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Baciamano a boss, Cafiero de Raho: «Ignobile»

REGGIO CALABRIA – Il procuratore della Repubblica Federico Cafiero de Raho ha definito all’Ansa “ignobile” la scena del baciamano fatto da un vicino al boss Giuseppe Giorgi dopo la cattura. «Ignobile, ma non è certo né condivisione né tantomeno segno di debolezza dello Stato che anzi, in questa occasione, ha dato una straordinaria dimostrazione di forza». «I carabinieri che si abbracciano dopo l’arresto – ha aggiunto Cafiero de Raho – sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante. I carabinieri non l’avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in uno spazio ristretto dopo una perquisizione durata oltre 5 ore nel corso della quale hanno lavorato in presenza di persone in casa che urlavano e minacciavano dicendo che non c’era nessuno. Noi, inoltre, conosciamo bene la forza militare della ‘ndrangheta, ed in quel contesto, i carabinieri erano anche impegnati a guardarsi intorno. L’importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto».

Maxi confisca di beni ai danni di un trafficante di droga

REGGIO CALABRIA – Circa tre milioni di euro sono stati sequestrati dal comando provinciale della guardia di finanza di Reggio Calabria in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale ai danni di Alfonso Brandimarte, arrestato nel luglio del 2014 nell’ambito dell’operazione “Puerto Liberado” condotta in contrasto con il traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Secondo le indagini della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, guidata da Federico Cafiero de Raho, Brandimarte  era promotore di un’organizzazione criminale articolata su più livelli – comprensivi di squadre di operatori portuali infedeli – dotata di elevatissime disponibilità finanziarie e finalizzata a reperire ed acquistare all’estero ingenti quantità di cocaina. Come accertato nel corso delle investigazioni, nello specifico, la droga partiva dai porti panamensi di Cristobal e Balboa e veniva importata presso il porto di Gioia Tauro o in altri porti nazionali ed europei, a bordo delle cargoship della MSC S.A.. Nell’ambito della stessa operazione, nel 2011 militari del Gruppo Operativo Antidroga della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, avevano arrestato Vincenzo Trimarchi, componente della medesima organizzazione criminale, sorpreso in flagranza di reato mentre tentava di esfiltrare più di 500 kg di cocaina dall’area portuale di Gioia Tauro per consegnarli al Brandimarte. L’approfondimento dei profili patrimoniali e finanziari dell’attività illecita faceva emergere in capo ai membri del sodalizio criminale, ricchezze non giustificate alla luce dei redditi dichiarati e dell’attività economica svolta. Ad Alfonso Brandimarte sono stati così confiscati 4 immobili, 3 terreni, 2 autovetture, 1 ditta individuale e 1 società commerciale, comprensive del patrimonio aziendale; il 50% delle quote di una società commerciale; 2 polizze assicurative e 3 rapporti finanziari.

