Il Comune di Rende si adegui alle norme per la semplificazione

RENDE – Sborsare soldi e preoccuparsi di presentare le destinazioni d’uso dell’immobile (elaborati tecnici, dichiarazioni, atti di asseveramento del tecnico), sono le prerogative fondamentali per avviare un’attività a Rende, piuttosto che richiedere atti costitutivi o certificati di iscrizione vari. Perché, ad esempio, a Lamezia Terme aprire un’attività è gratis (come deve essere) e a Rende bisogna pagare?

La legge n.183 del 12 novembre 2011 dice chiaramente che la Pubblica Amministrazione non può chiedere al cittadino certificazioni che sono già in loro possesso.

Il problema è che questi permessi erano in origine (prima della legge 241 del 1990 sulla semplificazione amministrativa) rilasciati dal questore, in ottemperanza al TULPS (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) approvato con un regio decreto del 1931 (1931!), e in quel vecchio testo di legge c’erano le fideiussioni e le altre richieste, che il comune di Rende ha ritenuto di copiare in toto senza avvedersi della legge ormai cambiata.

Come Movimento 5 Stelle abbiamo chiesto al sindaco Marcello Manna, all’assessore al Commercio, Vittorio Toscano, all’assessore al Bilancio, Antonio Crusco e per competenza alla Quarta Commissione – Attività produttive e rapporti con le aziende e servizi – di abolire una volta per tutte la fidejussione richiesta per l’apertura delle attività agenzie d’affari (richiesta protocollata ieri 14 gennaio n°1465, in allegato alla presente email).

Oggi, infatti, chi volesse aprire una agenzia di servizi nel comune di Rende dovrebbe, tra gli altri obblighi, contrarre una polizza fideiussoria di 1291 euro, come si può verificare scaricando dal sito del comune di Rende la segnalazione certificata d’inizio attività (SCIA) apposita. Un’ingiustizia oltre che un’operazione antiquata, da cambiare immediatamente anche in ottica di favorire lo sviluppo economico del territorio, semplificando le procedure e sburocratizzando quelle vere e proprie assurdità che ancora oggi si annidano nell’amministrazione della cosa pubblica.

Semplicemente il Comune di Rende a tutt’oggi – gennaio 2015 – non si è aggiornato ad un legge del 1990, mantenendo le prescrizioni del 1931. Crediamo che i tempi siano più che maturi per applicare quei piccoli ma fondamentali correttivi che regolano il rapporto tra la pubblica amministrazione e i cittadini.

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