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“Felice di venire a Cosenza”: Eleonora Daniele per Nextv

Eleonora DanieleProsegue, con straordinario successo e caloroso entusiasmo, il progetto #Nextv  promosso dall’Associazione AmoCosenza e dal suo Presidente Lucio Presta, manager affermato di numerose star televisive, in collaborazione con il teatro dell’Acquario. Il prossimo appuntamento, previsto per sabato 28 marzo dalle 14.30, come sempre riservato ai giovani tra i 17 e i 30 anni, vedrà la presenza di Eleonora Daniele, nota ai più per la sua conduzione televisiva di “Storie Vere”, rubrica di approfondimento sociale all’interno di Uno mattina. La Daniele, che si appresta a raccontare ai giovani presenti, i suoi esordi, dal Grande Fratello alla conduzione tv, passando per la fiction, si è dichiarata estremamente entusiasta all’idea di questo incontro.

“Confrontarmi e raccontare ai giovani cosentini la mia esperienza professionale ed umana mi riempie di gioia. Inoltre, conoscere una realtà studentesca e culturale che sta occupandosi di tv a Cosenza sarà un arricchimento per me che cerco di essere molto attenta al pubblico giovane da sempre.”

Si prospetta un altro momento appassionante, sulla scia dei due incontri che hanno visto protagonisti Paolo Bonolis e Gerry Scotti, testimoni di spunti interessanti ma soprattutto fautori di grinta e voglia di fare. Ai ragazzi che vorranno accreditare la loro presenza sarà sufficiente telefonare  alla segreteria del teatro dell’ Acquario allo 0984 73125, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Lia Giannini 

 

NexTv ospita Paolo Bonolis: storia di un “genio” della Tv Italiana

COSENZA – Dissacrante, spontaneo, diretto, disubbidiente. Chiunque avesse dubbi sulla naturale comicità di Paolo Bonolis, noto conduttore della Tv italiana, famoso al grande pubblico per il successo di trasmissioni come “Beato Tra le Donne”, “Ciao Darwin”, “Il senso della vita”, “Avanti un altro”, può anche dimenticarli. Dopo un incontro lungo tre ore, ieri al Teatro dell’Acquario, grazie al progetto gratuito messo in atto dall’ Associazione “Amo Cosenza” che si ripropone l’obiettivo di dare ai giovani, tra i 17 e i 30 anni, basi e consigli per un futuro da operatori televisivi, il sospetto è diventato certezza. Arriva( puntualissimo), accompagnato dal suo manager Lucio Presta, ascolta la lunga digressione dell’amico, ironizza sulla natura “ambigua” del loro rapporto “arrivato alle nozze d’argento”, fa qualche smorfia, si rilassa, ogni tanto prende la parola per una battuta che lascia la platea in preda a collassanti risate, scherza, gioca, rivela di sé ciò che non ci si aspetta. O forse sì.

“Il segreto per fare successo è raccontare la propria storia. Non quella inventata da altri o quella che altri vogliono che tu racconti, ma la propria. Non esiste storia, in tutto il mondo, che si ripeta da un essere umano all’altro. Se in ciò che fate, raccontate ciò che siete più  che mettere in mostra ciò che sapete fare, avrete automaticamente pochi margini di errore.” E’ questo il vero segreto di Paolo Bonolis. Raccontare sè stesso in ogni nuova sfida che si impone. Come pochi altri sanno fare, preoccupati dall’idea di perdere “i loro privilegi”. Raccontare “una delle infinite parti che sono racchiuse dentro di me”. E’ disarmante e ha lo stesso sguardo e lo stesso atteggiamento di uno che può davvero permettersi di fare tutto “perché quando qualcosa non mi sta bene, semplicemente me ne vado”. A lui nessuno sembra poter rimproverare qualcosa, nemmeno il suo manager/amico che “combatte da anni la sua disubbidienza”. Bonolis conserva il fascino geniale di chi è sicuro di sè stesso e pur credendo in ciò che fa, riesce a non darvi troppo peso. E’ l’unico che il giorno prima della conduzione di uno dei Festival di Sanremo più riusciti e seguiti di tutti i tempi “è andato a giocare a calcetto”. Per lui la vita è lì. Tra le cose semplici. In una partita con gli amici, due chiacchiere al bar con qualche sconosciuto, un’ allegra conversazione con giovani studenti dagli occhi estasiati. Paolo Bonolis è davvero uno di quelli a cui il mondo sembra aver regalato la chiave dell’ assoluto  e lo rammenta nelle mille, goliardiche risposte alle curiosità che i giovani studenti cosentini affannosamente gli rivolgono. Per lui, l’uomo più pigro del mondo (come si definisce), sottrarsi al pubblico è come ripetere una battuta dieci volte. Asfissiante. Per lui, il senso della vita, è nel rischio. “E’ molto meglio sacrificare un successo in nome della dignità che la dignità in nome di un successo” risponde rivolto a chi gli chiede a cosa serva, oggi, strumentalizzare il dolore. E così, tra una battuta sulla D’ Urso e un aforisma personale, Paolo fornisce sottili spiegazioni a quella fama, che sembra essergli piovuta così, per caso, durante un provino a cui aveva accompagnato un amico.

