Pan.Kro. il progetto innovativo finalizzato alla valorizzazione del paniere dei prodotti tipici del territorio provinciale

prodotti alimentariPassi in avanti per il Pan.Kro. il progetto innovativo finalizzato alla valorizzazione del paniere dei prodotti tipici del territorio provinciale avviato nel 2010 dall’Amministrazione presieduta da Stano Zurlo attraverso fondi comunitari. Questa mattina, nella sala Giunta della Provincia di Crotone, nel corso di una conferenza stampa sono stati illustrati 3 itinerari legati alle produzioni tipiche locali, ma anche all’identità mitica dei luoghi magici del territorio provinciale, le cosiddette “Vie del Pan.Kro.”. All’incontro con i giornalisti erano presenti il presidente della Provincia Stano Zurlo, l’assessore Domenico Spataro, il dirigente Maria Teresa Timpano, la funzionaria Rosalba Mancini, la stagista Stefania Malerba. Da ricordare che sul Pan.Kro. sono stati già espletati una serie di adempimenti a cominciare dalla registrazione del marchio territoriale, presso la Camera di Commercio, e la nascita del comitato consultivo per l’utilizzo del marchio. A breve comincerà una campagna di comunicazione. Gli itinerari, intesi come tracciati identitari della Provincia di Crotone traggono spunto da tre principali prodotti tipici. Si tratta del vino, dell’olio d’oliva e del latte con i suoi derivati. Sulle vie dei prodotti principali si innestano ulteriori tipicità come la sardella, il pane, le castagne per rendere il paniere dei prodotti un’esperienza unica. Per ogni percorso la traccia unificante trae origine dalla storia mitologica che si sposa con elementi reali quali la presenza di aziende, paesaggi, aree di produzione dei marchi registrati. Il percorso diviene quindi architettura base, da implementare progressivamente con contenuti relativi alla fruibilità turistica (ricettività, beni culturali, opportunità di svago) per divenire pacchetto turistico enogastronomico.

GLI INTINERARI

 

“LA VIA DI DIONISO”, il vino dono degli dei

Nella provincia di Crotone, affacciata sull’azzurro mar Ionio, la “via di Dioniso” è abitata da tempo immemorabile, crocevia di popoli, culture e miti. Nel mondo greco, il vino era considerato un dono degli dei: l’introduzione della coltura della vite viene infatti attribuita a Dioniso, dio del vino, il più giovane figlio di Zeus. Anche gli Ebrei dell’Antico Testamento, che attribuivano a Noè la piantagione della prima vigna, consideravano la vite “uno dei beni più preziosi dell’uomo” ed esaltavano il vino che “rallegra il cuore del mortale” (libro dei Salmi). Con l’avvento del Cristianesimo divenne simbolo del sangue di Cristo. La pittoresca morfologia del territorio e la ricchezza delle sue coltivazioni indusse, probabilmente, i Greci a denominarlo “Enotria”  ovvero territorio in cui si coltiva la vite sollevata da terra. Dalle fertili colline che digradano dolcemente verso il mare, alle vallate, fino alle coste soleggiate battute dalla brezza marina, l’area è costituita da terreni ben esposti, fertili, ideali per la coltivazione della vite. La “strada di Dioniso”, che si snoda lungo vigneti, cantine e aziende agricole, viene individuata in territori di particolare interesse naturalistico, culturale e ambientale. I Comuni che delineano il percorso sono: Crucoli, Cirò, Cirò marina, Melissa, Carfizzi, Strongoli, Casabona, Scandale, Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Crotone, Rocca di Neto, Roccabernarda. Sono luoghi con peculiarità diverse, accomunati dalla presenza di un territorio variegato e fertile, con caratteristiche pedoclimatiche uniche, che hanno permesso ai suoi vini di acquisire marchi di qualità quali DOC Cirò, DOC Melissa, DOC Isola di Capo Rizzuto, IGT Calabria, IGT Val di Neto, IGT Lipuda, frutto della pregiata coltivazione autoctona del gaglioppo, solo o in connubio felice con altre varietà presenti nei nostri rigogliosi vigneti.

“LA VIA PANATENEA”, la terra  generò l’ulivo

Seguendo il richiamo dell’olivo e dell’olio, percorriamo la via Panatenea, attirati dalle tracce millenarie dell’olivicoltura, dalla tradizione culturale e storica dei luoghi, dai suggestivi borghi medievali, dalle chiese bizantine, dalle reminiscenze della gloria Magno-greca, dal silenzio degli insediamenti Basiliani, dall’artigianato tipico ai numerosi frantoi che, generosamente, ci aprono le loro porte.  Attraversando immense distese di ulivi che incorniciano l’itinerario, forte è la suggestione del mito entro il quale l’olio assume grande valenza simbolica. Sin dalla sua comparsa l’olivo era ritenuto di origine divina e l’olio assunse nei secoli significati diversi e valenza mistica. Gli antichi greci facevano risalire la creazione dell’olivo all’aspra contesa tra Atena e Poseidone per il possesso dell’Attica. Secondo il mito, Zeus, il padre degli dèi, cercò di mettere pace tra i due stabilendo che il possesso di quella terra sarebbe andato a chi avesse offerto il dono più bello e utile all’umanità. Durante la sfida, Poseidone scagliò il suo tridente contro una roccia dalla quale all’improvviso sgorgò acqua salata. Atena allora, percosse la terra, che generò un albero bello e utile, l’ulivo. In ricordo della vittoria di Atena furono istituite le feste panatenee. L’olivo e’ anche simbolo di pace e rinnovamento; non e’ una coincidenza che la colomba che Noe’ inviò dall’arca ritornò con un ramo verde d’ulivo ad indicare il ritorno della pace sulla terra ed il rinnovamento della sua fertilità. L’olio è presente anche nel mondo magico in rapporto al malocchio il cosiddetto “affascinu” fascinazione un rito ancestrale eredità antropologica del Meridione. La “Via Panatenea” è l’itinerario che unisce Savelli, Cerenzia, Pallagorio, San Nicola dell’Alto, Verzino, Castelsilano, Casabona, Belvedere Spinello, Santa Severina, San Mauro Marchesato, Petila Policastro, Cotronei, Caccuri, Mesoraca, Strongoli, Rocca Bernarda,  paesi della provincia di Crotone alcuni dei quali, situati nell’alto crotonese, rientrano nell’area di produzione del marchio di qualità DOP “Alto crotonese”. In gran parte del territorio si possono ammirare meravigliose distese di uliveti, con peculiarità qualitativamente alte, si può sentire nell’aria il profumo dell’olio fresco provenire dai frantoi e gustare sul pane fresco le fragranti ed inconfondibili note gustose dell’ “unguento” della nostra terra.

