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Inquinamento sulla costa tirrenica, denunce e sequestri anche nel cosentino

COSENZA – A partire dalle prime ore del mattino e fino alla tarda serata di ieri, nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia – su iniziativa del Comandante della Legione Carabinieri “Calabria”, Generale di Brigata Pietro Salsano e di concerto con il Comandante della Regione Carabinieri Forestale, Colonnello Giorgio Borrelli – è stata eseguita l’operazione “Deep”, un intervento complesso in materia ambientale attuato mediante l’impiego coordinato e simultaneo di squadre congiunte, composte da Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati, per la perlustrazione di aree impervie e acquitrinose, da Squadre operative dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri CC di Vibo Valentia e per il controllo di mirati obiettivi da personale del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro.

 

L’iniziativa trae origine dalla constatazione che soprattutto l’inquinamento acqueo è particolarmente accentuato in Calabria come è possibile evincere da un’osservazione:

– empirica, in relazione al ciclico intorbidimento delle acque marine, che si verifica soprattutto nella stagione estiva quando si registra un aumento della popolazione dimorante sulla fascia costiera;

– clinica, a seguito dei risultati di numerosi accertamenti tecnici eseguiti tramite campionatura delle acque per esami specifici condotti da Enti specializzati;

– statistica, realizzata con l’analisi dei dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che colloca la Calabria tra le ultime Regioni per produzione e trattamento di fanghi provenienti da acque reflue urbane, rapportata alla popolazione residente (cosiddetto indice di potenziale smaltimento non controllato/illecito dei fanghi).

Infatti, per comprendere l’entità del fenomeno, basta pensare che nel 2019, in Calabria sono state dichiarate 34.072 tonnellate di fanghi regolarmente trattati a fronte di una popolazione di 1.860.000 abitanti mentre – a titolo meramente indicativo – sono state invece 90.660 le tonnellate dichiarate, sempre nel 2019, per 1.600.000 abitanti nella regione Sardegna e, ancora, 299.814 tonnellate di fanghi trattati dalla Puglia nello stesso anno a fronte di circa 4.000.000 di abitanti.

La complessa operazione, pianificata nel corso degli ultimi mesi e che ha visto impegnato anche il personale specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria diretta da Domenico Pappaterra e della Stazione Zoologica Anton Dohrm guidata in Calabria dal Prof. Silvestro Greco, recepisce anche le istanze, volte ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine, sia di alcune Procure della Repubblica, sia della Regione Calabria.

L’intervento, condotto dai carabinieri in Calabria, è stato particolarmente indirizzato alla prevenzione ed al contrasto dell’inquinamento ambientale, mediante azioni utili a conoscere e valutare il fenomeno in ambito regionale e, nel contempo, valorizzare le funzioni di polizia ambientale affidate in ambito nazionale all’Arma dei carabinieri ed espresse in particolar modo dalle sue componenti specializzate tra cui il Comando carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e l’intero comparto Forestale.

Tutto ciò sul fondamentale presupposto che la salvaguardia dell’ambiente è uno dei principali obiettivi nazionali ed europei, tanto da essere destinataria di rilevanti risorse e finanziamenti anche nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il fenomeno del degrado e dell’inquinamento ambientale di acque e suolo ha, infatti, ripercussioni estremamente negative sull’intera società per i potenziali rischi alla salute umana e animale, la conservazione degli ecosistemi presenti sul territorio, l’impatto sul sistema economico con particolare riguardo al settore turistico, il costante pericolo d’infiltrazione della criminalità comune ed organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti, in ragione dei rilevanti interessi economici.

Nel corso dell’operazione, convenzionalmente denominata “Deep” per il suo fine primario di controllare attentamente il rispetto delle norme spingendosi in profondità, ovvero al di là delle apparenze e della superficie, frequentemente dissimulate per celare la commissione di gravi illeciti contro la natura, sono stati: impiegati 300 militari, 115 automezzi e 1 elicottero, in un’area di operazioni che ha interessato la fascia medio-costiera tirrenica dei territori delle 3 citate province per un totale di 208 km; controllati un centinaio di obiettivi, tra cui 58 siti di depurazione, 15 pompe di sollevamento nonché aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa, con annesse attività produttive limitrofe.

Inoltre, grazie al supporto tecnico specializzato reso disponibile da ARPACAL e dalla citata Stazione zoologica con 8 teams che hanno affiancato i militari dell’Arma nelle operazioni, si è proceduto al campionamento di acque reflue, allo scopo di intercettare eventuali flussi inquinanti e sviluppare ulteriori attività di accertamento utili anche in prospettiva futura per acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.

