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Morto don Ignazio Schinella, il ricordo di Demetrio Guzzardi

ARENA (VV) – In un drammatico incidente verificatosi nel piccolo comune di Arena, alle porte di Vibo Valentia, è morto don Ignazio Schinella, 68 anni. La sua auto, per cause in corso di accertamento, si è schiantata contro un palo. Forse il sacerdote è rimasto vittima di un malore ed ha perso così il controllo del veicolo. 

Il ricordo dell’editore Demetrio Guzzardi

«Come amico, fratello, discepolo, piango la prematura scomparsa di don Ignazio Schinella, proprio oggi, in cui la Chiesa Cattolica commemora i defunti. La notizia giunta nella prima mattinata parla di un incidente d’auto nel suo paese natale, dove era giunto per una visita ai suoi parenti defunti. Con mons. Schinella va via un grande teologo che, con i suoi scritti, ha cantato e lodato Gesù, Signore della sua vita.

Il suo ministero presbiterale era caratterizzato dall’amore verso la bellezza intesa come arte, poesia, letteratura; educatore nei luoghi deputati alla formazione dei futuri sacerdoti, amava il mondo popolare e più volte nei suoi testi faceva riferimento alla modalità del cattolicesimo popolare. Sempre attento, amava scrivere ed era un grande comunicatore, con la sua parola fluente, ma soprattutto con la sua grande umanità ed amicizia.

Con la casa editrice Progetto 2000 ha pubblicato oltre 20 titoli, ma erano in corso di preparazione altri volumi e ristampe; più volte aveva posto la sua firma a presentazioni o post fazioni. Una produzione enorme, con una scrittura fluente ed accattivante».

Marrelli Hospital, scende in campo anche Arena

CROTONE – Il Direttore Generale dell’ASP di Crotone Sergio Arena fa sapere in una nota stampa che invierà oggi stesso al Commissario alla Sanità Massimo Scura un sollecito formale di approvazione della delibera ASP dello scorso mese di marzo con la quale l’azienda pitagorica ha avanzato il proprio fabbisogno per la specialistica ambulatoriale (prestazioni radiologiche e radioterapiche). «E’ il primo risultato ottenuto dall’Assemblea generale che – si legge nella nota – stamani ha deciso di intraprendere ogni azione che consenta alla struttura il proseguimento della propria attività. Nel corso dell’assemblea, a cui hanno preso parte il Sindaco di Crotone, Ugo Pugliese, accompagnato dalla giunta e dal Presidente del Consiglio comunale, il consigliere regionale Flora Sculco, il Presidente di Confindustria Michele Lucente e CGIL CISL e UIL, è stato sollecitato il primo cittadino a richiedere un incontro urgente al commissario Scura all’interno di un tavolo istituzionale anche alla presenza della Regione Calabria. Chiesto anche l’appoggio e il sostegno a tutte le forze politiche e sociali ed a tutti i sindaci del crotonese per non vedere vanificati gli sforzi fatti fin ora. Se in questi giorni, in queste ore, dovesse essere approvato il nuovo budget della specialistica ambulatoriale senza il Marrelli Hospital, la struttura resterebbe fuori dal poter erogare prestazioni a carico del sistema sanitario per almeno altri due anni e la radioterapia già pronta continuerebbe a restare chiusa».

Peppe Voltarelli in tour per la Calabria

COSENZA – Targa Tenco 2016 come miglior interprete con Voltarelli canta Profazio, edito da Squilibri, Peppe Voltarelli continua a portare in giro con numerose date italiane il suo personale omaggio a una delle più nitide espressioni della cultura meridionale, con l’originale e coinvolgente rivisitazione dello sterminato repertorio di Otello Profazio, inarrivabile interprete delle tante anime del Meridione. La prossima tappa è domani, 17 agosto, alle ore 21, ad Arena (VV), ma tante altre date vanno infittendo il calendario dell’artista che in Calabria, ad agosto, sarà il 18 a S. Caterina Albanese (CS) per il Joggi avant Folk Festival, il 19 a San Cosmo Albanese (CS) per LiberaEventi, il 25 ad Acquaformosa (CS) per il Festival Migrazioni, il 26 a Cerchiara di Calabria (CS) per lo Street Food Festival.

