Alla Casa Circondariale Cosenza i detenuti leggono il romanzo Gelusa

Lunedì 26 ottobre, all’interno dello Spazio Teatro della Casa Circondariale di Cosenza alla presenza del Direttore dott. Filiberto Benevento, in sinergia con la d.ssa Bruna Scarcello, le educatrici e il personale penitenziario, si è tenuto un reading di brani tratti dal romanzo storico Gelusa di Loredana Nigri.

Numerosi i detenuti che hanno apprezzato le letture di Angelo Lombardi, Milly Pulitanò, Antonio e Luciana Sicilia e Loredana Nigri, letture intervallate dalla chitarra di Riccardo Sicilia.

Gelusa racconta 100 anni storia calabrese, 1830/1940, con un lessico misto, italiano-dialetto, e affronta le storie minime di 17 personaggi, sullo sfondo di una Calabria bellissima e disperante.
Temi universali sottendono le vicende dei protagonisti. La violenza e la sopraffazione, il desiderio di vivere autenticamente, la morsa della povertà e dell’ignoranza, la speranza e la disillusione, l’amore per la propria terra e soprattutto l’incommensurabile potere della cultura quale motore di ogni processo di cambiamento.download (19)
La scrittrice Loredana Nigri, che sta ricevendo numerosi premi e riconoscimenti per la sua attività letteraria e professionale, ha proposto ai detenuti dette letture in questa chiave evolutiva, con l’intento di sottolineare, attraverso la narrazione, che non c’è riscatto, né modifica dei comportamenti sbagliati, senza cultura.
Loredana Nigri che ha regalato diverse copie del romanzo alla Biblioteca della casa circondariale, ha così commentato la presenza di “Gelusa” tra i detenuti: “Conosco la realtà carceraria per motivi legati alla mia professione di assistente sociale. Ho sempre nutrito un forte rammarico e ammarezza per quanta indifferenza circondi sia i detenuti che i lavoratori della Casa Circondariale. La mia convinzione è che ognuno di noi dovrebbe fare qualcosa per migliorare la qualità della vita carceraria. Qualcosa che però integri e poi superi il momento di intrattenimento per divenire un’ occasione di riflessione. Ciò perché abbiamo in una certa misura la responsabilità gli uni degli altri, soprattutto quando “gli altri” sbagliano. E’ sbagliato delegare ai soli operatori carcerari la riabilitazione dei detenuti”.
Nel caso del romanzo Gelusa, aggiungiamo noi, la calabresità e il forte attaccamento alla nostra terra potrebbero rafforzare il sentimento di identità e l’orgoglio di essere figli di una terra antica e sapiente ma sfortunata, che ha tesori artistici, e che ha il suo cuore pulsante nel rispetto per la sua natura indomita e incantevole e nell’intensità e forza delle relazioni umane.

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