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#1800senzafuturo, la voce dei lavoratori

CATANZARO – Il presente che si sfilaccia come una corda ormai usurata, impossibile ripararla se si continua a portare avanti il non più ludico ma ormai pericoloso “gioco della fune”. Due attori posizionati ai capi estremi della corda: le imprese che fanno solo i propri interessi e i lavoratori che, invece, i propri interessi li vedono costantemente calpestati. Un presente che perde calcinacci dunque e un futuro ormai sul limite dell’oblio.

Questa è la drammatica situazione in cui versano i lavoratori di Infocontact che, dopo aver già perso circa 700 posti di lavoro, si ritrovano al centro di un nuovo terremoto. Il contratto Wind/Infostrada, in cui sono impegnate 300 persone, scadrà il 31 gennaio e, ad oggi, non si hanno notizie sul rinnovo. Lo spettro della chiusura e dei licenziementi di massa incombe nuovamente sulla testa di chi ha investito su un altro dei tanti lavori che ormai stabile non è.

Ma i lavoratori non ci stanno, non hanno nessuna voglia di lasciare la propria postazione e la cuffie attaccate al chiodo, non vogliono essere ennesime prede di un sistema che guarda solo al profitto a scapito della dignità umana. “Ora basta! Siamo stanchi ma ancor più incazzati. Non resteremo inermi, non riusciranno a lasciare #1800senzafuturo”, è questo l’urlo che si leva dai social, è questo il grido di chi non vuole lasciare il campo di battaglia senza prima aver provato a combattere.

Il ricorso ai social e ai media prima, la richiesta d’aiuto ai sindacati poi. Sono queste le armi che i lavoratori di Infocontact stanno sfoderando, la speranza è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica oltre che risolvere in tempi brevi e nei migliori dei modi questa situazione scomoda, precaria e distruttiva. Si lotta affinchè questo avvenimento sia presto ricordato come un piccola battuta d’arresto.

A parlare con il nostro giornale è Pasquale Cimmino, la sua voce incarna quella di 1800 persone che rischiano di perdere tutto quello per cui hanno sempre fatto sacrifici. La faccenda Infocontact, infatti, non è solo una questione di perdita del lavoro, ma anche di diritti di molti violati e usurpati a scapito di guadagni di pochi.

Pasquale afferma: “Infocontact attualmente è in amministrazione straordinaria. C’è un Bando di acquisto, riservato alle aziende che vogliono acquistare e prelevare in toto le commesse con gli operatori. Wind gioca un ruolo importante in quanto non rinnovando il contratto in essere con Infocontact, sminuisce notevolmente il valore dell’azienda, meno lavoro dunque ma con lo stesso numero di operatori. Un collasso.  L’anno scorso la stessa Wind aveva annunciato il mancato rinnovo della commessa Wind Mobile attribuito alla crisi Infocontact su cui, secondo quanto abbiamo appreso nelle scorse settimane, grava un ingente buco fiscale.”

Ma la situazione diventa sempre più complessa e chiedendo maggiori chiarimenti Pasquale spiega: “Il mancato rinnovo della commessa ci ha portato a dover accettare un contratto di solidarietà: meno giorni di lavoro, meno soldi, ma lavoro per tutti spalmando gli operatori tra le 2 commesse rimaste, ossia Wind fisso/adsl e PosteMobile. Fino all’ 8/1/15 c’erano tutti i presupposti per il rinnovo tanto che si stava procedendo alla contrattualizzazione da parte dei commissari straordinari, con i possibili acquirenti.  Questa trattativa, però, non è andata in porto in quanto ancora una volta Wind ha messo i bastoni tra le ruote mossa da fattori puramente commerciali. Togliendo la commessa ad Infocontact, può offrirla ad altri acquirenti al prezzo più basso possibile. La cosiddetta asta al ribasso. Male di ogni call center. Andando via anche Wind Fisso/adsl, si verrebbe a creare un numero spropositato di dipendenti rispetto al lavoro presente che questa volta  avrebbe come unico effetto il licenziamento e lo smembramento dell’azienda. Infocontact ha provato in passato ad espandersi all’estero ma senza una buona riuscita. Classico esperimento fallito.”

La situazione è quindi complessa e critica allo stesso tempo. Bisogna però ricordare che, in questo periodo di totale precariato, la faccenda riguarda tutti, nessuno escluso. Il futuro non è solo quello dei 1800 lavoratori di Infocontact ma è anche il nostro, la loro è una battaglia che difende anche i nostri diritti. Facciamo sì che i #1800senzafuturo diventino #1800conunfuturo.

Annabella Muraca