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[#5Picks] 5 Titoli in cui l’arte sposa il videogame

Nelle ultime settimane chiunque sia in contatto con l’ambiente videoludico non ha potuto fare a meno di leggere qualcosa sull’opera dei fratelli Moldenhauer: CupHead.

Il titolo, fin da quando è stato mostrato per la prima volta nel 2014 durante l’e3, ha catturato l’attenzione di un pubblico vastissimo grazie alle sue coraggiose scelte stilistiche; le avventure dei fratelli tazza, infatti, ricalcano in tutto e per tutto le prime pellicole animate degli anni 30, emulando il tipico stile dei cartoni prodotti dai Fleischer Studios, acerrimi rivali dei Disney Studios. Ciò che rende degno di nota il gargantuesco lavoro dei ragazzi di MDHR Entertainment, lo studio responsabile dello sviluppo e della pubblicazione del gioco, è l’aver realizzato il comparto artistico di Cuphead con le stesse tecniche utilizzate negli anni ’30: ne sono un chiaro esempio gli sfondi interamente colorati mediante tinte ad acquarello.

 

Tuttavia, le avventure del sfortunato duo, non sono il primo prodotto che mescola intimamente arte visiva e videogiochi ad arrivare sugli scaffali.

Il sottostante quintetto riporta 5 fortunate declinazioni artistiche del mondo videoludico  

 

BENDY AND THE INK MACHINE

Il primo titolo che sposa il concetto di “Videogioco Artistico” sulla lista è il survival-horror Bendy and The Ink Machine. Proprio come nel sopracitato Cuphead, anche nell’opera dei ragazzi di TheMeatly Games cartoon i tempi andati la fanno da padrone, sebbene sia totale l’assenza delle tinte allegre tipiche delle isole Inkwell. Per sottolineare l’importanza che l’inchiostro ha nella trama del gioco e per meglio sposarsi con il mood horrorifico della serie, ogni capitolo versa in una bicromia giallo-nero, con scarsissime eccezioni. Attualmente lo studio ha rilasciato i primi tre episodi dei sei previsti ed è disponibile per PC, Mac e Linux.    

 

TERRAWAY UNFOLDED

In campo artistico, la carta ha sempre ricoperto il ruolo di supporto principale, permettendo all’artista di esprimere su quella superficie porosa la propria visione delle cose. In Terraway Unfolded, remake per Ps4 del fortunato Terraway per PsVita, la carta spodesta finalmente i colori dal trono di miglior metodo d’espressione: ogni cosa presente nel mondo di gioco altro non è che un coloratissimo origami. Accompagnando il piccolo protagonista e la sua lettera, tra una sessione di platforming ed una di raccolta collezionabili, non è raro che l’occhio si perda ad osservare sfondi realizzati tramite quilling o qualche fantasiosa piegatura.   

OKAMI

Narra la leggenda che un tempo l’umanità fosse minacciata da una grande oscurità. Solo l’intervento della divinità shintoista Amaterasu, discesa sul suolo terrestre sotto le spoglie di un lupo bianco, fermò l’avanzata dell’inarrestabile minaccia: questa è la breve sinossi di Okami, gioco realizzato da Clover Studio ed originariamente pubblicato da Capcom per Ps2 e Ps3 e che entra a pieno titolo in questa “rassegna artistica”. I motivi sono presto detti: la grafica cel-shaded, che accompagna il lupo dal pelo candido, rievoca in maniera suggestiva e caratteristica lo stile pittorico sumi-e, tipico del giappone antico. Notevole estro artistico è riscontrabile nel gameplay, basato sull’utilizzo di un “pennello Celestiale” e di conseguenza sul modo in cui la divinità opera i suoi miracoli.    