Infatti, l’intervento è stato preceduto da un’articolata attività di analisi dei dati informativi, raccolti nel corso dei servizi di controllo del territorio grazie alla capillarità dei presidi dell’Arma, finalizzata ad individuare le fonti di potenziale inquinamento fluviale e marino quali siti di depurazione, aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa. Si è proceduto, quindi, a controllare i siti di depurazione, a monitorare i corsi d’acqua lungo il loro naturale percorso procedendo alla campionatura di acque e terriccio da analizzare in laboratorio per individuare la tipologia di prodotti chimici inquinanti.

Contestualmente, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, ha eseguito perlustrazioni in territorio impervio, risalendo alcuni corsi d’acqua (il fiume Savuto e il torrente Bagni nel cosentino, il primo divide le province di Cosenza e Catanzaro tra Nocera ed Amantea, mentre il secondo scorre nel Comune di Guardia Piemontese, nonché i torrenti Randace e Turrina nel lametino che sfociano nel tirreno tra Lamezia Terme e Curinga) fino alle sorgenti attesa la possibilità che alcune aziende, distanti anche centinaia di metri dal torrente, attraverso tubazioni abusive sversino liquami direttamente nell’alveo fluviale. In una prossima fase, la procedura di verifica sarà ulteriormente approfondita mediante il confronto delle analisi chimico-biologiche eseguite sui campioni prelevati e l’eventuale corrispondenza con i residui prodotti dalle attività che possono aver determinato la contaminazione.

L’operazione “Deep” ha permesso di conseguire importanti risultati sia sul piano preventivo con il suo forte impatto deterrente, sia sul piano repressivo. 13 persone sono state denunciate per reati ambientali, sequestrando 5 siti tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti. In ben 22 siti sono state riscontrati illeciti penali e irregolarità ammnistrative, nei restanti obiettivi controllati proseguono le verifiche in relazione all’esito dei campionamenti effettuati su acque e terriccio. Sono state elevate sanzioni amministrative per un totale complessivo superiore a 500.000 euro.

Nel dettaglio, in provincia di Vibo Valentia, sono stati sequestrati due siti di depurazione, in quanto in un caso si è riscontrata la presenza di bypass, fanghi oltre la soglia limite, pompe di sollevamento non in funzione e l’autorizzazione allo scarico scaduta, mentre nell’altro si è accertato un ciclo di depurazione non conforme alla norma, vasche di decantazione non alimentate e quella dei fanghi è risultata collegata a quella di ossigenazione. In altri sei impianti sono state riscontrate, a vario titolo, ipotesi di violazione di carattere penale con particolare riferimento al mancato smaltimento dei fanghi, alla gestione non autorizzata di rifiuti, allo scarico di acque reflue non autorizzato, all’abbandono e smaltimento illecito di rifiuti. Violazioni di carattere amministrativo, consistenti in gran parte nello scarico di acque reflue non autorizzato, sono state riscontrate in altri tre impianti.

Nel Catanzarese, il titolare di un’azienda operante nel settore dello smaltimento di rifiuti e inerti è stato denunciato per ipotesi di mancato smaltimento dei fanghi derivati dal trattamento delle acque di prima pioggia e, nella circostanza, è stata sequestrata la vasca di contenimento dei fanghi. Sempre in provincia, è stato sequestrato un depuratore per ipotesi di malfunzionamento delle linee di depurazione e gestione non conforme alla normativa vigente della struttura.

In ultimo, nel Cosentino, un impianto è stato sequestrato per ipotesi di sversamento illecito di liquami causato da malfunzionamento della pompa di sollevamento, mentre in altri 7 siti sono state elevate sanzioni amministrative per scarico di acque reflue non autorizzato. L’intervento, condotto ieri per la prima volta in ambito regionale, rappresenta solo l’inizio di una più complessa strategia di protezione dell’ambiente e della natura che vedrà impegnati i Carabinieri di Calabria anche nei prossimi mesi non solo nel contrasto all’inquinamento acqueo, che comunque interesserà gradualmente tutti i tratti costieri della Regione, ma anche nella lotta ad ogni forma di compromissione dell’habitat naturale dal suolo all’aria, dai centri urbani alle foreste.

