ospedale Annunziata

Emergenza Annunziata, Occhiuto: «Chi può cambi le cose»

COSENZA – Chi può cambi le cose. E’ l’appello di Mario Occhiuto rispetto alle condizioni di estrema precarietà in cui, a giudizio del sindaco uscente della città dei Bruzi, versa il Pronto Soccorso dell’Annunziata di Cosenza. «Mentre il presidente della Regione Mario Oliverio e il commissario al Piano di rientro della Sanità Massimo Scura, vale a dire i vertici deputati a occuparsi della salute dei calabresi, litigano fra loro, ai cittadini non resta che pregare di non dovere incorrere nei disagi infernali in cui sono precipitati i nostri reparti di pronto soccorso» scrive Occhiuto in una nota, in relazione alle continue denunce degli utenti e del personale sanitario, in particolare verso le condizioni in cui versa da troppo tempo l’area di emergenza dell’ospedale civile. «Credo che di fronte alle immagini di attesa da terzo mondo a cui purtroppo,  entrando al pronto soccorso del nosocomio cittadino, ci siamo abituati – rimarca Occhiuto – ci sia soltanto da smettere di mario-occhiuto orizzontaleparlare e iniziare ad agire. Il sottoscritto, già in tempi non sospetti, lontano da campagne elettorali, aveva provato ad attivare qualcosa di concreto nonostante, da sindaco di Cosenza, pur essendo la massima autorità sanitaria sul territorio, non avessi competenze di azione in materia». Occhiuto ricorda l’ordinanza datata luglio 2014 in cui, con un atto senza precedenti, impose all’Azienda Ospedaliera l’assunzione di sette medici. «Ad oggi, però, quell’atto, in seguito impugnato dalla stessa Azienda ospedaliera che inizialmente lo aveva richiesto e sostenuto, è caduto nel vuoto. Le condizioni del pronto soccorso locale appaiono uguali se non addirittura peggiorate. In questi anni alla guida della città – conclude l’architetto che aspira alla riconferma – non si contano gli appelli che ho lanciato, le lettere agli organismi preposti, le pubbliche denunce e le frasi di vicinanza ai pazienti e al personale sanitario. Non so come si possa fare a rimanere immobili davanti alle scene di sofferenza quotidiana che, nell’attesa di un intervento medico, peggiorano la sofferenza di chi è costretto a entrare in ospedale per cure di emergenza. Chi può – chiosa – agisca subito».

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