DRAGON’S LIAR

I titoli precedenti dimostrano come la corretta miscela tra un buon gameplay ed art asset caratterizzanti possano fare la differenza tra un titolo di successo ed uno destinato alla mediocrità. Ma cosa accade quando si sacrifica una delle due componenti in favore dell’altra? Grazie alla celebre serie Stranger Things, ci viene fornito un chiaro esempio di questa casistica: nel primo episodio, infatti, i giovani protagonisti danno fondo ai loro risparmi per affrontare l’epica cerca di Dragon’s Lair. Questo famoso cabinato presentava un limitatissimo gameplay, ridotto alla pressione di un tasto al momento giusto, ma d’altro canto, grazie ad un innovativo supporto video chiamato laserdisc, poteva vantare una presenza scenica pari ad un film d’animazione. Come rendere il tutto più accattivante? Tutte le cutscene di Dragon’s Lair portano la firma di Don Bluth, storico disegnatore Disney.

HYPER LIGHT DRIFTER 

L’ultimo titolo che a parer di chi scrive merita una menzione è Hyper Light Drifter.

Il fiore all’occhiello di Alex Preston, sviluppatore principale del titolo, “mostra”( poiché non si può parlare di reale narrazione data la totale assenza di dialoghi ) la storia di un singolare personaggio soprannominato Drifter, possessore di una tecnologia ormai dimenticata in una landa straziata da un morbo incurabile. Ogni tinta, particella o elemento scenico è mostrato a video tramite un’ispiratissima pixel art, che risulta gradevole persino agli occhi di chi, come il sottoscritto, non venera il retrogame. Senza una timeline da seguire, il giocatore si trova immerso in un mondo popolato da nativi ostili e paesaggi reclamati indietro dalla natura, testimoni assieme al Drifter stesso ed alla sua malattia che qualcosa di disastroso è accaduto, ma che non ci è dato scoprire.

Con Hyper Light Drifter terminiamo qui la nostra rassegna di giochi artistici. Fateci sapere se avete provato uno o più titoli elencati e aggiungete nei commenti la vostra Top 5!

 

Daniele “Icelo” Pezzolla

[#5Picks] Cinque titoli videoludici per Cinque opere letterarie

L’inizio di ogni processo creativo vede il creatore di contenuti (siano essi cartacei, multimediali o addirittura musicali) cercare l’ispirazione.

Quel qualcosa, ricercabile in sensazioni, stati d’animo o perfino opere già esistenti, capace di donare una scintilla primigenia a quello che poi diverrà un prodotto rifinito e lavorato. Molte volte l’esito si distacca da quell’ispirazione iniziale, deviando su percorsi non tracciati al fine di divenire qualcosa di completamente diverso. In altri scenari invece, l’ispirazione dettata da un’opera è talmente forte (o magari la necessità di espandere quanto non detto di quel particolare setting) da portare il creativo a calare interamente la propria creatura in quell’universo narrativo.

Proprio a questa seconda categoria appartiene il quintetto sottostante. Cinque titoli riconducibili a cinque generi diversi ispirati da libri e fumetti.

 

1. The Witcher Saga – Genere: Rpg

A meno che non abbiate vissuto in un bunker negli ultimi dieci anni, avrete sicuramente sentito parlare della perla realizzata da CD Projekt RED. La saga di Geralt di Rivia, ambientata nel mondo fantasy immaginato dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski, conta attualmente 3 titoli rilasciati. Malgrado un inizio senza infamia e senza lode (il primo titolo riuscì a piazzare 1,2 milioni di copie in due anni) la saga è ora acclamata come uno dei migliori successi commerciali del genere Rpg.

2. Metro: Last Light – Genere: FPS

Quando il russo Dmitry Glukhovsky scrisse il primo libro della saga di Metro, “Metro 2033” chissà se penso mai ad una trasposizione videoludica della sua collana. Fatto sta che un Metro 2033 giocabile esiste ed è, di fatto, uno dei titoli tratti da un libro più famosi di sempre. Il titolo, ben accolto da critica e giocatori, ha dato vita a due seguiti. Metro: Last Light appunto ed l’incombente Metro Exodus. Last Light vede ancora Artyom come assoluto protagonista dell’opera, ormai consumato dagli eventi del primo capitolo, e si presenta al giocatore come un first person shooter con spiccate tonalità horror