Chissà come mai, tutti i più grandi, sembrano aver iniziato la loro fortuna così. Da un caso. Bonolis voleva diventare “Ministro degli Esteri”, dice, “perchè sono un ragazzo timido e da piccolo ero anche molto balbuziente”.  E anche questo ha il sapore di una battuta su cui ha costruito anni interi di carriera.Si fa fatica a credergli visto la straordinaria abilità dialettica che lo accompagna e l’inconsueta velocità che fa di lui un grande oratore. “Leggo molto”, sottolinea, a chi gli fa i complimenti per questa innata caratteristica. Poi, come solo a lui sembra essere concesso, chiede “di accedersi una sigaretta”. E diventa geniale anche in quello. Nel suo naturale giocare, prendendo in giro Lucio Presta ma anche tutti coloro che, magari, di quel gesto non sono troppo felici. Sono molte le cose che Paolo racconta, in un modo del tutto naturale, spontaneo e simpatico, quasi come un amico che si conosce da sempre, prestandosi ad ogni battuta, ad ogni commento e persino a qualche provocazione. E’ genuino, goliardico ma soprattutto strafottente, come solo i grandi “geni” possono essere e la sua genialità viene fuori dalla naturale propensione al menefreghismo che lo rende immune a qualsiasi tipo di censura e che fa di lui un mattatore di estremo successo. La sua bravura consiste nell’esaltare la natura umana e nel lasciarla libera di essere sé stessa, senza inibirla, occultarla o mascherarla. Il più delle volte la enfatizza, estremizzandola, perché “è nella naturalezza e nella diversità delle persone che si nasconde la vera bellezza”. Non parla Paolo dei progetti a breve scadenza, “ancora in fase di trattativa” dice, e si rivela preoccupato, da padre, per la generazione “del tutto e subito” che non riesce più ad aspettare e che “affannosamente rincorre una cosa e  poi “Avanti un Altra”.

Conclude così il suo incontro. Tra una foto rubata, un sorriso mascalzone e una fuga repentina. Lascia buonumore ed entusiasmo tra i giovani accorsi a vederlo. Un talento, Paolo Bonolis, o, come direbbe lui, uno che ha saputo “scoprire la sua eccellenza facendo  davvero un grande “Bingo”.

Lia Giannini

Intervista a Giulietto Chiesa su crisi, futuro, media, Alternativa e Grillo

Giulietto Chiesa ha partecipato al convegno su crisi e politiche europee che si è tenuto a Pentone(Cz), presso il salone del Santuario di Termine. Lo abbiamo sentito su crisi, futur, media, Alternativa e Grillo.

Crisi e scenari futuri: solidarietà o guerra

Fatti e interpretazioni

Media e manipolazione

Grillo e Alternativa

 

 

 

A cura di Rita Paonessa

FOCUS/Crisi, politiche europee, futuro: un convegno a Pentone (Cz). Giulietto Chiesa ha chiuso la serata

PENTONE (CZ) – Crisi, politiche europee, debito e speculazione, futuro: se ne è parlato a ‘Famiglie in crisi: quale futuro per l’Italia?’. Il convegno si è tenuto a Pentone, in provincia di Catanzaro, presso il salone del santuario di Termine. Giulietto Chiesa [intervista] ha chiuso la serata. Prima di lui sono intervenuti Alberto Scerbo (docente Magna Graecia già direttore Osservatorio Giuridico Conferenza Episcopale Calabra), Vincenzo Falcone (docente universitario già segretario generale Comitato delle Regioni UE) e Sergio Basile (direttore ‘QuiEuropa’ – Osservatorio nazionale Politiche Europee). Dopo i saluti del sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, ha introdotto il convegno Don Gaetano Rocca, rettore del Santuario e direttore diocesano Ufficio Pastorale del Lavoro e Problemi sociali. L’incontro è stato organizzato dal Santuario Madonna di Termine, in collaborazione con l’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro (Dipartimento di Filosofia del diritto), QuiEuropa (www.quieuropa.it) e Comune di Pentone.

