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In attesa di Trame.5

ROMA – Riparte la macchina organizzativa di Trame, il festival dei libri sulle mafie che si svolge da qualche anno a Lamezia Terme nel mese di giugno.

Giovedì 26 febbraio alle ore 11.00 infatti a Lamezia Terme, in corso G.Nicotera, 130, nella sede dell’Associazione Antiracket Lamezia – Onlus, si terrà la conferenza stampa per presentare una serie di iniziative legate alla quinta edizione del festival e al decennale dell’ALA.

In particolare ci sarà il book “costruendo Trame.5” che racconta le prime quattro edizioni del festival, il progetto #trameascuola, concorso organizzato da Fondazione Trame e Associazione Antiracket Lamezia nelle scuole lametine, il lancio della nuova raccolta fondi #iosostengotrame in collaborazione con Risorgimentilab e l’Associazione Aniti.

Martedì 3 Marzo, poi, alle ore 19 in via di Santa Maria a Roma, presso l’Associazione Prospettive per il Futuro, si terrà una tavola rotonda per condividere riflessioni aperte sul futuro della manifestazione. Tra gli interventi: Armando Caputo, presidente Fondazione Trame, Gaetano Savatteri, direttore artistico Trame Festival, Tommaso De Pace, direttore Fondazione Trame. Coordina Leonardo Iacovelli, managing partner Iacovelli and Partners sqrl.

 

 

Occhio su Trame4: antiracket al femminile

Raffaella Ottaviano, Raffaella Calandra, Francesca Miscimarra, Elena Ferraro

LAMEZIA TERME (CZ) – Piazzetta San Domenico si riempie poco a poco. I volontari di Trame4, festival dei libri sulle mafie, recuperano all’interno qualche altra sedia. Al quarto giorno di appuntamenti hanno ormai occhi e braccia allenati a far sì che tutto si svolga nel migliore dei modi. Alcuni cominciano ad occupare i gradini della Chiesa.

Questo delle 20 è il quinto momento programmato della giornata. Ancora si sentono gli echi delle riflessioni fatte a Palazzo Nicotera e al Chiostro San Domenico sui libri dedicati a Rocco Chinnici (Fabio De Pasquale, Eleonora Iannelli, Così non si può vivere. Rocco Chinnici: la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili, Castelvecchi), agli affari sporchi del cemento milanese (Franco Stefanoni, Le mani su Milano. Gli oligarchi del cemento da Ligresti all’Expo, Laterza), ai cattivi stereotipi sui calabresi (Filippo Veltri, Aldo Varano, Una vil razza dannata? Riflessioni sulla Calabria e i calabresi, Città del Sole Edizioni).

La giornalista Raffaella Calandra, moderatrice dell’incontro, presenta le sue ospiti. Il palco è tutto al femminile: Raffaella Ottaviano di Ercolano, Elena Ferraro di Castelvetrano, Francesca Miscimarra di Lamezia. Non sono scrittrici, non sono illustratrici, non sono studiose. Sono imprenditrici che hanno fatto una scelta importante e decisiva. Sono imprenditrici che hanno detto NO ai propri estorsori e alle richieste di pizzo.

Raccontano la propria storia. Mettono a nudo la propria paura, riconoscendo l’incoscienza dei momenti iniziali e il coraggio di perseverare nella scelta fatta. “È una sfida che si rinnova ogni giorno” confessa Elena Ferraro. Provengono da luoghi diversi e hanno quindi contesti di riferimento con caratteristiche a sé. Lavorano in settori merceologici differenti e hanno dovuto affrontare e accettare conseguenze specifiche per le particolari situazioni in cui erano inserite le proprie aziende. Raffaella Ottaviano ha trovato nella comunità di Ercolano la propria forza e la propria difesa, una sorta di scorta collettiva. Francesca Miscimarra invece è stata costretta ad abbandonare il proprio paese per la graduale mancanza di commesse e quindi di lavoro.

Ma da tutte viene fuori un tratto comune inattacabile, ovvero l’importanza e la forza del gruppo. L’isolamento e la solitudine sono i primi nemici di chi decide di opporsi ad un sistema riconosciuto e quasi intoccabile. Soli si è vulnerabili e facili prede dei carnefici che intaccano poco alla volta, ma in modo letale, ogni opportunità di fuga dalla trappola che costruiscono. La commozione di Francesca Miscimarra nel ricordare i momenti difficili vissuti dalla sua famiglia tocca tutti i presenti, che hanno riempito ogni anfratto della Piazzetta. L’atmosfera è carica di attenzione e partecipazione. Inevitabile è il riferimento a Libero Grassi e alla sua esemplare triste vicenda. Baluardo fondamentale al rischio di cedimento diventa la presenza decisa delle associazioni antiracket, una nuova famiglia per molti di coloro che imboccano la strada della denuncia.

Una strada che pian piano si sta allargando: crescono le scelte coraggiose contrarie alla connivenza, si limano le misure istituzionali per contrastare i fenomeni di usura, aumentano gli stanziamenti economici. Piccoli passi in avanti che precedono un necessario cambiamento culturale, a partire dalle giovani generazioni.