Prova di questo impegno costante dell’Arma in Calabria sono i dati riferiti al contrasto ad ogni forma di inquinamento e relativi agli ultimi mesi, sono state riscontrate irregolarità in 15 siti, ritenuti potenzialmente inquinanti, tra cui 1 depuratore, 2 centri di raccolta di rifiuti, 2 lavanderie industriali, 2 officine e 6 esercizi commerciali. In tali occasioni, le irregolarità più frequentemente riscontrate sono state la violazione di norme generali poste a tutela dell’Ambiente, con particolare riferimento all’abbandono illecito, lo smaltimento e il traffico di rifiuti speciali, la gestione non autorizzata di rifiuti, lo sversamento di liquami inquinanti che hanno portato alla denuncia di 36 soggetti ritenuti responsabili della condotta offensiva verso il patrimonio ambientale.

Mare inquinato, dopo De Magistris tocca a De Caprio

COSENZA – Domani, martedì 30 marzo, alle 18, l’Alleanza per salvare il nostro mare incontrerà l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio. La diretta dell’incontro si potrà seguire sul gruppo Facebook “Alleanza per salvare il nostro mare”.

Le 26 associazioni ambientaliste hanno già incontrato il candidato alla carica di presidente della Regione Calabria, Luigi De Magistris che inserirà il loro documento nel suo programma.

Operai in “nero”, scoperti nel cosentino undici lavoratori irregolari

COSENZA – La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza, nel corso delle ordinarie attività di controllo economico – finanziario del territorio, ha scoperto presso un cantiere e presso i locali utilizzati da una società che si occupa di trasporto merci, la presenza di operai non risultanti da alcuna documentazione obbligatoria prevista ai fini del loro impiego. I controlli delle Fiamme Gialle sono stati effettuati in una località dell’Alto Tirreno cosentino ove i militari della Guardia di Finanza, accedendo con i loro poteri ispettivi presso la sede di due società individuate mediante precedenti
sopralluoghi, hanno scoperto 11 lavoratori impiegati completamente “in nero” da 2 imprese che non avevano provveduto ad alcuna preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro. Dopo l’accesso presso cantieri e i locali societari, le violazioni riscontrate sono state oggetto di verbalizzazione al fine di applicare le sanzioni previste dall’art.
3 del D.L. 12/2002 il quale, alla luce delle modifiche introdotte dal D.lgs. 151/2015 attuativo del Jobs Act, stabilisce che in caso di impiego di lavoratori senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore di lavoro, si applica una sanzione amministrativa che va da 1.500 euro a 9.000 euro per ciascun lavoratore irregolare che non abbia superato, però, i 30 giorni di effettivo lavoro. Le sanzioni, invece, possono arrivare fino a 36.000 euro per ciascun lavoratore, se impiegato per oltre 60 giorni di effettivo lavoro. Le società controllate, inoltre, sono state “diffidate”, così come previsto dall’art.13 del D.Lgs. 124 del 2004, alla regolarizzazione delle inosservanze riscontrate, entro i previsti termini e i lavoratori riconducibili a tali imprese dovranno essere assunti per almeno 3 mesi.
Le norme in materia di regolarità del rapporto di lavoro sono molto severe e contrastano l’utilizzo di operai “alla giornata” sprovvisti di un rapporto di lavoro, che vengono spesso sfruttati e mal pagati. Per tali motivi, il rispetto della disciplina in materia di regolarità del rapporto di lavoro è oggetto di un costante controllo da parte delle Fiamme Gialle al fine di contrastare la diffusione dell’illegalità fiscale e garantire, agli imprenditori e ai datori di lavoro onesti, forme di equità sociale

Ambrogio, «Consiglio provinciale con i sindaci del Tirreno»

COSENZA – «Finalmente possiamo dire che è ufficiale la data del consiglio provinciale aperto ai sindaci del Tirreno cosentino che avevamo annunciato all’indomani del maremoto che ha colpito il nostro litorale tra il 20 e 21 marzo scorso.
Siamo soddisfatti perché potremo finalmente dare voce ai primi cittadini che non dovranno sentirsi abbandonati dalle istituzioni superiori nell’affrontare la ricostruzione delle coste soprattutto in virtù dell’imminente nuova stagione turistico-balneare» Questo quanto si legge in un comunicato del consigliere provinciale Marco Ambrogio.

Ricostruzione e salvaguardia dei territori costieri

«Oltre alla ricostruzione imminente – si legge ancora – verrà affrontato il tema più importante che riguarda la salvaguardia dei territori costieri individuando misure risolutive in maniera definitiva contro il pericoloso problema dell’erosione.
Col Presidente Iacucci accoglieremo dunque, nella casa dei sindaci, come ama proprio lui definire la Provincia, i primi cittadini, alle ore 11, per dar vita all’assise all’interno della quale ognuno darà voce al proprio territorio facendo sì che il problema non diventi un caso isolato, cadendo nel dimenticatoio come accade assai di rado dopo ogni calamità».

