Gli animali ci aiutano contro il dolore

COSENZA – Piero, Poldo, Waka e Sissi sono i veri protagonisti del convegno che si è tenuto ieri  pomeriggio presso il cubo giallo della Città dei ragazzi per presentare l’Associazione RisPETtiamoci.

Attiva sul territorio da qualche mese, grazie al sostegno del Comune e della Provincia di Cosenza, ha già attirato molta attenzione su di sé perché ha come obiettivo principale quello di portare in Calabria la pet teraphy, una terapia diversa, alternativa che affianca quelle tradizionali utilizzando come principali strumenti di cura 4 meravigliosi cuccioli di cane.

Le tre fondatrici dell’Associazione nonché pet operator specializzate Susanna Tosti, Annalisa Gallo e Simona Florio hanno evidenziato quanto sia ancora troppo poco diffusa questa realtà nonostante i noti benefici che la terapia dolce, basata sull’interazione uomo-animale, può apportare trasversalmente su più livelli da quello fisico a quello psicologico, da quello emotivo a quello relazionale.

Ci spiegano bene che i cuccioli di cane sono dei veri e propri artefici della gioia, dei mediatori relazionali speciali, accelerano le emozioni e i sentimenti ed entrano in contatto con gli uomini in modo del tutto naturale. L’uomo e l’animale si incrociano per volere o per l’intreccio di mille coincidenze ma l’incontro li porta quasi a scambiarsi le anime e insieme imparano a vivere la realtà.

Per il paziente relazionarsi con l’animale diventa uno stimolo per confrontarsi perché non gli fa solo compagnia ma diventa qualcuno a cui dare affetto, cure e attenzioni, sollecita quindi a reagire, a non farsi schiacciare dai problemi, a tenere sotto controllo lo stress per trasformarlo in energia costruttiva, perché a volte basta una carezza a placare il dolore, a sciogliere le resistenze delle parole.

Le fondatrici continuano dicendoci che i cuccioli risvegliano la voglia di giocare, diventano uno ponte per lo sviluppo delle relazioni interpersonali dalle quali nascono discussioni e incontri ma aiutano anche a sviluppare il senso di responsabilità e a uscire dalla propria solitudine, da quel senso di alienazione che deriva proprio dalla malattia e che troppo spesso si trasforma in una gabbia.

Da alcune malattie non si guarisce ma diventa ancora più difficile conviverci se l’atteggiamento che si assume è disfattista e distruttivo ecco perché i cani in una condizione critica possono dare più che una zampa, riconsegnandoci un po’ di normalità che del resto spetta a tutti perché l’amore che possono restituire riesce a mettere al mondo anche l’impossibile e la felicità che riescono a dare mette insieme i pezzi di tante piccole meraviglie che superano tutte le imperfezioni di cui ognuno di noi è fatto.

Gaia Santolla

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