 

“ LA VIA DELLE NINFE “L’arte di trasformare il latte

 

La leggenda narra che un pastore errante per poter trasportare il latte lo mise in una sacca ricavata dallo stomaco di un agnello. Il caglio già presente, per natura, all’interno della sacca e il calore del sole, combinandosi, resero possibile la separazione tra siero e cagliata dando vita ad una delle più pregiate produzioni del lavoro dell’uomo in armonia con la natura, il formaggio. La mitologia greca attribuisce la scoperta del formaggio alle Ninfe, le quali avrebbero insegnato ad Aristeo, figlio di Apollo, l’arte di trasformare il latte. L’allevamento di bestiame spinse gli Achei a cercare territori dai pascoli dolci, proprio lungo la costa ionica, in Magna Grecia. Il territorio in cui si snoda “La via delle Ninfe” è  caratterizzato dalle tipiche colline di argilla e dalla fascia montana che va dalla Sila Piccola alla Sila Grande. Un’ area geografica che condivide molti aspetti: gli altopiani silani sono in gran parte i pascoli naturali estivi per le greggi stanziate sulle colline comprese fra i monti e il mar Jonio. E’ la natura a dare il tocco di originalità grazie alle essenze vegetali fresche, che offrono al formaggio varietà di sapore e odore unici.  La specificità dei prodotti è data dalla qualità organolettica del formaggio, le cui caratteristiche sono ben definite e riconoscibili grazie allo spostamento stagionale delle greggi dai pascoli in quota a quelli posti ad altitudini più basse in cerca di erbaggi. E’ la transumanza, una forma di allevamento antica le cui origini si perdono nel tempo, sui tratturi, percorsi in terra battuta, che permettevano agli uomini e agli animali di raggiungere i pascoli estivi. Una realtà economica, culturale, sociale, antropologica, che ha segnato profondamente il territorio della provincia di Crotone e che si lega, dunque, a molti aspetti della sua cultura, materiale e immateriale. La “Via delle Ninfe” è un itinerario che attraversa Umbriatico, Petilia Policastro, Mesoraca, Cutro, Isola di Capo Rizzuto, Crotone, Belvedere Spinello, Castelsilano, realtà in cui è possibile apprezzare l’unicità del pecorino crotonese e ammirare le mandrie della razza bovina podolica del Marchesato, il cui latte è l’unico a poter essere utilizzato, secondo disciplinare di produzione, per produrre il caciocavallo silano D.O.P..

Presentazione Del Volume Di Francesco Maria Provenzano “Francesco Il Papa Della Poverta’ E Del Cambiamento”

Un evento speciale e assai atteso: giovedì 6 giugno, alle ore 11,30, nella Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca del Senato “G. Spadolini”, Piazza della Minerva, 38, sarà presentata l’ultima fatica letteraria del giornalista parlamentare Francesco Maria Provenzano “Francesco, il Papa della povertà e del cambiamento”, fresco di stampa per i tipi della Pellegrini Editore. Il volume sarà presentato dal Senatore Mario Mauro, Ministro della Difesa e autore della prefazione ,  da Fabio Rizzi, Presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, e dal giornalista Francesco Canale.  I lavori saranno moderati dal giornalista Franco Manzitti.

Fondendo abilmente cronaca, storia e spiritualità, il testo costruisce un profilo composito e completo di Papa Francesco, preso alla fine del mondo, attento,   prima che al credente,  all’uomo,  di cui,  con un atto d’amore, autenticamente cristiano, comprende ed esprime con grande forza  bisogni, ansie, speranze.    Le testimonianze di politici, giornalisti e di Don Marino Poggi, direttore della Caritas di Genova e grande conoscitore dell’America latina, rendono ancor più vibrante e coinvolgente la narrazione e, mettendo ordine fra le tantissime notizie circolate all’indomani dell’elezione, aiutano il lettore a comprendere   la personalità e  il pensiero  del nuovo Pontefice, che ha subito incominciato a parlare di una Chiesa dove i cristiani non devono “costruire muri, ma fare i ponti”,  e devono riacquistare il coraggio, perché  “quelli che non camminano per non sbagliare  fanno uno sbaglio più grave”. Sul nuovo Pontefice l’Osservatore Romano scrive: “Papa Francesco è una figura di spicco dell’intero continente e un pastore semplice e molto amato nella sua diocesi, che ha girato in lungo e in largo, anche in metropolitana e con gli autobus, nei quindici anni del suo ministero episcopale”.

