Carlo Rinaldo

Rende, “Comunità in partecipazione diretta”: «Non solo convegni! Andiamo oltre le teorie»

COSENZA – Riceviamo e di seguito pubblichiamo nota stampa a firma di Carlo Rinaldo, portavoce del comitato di quartiere “Comunità in partecipazione diretta”:   

«Buon convegno quello del 25 marzo u.s. al Museo del Presente di Rende sul volume “Come la crisi economica cambia la democrazia” dei Professori Raniolo e Morlino. Non rientra di certo nei nostri compiti dover giudicare scientificamente la pubblicazione che certamente è di valore. ​​​​Dal verso dell’analisi della crisi economica che ha portato al cambiamento della democrazia, tanta roba e per ovvie ragioni ne espongo solo dei flash: uscita di scena dei corpi intermedi (sindacati, associazioni, ecc.); predominanza dei leader che sono però di rapide ascesa e discesa; movimenti che alimentano le differenze dagli altri gruppi piuttosto che cercare convergenze; mancanza di meritocrazia, ecc.: in sunto, uno dei tanti indicatori del cambiamento (in peggio) della democrazia è la estromissione del cittadino dalla partecipazione. Non a caso essendo noi particolarmente sensibili a questa mancanza abbiamo denominato il nostro comitato “Comunità in partecipazione diretta” con il doppio anelito della sottolineatura del vuoto della partecipazione e della ricerca di essere attori di interventi e proposte sul territorio nei limiti dei numeri e della nostra forza laddove le istituzioni preposte sono carenti, non per sostituirci ma in aiuto: politica dal basso!E questo convegno come tanti non vanno oltre alle brillanti analisi senza dare però indirizzi sulle possibili soluzioni: le pochissime presenze di cittadini comuni a queste iniziative ne rappresentano la “cartina di tornasole”; la maggior parte dei partecipanti sono altri docenti, qualche piccolo gruppo afferente a qualche politico presente, ma di cittadini realmente interessati rari come le mosche bianche.​​​         Il mio intervento al convegno è stato proprio quello di evidenziare come ognuno di noi nell’ambito delle proprie azioni singole, in famiglia, di comitato e nell’ambito del proprio lavoro e/o in associazione si mette a disposizione per fare qualcosa rispetto a questa evidente limitazione della democrazia: essere da esempio, portatori di quell’apertura alla collaborazione, alla giustizia, alla sussidiarietà, la solidarietà, l’abbandono dell’individualismo, non stando passivi durante l’attesa speranzosa che la famiglia, la scuola, le istituzioni religiose, gli enti, le associazioni e i sindacati si riapproprino dei propri compiti: solo attraverso questo ritorno alle proprie funzioni educative di questi e degli altri corpi intermedi snaturati si potrà iniziare a recuperare spazi di democrazia perduta. Per quel che possiamoci muoviamo in questo senso e magari da qui a qualche tempo saremo ancora più numerosi per poter essere ancora più incisivi per iniziare a recuperare dal percorso inverso, dal basso, molto molto faticoso, quella partecipazione dalla quale enti, scuola,istituzioni (anche religiose), partiti, sindacati, associazioni e leader ci hanno estromesso.

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