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Pubalgia: si cura con le onde d’urto

ALTOMONTE (CS) – Sono pochi gli sportivi che non corrono il rischio di incorrere nella pubalgia, quel fastidioso dolore al pube che non permette di svolgere serenamente la propria attività. Rugbisti, podisti, calciatori, sciatori, cestisti (ma anche ballerini) sono infatti spesso vittime di forti dolori alla zona pubica, causati da traumi che portano dei blocchi a livello vertebrale o delle articolazioni sacro iliache, che si verificano ad esempio quando un atleta ricade da un salto su una gamba tesa, non ammortizzando come si dovrebbe l’impatto con il suolo.

Ma la pubalgia non è causata solamente da traumi. Spesso sono sufficienti terreni scivolosi oppure l’alternanza tra terreni duri e terreni pesanti, che determinano un sovraccarico dei muscoli adduttori (muscoli dell’anca adibiti all’adduzione delle cosce tramite contrazione muscolare) e pubalgiapossono causare delle tendinopatie inserzionali (infiammazioni della giunzione tra tendine e osso) o delle microlesioni o contratture a livello degli stessi muscoli adduttori.

Nessun timore, le onde d’urto abbinate ad una buona attività riabilitativa offrono la soluzione a questo e a molti altri problemi. È una terapia non invasiva, efficace per il trattamento anche di alcune comuni lesioni e patologie a tendini e ossa, come ad esempio, le forme di tendinite, gli stiramenti e le contratture muscolari o i problemi di consolidamento osseo.

Ne parliamo con il Dott. Fisioterapista Mario Turano.

 

Che cosa sono le onde d’urto e perché possono aiutare a curare la pubalgia ?

Le onde d’urto sono onde di pressione (acustiche, di natura meccanica) prodotte da appositi generatori, in grado di propagarsi nei tessuti, in sequenze rapide e ripetute. A livello microscopico, la stimolazione con le onde d’urto è paragonabile ad una sorta di “micro massaggio” profondo su tessuti e cellule, che induce queste ultime a produrre sostanze ad azione antinfiammatoria, alla microframmentazione delle calcificazioni e alla neuroangiogenesi (stimolazione alla ristrutturazione del microcircolo).

 

Quali sono i benefici delle onde d’urto ?

Il trattamento con onde d’urto ha proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie, anti-gonfiore e stimola la riparazione dei tessuti (es. rigenerazione cutanea). Per questo motivo è efficace anche nella guarigione di ulcera, ferite e piaghe.

 

Le onde d’urto sono dolorose ?

Generalmente le onde d’urto sono ben tollerante e non sono invasive. In ogni caso, se il paziente dovesse avvertire del fastidio, l’intensità dell’energia verrà dosata affinché il trattamento sia meglio tollerato pur restando comunque efficace.

 

Come si svolge e quanto dura una seduta di onde d’urto ?

Il paziente viene fatto accomodare in posizione supina o seduta, sotto costante e diretto controllo dello specialista. L’applicazione di onde d’urto dura dai 3 ai 10 minuti, in funzione della zona da trattare. Per accedere al trattamento con onde d’urto è necessario sottoporsi ad una visita specialistica fisiatrica e ortopedica preventiva per accertare la patologia, programmare un corretto protocollo terapeutico e verificare che non vi siano controindicazioni.

 

Per quali altre patologie sono consigliate le onde d’urto ?

Il trattamento con onde d’urto è particolarmente efficace nelle patologie dell’apparato muscolo scheletrico, principalmente quelle che riguardano tendini e ossa. In particolare si rilevano efficaci nel caso di: infiammazione dei tessuti che circondano un’articolazione (periartriti), epicondiliti ed epitrocleiti (gomito del tennista), tendiniti del ginocchio e del tendine d’Achille, fascite plantare (talloniti o speroni calcaneari), stiramenti e contratture muscolari, ritardi di consolidazione ossea (in esiti di fratture) ed in tantissime altre situazioni.