“La mia gente è povera e io sono uno di loro” ha detto più di una volta per spiegare la scelta di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo. Ai suoi preti ha raccomandato misericordia, coraggio apostolico e porte aperte a tutti. Misericordia, povertà, rigore, semplicità, tenerezza e umiltà sono i cardini del suo apostolato. “Sono certo- conclude l’Autore- che sarà un gigante della Chiesa”.

FRANCESCO MARIA PROVENZANO, nato a Casole Bruzio (Cosenza) vive a Cerveteri (Roma). Giornalista professionista. Svolge la sua attività presso il Senato della Repubblica. Ha lavorato con varie testate nazionali. Attualmente collabora con il giornale on line “L’altroquotidiano” per il quale cura la rubrica Transatlantico. Laureato in Architettura e insignito della laurea H.C. in Scienze delle Comunicazioni dall’Università Pro Deo di New York.

Tra le sue pubblicazioni:
Dall’interno della Lega, (Presse Libri Italia degli Ed. Riuniti, 2010);
Federalismo, Devolution, Secessione. La Storia continua….Ritorno al futuro, (Pellegrini Editore, 2011);
Game Over il default della politica, (Pellegrini Editore, 2012).

Evento della CIA di Cosenza su Agricoltura Sociale in Calabria

COSENZA – Proseguono i seminari informativi del GAL Valle del Crati, cofinanziati in seno al progetto “Ruralità informata: Seminar(i) in Campagna”, previsto nell’ambito della Misura 331 Azione 2. Una nuova iniziativa è prevista per domani, mercoledì 05 giugno 2013, con inizio alle ore 9.30, presso l’Agriturismo “La Colombra” di Cerzeto (CS), dal titolo “Agricoltura Sociale: fattore strategico per coniugare sviluppo rurale e integrazione sociale”. Promosso in compartecipazione con la Confederazione Italiana Agricoltori di Cosenza e la società Agricoltura è Vita di Cosenza, l’evento informativo focalizzerà l’attenzione sul ruolo delle imprese agricole multifunzione in Calabria, con particolar riguardo alle fattorie didattiche e alle fattorie sociali, le cui relazioni con i settori del welfare, della scuola e del turismo ben si coniugano con il know-how di conoscenze in materia di valorizzazione delle tipicità agricole e del patrimonio culturale ed artistico del territorio, al fine di potenziare forme innovative di auto imprenditorialità. Coordinati da Davide Vena, direttore della CIA Cosenza, apriranno i lavori il presidente del GAL Valle del Crati, Stefano Leone, e l’amministratore unico di Agricoltura è Vita, Franco Mazzei. Le relazioni sono state invece affidate a: Maurizio Nicolai, rappresentante dell’Autorità di Gestione PSR Calabria, che tratterà “L’agricoltura sociale nel PSR Calabria 2007-2013 e nella futura programmazione”; Giuseppe Gaudio, ricercatore INEA, che tratterà “Strumenti e metodologie a supporto della progettazione di iniziative in agricoltura sociale”; Salvino Moro, presidente AIAB Calabria, che tratterà “Agricoltura sociale in Calabria: stato attuale e prospettive future”. Oltre a molte testimonianze di esperienze di agricoltura sociale in Calabria, sarà proiettato il documentario “Buona Terra: esperienze di agricoltura sociale in Italia” realizzato dalla RAI – Segretariato Sociale e curato da Saverio Senni dell’Università della Tuscia. I lavori seminariali saranno conclusi dal presidente di CIA Calabria, Mauro D’Acri, non prima però di aver dibattuto sul tema della giornata con le collaboratrici del GAL Valle del Crati esperte in tema di accesso ai finanziamenti in regime di aiuto, Anna Maria Rosa e Giovanna Castagnaro.

Asp Catanzaro Seminario sull’autismo infantile

Catanzaro – Si sta svolgendo in questi giorni a Lamezia Terme il secondo modulo del seminario di formazione metodologica sull’autismo infantile, che ha l’obiettivo di approfondire la conoscenza del metodo di intervento D.I.R. (Developmental Individual difference Relationship-based) e dello spettro autistico, uno dei trattamenti utilizzati per questa patologia che porta a una condizione di isolamento e incomunicabilità .
Il corso di aggiornamento, articolato in due moduli della durata di tre giorni ciascuno, è stato organizzato dall’unità operativa Formazione e Qualità dell’Asp di Catanzaro, diretta dalla dott.ssa Clementina Fittante, in collaborazione con l’unità operativa Neuropsichiatria infantile di Catanzaro, diretta dalla dott.ssa Caterina Anoja, per quelle figure professionali che, a vario titolo, si trovano coinvolte nel percorso diagnostico e terapeutico dei bambini che hanno disturbi della relazione e della comunicazione: neuropsichiatra, fisiatra, psichiatra, pediatra, psicologo, terapista riabilitazione, infermiere pediatrico fisioterapista, logopedista, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, educatore professionale e assistente sociale. Gli aspetti fondamentali del trattamento dell’autismo infantile attraverso il metodo D.I.R., sono esaminati con il qualificato contributo della relatrice dott.ssa Maria Teresa Sindelar, psicologa e psicoterapeuta FSP (Federazione Svizzera delle psicologhe e degli psicologi), al fine di apprendere le fasi del percorso, un lavoro in equipe, che dalla valutazione conduce al trattamento.
Il modello D.I.R., un approccio ancora poco diffuso in Italia, rappresenta un metodo di comprensione e di intervento globale che tiene conto della definizione del livello di sviluppo funzionale ed emozionale raggiunto dal bambino, delle differenze individuali nelle modalità attraverso le quali egli riceve, elabora e risponde alle informazioni sensoriali e motorie,  elementi chiave per la costruzione di pattern (insieme di stimoli) per il rapporto con l’esterno e con le persone. Si tratta anche di un modello centrato sulla creazione di relazioni emotive significative come veri promotori di sviluppo e d’apprendimento. Il modello D.I.R. si basa su un’attenta osservazione dell’interesse naturale del bambino, delle sue motivazioni e del suo peculiare modo di interagire con l’esterno per consentire all’operatore di entrare nel suo mondo e, pian piano, portarlo verso un universo di condivisione. Cosa impossibile se non si conosce il profilo individuale di ciascun bambino. Per questo si lascia la generalità per entrare nel mondo d’ogni singolo paziente, elaborando un intervento “su misura”, in accordo col profilo individuale di quel bambino.
Questo tipo di approccio propone un intervento intensivo, sistematico, allargato e che coinvolge tutti i setting (contesti sociali) della vita di un bambino, perché la complessità del disturbo implica un programma allargato di riabilitazione. Un modello d’intervento che coinvolge le famiglie e la scuola: insieme puntano a sviluppare determinate capacità funzionali, ristrette o assenti nel bambino con autismo, con la  finalità di determinare nel soggetto con autismo processi essenziali di autonomia e comunicazione. Il seminario formativo prevede, inoltre, la presentazione e la discussione di casi clinici, lavori di gruppo e un confronto dibattito al termine di ogni giornata.

