“Basta austerità”, la Cgil di Cosenza raccoglie le firme per il Referendum contro il Fiscal Compact

COSENZA – Contro le politiche di austerità adottate dall’Europa e dall’Italia la CGIL di Cosenza ha avviato in città  e nel suo comprensorio la raccolta delle firme per la campagna referendaria per abrogare parte della legge sul fiscal compact e l’equilibrio di bilancio. La raccolta delle firme avverrà nelle sedi della Camera del Lavoro,  durante le Feste di LiberEtà dello Spi CGIL  e in Piazza XI Settembre a Cosenza.
Un gruppo di sindacalisti, economisti e professori di diritto costituzionale di diverso orientamento culturale e politico che va da Mario Baldassarri   fino a Laura Pennacchi hanno stilato i quesiti per la richiesta di abrogazione di parte della Legge 243 del 2012, che ha recepito l’obiettivo di “equilibrio di bilancio” inserito nella Costituzione e che impone  vincoli aggiuntivi ed ancor più restrittivi rispetto alle norme europee e al fiscal compact.
Pur non essendo entrata ufficialmente nel comitato che organizza la raccolta delle firme, in ossequio alla prassi per cui non viene mai impegnata l’intera Organizzazione su quesiti che non siano legati strettamente ai temi del lavoro, la CGIL è tra i sostenitori di questo referendum e come in occasione del referendum sull’acqua pubblica, che ci vide molto attivi e partecipi, anche ora ci impegniamo nella raccolta delle firme.
Quattro sono i quesiti sui quali chiediamo le firme: due riguardano il recepimento del “fiscal compact”, che prevede un vero e proprio “svenamento” all’Italia per rientrare dal debito; gli altri due riguardano l’”obiettivo di medio termine” previsto dalla Legge 243 e concordato dal Governo Monti con la Commissione Europea. Quest’ultimo è un obiettivo ancora più stringente e depressivo dello stesso fiscal compact; infatti, nonostante l’Italia abbia un avanzo primario molto alto – 90 miliardi  – si pretende che venga aumentato di ulteriori 10 miliardi.
Il referendum sul fiscal compact vuole far entrare in campo il popolo. Sui temi europei la prassi è che le decisioni le prendano la Commissione  e il Consiglio Europeo con il Parlamento messo nella condizione di poter solo ratificare tutto ciò che è stato deliberato altrove. La CGIL  e i promotori del referendum vogliono forzare questo meccanismo, far decidere direttamente i cittadini e sarebbe la prima volta, che sulle politiche economiche europee si esprimono, senza mediazioni  dei governi, gli elettori di uno degli stati fondatori e più importanti dell’euro. Questo è già di per sé un fatto democratico straordinario.

La raccolta delle firme ha sicuramente anche un significato politico: si dà la possibilità ai cittadini italiani di poter manifestare il proprio disaccordo su politiche economiche fatte solo di tagli e di sacrifici imposti ai lavoratori ed ai pensionati, senza nessun ritorno in termini di crescita, sviluppo e, soprattutto, creazione di nuovi posti di lavoro.

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