Concepito come la simbolica rappresentazione di un patto intergenerazionale tra l’antesignano del folk revival in Italia e il più emblematico esponente della cosiddetta “onda calabra”, lo spettacolo intende ricreare sul palco l’atmosfera dei vecchi racconti in musica dei cantastorie, restituita alla visione e all’ascolto secondo modalità e forme espressive al passo con i tempi. I brani più rappresentativi dello sterminato repertorio dell’ultimo dei cantastorie, rivisitati dal più estroso e originale dei crooner di casa nostra, come tessere di un mosaico, convergono nella rappresentazione dolente e stralunata di un Sud assunto come metafora di una condizione più generale, dove l’epica lascia presto il passo all’ironia per cantare, a passo di danza, la delusione amara di un presente eternamente eguale a se stesso.

Ad Arena l’artista non mancherà di eseguire anche i brani più rappresentativi del suo repertorio che gli hanno guadagnato un ampio seguito di pubblico, anche fuori dai confini nazionali, e lusinghieri riconoscimenti di critica,  tra i quali il Premio Tenco, fino a scalare le classifiche di molti paesi europei ed extra-europei e ad avviare collaborazioni di grande prestigio con artisti come l’argentino Kevin Johansen e il The Tiptons Sax Quartet di New York.

L’ultimo singolo

 “Stornelli calabresi” è il nuovo singolo tratto dall’album edito da Squilibri. Il videoclip è stato girato in Uruguay nell’ultima tappa della tournée americana di Voltarelli che si è conclusa lo scorso gennaio dopo due mesi di concerti e spettacoli tra Stati Uniti, Canada e Argentina.

Operazione “Isola del Vento”, sequestro beni per oltre 350 milioni di euro

CATANZARO – I finanzieri del nucleo di polizia tributaria – G.I.C.O. – di Catanzaro, coordinati dal procuratore della repubblica dott. Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, dott. Vincenzo Luberto, e dal sostituto procuratore, dott. Domenico Guarascio, hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca di beni per un valore di circa 350 milioni di euro, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone su richiesta di questa procura distrettuale. La misura ablativa è stata disposta nei confronti di Arena Pasquale, nipote del noto capo clan Arena Nicola nonché fratello del boss Arena Carmine (ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso nell’ottobre del 2004), che era già stato destinatario del precedente provvedimento di sequestro che aveva interessato, tra l’altro, il parco eolico denominato “Wind Farm” di Isola di Capo Rizzuto (KR). Le indagini economico-patrimoniali svolte dalle fiamme gialle avevano consentito di ricondurre la realizzazione del parco eolico alla sfera economico-patrimoniale della “cosca arena” e di accertare come Arena Pasquale, funzionario del predetto comune, in qualità di gestore occulto degli affari della cosca, ne avesse curato gli interessi economici rappresentandone la longa manus. Nel dettaglio, Arena Pasquale, attraverso un articolato sistema basato su una fitta rete di società estere (con sede in Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino) detentrici formali delle quote sociali di tre società aventi sede a procura della repubblica presso il tribunale di Catanzaro direzione distrettuale antimafia Crotone e a Isola di Capo Rizzuto, aveva avviato e realizzato, per conto e nell’interesse dell’omonima cosca, il parco eolico wind farm della città isolitana. Le investigazioni condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro avevano dimostrato la discrasia esistente tra la titolarità apparente dei beni oggetto di indagine e l’assenza di idonea capacità reddituale in capo ad Arena Pasquale per sostenere l’intera operazione economica, consentendo alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone di disporre, già nello scorso mese di marzo, il sequestro di tre società e dei relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico “wind farm”, il tutto per un valore di circa 350 milioni di euro. La mancata giustificazione della legittima provenienza dei beni da parte dell’arena ha indotto il tribunale di Crotone a rafforzare la misura di prevenzione già adottata, disponendone la confisca.