3. Arkham Series – Genere: Action OpenWorld

Vi suggerisce qualcosa il trinomio orfano – milionario – pipistrello? Se per qualche malaugurato caso la risposta dovesse esser no, mi duole informarvi che fino ad ora avete fatto a meno delle avventure dei uno dei personaggi più iconici di tutto il mondo DC Comix: Batman. Il celeberrimo uomo pipistrello oltre che protagonista di una serie stabile di fumetti, è il personaggio centrale della fortunata (e recentemente conclusa) saga di Arkham, realizzata dai Rocksteady Studios.   

4. Scott Pilgrim vs the World: The Game – Genere: BeatEmUp

Cosa accade quando si realizza un gioco ispirandosi ad un fumetto che si ispira a sua volta ai videogiochi? No nessun problema di loop ricorsivi, il risultato è Scott Pilgrim vs. the World: The Game, un edulcoratissimo BeatEmUp con meccaniche retrò e constanti strizzate d’occhio alla cultura pop. Sviluppato da Ubisoft Montreal, supportata da Ubisoft Chengdu, il gioco è disponibile unicamente in versione digitale e può esser recuperato dai digital store di Microsoft e Sony.

5. I Have No Mouth, and I Must Scream – Genere: Punta e clicca

«Gestire conflitti di scala mondiale non è cosa semplice per l’umanità, perché non costruire un complessa intelligenza artificiale capace di farlo al posto dei governi?»

Durante l’antefatto di “I Have No Mouth, and I Must Scream”, agli abitanti di un distopico pianeta Terra dev’esser suonata come un’idea brillante, salvo poi tralasciare l’ovvia presa di coscienza della macchina con conseguente sterminio del genere umano. Basato sul racconto di fantascienza di Harlan Ellison “Non ho bocca, e devo urlare” il titolo permette al giocatore di controllare i cinque umani superstiti contro AM ( l’acronimo con cui viene chiamato il supercomputer ). Tra enigmi e puzzle da risolvere, questo datato punta e clicca ha ancora tanto da raccontare in fatto di scelte morali.

 

Daniele “Icelo” Pezzolla

 

A Cosenza arriva “Hackaton” per lo sviluppo del vidogame in Calabria

COSENZA – Dal 20 al 22 gennaio Talent Garden Cosenza ha organizzato e ospitato il primo Hackaton dedicato allo sviluppo di videogame in Calabria. Importantissime le Aziende Sponsor presenti: Microsoft, DSTech e l’immancabile Red Bull, Partner prestigiosi come l’Università della Calabria, il Corso di Laurea in Informatica dell’UNICAL, Hacklab Cosenza, Google Developer Group Cosenza, Verde Binario, Startup Calabria, ASI e IGeA ed RLB come Media Partner. La competition, che ha carattere internazionale, si è realizzata in contemporanea in 95 Paesi in tutto il mondo, in Italia alle tappe di Milano e Catania che sono ormai storiche, si è aggiunta Cosenza grazie al supporto di un Team di professionisti e appassionati. L’Hackaton si è svolto a cavallo di un lungo weekend: venerdì 20 gennaio è iniziato con due importanti seminari presentati da Microsoft, con Andrea Benedetti, Technical Evangelism Lead, Paola Presutto – Senior Technical Evangelist e Marcello Marchetti, Senior Technical Evangeslist, che si sono fermati per tutta la durata dell’hackaton. Ieri, Domenica 22 gennaio a partire dalle 17:00 la premiazione dei vincitori per le seguenti categorie: “Miglior Gioco” è stato giudicato Roboat sviluppato dal team composto da Giovanni De Marco, Francesco Romano, Francesco Avolio, Luigi Grisolia, Daniel Milano; “Gioco più originale” è stato giudicato “K_Hole” realizzato da Marco Scrizzi, Emilliano Russo, Francesco Formisani, Daniele Parisi, Marco Oliverio; il “Gioco più artistico” è stato giudicato, invece, “Jelly Fish Box” realizzato da Luigi Olivella, Federica Savastano, Stefano Germano, Davide Spataro, Marco Intrieri. Infine, il party di chiusura con tanta musica a cura dei GOPS e Red Bull che ha premiato il “Team più appassionato, determinato e tenace”, consegnato al Team “Ludus Farm” composto da Romano Aloisi, Marco Rosario Martino, Pasquale De Rose, Francesco Aurelio Pironti, Artanios Ayoub. Sede dell’Hackaton lo spazio di coworking dedicato all’innovazione digitale, Talent Garden Cosenza, che con la Global Game Jam ha creato l’ennesima occasione per mettere in mostra il talento e la creatività calabrese, il lavoro di squadra e l’opportunità di confrontarsi e farsi notare da importanti aziende. Diversi i premi: Moleskine Evernote per tutti i vincitori con un voucher di Microsoft per accedere alla formazione offerta dalla prestigiosa multinazionale; al “Miglior Gioco” sono andati anche i biglietti per la Games Eeek di Milano e una TAG Flex che consente di accedere per un mese allo spazio di Talent Garden Cosenza.

