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Imprenditori arricchiti con l’appoggio dei clan: sequestro beni da oltre 40 milioni

REGGIO CALABRIA – La misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni, per un valore complessivo stimato in oltre 40 milioni di euro, ha colpito tre imprenditori reggini, operanti nei settori edile, immobiliare, alberghiero, dei servizi e ludico. Si tratta di Michele Surace, di 65 anni, e Andrea Francesco Giordano (71) e di  Giuseppe Surace (42).

Il decreto di confisca fa seguito ad analogo provvedimento eseguito, nello scorso mese di agosto, nei confronti di un altro imprenditore edile reggino, che ha consentito la definitiva ablazione da parte dello Stato di un patrimonio complessivamente stimato in oltre 160 milioni di euro.

Secondo quanto emerso dalle indagini, due dei tre imprenditori, dalla fine degli anni ’80 al 2017, avrebbero avviato e consolidato la propria posizione imprenditoriale facendo leva sul sostegno di storiche locali di ‘Ndrangheta, in particolare quella dei Tegano di Archi.

Tali evidenze erano emerse, anche nell’ambito dell’operazione “Monopoli”, che ha fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio di cosche cittadine, sarebbero riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali. Le indagini sono culminate, nel 2018, con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti, tra gli altri, dei tre imprenditori, due dei quali, condannati in primo grado per i reati di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori, mentre il terzo proposto è stato condannato in primo grado per il reato di trasferimento fraudolento di valori.

Alla luce delle richiamate evidenze, la Dda ha delegato alla guardia di finanza e ai carabinieri a svolgere un’apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, di misure di prevenzione personali e patrimoniali. Sono state pertanto ricostruite le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 1985 all’anno 2017  ed è stato rilevato il patrimonio direttamente ed indirettamente nella disponibilità degli imprenditori, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Il sequestro a giugno 2019

Nel mese di giugno 2019 la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, di conseguenza, il sequestro del patrimonio riconducibile ai 3 imprenditori e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato l’applicazione della misura della confisca dell’intero compendio aziendale di 10 imprese attive nei settori edile, immobiliare, del commercio al dettaglio di generi di monopolio e ludico, comprensivo, altresì, di 49 immobili, quote di partecipazione al capitale di ulteriori 10 società, 38 tra terreni e fabbricati, beni mobili, nonché disponibilità finanziarie per un valore complessivamente stimato in oltre 40 milioni di euro.