«Ce ne torniamo a casa arricchiti, ma ci avete dato troppe nozioni», interviene un uomo dal pubblico a fine serata. In effetti, i relatori hanno dato informazioni e dati, anche tecnici, di cui non si sente parlare spesso: sulle prime, orientarsi è difficile. Ma il sasso è stato lanciato. Per Don Gaetano Rocca non sono importanti tanto le risposte quanto le domande. Il rettore del santuario, nell’introduzione, ha fatto ricorso alla metafora, diffusa, della malattia e della cura: «la malattia è evidente e conclamata – ha detto – la terapia per risolverla è avvolta da una nebulosa che spazia tra ideologia e particolare formazione culturale». Tra gli altri, ha citato Ford: «È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina».

L’elemento comune alle relazioni sembra essere stato il fattore tempo. E’ necessario agire in fretta. E’ necessario guardare al lungo termine per intravvedere gli esiti – catastrofici – della crisi attuale e trovare le relative soluzioni. E’ necessario pure guardare al passato. Per tentare di capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, individuare le responsabilità, renderci conto di chi siamo e di chi possiamo essere. Dopo gli interventi dei relatori, i presenti hanno posto domande e condiviso riflessioni: il confronto è continuato.

 

Cambiamenti veloci e politica lenta, il caso Calabria – Mutamenti economici veloci, politica lenta nel rispondere: è il gap messo in luce da Vincenzo Falcone. Quanto all’Europa, per il professore, «la coscienza europea non si ottiene dall’oggi al domani e, anche se il percorso è ancora lungo, il processo è irreversibile». Falcone si è soffermato sulla Calabria, «la regione dove nulla si trasforma – ha detto – lo dico perché a causa di una classe dirigente che non sa guardare oltre il breve periodo ed è carente circa la conoscenza dei processi, cioè noi abbiamo una classe politica ignorante, che non conosce la storia della Calabria». Il professore ha snocciolato alcuni dati: accesso al credito inesistente, 70mila miliardi di vecchie lire messe a disposizione della Calabria, impatto degli interventi comunitari uguale a zero.

Politica, economia, Europa – Alberto Scerbo ha fatto il punto sull’Europa: una parola – secondo lui – dietro cui ci si nasconde («Si dice ‘ce lo ha ordinato l’Europa’, ma non so quante cose ci ha realmente ordinato l’Europa»). Per il docente, l’Europa politica non c’è: «un problema molto difficile è la sovranità degli Stati: perché si possa parlare di un organismo sovranazionale, è necessario che gli Stati facciano un’azione di abdicazione alla propria sovranità, ma questa abdicazione non c’è stata». D’altra parte, Scerbo ha sottolineato la prevaricazione dell’elemento economico: «l’economia è diventata il problema essenziale, muove la politica: politica e diritto sono arretrati e hanno messo davanti a sé l’elemento economico, usato per giustificare le scelte della politica e del diritto».

Debito e risposte europee (Fiscal Compact e Fondo salva Stati) – Sergio Basile ha analizzato debito pubblico e risvolti delle risposte europee. «In Italia il debito pubblico scoppia negli anni ’80 – ha spiegato – in trenta anni passa dal 60% al 125 %». Ha proseguito: «in parte è dovuto alla cattiva gestione politica, ma questo è vero solo al 10%, lo dicono i dati». Il direttore di QuiEuropa ha fatto, quindi, riferimento alla privatizzazione della Banca d’Italia (1992, Governo Amato), agli 80 miliardi di interessi passivi pagati ogni anno alle banche, alle agenzie di rating e ai loro “consigli” manipolati seguiti come diktat, ai 45 miliardi d’euro l’anno che dovremmo pagare per venti anni secondo il Fiscal Compact, ai meccanismi inquietanti del Fondo salva Stati. Fattori che hanno giocato e giocano un ruolo rilevante nel debito pubblico. «La mia non è una teoria complottista, sono dati pubblici, si trovano su internet», ha precisato Sergio Basile.

Crisi, pianeta e guerra – Giulietto Chiesa ha ampliato la prospettiva al pianeta e agli scenari futuri. Il giornalista ha spiegato che le risorse del pianeta (petrolio incluso) sono limitate, ma viviamo in un sistema – quello capitalistico – orientato a uno sviluppo illimitato. «Ma in un sistema finito di risorse, uno sviluppo infinito è impossibile». D’altra parte, paesi fino a ieri sfruttati – Cina, Brasile, America Latina, India, i cosiddetti BRICS – crescono velocemente. «Non siamo più al centro del mondo – ha detto – dovremo fare i conti con la necessità di diminuire i consumi. Per il presidente di Alternativa, proseguire con questo ritmo significa andare dritti verso la guerra perché «si dovrà andare a prendere le risorse dove ci sono». Perciò «non possiamo più crescere», è la conclusione di Giulietto Chiesa, in controtendenza rispetto al leitmotiv di questi tempi. Il giornalista ha fatto anche riferimento all’infinita produzione di denaro e a rifinanziamento delle banche fallite.

 

Rita Paonessa