Don Edoardo Scordio ideatore del patto scellerato con la cosca Arena

CROTONE – Sarebbe stato don Edoardo Scordio, parroco di Isola Capo Rizzuto, l’ideatore del patto scellerato tra la cosca Arena della ‘ndrangheta ed i gestori del Cara per lo sfruttamento per scopi tutt’altro che umanitari dei fondi destinati all’accoglienza ed all’assistenza dei migranti. Ne è convinto il gip di Crotone, Abigail Mellace, che l’ha scritto nero su bianco nel provvedimento con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere per il sacerdote coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato al fermo di 68 persone. Il gip Mellace scrive a chiare lettere che «l’ingresso della cosca Arena nella gestione del Cara si è realizzato per effetto di una vera e propria “proposta di affari” che la consorteria ha ricevuto da un insospettabile personaggio, don Edoardo Scordio». Sarebbe stato proprio il parroco di Isola Capo Rizzuto, secondo la ricostruzione del gip, a proporre ai vertici delle cosche Arena, Gentile e Nicoscia di «costituire e affidare alla gestione di sodali di fiducia le imprese cui affidare l’erogazione dei servizi più remunerativi in modo tale da permettersi di accaparrarsi la quasi totalità delle risorse stanziate». I fondi sarebbero così finiti in parte nelle casse delle cosche «per altri lucrosi investimenti» e in parte nelle mani dello stesso don Scordio. Il giudice rincara poi ulteriormente la dose quando sostiene che «don Edoardo Scordio è a tutti gli effetti un esponente di rilievo della stessa associazione mafiosa» per avere assicurato allo stesso gruppo criminale «il suo continuo e costante apporto, procurando il denaro che occorreva ai sodali, custodendo proventi delle estorsioni e comunque ideando e concorrendo a porre in essere tutte quelle condotte che hanno assicurato al clan di incamerare milioni di euro». Il gip non riserva un diverso trattamento all’altra figura centrale dell’inchiesta, il governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto, Leonardo Sacco, al quale attribuisce «un ruolo centrale nell’affare che, realizzando un inedito connubio tra mafia e istituzioni ecclesiastiche, dimostra la straordinaria capacità della cosca Arena di infiltrarsi in ogni apparato e settore della società civile». Proprio l’esponente della Misericordia, con la sua condotta, secondo il Gip, avrebbe partecipato «a uno dei più lucrosi e spregevoli affari mai gestiti da un’organizzazione criminale». I giudice, nel provvedimento, fa anche riferimento alla linea di difesa adottata da Sacco nel corso del suo interrogatorio, quando ha provato a fornire una spiegazione in merito ai prelevamenti in contanti dai conti della Misericordia sostenendo che quei soldi venivano consegnati agli uffici amministrativi per pagare gli stipendi ai dipendenti. Una tesi che non ha convinto affatto il gip Mellace, secondo il quale, invece, Leonardo Sacco si sarebbe impossessato dei fondi. Un altro passaggio significativo del contenuto del provvedimento del giudice è quello in cui si fa riferimento alle dazioni di denaro da parte del governatore della Misericordia agli esponenti di spicco della cosca, che non sarebbero state affatto, secondo il giudice, «frutto di un’imposizione o di un’estorsione», come sostenuto da Sacco.

Operazione “Jonny”, fiumi di denaro nella disponibilità delle cosche VIDEO e NOMI

CATANZARO – Le indagini, che hanno portato allo smantellamento della cosca di ‘ndrangheta “Arena”, hanno evidenziato l’infiltrazione della cosca nel tessuto economico crotonese e, in particolare, il controllo mafioso, da almeno un decennio, di tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del Cara “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto. Più specificamente è stato documentato come la cosca Arena, attraverso l’operato di Leonardo Sacco – governatore dell’associazione di volontariato “Fraternita di Misericordia” di Isola di Capo Rizzuto, nonché presidente della Cofraternita Interregionale della Calabria e Basilicata – si sia aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi – in particolare quello di catering – relativi al funzionamento del centro di accoglienza richiedenti asilo “Sant’Anna” di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati in sub appalto a favore di imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. In particolare, le indagini hanno documentato come le società di catering riconducibili ai cugini Antonio e Fernando Poerio, nonché ad Angelo Muraca, dal 2001 abbiano ricevuto, inizialmente con la procedura dell’affidamento diretto e successivamente in subappalto, la gestione del servizio mensa del centro di accoglienza isolitano la cui conduzione era stata ottenuta dall’associazione di volontariato “Fraternita di Misericordia”: sino al 2009 in via d’urgenza, in ragione dello stato di emergenza dovuto all’eccezionale afflusso di extracomunitari che giungevano irregolarmente sul territorio nazionale; dal 2009 a seguito di tre gare d’appalto vinte. Al riguardo, le indagini hanno evidenziato come l’organizzazione criminale, al fine di neutralizzare le interdittive antimafia che nel tempo avevano colpito le proprie società di catering, avesse provveduto più volte a mutamenti della ragione sociale e dei legali rappresentanti delle aziende controllate, proprio per mantenere inalterato il controllo della filiera dei servizi necessari al Cara.