Franca Sciolino, Segretaria Generale FP CGIL Cosenza

COSENZA – “Tra i problemi di questa Regione, possiamo dire che occupa un posto centrale il problema sanità, perché riguarda tutti i cittadini, e non solo i lavoratori del settore, e perché sappiamo bene quanto assorbe del bilancio regionale. Sappiamo tutti cosa hanno detto i signori che siedono dall’altra parte del Tavolo Massicci. Nel tentativo di sintetizzarlo al massimo, direi che la Calabria è stata promossa in una materia, ma rimandata in un’altra, anzi in molte altre.

I Calabresi hanno pagato quasi tutto il debito fino al 2007 e i funzionari hanno saputo documentarlo bene. Per questi motivi si potranno utilizzare 578 milioni di euro dai fondi FAS, quando saranno disponibili, ma bisognerà trovarne altri 110 per chiudere i conti fino al 2007. Sempre per quei motivi ci sono 411 milioni di risorse premiali del 2008, finora accantonate, da utilizzare per il pagamento dei fornitori, che in Calabria aspettano in media 950 giorni. Restano scoperti 200 milioni di euro, per il disavanzo al 2012, nonostante gli aumenti di IRAP e IRPEF. Di conseguenza queste due imposte sono confermate per l’anno in corso, e restano le più alte d’Italia, a dispetto delle avventate promesse fatte dal Presidente Scopelliti. Oltre a ciò, per il 2013 e il 2014 sono confermati il blocco del turn-over e il divieto di spese non obbligatorie.

Dunque il Tavolo certifica alla nostra Regione un disavanzo economico-finanziario; ma denuncia anche un vero e proprio disavanzo assistenziale, parlando esplicitamente di “un gravissimo ritardo riguardo agli interventi connessi all’erogazione delle prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza”. Un ritardo che – ricorda il Tavolo – potrebbe portare alla sostituzione del Commissario, come previsto esplicitamente dalla legge finanziaria per il 2010, e come chiediamo ormai a gran voce, insieme ad altre forze politiche e sociali. La vicenda delle ultime circolari emanate da Orlando e poi da Pezzi e D’Elia, in contraddizione tra loro ed (a loro dire) “apprese dalla stampa”, rendono sempre meno credibile uno staff che mostra capacità non commisurate al compito al quale è stato chiamato.

Infatti, dopo avere sottolineato la mancanza di collaborazione tra strutture regionali e commissariali, lo stesso Tavolo dice che nulla è mutato dall’ultima verifica del novembre 2012, riguardo alla riorganizzazione delle tre reti: ospedaliera, territoriale e dell’emergenza urgenza. In particolare, per l’emergenza, non ci sono stati interventi attuativi del crono programma, già presentato a suo tempo; per quella territoriale, manca un piano di potenziamento dell’assistenza domiciliare e residenziale, soprattutto nei settori dell’assistenza psichiatrica, dei soggetti disabili e degli anziani; manca pure un piano di riorganizzazione della rete dei laboratori. Inoltre viene fatto osservare che non sono affatto chiare le procedure di accreditamento e lo stato dei contratti sottoscritti con gli erogatori privati.

Il Tavolo, infine, resta in attesa dei chiarimenti richiesti a proposito dell’Università Magna Grecia, della Fondazione Campanella e del Protocollo d’intesa con l’Ospedale Bambino Gesù; chiede la revisione della rete hub e spoke dell’ASP di Cosenza, compreso l’accorpamento dei presidi di Castrovillari e Acri; resta in attesa della documentazione necessaria per applicare la deroga al blocco del turn-over; ribadisce  “l’esigenza di apportare le necessarie modifiche ed integrazioni alle Linee Guida sugli atti aziendali, in modo da potere permettere alle Aziende di redigere i rispettivi atti aziendali”.

Come si vede, il tempo passa, ma ad ogni appuntamento la Regione Calabria in tema di sanità è sempre più in ritardo, anche se si affanna a fare pubblicità ai pochi progressi che vengono riconosciuti nelle sedute di verifica. È comunque evidente che quei progressi non sono frutto di interventi strutturali, e quindi capaci di consolidarsi nel tempo, ma sono dovuti all’aumento occasionale e feroce della pressione fiscale. Altri motivi di risparmio, di cui non ci si può certo vantare, sono la perdita di 2.600 posti di lavoro nel comparto sanità, per il mancato turn-over dal 2009 al 2012, e la riduzione della spesa farmaceutica, forse perché sono sempre di più i farmaci pagati di tasca propria dai cittadini.

