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Le grotte calabresi laboratori naturali per lo studio delle radioattività

CATANZARO – Sono circa quattrocento le cavità censite dal Catasto Grotte della Calabria: alcune hanno uno sviluppo di poche decine di metri, mentre altre di diversi chilometri. Queste cavità naturali, dall’incommensurabile valore naturalistico-ambientale, sono spesso meta di appassionati frequentatori, ma anche degli operatori del Servizio Regionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria (SASC) che, nell’ambito delle loro attività istituzionali, sono chiamati ad operare in tali luoghi percorrendo lunghi corridoi di roccia o incuneandosi tra strettoie, a volte allagate, in ambienti impervi, ostili ed in condizioni particolarmente disagiate. Tali profondità della terra, oltre ad affascinare i visitatori, rappresentano dal punto di vista scientifico un “laboratorio naturale” ideale per studiare alcune dinamiche che interessano la propagazione e l’accumulo del Radon, gas nobile radioattivo di origine naturale. I prodotti del decadimento di questo gas, detti tecnicamente “figli del Radon”, possono legarsi alle pareti, ai pavimenti, alle persone o alle particelle nell’aria ed essere inalate, aumentando conseguentemente il rischio dell’insorgenza di neoplasie polmonari. Per tali motivi, com’è noto, il Radon è stato oggetto di una campagna di monitoraggio dell’Arpacal, avviata dal 2015 sull’intero territorio regionale in collaborazione con l’Inail ed il Ministero della Salute. Ecco che l’incontro tra queste due realtà istituzionali calabresi, Arpacal ed il Soccorso Speleologico del Servizio Regionale Calabrese, ha fatto nascere l’idea di sviluppare insieme una ricerca sperimentale per studiare le condizioni in cui si potrebbero accumulare sacche importanti di gas Radon nel sottosuolo. L’Arpacal, così, aggiungerà questi importanti dati alle informazioni, acquisite e/o in fase di acquisizione nel territorio, riguardanti le misure del Radon negli ambienti di vita come: le scuole, le abitazioni private, gli edifici pubblici e luoghi di lavoro, ed anche nel suolo e nell’acqua. «Annoverare nel database regionale dati relativi alla concentrazione di Radon in aria, all’interno di cavità sotterranee, sebbene utile ed indispensabile per definire un quadro più completo ed esaustivo della campagna di monitoraggio posta in essere – ha dichiarato il dr. Salvatore Procopio del Laboratorio Fisico “E. Majorana” del Dipartimento di Catanzaro dell’Arpacal – risulta per qualsiasi agenzia ambientale regionale molto complicato, considerata la tipologia di luogo impervio ed ostile praticamente impossibile da indagare o finanche accedere senza una giusta preparazione tecnica. La frequentazione di questi luoghi così speciali, importantissimi dal punto di vista della conoscenza scientifica sulla distribuzione del Radon nel nostro territorio, richiederebbe un addestramento specializzato che, allo stato, possiedono gli operatori del Soccorso Speleologico calabrese». Così, per avviare tale ricerca sperimentale, che permetterà anche di conoscere la portata ed eventualmente il rischio di operare in quei luoghi sotterranei alla presenza di gas Radon, è partita la collaborazione tra l’Arpacal ed il Servizio Regionale di Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria. Primo obiettivo, quello di formare gli speleologi sulle principali caratteristiche del gas Radon, sulla natura della ricerca che l’Arpacal sta svolgendo, nonché sulle procedure tecniche da usare per installare, nei lunghi percorsi di alcune grotte calabresi, i dosimetri che, nel periodo di dodici mesi dal loro posizionamento, saranno in grado di restituire una mole di dati sull’eventuale presenza del gas Radon. La formazione degli speleologi, a cura del dr. Salvatore Procopio e del dr. Roberto Catalano, si è tenuta ad Arcavacata di Rende presso la sede del Soccorso Speleologico calabrese. Di seguito è stata avviata la fase operativa partendo dalla ben nota “Risorgente in Località Palazzo” (Cb 180 al Catasto delle Grotte della Calabria) situata nel territorio comunale di Orsomarso nell’alto Tirreno cosentino. Gli operatori del Soccorso Speleologico hanno accompagnato i tecnici Arpacal nel succitato ipogeo per iniziare il lavoro di monitoraggio. All’interno di questa grotta di natura calcarea, in posizioni determinate, sono stati misurati  valori di radioattività naturale e sono state ulteriormente illustrate agli speleologi le operazioni da svolgere per il posizionamento dei dosimetri. Nelle prossime settimane, le squadre di tecnici Arpacal e gli operatori del Soccorso Speleologico calabrese continueranno le loro ispezioni in altre grotte della Calabria, installando i dosimetri per la misurazione del gas Radon.