Maltempo Tirreno, attivata unità di crisi. Oliverio richiede lo stato di calamità

CATANZARO – Il presidente della Regione Mario Oliverio ha convocato una riunione urgente della Giunta per una prima valutazione sulla grave situazione determinatasi in alcuni Comuni a seguito delle eccezionali mareggiate che in queste ore hanno interessato la costa tirrenica. È stata anche costituita una unità di crisi per seguire costantemente l’evolversi della situazione e per mettere in contatto i Comuni interessati con una commissione, guidata dall’assessore alle infrastrutture Roberto Musmanno e composta dai dirigenti dei Dipartimenti regionali, dal commissario di Calabria verde Aloisio Mariggiò  e dal dirigente della Protezione civile Carlo Tansi, che si è già recata sulle aree maggiormente colpite per una ricognizione dei danni e per assumere le iniziative necessarie anche con il coinvolgimento dell’Anas e di Rfi.

l’Esecutivo ha inoltre deciso la richiesta al Governo dello stato di calamità naturale per i danni causati dal maltempo su tutto il Tirreno.

 

Mareggiate Tirreno, Oliverio dispone sopralluoghi nelle zone colpite

CATANZARO – Sulla grave situazione in tutto il Tirreno catanzarese e cosentino la  Protezione civile regionale è già all’opera da ieri mattina, con personale e mezzi propri,  con gruppi di volontariato, per portare i primi soccorsi alle popolazioni colpite dalle mareggiate. La Protezione civile regionale ha lavorato per tutta la notte e sta continuando in queste ore. Il presidente della Regione, Mario Oliverio, sta seguendo costantemente l’evoluzione della gravissima situazione e ha dato disposizione affinché nella mattinata odierna l’assessore Roberto Musmanno, accompagnato dai tecnici dell’assessorato guidati dal direttore generale, Luigi Zinno, dal commissario di Calabria Verde Aloisio Mariggiò facciano un immediato sopralluogo nelle zone colpite, per una ricognizione e incontrare sindaci, popolazioni, operatori economici.

Contestualmente il presidente Oliverio promuoverà incontri immediati con tutti gli altri enti interessati alle operazioni, in particolare Anas ed RFI, per concordare gli interventi in relazione al ripristino delle condizioni.

Dopo i sopralluoghi che saranno effettuati nella giornata odierna un gruppo di coordinamento della Giunta regionale farà una esatta valutazione sugli interventi da compiere sia per quanto riguarda il monitoraggio dei danni che il ripristino delle condizioni viarie e di sostegno alle attività economiche così duramente colpite. p.g.

 

400mila euro di ricavi non dichiarati, scoperta maxi evasione fiscale sul Tirreno cosentino

COSENZA – La Guardia di Finanza del comando provinciale di Cosenza ha scoperto una maxi evasione fiscale commessa da un’impresa operante nel settore delle onoranze funebri. Mirati controlli documentali, incrociati con i dati acquisiti dalle banche informatiche in uso al corpo, hanno consentito alla Fiamme Gialle di individuare una società dell’alto Tirreno cosentino la quale, pur offrendo sul territorio servizi funerari in regime quasi “monopolistico”, dal 2012 non risulta aver mai presentato alcuna dichiarazione fiscale. Per ricostruire il significativo numero di prestazioni offerte ai clienti sono stati necessari rigorosi riscontri che hanno consentito di risalire al vero volume d’affari della società. Sono stati così quantificati complessivamente compensi percepiti e non dichiarati, pari a circa 400.000 euro, con conseguente evasione delle imposte dovute per un importo che supera i 100.000 euro. Nel corso dell’intervento sono emerse, inoltre, violazioni agli adempimenti di natura amministrativa e sanitaria per le quali i finanzieri hanno provveduto a contestare le previste sanzioni nei confronti dei responsabili.