Pur apprezzando i rilievi puntuali che il Tavolo Massicci muove nei confronti della politica sanitaria di questa Regione, non possiamo prendere i suoi verbali a modello della nostra piattaforma rivendicativa. Non potremo mai condividere i principi ispiratori dei piani di rientro, come la riduzione del debito ad ogni costo ed in tempi molto stretti, ben sapendo che l’unico modo per pagare quel debito è la privazione di diritti fondamentali, come il diritto alla salute e alla cura, per larghe fasce di popolazione. A nulla vale che il Tavolo sia denominato “per la verifica degli adempimenti del piano di rientro e la verifica dei livelli essenziali di assistenza” se i vincoli di bilancio prevalgono sui principi costituzionali, quando gli obblighi derivanti da entrambi gli obbiettivi entrano in conflitto tra loro.

Fortunatamente si va facendo strada una nuova consapevolezza tra le Regioni, come ha rilevato il Rapporto 2013 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica: è la consapevolezza che alcune regole di gestione dei piani di rientro dal debito hanno bisogno di essere riviste, perché finiscono per alimentare eccessi di spesa e, dunque, compromettere lo stesso fine per cui vengono adottate. Fra tutte citiamo il blocco del turn-over, che costringe a procedure più costose delle assunzioni a tempo indeterminato per sopperire alla mancanza di personale, come le prestazioni aggiuntive del personale dipendente o l’acquisto di prestazioni professionali da privati. È di questi giorni la notizia che l’Italia rischia di andare davanti alla Corte di Giustizia europea per avere disatteso la norma che prevede una media di 48 ore settimanali ed 11 ore di riposo giornaliero obbligatorio. Ma come sarà possibile rispettare questa norma se non si rivede il blocco del turn-over e non si mette fine alla piaga del precariato?

Mentre si discute sui tempi e le modalità per limitare il blocco del turn-over, non si dovrebbe sprecare quello che già si può fare con le regole attuali, come sta facendo l’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Questa ha chiesto di utilizzare la deroga del 15 % per individuare nuovi posti di primario, invece di riempire i vuoti paurosi di personale medico ed infermieristico nelle aree di emergenza e nei tanti reparti per acuti, in cui il personale è ormai stremato dai turni e dall’aumento del carico di lavoro, portato dalla chiusura degli ospedali. Questi sarebbero incarichi da assegnare con urgenza, per fare fronte ad esigenze reali per garantire i LEA, anche in assenza di atti aziendali validi, ma ancora una volta si sta sacrificando l’interesse comune ai tanti piccoli interessi particolari.

La Regione, dal canto suo, non ha bloccato questa operazione, anzi la approva e la sostiene, fino a mettere alla berlina perfino gli scontri interni ai suoi uffici, come dimostra la vicenda delle circolari Orlando e Pezzi-D’Elia. Cosa ancora più grave, la Regione non ha inviato ai Ministeri la documentazione necessaria per l’applicazione della deroga al blocco del turn-over, come richiesto fin dal dicembre 2012! A questo punto ci chiediamo: ma a che serve un Ufficio per il Piano di rientro, se dopo sei mesi non riesce a produrre la documentazione necessaria a ottenere qualcosa che serve alla Calabria come un sorso d’acqua per un assetato?

Negli ultimi mesi abbiamo contestato ampiamente, per vari motivi di merito, l’atto aziendale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, ed anche la sua approvazione da parte della Regione, e le nostre osservazioni sono state inviate a tutti gli organi che possono esercitare un controllo: dalle sedi ministeriali a quelle regionali e perfino alla magistratura contabile. Oggi si aggiunge una nuova denuncia delle segreterie regionali di categoria, che chiedono la rimozione di tre direttori generali, tra cui il nostro, per avere prodotto perdite di esercizio, come prevedono le norme nazionali. Eppure assistiamo ancora al tentativo di assegnare incarichi che, dopo la revisione delle linee guida regionali e degli atti aziendali, potrebbero risultare privi della posizione corrispondente e scatenare nuovi contenziosi legali, con nuove spese a carico del Servizio Sanitario.

L’ASP di Cosenza, in tema di forzature sulla riorganizzazione aziendale e di sprechi, non è da meno: la riduzione dei Distretti da 15 a 6 , se non sarà confermata dalle future linee guida e dal nuovo atto aziendale, rischia di non essere quella operazione di risparmio di cui si vanta il Direttore Generale. Sono stati denunciati più volte sulla stampa, e nei nostri comunicati sindacali, gli sprechi vergognosi delle consulenze legali, remunerate con cifre da capogiro; le esternalizzazioni selvagge di automezzi e ambulanze, delle mense, perfino di CUP e ADI, che non hanno prodotto alcun risparmio né alcun miglioramento di qualità dei servizi; tutto questo mentre i lavoratori non percepiscono dal 2010 la produttività, perché l’azienda non ha attivato la contabilità analitica per centri di costo.