 

Dott. Fisioterapista Mario Turano, Via Aldo Moro, Altomonte (CS), cell. 348 8841170

 

Trattamenti utili per combattere la capsulite

ALTOMONTE (CS) – La capsulite adesiva, precedentemente chiamata spalla congelata, è una patologia caratterizzata da una grave perdita della mobilità della spalla. I pazienti affetti da questa patologia presentano una registrazione dolorosa della mobilità sia attiva che passiva ed una perdita globale dei movimenti della spalla in tutti i piani. Questa condizione insorge principalmente in soggetti di età compresa tra i 40-60 anni, con maggiore incidenza nelle donne. La capsulite adesiva si associa spesso a condizioni mediche come il diabete, l’ipertiroidismo, le malattie ischemiche – cardiache, l’artrite reumatoide e la spondilosi cervicale; l’associazione più significativa è con il diabete insulino – dipendente.spalla congelata La capsulite adesiva è caratterizzata da tre stadi. Il primo dura all’incirca tra i 3 e i 6 mesi ed è quello del congelamento (freezing) caratterizzato dallo sviluppo di un dolore acuto e intenso alla spalla, il quale tende ad aumentare la notte durante il movimento, provocando di conseguenza un senso di malessere che si irradia per tutto il braccio.

Spesso non è possibile individuare un evento traumatico che abbia dato inizio al dolore. Sfortunatamente molti di questi pazienti vengono trattati con l’immobilizzazione, la quale non fa altro che peggiorare il processo di congelamento. Il secondo stadio è la fase di progressiva rigidità che dura dai 3 ai 18 mesi. Durante questo periodo il dolore a riposo di solito diminuisce, lasciando una spalla con limitazioni nel movimento. Le attività della vita quotidiana risultano molto difficoltose. Il paziente lamenta difficoltà a fare dei banali movimenti come raggiungere la tasca posteriore dei pantaloni, allacciarsi il reggiseno, pettinarsi. Lo stadio finale è quello della risoluzione per la quale ci vogliono dai 3 ai 6 mesi, ed è caratterizzato da una lenta ripresa del movimento. La diagnosi di capsulite viene fatta dal medico in base ad una buona anamnesi (inizio e durata dei sintomi, descrizione di eventuali precedenti traumi, eventuali patologie mediche associate) e ad un buon esame obiettivo (in generale perdita della mobilità passiva ed attiva) confermata dalla normalità dell’esame radiografico.

Sebbene la capsulite adesiva venga considerata un evento a risoluzione spontanea può produrre disabilità per mesi o anni, ragion per cui, richiede un trattamento non appena sia stata posta la diagnosi.

La cura iniziale deve comprendere un trattamento fisioterapico aggressivo per recuperare il rom (range di movimento) articolare. Nella fase iniziale dolorosa lo scopo è quello della riduzione del dolore ed il riacquisto della mobilità perduta. In quest’ultima , o in quella di congelamento, la riduzione del dolore è essenziale per la guarigione attraverso l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e iniezione intrarticolare di corticosteroidi. Tutto ciò si può ottenere tramite terapie fisiche come gli ultrasuoni, la tecarterapia, il laser e l’applicazione di caldo umido prima della terapia e di ghiaccio alla fine della seduta. Per la mobilità si effettueranno esercizi senza alcuna restrizione sul movimento ma comunque controllati.

Il paziente e il fisioterapista infatti devono comunicare tra loro per evitare danni (lesioni).

Inoltre importanti sono tutti gli esercizi di allungamento e stretching. Il fisioterapista fin da subito deve insegnare al paziente un programma di esercizi da eseguire a casa. Quando poi diminuirà il dolore alla spalla, oltre ad un miglioramento visibile della mobilità, si passerà alla seconda fase, durante la quale si aggiungeranno esercizi di rinforzo muscolare mentre nella fase più avanzata si effettueranno con elastici e pesetti. Nell’ultima fase, quando si vedrà un significativo recupero funzionale del movimento, cioè il paziente tornerà a fare quei movimenti che prima erano impossibilitati oltre alla scomparsa del dolore, diminuiranno progressivamente le sedute fino alla conclusione del ciclo terapico. Nonostante ciò il paziente dovrà eseguire esercizi di mantenimento a casa.

