Al campo Ferramonti si commemorano la Festa della Liberazione e la Pasqua ebraica

TARSIA (CS) – In occasione del settantunesimo anniversario della Resistenza e della guerra di Liberazione dal regime nazifascista, Tarsia commemora l’evento nell’area del Campo di Concentramento di Ferramonti di Tarsia a partire dalle ore 9:30.

Quest’anno la Festa della Liberazione cade in mezzo alla settimana di Pesach, la Pasqua ebraica, con la quale gli Ebrei ricordano l’esodo e la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. L’invito ad essere presente in questa giornata doppiamente simbolica è stato subito accolto dal Rav Umberto Piperno, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Napoli e responsabile per il Sud Italia, che, insieme al suo Referente per la Calabria, Dr. Roque Pugliese e a Don Natale Caruso, parroco di Tarsia, celebrerà il rito religioso che darà inizio alla giornata.

A testimoniare il valore delle attività avviate in questi ultimi anni nel campo di Ferramonti, per la prima volta in 70 anni è intervenuto direttamente con una sentita lettera di partecipazione e stima l’Ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon, il quale saluta gli organizzatori e tutti i presenti all’evento, non solo facendo notare la coincidenza delle date, ma ricordando il forte valore simbolico che Ferramonti di Tarsia rappresenta nella storia dell’Umanità.
Scrive l’Ambasciatore: <<Il Campo d’Internamento di Ferramonti di Tarsia è uno di questi luoghi simbolo. Negli anni del secondo conflitto mondiale, che nella memoria del popolo ebraico sono anzitutto gli anni della persecuzione e della Shoah, il Campo di Ferramonti è stato, per i tanti che vi furono internati, il “luogo della vita possibile”, il “luogo della salvezza”. Qui si studiava, ci si sposava, si facevano figli e alcuni degli ebrei che vi hanno vissuto, o addirittura vi sono nati, sono poi diventati cittadini dello Stato d’Israele. Dalle loro testimonianze emerge una profonda gratitudine per la solidarietà di cui diedero prova la comunità locale e molte delle guardie preposte alla gestione del campo. Tra le pagine oscure degli anni della guerra, quella di Ferramonti ci parla di uomini e donne che misero il riconoscimento della dignità umana davanti alla burocrazia della legge, che contrapposero al pregiudizio razziale e religioso la libertà di coscienza e d’azione. Una storia esemplare che, ricordata oggi, suona come un monito a difendere e valorizzare quella libertà che costituisce la più preziosa eredità di quei tragici anni…>>.

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