Il riordino della rete ospedaliera della nostra azienda, e quindi della nostra provincia che ha ben 733 mila 500 abitanti, prevede 200 posti letto in meno rispetto a quanto richiesto dal criterio del 2,5 per mille abitanti, richiamato negli stessi decreti regionali, e soprattutto soffre di una distribuzione asimmetrica, che penalizza in particolare alcuni territori. Le Case della salute, che avrebbero dovuto rimpiazzare la chiusura degli ospedali, offrendo assistenza di base e specialistica continuativa per 24 ore, sono ancora agli studi di fattibilità. Intanto si premiano i medici di famiglia, soprattutto alcune cordate, per garantire ai propri pazienti un servizio esteso alle 12 ore diurne, utilizzando fondi finalizzati alla continuità nelle 24 ore. Dopo la sospensione delle interruzioni di gravidanza presso l’ospedale di San Giovanni in Fiore, sono sempre di meno gli spazi dove è possibile chiedere il rispetto di una legge dello Stato; una legge che ha sempre ricevuto minori attenzioni e riguardi, da parte degli amministratori, di quanto ne abbia ricevuto quella legge che consente l’obiezione di coscienza, spesso travisata, al punto da indurre la Corte di Cassazione a condannare dei sanitari per omissione di atti d’ufficio. Intanto, nella città di Cosenza si chiudono i Consultori e si ricolloca il personale in altri comuni, facendo il deserto dal centro storico fino ai quartieri di San Vito e Via Popilia.

È venuta alla luce negli ultimi tempi, grazie anche all’impegno di alcuni consiglieri regionali, la vicenda delle strutture costruite con i fondi della legge per l’edilizia sanitaria del 1988. Si tratta di 21 edifici, quasi tutti ultimati ma in stato di abbandono, 11 dei quali potrebbero essere utilizzati subito, con qualche intervento di manutenzione. Pur nella situazione attuale di crisi e di carenza di finanziamenti, non possiamo accettare lo scandalo di questo patrimonio pubblico, costato almeno 15 milioni di euro, che va in rovina giorno per giorno. Apriremo un tavolo di confronto e faremo le nostre proposte, all’ASP e alla Regione, per utilizzare alcune di queste strutture come residenze per anziani e soluzioni abitative per i pazienti in carico ai Centri di Salute Mentale.

Sono 439 i lavoratori dell’ASP che ancora rischiano di perdere la stabilizzazione del loro rapporto di lavoro. Altrettanti sono quelli, sempre nell’ASP,  che non sanno se la otterranno mai. A questi si aggiungono i 110 operatori a cui l’amministrazione dell’A.O. ha trasformato il rapporto a tempo determinato. Per tutti loro, in tempi molto sospetti, è stata confezionata una legge regionale, che ora il governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale. Il sindacato ha denunciato fin dall’inizio questo rischio ed ancora oggi continuiamo a chiedere alla politica, se davvero c’è la volontà di trovare una soluzione, di sedersi ad un tavolo per costruire una proposta credibile e condivisa. Ai Direttori Generali chiediamo: se la Regione progetta una legge di “sanatoria” per questo personale, perché loro vanno avanti nella direzione esattamente contraria? Forse qualcuno sta barando?

I lavoratori della sanità privata sono in stato di agitazione, perché avanzano stipendi arretrati, che in alcuni casi arrivano a 18 mensilità, e perché sono a rischio di licenziamento e sotto continuo ricatto occupazionale da parte dei proprietari, anche a causa delle incertezze che circondano le regole e i requisiti degli accreditamenti, su cui decreti e circolari regionali sembrano contraddirsi tra loro. Chiederemo ancora una volta e con maggiore forza una soluzione strutturale, che garantisca stabilità al mondo del lavoro della sanità privata, parità di trattamenti e di regole a parità di funzioni svolte in favore del sistema sanitario regionale e dei cittadini calabresi.

Non si sente più parlare della Stazione Unica Appaltante, istituita con legge regionale, con la missione di salvaguardare le pubbliche amministrazioni e le loro procedure di acquisto dal controllo della ‘ndrangheta. Il suo organico resta sotto dimensionato e per questo, come un cane che si morde la coda, non è in grado di fare fronte a tutte le richieste di gare pubbliche; alcune amministrazioni non hanno mai neppure chiesto il suo intervento, mentre lo stesso Consiglio regionale che l’ha istituita, chissà perché, se ne è dichiarato subito esente. È un vero peccato che la Calabria non abbia voluto utilizzare tutte le potenzialità e il valore strategico di questa sua creatura. Abbiamo estremo bisogno di mettere in luce esperimenti di legalità, più che di ogni altro provvedimento, anzi prima di qualunque azione di rilancio dell’economia del mezzogiorno. Il rischio è che altre occasioni e altri fiumi di finanziamenti finiscano nelle mani e nelle tasche sbagliate.

L’illegalità in questo nostro paese, e non solo in Calabria, ha tante facce: la ‘ndrangheta, i poteri trasversali che si avvalgono di società segrete e di servitori infedeli dello stato e della chiesa, gli imprenditori che agiscono senza rispettare le stesse regole del mercato; ma il volto più odioso dell’illegalità è quello della pubblica amministrazione, che gestisce la cosiddetta “zona grigia”.

La questione morale nel nostro paese fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte della politica. Non c’è un prestito concesso, un concorso vinto, un appalto affidato, un investimento erogato, se questo non è fatto nell’interesse o attraverso l’interessamento di un partito o di una corrente di partito. E ci sono sempre più persone disposte a subire tutto questo, perché ne sono o ne sono stati beneficiati oppure sperano di trarne qualche beneficio in futuro. Ma se non ci liberiamo di queste servitù questo paese non crescerà mai.

Erano più o meno queste le parole pronunciate da Enrico Berlinguer, ed era l’anno 1981.

Manifestazione Cgil, Cisl e Uil a Cosenza

COSENZA – Migliaia di persone hanno risposto all’invito di Cgil, Cisl e Uil della provincia di Cosenza e sono scese in piazza ieri 4 giugno, rivendicando scelte coraggiose e politiche innovative per dare risposte concrete ai problemi della sanità, dell’occupazione,  dell’ambiente e della legalità. “E’ una delle poche iniziative di piazza organizzate in Italia in vista della mobilitazione nazionale del 22 giugno” ha evidenziato Giovanni Donato, segretario comprensoriale della Cgil di Cosenza.