E’ stato documentato l’imponente flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca nell’arco temporale 2006-2015 per la gestione del Cara di Isola di Capo Rizzuto, pari a 103 milioni di euro, dei quali almeno 36 milioni di euro utilizzati per finalità diverse da quelle previste (quelle cioè di assicurare il vitto ai migranti ospiti nel centro) e riversati invece, in parte nella cosiddetta “bacinella” dell’organizzazione per le esigenze di mantenimento degli affiliati, anche detenuti, e in parte reimpiegati per l’acquisto di beni immobili, partecipazioni societarie e altre forme di investimento in favore del sodalizio. Le ingenti somme da destinare all’organizzazione mafiosa venivano fatte confluire alla cosca sia con ripetuti prelievi in contante dal conto della “Misericordia” e delle società riconducibili agli indagati, sia attraverso erogazione di ingenti somme a fini di prestito, sia ancora attraverso pagamenti di inesistenti forniture, false fatturazioni, acquisto di beni immobili per immotivate finalità aziendali. In tale quadro, una somma consistente sarebbe stata distribuita indebitamente al sacerdote, don Scordio Edoardo, parroco della Chiesa di Maria Assunta, a titolo di prestito-contributo e pagamento di asserite note di debito: solo nel corso dell’anno 2007, per servizi di assistenza spirituale che avrebbe reso ai profughi, avrebbe ricevuto 132 mila euro.

In particolare, don Scordio, indicato come gestore occulto della Confraternita della Misericordia, sarebbe emerso quale organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all’emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco al vertice della citata associazione benefica, da lui fondata. Ulteriore introito per la cosca sarebbe derivato dalla truffa posta in essere da Leornado Sacco, e dai cugini Antonio e Fernando Poerio che, nel 2013, attraverso il controllo occulto della società Quadrifoglio srl, avrebbero fatturato alla Prefettura di Crotone un numero di pasti maggiore rispetto alle prestazioni effettivamente rese, ottenendo un ingiusto profitto di circa 450 mila euro. Il complesso sistema progettato per la distrazione di denaro pubblico, godeva della collaborazione dei familiari degli indagati, la cui partecipazione associativa si sarebbe realizzata attraverso l’interposizione, attuata per il tramite di fittizie partecipazioni sociali ed emissione di falsi documenti contabili, dai cugini Antonio e Fernando Poerio e da Angelo Muraca, insieme ai familiari Aurora Cozza, Maria Lanatà, Stefania Muraca, Pasquale Poerio, e Antonio Poerio, di 36 anni.

A costoro si aggiungono i cosiddetti “fatturisti”, Mario Ranieri, Santo Tipaldi, Ercolino Raso, Benito Muto, Beniamino Muto, Domenico Mercurio, Salvatore De Furia, che, intranei alle cosche isolitane, avrebbero fornito prestazioni contabili artificiose in favore del gruppo economico in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa di notevoli somme di denaro e di evadere le previste imposte fiscali.