Denunciare è la scelta giusta, perché – come confermano le tre imprenditrici – significa riappropriarsi della propria vita, della propria libertà, della propria dignità.

 

Mariacristiana Guglielmelli

Trame.4: le mani sulla città

ROMA – Presentata ufficialmente ieri a Roma la quarta edizione di Trame, il festival di libri sulle mafie diretto da Gaetano Savatteri e promosso dalla Fondazione Trame, con la collaborazione dell’Associazione Antiracket Lamezia ONLUS.

Oltre quaranta gli appuntamenti previsti nelle piazze di Lamezia Terme dal 18 al 22 giugno, in cui letteratura, inchiesta, cinema e teatro interagiranno per promuovere la cultura della legalità e della lotta alle mafie.

Le mani sulla città è il tema con cui il festival quest’anno si rivolge al suo pubblico. Ispirandosi al celebre film di Francesco Rosi, uscito cinquant’anni fa, Trame.4 offre un programma ricco di appuntamenti sul fenomeno delle espansioni delle mafie nelle grandi città, come Milano, Roma, Napoli e il resto d’Italia. Un panorama ampio sulle varie anime e sensibilità dell’antimafia, per offrire diversi punti di vista.

Tra gli ospiti, magistrati come Nicola Gratteri, Alessandra Cerreti, Michele Prestipino, Giancarlo Caselli, Vincenzo Lombardo, Antonio Ingroia, Sebastiano Ardita, Michele Creazzo; studiosi ed esperti come Enzo Ciconte, John Dickie, Francesco Forgione, Salvatore Lupo, Giovanni Fiandaca, Vittorio Coco, Nando Dalla Chiesa; giornalisti e scrittori come Claudio Fava, Marco Travaglio, Sergio Rizzo, Attilio Bolzoni, Antonello Caporale, Maurizio De Giovanni, Santo Piazzese, Carmine Abate, Carmelo Sardo, Raffaella Calandra; registi e sceneggiatori come Mimmo Calopresti, Gualtiero Peirce, Andrea Purgatori, Monica Zapelli. E ancora, tanti testimoni di storie di impegno e coraggio come Piera Aiello, Caterina Chinnici, Gianluca Manca, Maria Carmela Lanzetta, Francesca Miscimarra, Raffaella Ottaviano, Elena Ferraro, Elisabetta Belgiorno.

Agli incontri, aperti al confronto con il pubblico, si affiancano laboratori e progetti paralleli rivolti ai più giovani: Il videotaccuino del cronista. Il giornalismo per immagini e parole al tempo del web; Saranno mafiosi. I boss nella fiction, ovvero come cinema e tv raccontano le mafie; un concorso fotografico e l’evento di street art “live painting e free wall”.

A caratterizzare la nuova edizione, sarà anche la proiezione dei filmati vincitori del premio speciale “Libero Grassi” per la regione Calabria ideato da Cooperativa Solidaria Onlus e promosso da Confcommercio – Commissione Legalità e Sicurezza.

Trame accoglie anche quest’anno numerosi volontari provenienti da tutta Italia, che con entusiasmo e passione hanno animato le precedenti edizioni del Festival contribuendo al suo successo.

Workshop “Trame di Carta2” : gli esperti a confronto parlano di editoria e web 2.0

LAMEZIA TERME (CZ) – La smaterializzazione è uno degli aspetti maggiormente pervasivi che negli ultimi anni stanno attraversando l’evoluzione del lavoro editoriale; cambiano i prodotti – vedi l’ebook – cambiano i modi di interazione con le utenze – vedi la comunicazione sociale e il “due-punto-zero” – e di conseguenza cambiano le professionalità, si delineano nuovi linguaggi e nuove strategie che ruotano attorno al content managment e al rumore dei social network, Facebook e Twitter in capo.

E allora fan page e cinguettii sparsi, foto e contest che richiamano l’attenzione dell’utente, per un attimo lo rendono protagonista e parte di una grande comunità ove vige la logica dell’interazione e soprattutto dell’immediato. E in questo grande mare, nulla va lasciato al caso, neppure il lancio in etere del ‘semplice’ tweet, o la pubblicazione di un innocente post.

Entro quest’ottica allora, l’idea degli organizzatori di Trame 3  il “Festival dei libri sulle mafie”  – che si terrà a Lamezia Terme dal 19 al 23 giugno prossimi –  hanno deciso di dedicare ai giovani neolaureati del Sud Italia il workshop “Trame di carta – Comunicare social. Librai ed editori ai tempi di Twitter, Facebook, Blog & co.”. Sono previste tre giornate di incontri (dal 19 al 22 giugno) finalizzato ad indirizzare i giovani verso percorsi di studio più funzionali al loro futuro impegno lavorativo nel mondo del libro, affrontando trasversalmente l’interessante tema de “editore e libraio vs social network”. Perché, come dicevamo, la rivoluzione digitale sta cambiando prima di tutto le professionalità del settore.

