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[#SerieTv] The Walking Dead, quando i Walkers sono il problema minore

Nel 2010, sugli schermi di tutto il mondo, il vice sceriffo Rick Grimes apre per la prima volta gli occhi davanti agli spettatori dopo un coma che ha preservato il suo corpo da una sorte terribile. Fuggendo dall’ospedale scoprirà che il mondo che conosceva è stato totalmente riscritto, che la morte non è più eterna e anzi, dura anche troppo poco. Chi muore in questo mondo diventa qualcosa di più inquietante di un sereno cadavere: è così che incontriamo delle creature che il mondo dell’orrore ci presenta spesso, gli Zombie (che nella serie non verranno mai chiamati così, ma in tanti diversi modi).

La serie si articola in un susseguirsi d’incontri con personaggi fortemente caratterizzati (molti di essi accompagneranno intere stagioni e avremo infatti l’occasione di vederli crescere psicologicamente, crollare nelle loro debolezze, stringere relazioni e spesso morire con nostro estremo dispiacere), di scontri con orde di Walkers o con gruppi di esseri umani che hanno perso ogni briciolo d’umanità dopo lo scoppio dell’epidemia.

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Ci sono alcuni punti fermi che caratterizzano perfettamente la serie. Alcuni di essi sono così tipici da renderla alcune volte pesante e poco credibile.

Per esempio, è costante la mancanza assoluta di stabilità. Sin dalla prima stagione, il gruppo capeggiato da Rick vaga costantemente alla ricerca di un posto sicuro in cui ricreare utopicamente la vita “normale”. I tentativi sono stati molti: la fattoria dei Greene, la prigione, New Alexandria…

La serie, tuttavia, continua a distruggere i nostri sogni di tranquillità sottolineando aspramente il fatto che non esista stabilità in questo mondo. Il gruppo di Rick stesso arriverà a questa consapevolezza, infatti, vedremo che i personaggi principali – provati da false promesse e illusioni infrante – arriveranno alla totale mancanza di fiducia nei confronti di chi promette loro una vita serena come quella che avevano prima.

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Un altro punto fondamentale della serie riguarda l’importanza dei “Villains” rispetto ai Walkers stessi. In molti criticano questa serie in quanto “i Walkers sono solo un contorno”. Ciò che TWD tende a ricalcare sin dall’arrivo del primo vero villain, il Governatore, è un messaggio che va oltre il classico film/telefilm sugli zombie e quindi il solito modus operandi “scopri l’origine del virus, trova la cura, debella il virus“, ovvero che il problema principale non siano i Walkers, ma gli esseri umani stessi.

Infatti, la visione del mondo di TWD è estremamente pessimista rispetto ad altri titoli: non vi è stato nessun vero accenno alla cura (a parte lo scherzetto di Eugene)  e le intenzioni degli esseri umani sembrerebbero ben lontane dalla volontà di collaborare pacificamente tra di loro. In un mondo in cui gli uomini potrebbero unirsi per combattere contro un nemico comune, l’etica viene abbandonata lasciando spazio alla legge del più forte, al sadismo e al bisogno di affermarsi dispoticamente sugli altri esseri umani.

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Vedremo antagonisti mossi da un minimo di etica personale, villains mossi dalla fame (disposti a mangiare la stessa carne umana) e nemesi mosse dalla semplice voglia di predominare.

Non ci rimane altro che seguire le vicende di personaggi per cui proviamo un legame affettivo, conoscendoli da troppo tempo, e sperare che alla fine di questo mondo dove “homo homini lupus” ci sia un futuro sereno – ma sappiamo benissimo che Kirkman gode nell’infrangere ogni nostra singola speranza affondando la storia nella distopia più assoluta.

Elisabetta Còmito