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Centrale a biomasse di Sorbo San Basile (Cz), presentato il ricorso

CATANZARO – Depositato presso il TAR della Regione Calabria il ricorso contro la l’Autorizzazione Unica concessa, dalla Regione Calabria, per la costruzione di una centrale a biomassa (4, 236 MW di potenza) nel comune di Sorbo San Basile. I promotori del ricorso, WWF Calabria, Forum Ambientalista e Comitato ‘No Biomassa a Sorbo San Basile’, lo hanno presentato alla stampa presso la sala concerti del Comune di Catanzaro. Rispetto della salute e della biodiversità le motivazioni di fondo della contestazione: «vanno rispettate sempre e integralmente, a dispetto di limiti e prescrizioni». Alla conferenza stampa  gli avvocati  Marcello Nardi e Francesco Calzone e i membri del direttivo del comitato, Marco Gentile, Eugenio Occhini, Gioconda Chiarella, Angela Campi. Nei prossimi giorni, volantini saranno distribuiti nel capoluogo e nei comuni della Presila.

Alcuni vincoli di tutela, secondo i promotori del ricorso, sarebbero stati «ignorati in sede autorizzativa». Si tratta della presenza, nelle prossimità dell’area destinata alla realizzazione dell’impianto, di una IGP (patata della Sila), di una DOP (Caciocavallo Silano) e di zone SIC, Siti di Interesse Comunitario protetti (se costruita, la centrale sarà vicina al Parco Nazionale della Sila). Viene chiesta, perciò, «una valutazione di incidenza che, in sede istruttoria, diversamente da quanto prescritto dalla Direttiva Habitat [direttiva europea per la conservazione della biodiversità, ndr],  non è stato espletata dalla Regione Calabria».

Viene contestata anche parte del Piano di approvvigionamento forestale di legname: «dal computo mancano circa 7000 tonnellate di legname». Detto altrimenti: per il funzionamento della centrale sarebbe necessario più legname di quello presente sul territorio.

Ma è stata la salute il centro delle obiezioni: «anche se la centrale viene autorizzata in base a precise osservanze della legge in materia di emissioni, la nostra preoccupazione si fonda sul concetto che a volte negli anni la legge ritocca al ribasso tali inquinanti nei livelli massimi ammessi, quindi spesso arriva tardi rispetto alle prescrizioni di riduzione che vengono diramate dalle comunità scientifiche».

 

Rita Paonessa