Radioattività spiaggia Soverato: i primi dati Arpacal

SOVERATO (CZ) – L’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria) ha reso noti oggi i primi risultati delle misurazioni sulla radioattività appena terminate lungo il tratto di spiaggia ricadente nel Comune di Soverato. Anche questi dati, come quelli acquisiti lo scorso dicembre, confermano l’assoluta assenza di sorgenti radioattive di origine artificiale. Il dr. Salvatore Procopio, fisico del Laboratorio “E. Majorana” del Dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal, affiancato dal dr. Giuseppe Pellegrino, nei prossimi giorni proseguirà le misurazioni per concludere, come preannunciato in occasione delle misure campali eseguite a Calalunga di Montauro, fino a Copanello di Stalettì. Immediatamente dopo, infine, seguirà la redazione di un apposito report di dettaglio, che sarà consultabile sul sito web dell’Arpacal.

 

(immagine di repertorio)

“Nessun pericolo radioattività”, la Provincia di Catanzaro smentisce l’eco mediatica

La Provincia di Catanzaro si mobilita al fianco di cittadini, amministratori, associazioni e Istituzioni affinché <>, si possa contribuire a riabilitare l’immagine della nostra regione che oggi risulta seriamente compromessa dopo le trasmissioni televisive nazionali relative al riscontro di presunti livelli elevati di radioattività lungo la Costa Jonica Catanzarese.
Il consiglio provinciale di Catanzaro, convocato dal presidente Enzo Bruno, su richiesta di consiglieri di maggioranza e minoranza in merito alle preoccupanti problematiche ambientali emerse nei giorni scorsi nel territorio tra Montauro e Soverato, questa mattina ha affrontato la questione in maniera approfondita ascoltando anche la relazione del fisico dell’Arpacal Salvatore Procopio che, nell’illustrare i dati scientifici raccolti sulla spiaggia di Calalunga, ha ribadito come non esiste alcun rischio per la salute pubblica e i valori di radioattività rilevati non solo sono in linea con i valori medi riscontrati nel resto della zona, ma anche con tutta la Calabria. Al termine del dibattito, il presidente Bruno ha assicurato che l’Ente è pronto ad istituire un tavolo permanente con gli attori coinvolti per monitorare la situazione, valutando anche se effettivamente sussistono le condizioni per la configurazione del reato di procurato allarme, sottoponendo al consiglio un documento che è stato approvato all’unanimità.
<>. Il presidente Bruno ha ricordato anche l’esito della riunione che si è tenuta in Prefettura il 24 novembre scorso, convocata dal prefetto Latella proprio per discutere della problematica emersa nel corso della trasmissione televisiva “Le Iene” sulla possibile presenza di sostanze pericolose in alcune aree dello Ionio Catanzarese, nello specifico sulla spiaggia di Calalunga a Montauro.
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LA RELAZIONE DEL FISICO SALVATORE PROCOPIO
Il fisico Salvatore Procopio, autorevole tecnico dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria, parla di <>. Procopio ha effettuato i sopralluoghi immediatamente dopo l’eco mediatica prodotta da un servizio della trasmissione televisiva Le Iene su Italia1, aveva infatti provocato l’allarme dell’opinione pubblica, effettuando approfondimenti sui luoghi dell’inchiesta per conoscere la verità dei dati analitici, ma conosce bene quei territori e i dubbi che periodicamente emergono da quelle spiagge. Prima di tutto, viene sottolineato, che la radioattività è un fenomeno naturale, esistono in natura materiali che rilasciano delle particelle radioattivi: essa proviene anche in parte dai raggi cosmici e in parte della crosta terrestre. Dalla relazione di Procopio, illustrata ai consiglieri provinciali e al pubblico presente con slides esplicative, emerge che i valori emersi dalle rilevazioni campali, il livello di radioattività <>. I risultati delle misurazioni svolte sul luogo, quindi, “descrivono un sito privo di interesse radiologico. Le misure realizzate a contatto stabiliscono che l’area è priva di contaminazione radiometrica. Una radioattività naturale di questo tipo, così come risulta da indagini già effettuate sulla costa ionica ed in particolare nell’area di nostro interesse, si può spiegare con la presenza, nella sabbia silicea di una densità volumetrica importante, nell’ordine dei 100–500 g/cm3, di un minerale denominato monazite ricco di radionuclidi capostipiti delle catene naturali: uranio 238 (238U) e torio 232 (232Th). Si esclude dunque la presenza di radionuclidi di origine antropica.

