Cooperativa Goel, Wanda Ferro esprime solidarietà

CATANZARO –  Di seguito pubblichiamo un intervento della vice coordinatrice regionale di Forza Italia, Wanda Ferro, a seguito dell’intimidazione alla cooperativa GOEL:W. Ferro

La notizia dell’ennesima intimidazione  all’agriturismo di Monasterace,  del gruppo cooperativo Goel, che aggrega aziende agricole del territorio che si oppongono alla ‘ndrangheta,  colpisce  profondamente le coscienze di tutti.

Ho avuto modo di collaborare, nel mio precedente ruolo di presidente della Provincia di Catanzaro, con il consorzio presieduto da Vincenzo Linarello, che considero il simbolo di una Calabria che cambia, che vuole lasciarsi alle spalle lo strapotere della ‘ndrangheta e dei poteri deviati, dimostrando che ci si può opporre alle mafie e compiere scelte di legalità con l’impegno dei giovani, con il coraggio della normalità, con il lavoro quotidiano per la valorizzazione delle eccellenze del territorio.  

Nessuno può rimanere indifferente alla settima intimidazione subita in sette anni, e ciascuno di noi ha il dovere di fare la sua parte,  cogliendo il grido di disperazione che giunge dalla cooperativa che chiede che i rappresentanti degli organi di governo, i rappresentanti politici e le istituzioni reagiscano con fermezza  al fianco delle aziende che continuano a subire inermi, con una reazione che si faccia tangibilmente sentire nel territorio. Intendo raccogliere l’appello lanciato dalla cooperativa esprimendo, in primo luogo, la mia partecipazione al senso di frustrazione e di impotenza che  opprime tutti gli operatori della cooperativa.

In momenti così difficili, il rischio è che il “ma chi me lo fa fare” prevalga su ogni altro sentimento, ed è anche per questo che tutti abbiamo il dovere di dare prova di una reale  vicinanza a chi continua a subire un vero e proprio stillicidio di attentati che sembrano potersi interpretare come un tentativo di affermare  una sovranità  del territorio in contrapposizione a quella dello Stato e delle Istituzioni.  

In una regione come la nostra non si può correre il rischio che la sovranità dello Stato sia percepita come  una sovranità “limitata” e, in tale direzione, è necessario che tutti concorrano con ogni mezzo all’affermazione del potere sovrano dello Stato e delle Istituzioni che deve concretizzarsi in azioni evidenti e tali da rendere “non conveniente” sottostare a poteri diversi da quelli convenzionali e legittimamente riconosciuti.

Un risultato che può essere ottenuto solo se ciascun portatore di responsabilità della cosa pubblica riuscirà  a garantire ogni  diritto di qualunque cittadino che abbia inteso affidarsi alle Istituzioni. Facciamo tutti autocritica e assicuriamo che i proclami di legalità si trasformino in  atti concreti che consentano di assicurare una vera e propria svolta culturale capace di incidere sulla formazione, soprattutto delle nuove generazioni. Abbiamo imparato sulla nostra pelle che la ‘ndrangheta non è soltanto l’associazione criminale calabrese, tra le più pericolose al mondo, ma rappresenta un vero e proprio modo di vivere e di pensare, perfettamente integrata nella società e che talvolta riesce persino a controllare aziende ed  Enti Pubblici. Il controllo sociale della ‘ndrangheta è articolato e complesso e viene attuato attraverso la strategia della tensione cui consegue  il silenzio o l’omertà quale  strumento di “tutela”. Proprio in tal senso la politica deve svolgere un ruolo principe assumendo atteggiamenti e comportamenti di buona amministrazione, in modo che i cittadini onesti percepiscano di potersi fidare delle Istituzioni. Non è vero che in Calabria niente può cambiare: occorre che chi crede ancora nel bene comune occupi lo spazio lasciato libero, per sconfiggere modelli culturali fondati sulle regole e consuetudini mafiose, attraverso la cultura della rettitudine.

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