Carico di significato il luogo scelto per dare il via al partecipato corteo: la strada antistante la sede dell’Asp cosentina. Dopo aver percorso alcune strade cittadine, la manifestazione si è conclusa al Cinema Italia dove i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil si sono soffermati sulle ragioni della protesta e hanno illustrato una serie di proposte, a cominciare dalla rivendicazione di un tavolo nazionale sulla Calabria e sulla provincia di Cosenza. Durante l’iniziativa è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare Fabiana Luzzi, la ragazza di Corigliano vittima di femminicidio.

“Scopelliti si comporta come se fosse ancora il sindaco di Reggio, penalizzando il territorio cosentino” ha attaccato Angelo Sposato, segretario comprensoriale della Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno. Sposato ha inoltre ribadito la necessità di “estirpare il cancro della criminalità organizzata”. “I calabresi non sono né immobili né rassegnati e oggi lo stanno dimostrando” ha aggiunto Candida De Marco, segretaria regionale Fnp-Cisl. “La nostra regione è stata vessata da governanti incapaci e dai potenti, ma i calabresi hanno intrapreso la strada del riscatto” ha detto Roberto Castagna, segretario della Uil Calabria. Castagna ha anche invitato a utilizzare i fondi comunitari in alcuni settori ritenuti strategici, a partire dal digitale e dall’ambiente.

Il microfono è passato successivamente a Franca Sciolino, segretaria della Fp Cgil di Cosenza, che, in una dettagliata relazione, si è soffermata sui nodi della sanità: dai deficit nell’assistenza, ai tagli e alla feroce pressione fiscale, dal blocco del turn over nella sanità pubblica, ai ritardi degli stipendi nel privato. Dopo aver criticato i vertici delle Aziende ospedaliera e sanitaria, Franca Sciolino ha concluso citando Enrico Berlinguer e la sua attualissima battaglia sulla questione morale.

L’incontro è stato chiuso da Luigi Sbarra, segretario confederale nazionale Cisl. “Il futuro della nostra regione, della nostra gente, dei nostri giovani si costruisce ripartendo dal lavoro – ha detto Sbarra -. Una lotta che deve sempre vedere il sindacato impegnato in maniera unitaria”. Sbarra ha concluso ricordando l’importanza dello storico accordo su democrazia e rappresentanza siglato recentemente da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria.

Danni alle colture agricole in diverse aree del territorio crotonese

CROTONE – E’ stato convocato in via d’urgenza per oggi alle 16,00, nella sala Giunta della Provincia di Crotone, il tavolo di crisi relativo alla grandinata di ieri, 4 giugno, che ha causato danni alle colture agricole in diverse aree del territorio provinciale.

E’ quanto comunica Umberto Lorecchio Consigliere provinciale delegato all’Agricoltura. All’incontro sono stati invitati i responsabili di tutte le associazioni agricole ed i sindaci dei comuni di: Casabona, Carfizzi, Crotone, Pallagorio, Rocca di Neto, San Nicola dell’Alto, Strongoli, Umbriatico, Verzino.

 

Un successo lo spettacolo “Cuore in me” dell’International dance di Mirto Crosia

CROSIA (CS) –  Identità e memoria. La danza non solo per divertire, ma anche per formare, educare e…ricordare. Partendo da questi presupposti l’International dance, di Mirto Crosia, guidata dai maestri Franco e Teresa Filippelli, ha pianificato “Cuore in me”. Uno spettacolo importante. Ben strutturato. Un’attività impegnativa riuscita egregiamente. Adeguata anche la location: il teatro comunale di Cariati, gremito in ogni ordine di posti. Quasi quattro ore di esibizione. Circa settanta persone impegnate fra danzatori e collaboratori. Un’azione dinamica ha fatto sì che la manifestazione ottenesse un ottimo risultato. Positive le critiche da parte del pubblico. La kermesse, presentata da Maria Rosaria Bianco, si è aperta con un’anteprima dedicata a Domenico Capristo, un giovane studente universitario, scomparso prematuramente e, da sempre, vicino alla struttura dell’International dance.

La serata, poi, è proseguita con un programma ricco e variegato. Tutti gli allievi, guidati dai maestri Filippelli, hanno avuto un ruolo da protagonista. Ognuno, in base alle proprie capacità e conoscenze ha avuto modo di esibirsi mettendo in risalto le proprie doti.
Nella seconda parte della serata , poi, è stato proposto un lavoro ancora più corposo e impegnativo, il noto musical Notre dame de Paris.  Un lavoro laborioso, non solo da un punto di vista coreografico, ma anche scenografico, sintetizzato in un’ora e mezza, che ha richiesto circa otto mesi di preparazione. Questo spettacolo ha visto la partecipazione attiva del coreografo e ballerino di danza classica, Vito Bisceglie. Di origine pugliese, l’instancabile danzatore gira quotidianamente fra i vari teatri d’Italia. In Calabria è giunto appositamente per partecipare e coordinare questo importante evento dell’International dance, con cui collabora da circa un anno. Ultimamente impegnato, anche, in una nuova avventura: quella cinematografica. Infatti, sta girando un film con Riccardo Scamarcio. Una nuova esperienza, per il maestro Bisceglie dopo 40 anni di danza. Ottimo il feeling che il coreografo pugliese ha instaurato con i maestri Teresa e Franco Filippelli e con i giovani ballerini che frequentano la loro struttura. Non è mancato un input a coloro che intendono avere un approccio con il mondo della danza: <<E’ un mondo magico. Mi rendo conto delle difficoltà, ma ci sono buone prospettive. L’importante è studiare, studiare, studiare!>>. Ampia soddisfazione per l’ottima riuscita dello spettacolo è stata espressa dai maestri Filippelli, i quali con vero spirito di abnegazione, giornalmente, guidano i giovani ballerini.