Dalle indagini è emersa, in sintesi, la capacità imprenditoriale, in chiave di sfruttamento delle risorse pubbliche, della ‘ndrangheta crotonese, in grado di soddisfare le complesse esigenze della varie cosche locali. In tale ambito, proprio l’elevato flusso di finanziamenti pubblici riservati all’emergenza migranti ha finito per costituire la principale motivazione dell’intervenuta pacificazione tra le cosche Arena e Dragone contrapposte ai Nicoscia e Grande Aracri che, nel primo decennio del 2000, si erano rese protagoniste di un cruento conflitto degenerato in numerose uccisioni e scontri a fuoco. Infatti, la faida cessava proprio quando andava a regime il sistema di drenaggio di denaro pubblico derivato dagli appalti per la gestione del centro accoglienza. Ciò infatti ha costituito l’occasione per una mirata distribuzione delle risorse tra le varie famiglie mafiose interessate a mettere da parte i pregressi dissidi e sfruttare le notevoli opportunità di guadagno. In tale contesto si rilevano le figure di Salvatore Nicoscia, di Pasquale Nicoscia, di 26 anni, di Domenico Nicoscia , di 39 anni, di Luigi Manfredi, detto “Gigino ‘u Porziano” e del fratello Antonio Manfredi “’u Mussutu”, di Mario Manfredi, di Giuseppe Pullano, “la molla”. Nel contesto dell’operazione è stato eseguito, sulla base di accertamenti preliminari del Ros, un sequestro preventivo di beni emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti degli indagati per un ammontare complessivo di circa 70 milioni di euro. Il sequestro ha interessato, tra l’altro, anche l’intero patrimonio immobiliare riconducibile alla Fraternita di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, costituito da un convento di 1700 metri quadrati, successivamente ristrutturato ed adibito a poliambulatorio, dal teatro Astorino di Isola Capo Rizzuto e da diversi immobili, alcuni dei quali acquistati dallo stesso Sacco da soggetti organici alla cosca Arena, per salvaguardarli da possibili interventi ablativi.

 

Trovato cadavere di un uomo. Era scomparso da sabato

ARENA (VV) – Il cadavere di un uomo, Pasquale Gentile, idraulico forestale di 55 anni, è stato trovato in contrada Mencara nelle campagna di Arena.
Il corpo senza vita dell’uomo era riverso sulle sponde di un laghetto artificiale. Al momento non è chiara la causa della morte anche se non si esclude una possibile caduta. Di Gentile si erano perse le tracce sabato quando l’uomo si era allontanato da casa, al mattino, senza fare rientro per l’ora di pranzo.
A trovare il cadavere di Gentile sono stati i carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno che stavano setacciando il territorio assieme ai Vigili del fuoco e a gruppi di volontari.

Sequestro beni cosca Arena, il plauso della Bianchi

ROMA- «Il sequestro dei beni al clan Arena effettuato dagli uomini della Guardia di Finanza di Catanzaro è stato davvero un bel lavoro. È stato così inferto un duro colpo a una cosca di ‘Ndrangheta che rappresenta da anni una spina nel fianco del nostro territorio». A dirlo è Dorina Bianchi, sottosegretario al Turismo e deputato calabrese del Gruppo Area Popolare.  E aggiunge: «Operazioni come questa, che riportano la legalità sul nostro territorio, sono sempre le ben venute. La criminalità organizzata uccide l’economia perché non favorisce lo sviluppo del territorio lavorando fuori dalle regole del mercato e per il solo proprio interesse».