 

[Games] 20 Anni di Pokémon

Correva l’anno 1996 quando Satoshi Tajiri fondò il marchio The Pokémon Company dando così inizio al fantastico mondo dei Pocket Monster.

Tajiri prese ispirazione dalla sua passione per il collezionismo di insetti, così decise di creare un mondo parallelo dove i ragazzini potessero vagare per il mondo catturando, collezionando o facendo lottare i propri animaletti in 2d.
L’idea delle Pokéball, le ingegnose sfere in cui raccogliere i propri pokémon, nasce dall’ispirazione proveniente dai famosi distributori di palline, dove è possibile acquistare una sorpresa intrappolata in una sfera di plastica. Nonostante uno degli aspetti principali del game Pokémon sia proprio la lotta, Tajiri riuscì a escludere la violenza da questo gioco destinato ad un target di bambini, infatti i pokémon durante le lotte non possono essere gravemente feriti o uccisi, semplicemente perdono i sensi e vengono curati negli appositi Pokémon-Center.

I primi giochi lanciati in commercio furono Pokémon Rosso, Pokémon Blu e Pokémon Verde (quest’ultimo mai giunto dal Giappone) usciti nel paese del Sol Levante nel 1996 ed in seguito, visto il loro enorme successo,  portati nel 1998 nei negozi del resto del mondo.

pokemon vari colori

I primi titoli prevedevano 151 esemplari di pokémon e su ogni versione se ne potevano trovare solo determinati tipi: questa mossa serviva a spingere i bambini a collaborare tra di loro per scambiare i propri “mostriciattoli” da una versione all’altra.

Sull’onda del successo dei videogames furono creati anche serie animante, manga e giochi di carte. Grazie all’ispirazione proveniente dalle famose avventure di Ash Ketchum nella serie animata fu creato Pokémon Giallo nel 1998 in Giappone.

Con l’avvento dei nuovi giochi furono inseriti anche nuovi pokèmon, fino ad arrivare da 151 a 721 esemplari.

ash_and_pikachu_pokemon

Ma andiamo con ordine e ripercorriamo le varie generazioni.

  • Nella prima generazione abbiamo i titoli Pokèmon Rosso, Blu,Verde e Giallo con 151 esemplari.
  • I giochi di seconda generazione furono Pokémon Oro, Argento e Cristallo (1999/2000) e vennero introdotti ulteriori 100 pokémon.
  • Per la terza generazione invece Pokémon Rubino, Zaffiro e Smeraldo (2002/2004) e si aggiungono alla lista altri 135 poket-monster.
  • In quarta generazione crearono Pokémon Diamante, Perla e Platino (2006/2008) e aggiunsero altri 107 pokémon.
  • Quinta generazione con Pokémon Bianco e Nero (2010) con l’aggiunta di altri 156 pokémon.
  • Ed infine nella sesta generazione abbiamo Pokémon X e Y (2013) e con questi siamo arrivati alla modica cifra di 721 mostri (con le annesse Mega-evoluzioni introdotte proprio in quest’ultima generazione).

