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L’Italia che resiste e dice no alle scelte inumane: iniziative in Calabria e sul web

CATANZARO – Resistere alle scelte inumane: questo il messaggio del gruppo di cittadini che, in tutta Italia, oggi promuove ‘L’Italia che Resiste’, con una catena umana intorno agli edifici dei Comuni. In Calabria sono previsti due presidi, a Cosenza (ore 17.30) e a Vibo Valentia (ore 14.00). Le adesioni arrivano pure sul web, anche dal gruppo facebook ‘Noi non siamo complici’ che, tra gli iscritti, annovera molti calabresi. #l’italiacheresiste e #noinonsiamocomplici, gli hashtag utilizzati.

«Non vogliamo essere come quelli che in tempo di guerra hanno fatto finta di non vedere quello che stava accadendo – precisano i promotori, nel Manifesto di ‘Resistenza 2 febbraio’ – questa piazza autoconvocata vuole essere la scintilla di una nuova resistenza».

Chi aderisce all’iniziativa, esprime il suo no al razzismo, alla paura e all’ostilità contro l’altro, alle «SCELTE INUMANE di chi vorrebbe lasciar morire in mare coloro che scappano da guerra, fame e povertà; di chi interrompe percorsi di assistenza e integrazione; di chi istiga all’odio e alla xenofobia dimenticando gli storici valori di accoglienza e convivenza civile». Il gruppo chiede, innanzitutto, l’abrogazione del Decreto Sicurezza.

A far partire il coro di no, quattro cittadini, quattro “essere umani” si auto-definiscono, già attivi nel sociale, Luisa Maria Orsi, Luisa Mondo, Giovanni Gariglio e Michele Angheleddu.

Ad aderire, singoli e associazioni della Calabria e di tutta Italia. Per Cosenza, l’invito su facebook parte dal Moci.

E sul social, è attivo anche il gruppo ‘Noi non siamo complici’ che condivide la manifestazione odierna. Richiamandosi alla giornata della memoria, la componente calabrese fa sue le parole della senatrice Liliana Segre che ravvisa «il disinteresse collettivo verso persone che, pur con storie diverse, decidono di mettere pochi oggetti in valigia, lasciare le proprie case e lasciarsi alle spalle la vita intera, la propria città, pur sapendo di rischiare la morte, di farla rischiare ai figli piccoli».

Per la senatrice, l’indifferenza per i migranti è analoga a quella che ci fu verso gli ebrei.

Rita Paonessa