«Comuni del Tirreno, gestione incapace», il monito della Sorical

CATANZARO – «Gli sforzi che la Sorical sta facendo per garantire l’acqua potabile ai Comuni serviti dell’acquedotto Pantanelle sul Tirreno Cosentino, rischia di essere vanificiato per l’assoluta incapacità di alcune strutture comunali a gestire le regolazioni idrauliche a valle dei serbatoi». Questo quanto si legge in una nota diffusa dalla società.
«Da diversi giorni nei Comuni di Verbicaro, Grisolia e Maierà si verificano delle vere e proprie interruzioni di pubblico servizio indotte dalle manovre errate da parte dei tecnici comunali. E’ inconcepibile che in questi Comuni si verifichi l’assurdo che il serbatoio regionale raggiunge il “troppo pieno” nelle ore notturne buttando l’acqua negli scarichi e quelli a valle restano vuoti. Disfunsioni che si riversano sui cittadini ai quali non viene garantita l’erogazione di un bene primario come l’acqua per la cattiva gestione di queste reti comunali. Per fare fronte a questo tipo di disguidi, Sorical con i propri tecnici, ha assunto la “regia” delle manove notturne anche a Diamante dove per tutta l’estate ci sono stati problemi di carenza idrica per il disequilibrio della rete e solo in parte per il calo delle portate a causa della siccità».  L’ufficio zonale Sorical in questa parte della Calabria, nonostate la siccità che interessa tutte le sorgenti del Tirreno Cosentino ed il contestuale aumento di presenze turistiche rispetto allo scorso anno, sta erogando tutta la portata disponibile alle sorgenti intervenendo in tempi brevi con le proprie squadre di manutenzione in caso di rotture degli acquedotti. «Pertanto Sorical – si legge ancora- invita i sindaci ad attivarsi, qualora il serbatoio di riferimento non raggiungesse il livello ottimale per garantire la fornitura sul territorio con delle chiusura della erogazione del medesimo, e non con una ulteriore richiesta di aumento Gli sforzi che la Sorical sta facendo per garantire l’acqua potabile ai comuni servizi dell’acquedotto Pantanelle sul Tirreno Cosentino rischia di essere vanificiato per l’assoluta incapacità di alcune strutture comunali a gestire le regolazioni idrauliche a valle dei serbatoi».

Mare sporco, Giudiceandrea chiede un tavolo di confronto immediato

Il mare sporco della costa tirrenica continua a far parlare.  Nella giornata di ferragosto alcuni villegianti di Torremezzo  hanno pubblicato sui social delle foto allarmanti che vedono, a loro dire, lo sversamento diretto dei reflui non depurati dell’impianto comunale, in un torrente che, ovviamente, sversa a sua volta in  mare, mentre il Sindaco di Nocera Terinese ha annunciato la richiesta di risarcimento danni contro i comuni del cosentino posti a nord del proprio territorio che, a dire dell’amministrazione comunale di Nocera, sono responsabili degli sversamenti che lambiscono le coste del litorale tirrenico catanzarese.
Il Consigliere Regionale Giudiceandrea interviene con una nota: “questa situazione non è tollerabile, sono al fianco dei villeggianti della costa tirrenica, come Regione abbiamo stanziato, a maggio scorso, sei milioni di euro in favore dei comuni rivieraschi e ci siamo messi a disposizione per collaborare con loro.  Quello che si sta verificando è però raccapricciante e non si può aspettare oltre per porre rimedio. Già a settembre scorso abbiamo chiesto al Prefetto di collaborare con la Regione per individuare le criticità e risolverle ma, a quanto pare, qualcosa non ha funzionato. Ora – continua il capogruppo dp in regione – in questa situazione emergenziale chiediamo a tutti i comuni di rendersi disponibili al fine di aprire subito un tavolo con l’Assessore Regionale all’ambiente, le Capitanerie di Porto e la Prefettura per porre rimedio a questa situazione” .
Il mare splendido e perlopiù pulito del Tirreno cosentino soffre della devastazione edificatoria degli anni 70, alla quale non è mai seguita una politica di collaborazione fra le amministrazioni per consorziare trattamento e smaltimento delle acque reflue di quel territorio. Sporadicamente, poi, sono stati oggetto di cronaca eventi come quello di ieri a Torremezzo, oppure altri che hanno visto l’irresponsabile atteggiamento di alcune ditte di autospurgo, poi perseguite penalmente; ancora oggi desta preoccupazioni, e più di una leggenda, il vistoso fenomeno che ogni giorno vede penetrare in mare, in agro del comune di Paola (nei pressi della casa circondariale) una lunga scia marrone forse proveniente dalle lavorazioni di una vicina cava con relativo torrente. IMG_1886
Da queste e altre problematiche parte l’appello dell’on. Giudiceandrea “Tutto ciò deve immediatamente essere oggetto di studio fra gli enti preposti al fine di individuare le esatte cause ed eliminare definitivamente ogni problema.”