Arpacal, diramati i risultati sulla radioattività nel catanzarese

CATANZARO – L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria ha trasmesso ieri mattina ai NOE di Catanzaro, l’esito del sopralluogo svolto lo scorso giovedì pomeriggio sulla spiaggia di Calalunga di Montauro per la misurazione della eventuale presenza di radioattività al di sopra dei limiti imposti dalla normativa; l’eco mediatica prodotta da un servizio della trasmissione televisiva Le Iene su Italia1, aveva infatti provocato l’allarme dell’opinione pubblica, che ha chiesto approfondimenti sui luoghi dell’inchiesta per conoscere la verità dei dati analitici. Dopo aver ottenuto l’opportuna liberatoria alla diffusione dei dati acquisiti sul campo, al fine di informare la popolazione interessata dalla vicenda e fare, quindi, chiarezza, l’Arpacal ha pubblicato questa mattina sul proprio sito web (www.arpacal.it) la relazione redatta dal fisico Dr. Salvatore Procopio a seguito del sopralluogo. Nei prossimi giorni, dopo le analisi in laboratorio dei campioni prelevati sulla spiaggia di Calalunga di Montauro – che saranno eseguite presso il Laboratorio fisico del Dipartimento Arpacal di Cosenza, diretto dalla dr.ssa Raffaella Trozzo – l’Agenzia ambientale comunicherà, sempre dopo le liberatorie di rito, anche i risultati di questa seconda tranche analitica. Dalla relazione del dr. Procopio emerge che i valori emersi dalle rilevazioni campali, il livello di radioattività «confrontabile con il fondo ambientale è in sintonia con i valori che abitualmente caratterizza il fondo ambientale della provincia di Catanzaro».

I risultati delle misurazioni svolte sul luogo, quindi, «descrivono un sito privo di interesse radiologico. Le misure realizzate a contatto – continua Procopio – stabiliscono che l’area è priva di contaminazione radiometrica. Una radioattività naturale di questo tipo, così come risulta da indagini già effettuate sulla costa ionica ed in particolare nell’area di nostro interesse, si può spiegare con la presenza, nella sabbia silicea di una densità volumetrica importante, nell’ordine dei 100–500 g/cm3, di un minerale denominato monazite ricco di radionuclidi capostipiti delle catene naturali: uranio 238 (238U) e torio 232 (232Th). Si esclude dunque la presenza di radionuclidi di origine antropica. Le risultanze di laboratorio – conclude Procopio – ci consentiranno di confermare quanto già stabilito e quantificare anche i diversi radionuclidi naturali ed eventualmente la presenza di 137Cs (Cesio 137, ndr) in tracce, oramai ubiquitario e proveniente dalla ricaduta dei test atomici degli Anni ‘60 e dall’incidente nucleare del 1986 (Chernobyl)».

Ma l’attività dell’Arpacal non finisce qui. Nelle prossime settimane, infatti, il laboratorio Fisico “E. Majorana” del Dipartimento Arpacal di Catanzaro estenderà l’attività di monitoraggio, già effettuata sulla spiaggia indagata, lungo il tratto di costa compreso tra Copanello di Stalettì e Soverato. Sarà mappata la dose gamma in aria lungo la costa e successivamente nei punti ritenuti più significativi, realizzando un campionamento di sabbia per la caratterizzazione radiometrica di tipo analitico e quantitativo. Dei risultati di questa campagna supplementare ed integrativa, chiesta dal Commissario dell’Arpacal, Avv. Maria Francesca Gatto, sarà diffuso un report conclusivo.