A raccontarci i perché di questo workshop con qualche riflessione sulle attese evoluzioni di questa commistione editoria/comunicazione sociale, due dei docenti che cureranno gli incontri: Antonio Cavallaro, responsabile ufficio stampa della casa editrice Rubbettino e Luca Conticonsulente formatore per il social media marketing.

Quali sono le caratteristiche dell’editore e quali quelle del libraio al tempo del web 2.0?

Antonio Cavallaro. Man mano che si procede con la smaterializzazione del libro i due ruoli finiscono inevitabilmente per confondersi. L’alto costo della produzione di libri stampati diminuisce sensibilmente per cui l’esigenza di fare un’attenta valutazione iniziale che tenga conto sia dell’esattezza dei contenuti (per evitare di dover poi ristampare) che dell’appeal del libro pubblicato viene a mancare o comunque a ridursi notevolmente. Ciò fa sì che i librai digitali (pensiamo ad Amazon) diventino editori e che gli editori digitali non avendo più il problema di raggiungere con i libri fisici le città e i lettori comincino a vendere direttamente on line. 

Luca Conti. L’editore non è più l’unico filtro alla pubblicazione del sapere. Ciò significa che il suo ruolo di selezione dei contenuti e proposta editoriale diventa sempre più rilevante, se svolto nel modo giusto, consapevole della presenza dei social network e della transizione verso il digitale e gli ebook. Il libraio può svolgere lo stesso ruolo di consiglio e consulenza, offrendo un servizio che i negozi online non possono offrire.

  
E i lettori, quanto sono ricettivi alla comunicazione che passa per il web?
 

A. Cavallaro. Il web oramai è la forma privilegiata di comunicazione per cui l’attenzione è certamente molto alta. Credo tuttavia che la forma stampata del libro mantenga (almeno in Italia) un certo prestigio che conferisce anche una maggiore credibilità e fiducia.

L.Conti. I lettori di libri usano molto internet, certamente più di quanto facciano in media editori o librai. Credo quindi ci sia un terreno molto fertile per promuovere un nuovo tipo di relazione tra questi soggetti, sulla piazza del social web di oggi.

 Il workshop promosso dall’AIE in occasione del festival “Trame” è dedicato ai giovani, di certo avvezzi all’uso dei social network, ma con finalità diverse e legate alla sfera personale. Credi che ci saranno difficoltà nell’introdurli a questo “nuovo utilizzo” di strumenti che già conoscono?
 

 A. Cavallaro. Non penso. Si tratta in fondo solo di far vedere che vi sono finalità diverse nell’utilizzo di ambienti nei quali si muovono già con grande familiarità (certamente con maggiore familiarità di quanto alcuni si muovano in una grande biblioteca o in una grande libreria).

L. Conti. La difficoltà principale sta nella consapevolezza che l’uso personale influenza l’uso professionale e che le due sfere, non più separabili nel mondo moderno, possono rafforzarsi a vicenda. Pensare di poter gestire la comunicazione social di una azienda, semplicemente applicando le stesse regole relative all’uso personale degli stessi strumenti, è un mito da sfatare e il workshop dedicherà spazio anche a questo aspetto per nulla secondario.

Fino a qualche anno fa era impensabile il livello di penetrazione che il linguaggio dei social ha oggi nelle strategie di comunicazione e marketing. Sulla base della tua esperienza, quali altre sorprese ci riserba il futuro della comunicazione in digitale? 
 

 A. Cavallaro. Al momento i social media rappresentano la magna pars del web. Persone che finora erano sprovviste di computer ne hanno acquistato uno in vista di un account su Facebook. Pertanto ritengo che i social media possano essere molto utili ai fini della comunicazione editoriale. Certo al momento l’utilizzo che se ne fa non segue le logiche “sociale” e molti editori continuano a usare i s.m. come un canale unidirezionale mediante il quale dare informazioni (o pubblicità) ai follower perdendo così di vista la dimensione di community che i social si portano dietro. I social network come uno strumento dalle incredibili potenzialità ma che debbono essere usati nella maniera corretta.

L. Conti. Riemergeranno i curatori di contenuti di qualità, al servizio del lettore e dell’utente, con una valorizzazione economica per nulla marginale. Oggi sembra utopico, ma le macchine non possono tutto e l’uomo ha molto da aggiungere, sempre che sia al passo con i tempi e padrone degli strumenti.

 

Alle prese con il 2.0 il lavoro editoriale vede l’editore e il libraio come due figure complementari e quasi interscambiabili che devono maneggiare con attenzione i contenuti che intendono trasmettere ai lettori, al fine di acquisire la loro fiducia e fidelizzarli al massimo grado.
Sono necessarie, pertanto, figure specializzate, che sappiano maneggiare queste armi professionalmente, puntando su contenuti di qualità che si distinguano nell’anarchico vociare del web; laddove, probabilmente, questo è solo l’inizio di una lunga evoluzione che metterà sempre di più al centro delle strategie le relazioni e le interazioni in uno scambio continuo tra addetti al settore e utenze.

Riprendendo Luca Conti in un commento all’intervista: “l’editoria deve reinventarsi. Prima lo comprende, prima abbraccia il cambiamento, più probabilità ha di trarne giovamento”.

 

Giovanna M. Russo