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Il riesame respinge la richiesta di arresto per Orlandino Greco

COSENZA – Oltre otto mesi con questa spada di Damocle sul capo, con la paura di essere arrestati e condotti in carcere. Questo periodo non deve essere stato semplice per Orlandino Greco, accusato di voto di scambio e corruzione elettorale.  La vicenda risale al periodo in cui è stato eletto sindaco di Castrolibero. Con lui sono indagati anche l’ex vicesindaco Aldo Figliuzzi e cinque presunti affiliati alla cosca Rango-Zingari. La DDA di Catanzaro aveva chiesto l’arresto, nel febbraio 2017, del consigliere regionale, capogruppo di Oliverio Presidente. Ma il giudice ha respinto nuovamente l’istanza.

Il gip rigetta la richiesta di arresto per Orlandino Greco

COSENZA – Mancano i riscontri necessari alle dichiarazioni rese ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, da sei collaboratori di giustizia. Per questo il Gip distrettuale di Catanzaro Assunta Maiore ha respinto la richiesta di misura cautelare avanzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti del consigliere regionale Orlandino Greco e di Aldo Figliuzzi. Le indagini si riferiscono al periodo compreso tra il 2003 ed il 2008 durante il quale Orlandino Greco amministrò il comune di Castrolibero con ampio consenso elettorale. Quei voti, secondo l’accusa, erano il frutto di un accordo con i clan locali. In particolare, secondo quanto avrebbero dichiarato i pentiti Adolfo Foggetti, Ernesto Foggetti, Roberto Calabrese Violetta, Edyta Kopaczynska, Marco Massaro e Daniele Lamanna, il clan “Bella Bella” il cui nome poi sarebbe mutuato in “Rango-Zingari”, si dava da fare per garantire sostegno elettorale offrendo denaro e minacciando ritorsioni nei confronti delle persone che si mostravano reticenti a piegarsi al volere della cosca. Orlandino Greco ed Aldo Figliuzzi quindi, rimangono indagati ma a piede libero. Accolta invece la richiesta di arresto nei confronti di Mario Esposito, 32 anni, ritenuto membro del clan.

L’analisi di Italia del Meridione dopo il voto amministrativo

RENDE (CS) – In un albergo di Rende si sono ritrovati i vertici e i militanti di Italia del Meridione per un’analisi del risultato elettorale ottenuto dai candidati Idm alle recenti amministrative sia a Cosenza sia nei piccoli e grandi comuni calabresi in cui si è votato. Fiorenza Gonzales ha raccolto alcune dichiarazioni di Orlandino Greco.

Bindi: Cosenza non è una zona franca. Buemi: inspiegabile chiusura tribunale di Rossano

COSENZA – Si è conclusa la due giorni della Commissione parlamentare antimafia a Cosenza guidata da Rosy Bindi. Dopo l’incontro con i rettori degli atenei del Mezzogiorno, l’organismo bicamerale, in questa seconda giornata, ha ricevuto in Prefettura il pool di magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, il Garante Regionale per l’infanzia, i vertici degli uffici giudiziari di Cosenza, Paola e Castrovillari e il presidente del Tribunale dei minori. “La provincia di Cosenza veniva ritenuta una zona franca rispetto alle mafie se messa a confronto con situazioni più critiche in Calabria, come le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, ma dopo il nostro approfondimento questo luogo comune è stato superato – ha detto Rosy Bindi tracciando un bilancio della missione nella città dei bruzi – Anche in questa provincia sono presenti le cosche di ‘ndrangheta, famiglie mafiose con collegamenti con altre ‘ndrine, una forte capacità intimidatoria, capace di controllare il mercato della droga, attiva nella tratta degli esseri umani, con capacità di penetrazione nella politica e nella pubblica amministrazione. Abbiamo trovato un’attenzione da parte della magistratura e delle forze di polizia e questo ci rassicura – ha aggiunto – nonostante una carenza di organici che la Procura, in particolare la Dda, ci ha segnalato. Ci siamo soffermati, poi, sull’accorpamento dei tribunali di Rossano e Castrovillari, che per noi resta un tema che deve essere oggetto di osservazione da parte del ministero della Giustizia, e crediamo che, se si devono razionalizzare e risparmiare le risorse, la Calabria è di certo l’ultimo posto nel quale si debba pensare di risparmiare e razionalizzare”. In merito all’accorpamento del tribunale di Rossano a quello di Castrovillari, Enrico Buemi ha bollato tale provvedimento come inspiegabile, poiché riguarda un “territorio che da tutti è stato confermato ad alta intensità criminale. Tenendo conto dei parametri che il legislatore aveva dato al governo per definire gli accorpamenti e le modifiche della geografia giudiziaria, ribadisco: in Calabria nonprefettura-cosenza bisognava chiudere tribunali, ma è ancora più inspiegabile la chiusura del tribunale di Rossano, rispetto ad altre situazioni”. Oltre alla questione della carenza dei presidi giudiziari, Rosy Bindi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di gestire al meglio i casi dei minori che crescono in ambienti criminali. La presidente ha però escluso la possibilità di proporre una legge per togliere ai mafiosi la patria potestà. “C’è una mancanza di strumenti adeguati per la tutela dei minori – ha sottolineato – di cui è rimasto vittima anche il piccolo Cocò, il bimbo di tre anni ucciso e bruciato a Cassano assieme al nonno e alla compagna. Il piccolo, pur avendo meno di tre anni, non si trovava con la madre in carcere ed è stato affidato a una famiglia che lo ha usato. Ciò denota che ci sono carenze amministrative. Cercheremo, inoltre di appurare se in questa storia vi siano altre responsabilità”. Infine la Bindi ha discusso con il prefetto Tomao delle vicende relative al comune di Marano Marchesato, dove il sindaco e alcuni componenti della maggioranza sono indagati per mafia, e al comune di Castrolibero, in virtù delle indagini che riguardano l’ex sindaco ed attuale consigliere regionale Orlandino Greco. “Se il prefetto Gianfranco Tomao riterrà che ci sono gli elementi per fare degli approfondimenti, avrà il sostegno della Commissione” ha concluso Rosy Bindi.