Sicurezza alimentare, ecco come deve tutelarsi il consumatore

ROMA – l’ADUC (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), tramite il suo segretario Primo Mastrantoni, mette in guardia i consumatori su dove mangiamo quando siamo fuori casa. Come puo’ tutelarsi il consumatore? specialmente quando mangia in un locale pubblico (ristorante, bar, rosticceria, ecc.), sia per necessita’ (pausa pranzo) che per piacere. Salmonella, Stafilococco e Listeria sono microrganismi pericolosi e sempre in agguato.  La prima cosa per capire quanto l’igiene stia a cuore al gestore, e’ fare una visita al bagno: un lavaggio alle mani fa sempre bene e serve a constatare l’igiene di quello che dovrebbe essere il posto pulito per eccellenza. Da verificare se nel locale e’ affisso il certificato HACCP (Hazard Analysis on Critical Control Points), che prevede l’applicazione di corrette prassi igieniche. Spesso nei ristoranti o nei bar-tavola calda, assistiamo ad un tripudio di prodotti che, pero’, devono essere ben conservati:

>Carpaccio di carne, pesci o crostacei o a base di maionese devono essere
collocati in banchi refrigerati a +4 gradi.
>I salumi e formaggi per i panini devono stare  tra +4 e +6 gradi.
>Verdure e insalate a +10 gradi.
>I cibi caldi (es. lasagne e arrosti) a +60 gradi.

Un termometro consentira’ di verificare la temperatura di legge.
Insomma, anche se fastidioso, ognuno di noi dovra’ improvvisarsi “ispettore di igiene”. Meglio cosi’ che un pericoloso e fastidioso mal di pancia.

Lamezia Terme, l’UDC parla di fallimento del Sindaco Speranza

Dure le parole di Salvatore De Biase dell’UDC riguardo l’operato del Sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza:

“Alla luce di quanto – dice De Biase – da anni sta succedendo all’interno del “governo Speranziano” siamo certi che se l’UDC, o il Centro Dx, avessero avuto la responsabilità governativa, “i centro sinistra e SEL “avrebbero fatto “ferro e fuoco” per mandare a casa un governo fallimentare e distante dai problemi della città! Allora anche noi ci sentiamo di affermare: IL Sindaco sicuramente non ha la maggioranza! Di conseguenza, scelga di chiudere la sua esperienza. Insomma: PSC- MULTISERVIZI E LA SUA PROSPETTIVA-ROM-FIERA-API-PIANO SPIAGGIA-TERME-PORTO ECC. (giusto per citarne solo alcuni temi) in questi lunghi anni rimangono fermi, insoluti e ciò è una evidente perdita per lo sviluppo della città. Finora abbiamo assistito ad un governo nato nell’artifizio e nella precarietà, vissuto nell’incertezza ed oggi miseramente con le valigie in mano.

Intanto, dobbiamo affermare, a scanso di equivoci:

a) che noi siamo l’opposizione: sempre responsabile, ma opposizione;

b) che la città è ingessata e il governo Speranza ha fallito;

c) e soprattutto, che il centro sinistra, dopo circa un ventennio, si sgretola sempre più nel suo interno e Lamezia è la prima degli ultimi”

L’imminente crollo, secondo l’UDC. è anticipato da quello che viene considerato “l’abbandono della nave” da parte di alcuni consiglieri, ultima tra questi la Falvo:

“Sicuramente ben cinque consiglieri che prendono le distanze dalla maggioranza “speranziana” sono un segno evidente di vuoto politico e inconsistenza programmatica: ognuno di essi ha segnalato – con motivazioni solide e circostanziate – la sfiducia creatasi. L’ultima ad abbandonare la “nave in avaria” è stata la Consigliera Falvo la quale, con fermezza, ha ribadito il fallimento dei “sellini” e di quanti (soprattutto dietro le quinte) in questi anni hanno manovrato per il (tragico) risultato in cui oggi si trova la città.

Quale “dito” potrà nascondere le gravissime affermazioni della la dott.ssa Falvo, che afferma:

“E’ un disagio grave quello che avverto rispetto al totale mutamento della linea politica che è venuta a delinearsi via via in questi ultimi anni fino ad arrivare oggi ad una situazione che definire confusa è un pietoso eufemismo. Un centro sinistra, dove paradossalmente gli avversari diventano alleati e coloro che hanno contribuito al risultato elettorale diventano avversari”. Un corposo atto di linee programmatiche votate dalla maggioranza nell’agosto del 2010 il quale oggi, può essere definito un piccolo bonsai, confezionato in bomboniera dai soliti affabulatori ed utilizzabile solo per creare nuove maggioranze”. Giunte composte da assessori venuti da lontano, ed amici d’infanzia. La spaccatura con il Pd, che esiste anche per un problema di “progressiva sellizzazione, nel senso di Sinistra Ecologia e Libertà del gruppo decisorio vicino al sindaco e del tentativo di fare nuovi proseliti tra i consiglieri della maggioranza e di Progetto Lamezia”, considerato il nuovo ruolo del Sindaco oggi anche segretario regionale del suo partito.

Cosa doveva essere detto ancora? Qualcuno risponderà a queste gravi accuse? E gli altri quattro consiglieri fuoriusciti sono (o no?) una prova di un fallimento totale e generale? Ed infine: il sindaco, quando deciderà d’essere finalmente coerente, non solo con la situazione politica, ma anche con la sua stessa dignità?”