Operazione “Wind Farm” sequestrati beni per 350 milioni di euro

CATANZARO – Beni per un valore di circa 350 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria g.i.c.o. di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone, su richiesta di questa procura distrettuale di Catanzaro, che ha interessato, tra l’altro, il parco eolico denominato “Wind Farm” di Isola di Capo Rizzuto (KR), considerato fra i più grandi d’europa per estensione e potenza erogata. Destinatario della misura ablativa è Arena Pasquale, nipote del vecchio capo clan Arena Nicola (attualmente detenuto in regime di 41 bis) nonché fratello del boss Arena Carmine, ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso nell’ottobre del 2004. Il provvedimento scaturisce da una precedente attività investigativa, condotta sempre dalla guardia di finanza di Catanzaro, diretta ad accertare l’ingerenza della locale criminalità organizzata nell’operazione economico-finanziaria relativa alla realizzazione del parco eolico di Isola di Capo Rizzuto. Le investigazioni condotte dalle fiamme gialle avevano consentito di ricondurre il suddetto investimento alla sfera economico-patrimoniale della “cosca arena”  di dimostrare come Pasquale Arena, funzionario del predetto comune, in qualità di gestore occulto degli affari della cosca, ne aveva curato gli interessi economici rappresentandone la longa manus. Nel dettaglio, Arena, attraverso un articolato sistema basato su una fitta rete di società estere (con sede in Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino) detentrici formali delle quote sociali di tre società aventi sede a  procura della repubblica di Catanzaro direzione distrettuale antimafia Crotone e a Isola di Capo Rizzuto, aveva avviato e realizzato, per conto e nell’interesse dell’omonima cosca, il parco eolico wind farm della citta’ isolitana. Tuttavia, nell’ambito della citata indagine penale, il predetto patrimonio, rappresentato dalle società utilizzate per l’operazione finanziaria e dai relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico, dopo un preliminare sequestro preventivo, veniva successivamente restituito a seguito di alcuni ricorsi proposti dai formali intestatari dei beni. Le successive indagini economico-patrimoniali effettuate a completamento dell’intera attività in base alla speciale normativa di prevenzione, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, dott. Niicola Gratteri, dal procuratore aggiunto, dott. Vincenzo Luberto e dal sostituto procuratore, dott. Domenico Guarascio, hanno consentito agli investigatori del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di ricostruire l’ingente patrimonio oggetto del predetto investimento e di ricondurne la titolarità alla famiglia Arena  in particolare, l’analisi condotta dai finanzieri del g.i.c.o. ha consentito di ricostruire, attraverso una lettura critica delle evidenze investigative ed i necessari riscontri documentali e bancari, un patrimonio di ingentissimo valore schermato mediante il ricorso a sofisticati e complessi reticoli societari e successive cessioni di quote, mirate ad occultare la reale riconducibilità del parco eolico. Detti accertamenti, che hanno permesso di dimostrare la discrasia esistente tra la titolarità apparente dei beni oggetto di indagine e l’assenza di idonea capacità reddituale in capo ad arena pasquale per sostenere l’intera operazione economica, hanno consentito alla sezione misure di prevenzione del tribunale di Crotone di disporre il sequestro di tre società aventi sede a Crotone e a Isola di Capo Rizzuto e dei relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico “Wind Farm”, il tutto per un valore di circa 350 milioni di euro.

Fabbricatore sul caso Arena «nessun adempimento può essere richiesto al comune di Acri»

ACRI (CS) – «Alla luce di quanto deciso dai vari organi giudiziari, nessun adempimento può essere richiesto all’Ente Comune di Acri.» E’ quanto sostiene  il presidente del consiglio comunale, Cosimo Fabbricatore, dopo il parere espresso dall’Anac sulla vicenda che riguarda Vincenzo Arena. Fabbricatore ha inviato una nota non solo al diretto interessato ma anche al Prefetto ed all’Anac. «Il parere espresso dall’Anac – dice Fabbricatore – rappresenta una pura consulenza, seppure autorevole, ma non ha alcuna portata vincolante per l’Amministrazione Comunale.» I fatti risalgono all’agosto del 2013. Arena, eletto nelle fila dell’Udc, è a capo del distretto sanitario Pollino-Esaro. Nella seduta consiliare del 21 agosto del 2013, il consiglio comunale, lo fa decadere, con i soli voti della maggioranza, perché ritiene incompatibile i due ruoli, quello di consigliere comunale e direttore di un distretto sanitario, applicando, così, il decreto legislativo dell’aprile 2013 che riguarda le incompatibilità tra amministratori e dirigenti di enti pubblici. Arena dapprima si rivolge al Tribunale di Cosenza e poi alla Corte di Appello. In entrambi i casi, il suo ricorso viene rigettato. « Quello dell’Anac –  continua Fabbricatore – è solo un parere che non può certo sostituire una sentenza. Anzi, quando quest’ultima passa in giudizio, il suo effetto è quello di obbligare le parti ad osservare quanto stabilito dal giudice. Per il sottoscritto – conclude Fabbricatore – e per l’intero consiglio comunale, non vi sono preclusioni nei confronti di nessun consigliere comunale ma solo la volontà di applicare le norme in materia.» Il Comune è stato difeso dal legale, Stanislao De Santis.