossolane, ad evocare il ricordo delle antiche atellane, senza l’ingenuo fascino insito in quelle rudimentali messinscene.

Sennonché, l’uniformità dello ‘stato vegetativo’ caratterizzante la vita dei frassabatinesi si sgretola inaspettatamente mediante la morte per «overdose» di una giovane inquieta, la sorella di un collega di Bruno che, lentamente, sta subendo la metamorfosi da cronista di basso profilo, secondo quanto percepiscono i suoi concittadini, a detective impegnato a smascherare una complessa serie di trame delinquenziali in atto nella sonnacchiosa cittadina, fra l’indifferenza e la connivenza di molti.

A questa altezza del romanzo il registro della narrazione muta radicalmente allo scopo di raffigurare il ‘nuovo corso’ che assumerà la vita del protagonista, davvero imprevedibile, a conferire al libro quell’intensità emblematica di un racconto autentico, sostenuto dalla benevola ostinazione riconoscibile nel tentativo di far emergere non un’indistinta massa di ‘buoni sentimenti’ ad ogni costo, bensì un importante itinerario di formazione così inopportunamente avversato dalla maggior parte degli scrittori contemporanei.

A ‘viaggio ultimato’ il lettore avrà incontrato suggestive tranches de vie, individuabili solo percorrendo il ‘terreno minato’ di pagine esemplari grondanti disperazione, livore, meschinità grandi e piccole, ma prive di rassegnazione, perché la battaglia per affermare l’individualità non può cessare, pena la riduzione al rango di ectoplasmi, davvero inaccettabile per chi, come il giornalista, ha rimosso dal proprio volto con coraggio la ‘maschera’ piccolo – borghese, lasciando che davanti ai nostri occhi si schiudano mondi reali, certo non anacronisticamente possibili.