La Nintendo ha fatto dei Pokémon uno dei propri simboli e marchi storici, creando anche vari titoli Spin-off, come le serie di Pokémon Ranger, Pokémon Mistery Dungeon, Pokémon Shuffle, Pokémon Stadium e molte altre.

E dopo questo riepilogo non ci resta che spegnere il Pc, accendere la nostra console Nintendo e…… ACCHIAPPARLI TUTTI!!

Carmine Aceto

[Retrospettive] LucasArts in Breve

lucas-yodaDiciamoci la verità, mancano pochi giorni alla prima del dell’episodio VII di Star Wars e l’hype è maledettamente alto, pensate che sto scrivendo questo articolo vestito da Jedi tenendo in mano una spada laser di plastica, nonostante questa mi impedisca di muovermi come si deve.

Visto che ancora manca qualche giorno al fatidico 16 dicembre, perché non fare una mini-retrospettiva, questa volta concentrandoci sulla LucasArts, la parte videoludica di LucasFilm che ha dato vita a numerosi capolavori, legati a Star Wars e non.

1982, Una Nuova Speranza e L’impero Colpisce Ancora sono già stati un grosso successo mondiale, questo però a George Lucas non bastava, in qualche modo il solo mercato cinematografico incominciava a stargli stretto, così stretto che decise di buttarsi su qualcosa di nuovo e in quel periodo rivoluzionario, i videogiochi.

Purtroppo al papà di Star Wars non interessava lo sviluppo di videogiochi ma solo l’aspetto finanziario, per questo tutto lo sviluppo artistico venne lasciato completamente a quelli che sarebbero diventati in seguito dei giganti dei videogiochi.lucas arts

I due primi giochi, nati da una collaborazione fra la casa e l’Atari, Rescue on Fractalus! e Ballblazer, uscirono su Atari 5200 arrivarono nel 1984, anche se dei prototipi furono rubati prima dell’uscita e distribuiti illegalmente.

Nel corso degli anni gli sviluppatori concentrarono le loro forze per lo più su simulatori di volo, con qualche eccezione degna di nota come Habitat, uno dei primi MMORPG della storia sviluppato per Commodore 64 e commercializzato solamente negli U.S.A.

Per veder nascere la vera LucasArts, quella amata e ricordata per le sue splendide avventure grafiche, dobbiamo aspettare il 1986, anno di uscita di Labyrinth, gioco tratto dal film omonimo interpretato tra l’altro da David Bowie.

lucas gameIl titolo non è direttamente collegabile a questo genere per l’approccio ibrido, ma butta le basi per il loro prossimo titolo, Maniac Mansion.

Ideato da Ron Gilbert e Gary Winnick questo titolo faceva uso dello SCUMM (Script Creation Utility for Maniac Mansion) engine estremamente versatile per la creazione di avventure grafiche programmato dallo stesso Gilbert con l’aiuto di Chip Morningstar e di Aric Wilmunder, quest’ultimo fu il principale sviluppatore delle versioni successive dell’engine.

Da qui in poi per questo genere la LucasArts dominò letteralmente il mercato rilasciando un capolavoro dopo l’altro, a partire dai due Monkey Island fino ad arrivare a titoli come Loom e Sam & Max Hit the Road sempre innovativi e pieni del loro humor mai dissacrante, tratto distintivo presente in quasi tutti i loro titoli.

Ma ora vi chiederete: “e Star Wars?”