Dott. Fisioterapista Mario Turano, Via Aldo Moro, Altomonte (CS), cell. 348 8841170

Fattori scatenanti della lombalgia e possibili rimedi

ALTOMONTE – La lombalgia è un dolore che colpisce la regione lombare e sacrale; qualora si irradi l’arto inferiore, ciò verrà indicata con il nome di Lombosciatalgia. Questo disturbo è estremamente diffuso ed è un evento spesso gravemente disabilitante per l’individuo, non più in grado di svolgere persino le più comuni attività. Numerose condizioni quali l’età, il fumo, il sovrappeso, la sedentarietà, l’esercizio fisico, fattori psicosociali, senza dimenticare la movimentazione dei carichi, il mantenimento protratto della posizione seduta (per chi guida degli automezzi pesanti) e della stazione eretta determinano questa malattia. C’è da sottolineare che numerose altre cause possono influire negativamente nella manifestazione di una problematica come quella della lombalgia.

È proprio a causa dell’esposizione prolungata alle vibrazioni, di attività lavorative che richiedono l’uso di apparecchiature vibranti, trapani, martelli e pneumatici che, in gran parte della popolazione dei paesi occidentali, possono svilupparsi uno o più episodi di lombalgia.

Le cause possono essere molteplici: malattie degenerative (come l’artrosi, l’osteoporosi e la stenosi del canale spinale), malattie del disco lombalgia(protrusione,ernia), instabilità vertebrale (spondilolistesi), dismorfismi della schiena (scoliosi, cifosi e iperlordosi), malattie reumatiche (artrite, reumatoide, spondilite anchilosante), traumi (fratture vertebrali, strappo muscolare lombosacrale), tumori, dolori riferiti da patologie gastrointestinali, urologiche e ginecologiche. Quando si è affetti da lombalgia è bene rivolgersi allo specialista che, dopo un’accurata anamnesi e l’esame clinico, completerà la diagnosi con gli esami strumentali che riterrà più opportuni (radiografie della colonna lombosacrale standard in due proiezioni con eventuale aggiunta delle proiezioni oblique funzionali, TAC e RMN) e con l’esame elettromiografico (EMG) utile nell’approccio al paziente affetto da lombosciatalgia.

Il trattamento ha come obiettivo il sollievo sintomatico dal dolore e la prevenzione della disabilità. A tal fine in fase acuta sono indispensabili i farmaci analgesici antinfiammatori se non controindicati mentre, il riposo a letto prolungato è fortemente sconsigliato. Molto utili possono essere le terapie fisiche antalgiche come la tens, l’ultrasuonoterapia, la magnetoterapia, la laserterapia e la tecar, efficace nel dolore e nelle contratture muscolari. Nelle lombalgie croniche possono essere indicate, oltre alle terapie fisiche, anche le manipolazione, ma certamente risultano essere molto utili nel miglioramento del dolore e delle funzionalità l’esercizio fisico, quello terapeutico e le terapie comportamentali con interventi educativi; a ciò non va dimenticata la correzione di eventuali posture scorrette. Spesso non ci accorgiamo di come stiamo seduti mentre lavoriamo al computer o leggiamo, di come solleviamo i pesi da terra o come effettuiamo i lavori domestici. In tutti questi momenti le sollecitazioni eccessive possono gravare sulla colonna vertebrale. È quindi fondamentale imparare a tenere sempre una corretta postura e un buon allenamento funzionale per svolgere le attività lavorative e domestiche. Il trattamento riabilitativo della colonna lombare, eseguito da personale specializzato, svolge un ruolo importante nel raggiungimento di questi obiettivi in quanto è finalizzato all’apprendimento di specifici esercizi di stretching e rinforzo muscolare degli addominali e dei muscoli dorso-lombari che il paziente può anche ripetere autonomamente nel proprio domicilio.

È consigliabile per i pazienti l’assunzione di alcuni integratori (ad esempio Destior Bridge, da assumere a stomaco pieno, una compressa al mattino e una la sera per un totale di 15 giorni, poi continuare con Dostior una compressa al giorno, da assumere a stomaco pieno per 2 mesi).  Da notare bene che questi integratori possono essere usati su tutte le neuropatie compressive del tipo (lombosciatalgia, cervicobrachialgia, tunnel carpale pre – intervento e post – intervento.

Non essendoci studi specifici, si sconsiglia l’uso di questi integratori durante la gravidanza e/o l’allattamento.

Dott. Fisioterapista Mario Turano, Via Aldo Moro, Altomonte (CS), cell. 348 8841170