Giusto…

Nel corso degli anni la casa ha prodotto molti titoli legati al franchise e in tantissime salse a partire dai Jedi Knight, serie di sparatutto in prima persona che ha introdotto uno dei personaggi più amati dell’universo espanso, Kyle Katarn, alla serie X-Wing che permetteva al giocatore di simulare le battaglie sulle numerose astronavi che abbiamo imparato a conoscere grazie ai film, per finire con quelli più bizzarri come Star Wars: Behind the Magic  un disco interattivo che mostrava lo sviluppo della prima trilogia della saga e, perché no, un picchiaduro con Star Wars: Masters of Teräs Käsi.grim fandango

Vanno ricordati inoltre i giochi legata alla saga di Indiana Jones, che hanno ottenuto nel corso degli anni ottimi riscontri dal pubblico.

Purtroppo dopo il loro ultimo grande successo nelle avventure grafiche con l’uscita del 1998, Grim Fandango, per la LucasArts iniziò un lento declino visto che il mondo delle avventure grafiche finì per diventare ancora più di nicchia, visto che i giocatori sempre più giovani si spostarono su console e su generi più pragmatici.

La casa continuò a produrre giochi, sopratutto legati al brand di Star Wars, fino al 2013, anno in cui la Disney, dopo aver acquisito il gruppo LucasFilm, decise di terminare ogni attività dell’azienda decretandone la fine.

Ad oggi questo genere è stato riscoperto grazie anche a Indiegogo e a Kickstarter che hanno permesso a piccoli team emergenti o a grandi nomi dell’industria, come Ron Gilbert e Tim Schafer, di riportare alla ribalta questo genere grazie a titoli originali come Broken Age o Thimbleweed Park o a remake di titoli storici come Grim Fandango e Day of the Tentacle.

La LucasArt ci ha regalato momenti di divertimento fra humor e enigmi sempre impegnativi e che spesso richiedevano anche giorni per superarli. Inoltre, qualcuno di voi ha trovato il modo di usare la motosega in Maniac Manson?

Pasquale De Rose

Gotta Catch ‘Em All! Con Pokémon GO basterà lo smartphone

Un 2016 col botto è quello che si prospetta per tutti gli appassionati del mondo Pokémon che potranno pokémon gofinalmente catapultarsi attivamente nella ricerca dei piccoli mostriciattoli avvalendosi esclusivamente del proprio smartphone: si sta infatti lavorando allo sviluppo di un gioco gratuito per device iOS e Android, l’attesissimo Pokémon GO.

 
È proprio di queste ore l’annuncio clamoroso diramato dalla Pokémon Go Conference PressPokémon Company che, nel corso della conferenza stampa di ieri, ha alimentato le speranze e le aspettative dei più fedeli followers dell’anime giapponese.

 

 

 
Allo sviluppo dell’app, elaborata con la tecnica dell’augmented reality, ha lavorato la Nintendo con la collaborazione della software house Niantic, società sussidiaria di Google. L’intento del gioco è quello di portare i players in strada, allestendo vere e proprie sfide tra di essi e portandoli a interagire nella ricerca e nella compravendita dei Pokémon. In sostanza basterà avere uno smartphone, uscire di casa e Pokémon Go Plussentirsi come Ash Ketchum e Pikachu nelle lande del Kanto. In aggiunta, gli utenti potranno incrementare il divertimento usando Pokémon Go Plus, una sorta di piccola sfera indossabile come un bracciale e con la funzione di maggiorare l’esperienza realistica del gioco: grazie alla connessione bluetooth con il telefono, Pokémon Go Plus non renderà più necessario puntare lo sguardo sul display, emettendo segnali luminosi ogniqualvolta il player si trovi fisicamente vicino a un Pokémon (che sarà virtuale!!!!).
Il fatto che l’app dia la possibilità di effettuare acquisti ‘reali’ sta destando però molto dubbi in merito alla platea alla quale essa si rivolge: Pokémon GO sarà destinato a un pubblico di giocatori adulti o coinvolgerà invece i bambini? L’ipotesi principale è che possa trattarsi del primo game elaborato dalla Pokémon Company per soli giocatori adulti.
That’s all Folks! Per il momento non resta che aspettare l’immissione del gioco nel market e sublimare l’attesa godendoci il video di presentazione diffuso in questi giorni.

 

 

 

 

Daniela Lucia