‘ndrangheta, a Laureana spaccato criminale inquietante

REGGIO CALABRIA – Avevano sottomesso un intero territorio su cui spadroneggiavano con aggressioni fisiche, intimidazioni di ogni genere, violenze. Così i Ferrentino-Chindamo e i Lamari, si erano divisi a metà gli affari a Laureana di Borrello, grosso comune agricolo da cui si domina l’intera Piana di Gioia Tauro. «Quaranta i sottoposti al provvedimenti di fermo – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – ed un solo irreperibile perché all’estero. I carabinieri hanno ricostruito efficacemente lo spaccato criminale che aveva sottoposto tutto il territorio di Laureana ad autentico terrore: due gruppi di ‘ndrangheta che pretendevano persino la soggiacenza assoluta delle persone anche pretendendo, come in un caso accertato, di congiungersi con una donna convivente con uomo ed il cui rifiuto è stato ripagato con numerosi colpi di arma da fuoco al portone di casa. Oppure, in un’altra occasione, quando un ragazzino figlio di un Ferrentino, viene redarguito per avere sfondato le porte dei bagni della scuola. Anche lì scatta la ritorsione, durissima nei confronti dell’operatore scolastico, sottoposto ad un pestaggio». Il gruppo criminale, inoltre, avrebbe tentato di appropriarsi con la forza di terreni agricoli, abbandonando sui campi a brucare senza controllo il loro bestiame. «Ad un imprenditore, che aveva provveduto a recintare il terreno per impedire agli animali di distruggere i raccolti – ha spiegato de Raho – sono stati bruciati i capannoni e le macchine agricole. Due tecnici installatori di videopoker sono stati letteralmente assaliti in pubblica piazza a Laureana di Borrello e duramente colpiti persino con una mazza ferrata fino a procurare ad uno dei due lesioni permanenti alla vista. Tutto questo materiale di indagine andrebbe distribuito nelle scuole d’Italia affinché i giovani, soprattutto, comprendano quanto sia pericoloso aver da fare con simili individui». Di individui pericolosi, armati e violenti parla anche il comandante provinciale dei carabinieri col. Alessandro Scafuri: «Avevano colonizzato Voghera ed altri centri del nord Italia trafficando in stupefacenti e reinvestendo i proventi di tutte le attività illecite». Tutto è cominciato nel 2014 quando Giovanni Lamanna, prima uomo dei Ferrentino-Chindamo, successivamente passato ai Lamari ha riferito ai carabinieri di essersi intestata fittiziamente una impresa edile a Voghera. Da lì è partita la ricostruzione delle forze dell’ordine, con il coordinamento della Dda, del mosaico degli interessi delle due cosche, fino agli arresti della notte scorsa. Nel corso della conferenza stampa, infine, è stato reso noto dell’interesse dei Lamari per la locale squadra di calcio. «La Laureanese – è stato detto – è una società dilettantistica che serve anche come immagine al gruppo criminale. I calciatori venivano spesso accompagnati in trasferta da Lamari, come nel marzo 2015 ad Aprigliano (Cosenza). In quell’incontro, un gruppo di tifosi schiaffeggiò pubblicamente proprio Lamari non conoscendo la caratura criminale della persona. A distanza di qualche giorno, i dirigenti dell’Aprigliano attivarono le loro conoscenze e vennero a chiedere scusa a Lamari per quanto accaduto. Nella partita di ritorno, l’Aprigliano fu sconfitto per sei a zero a Laureana, fatto che chiuse definitivamente lo scontro. Ma non fu la sola combine, perché anche un altro incontro con la società calcistica Fonti di Lamezia Terme, fu “aggiustato” in favore del Laureana».

Dichiarazioni shock di Cafiero De Raho: «Reggio soggiogata dalla ‘ndrangheta»

ROMA – Dichiarazioni shock del procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. Il magistrato, in audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia, ha parlato di città soggiogata dalla ‘ndrangheta. “Quello di Reggio Calabria – ha detto – è un territorio in cui le istituzioni sono fortemente isolate: da un lato a causa di una popolazione totalmente soggiogata dalla forza di intimidazione della ‘ndrangheta, dall’altro perché ancora non c’è un canale diretto con l’esterno, un’identità chiara delle persone con le quali ci si rapporta”. De Raho ha parlato anche di una rete segreta in grado di condizionare le scelte ed ha spiegato che tale rete “lega professionisti, uomini della ‘ndrangheta di piu’ alto livello e uomini delle istituzioni. Una rete i cui membri sono sconosciuti anche alla massoneria e caratterizzata dal sostegno reciproco. E’ questo – ha proseguito De Raho – l’elemento di maggiore pericolosità”. Il magistrato ha aggiunto che a Reggio Calabria ogni tipo di lavoro deve essere autorizzato dalla ‘ndrangheta. Così come l’apertura di qualsiasi attività commerciale. Secondo De Raho questa rete segreta annovera anche esponenti delle forze dell’ordine, uomini delle istituzioni, servizi segreti e addirittura anche magistrati.

Inviata a Giunta del Senato anche l’ordinanza su un’altra inchiesta su Caridi

REGGIO CALABRIA Sono le 1.800 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta Alchemia sulle infiltrazioni delle cosche della ‘ndrangheta in Liguria, le nuove carte inviate dalla Direzione distrettuale antimafia reggina alla Giunta delle autorizzazioni a procedere del Senato che deve decidere sulla richiesta d’arresto per Antonio Caridi, di Gal. Nei confronti di Caridi il gip di Reggio ha emesso l’ordinanza d’arresto – sospesa in attesa della decisione del Senato – nell’ambito dell’inchiesta Mammasantissima che avrebbe individuato una cupola di “invisibili” al vertice delle cosche di ‘ndrangheta. Ma la Dda aveva chiesto l’arresto di Caridi anche in Alchemia. Richiesta rigettata dal Gip che, evidenziando l’unitarietà della ‘ndrangheta, ha ritenuto le accuse assorbite nel precedente provvedimento anche se riferite a fatti ed episodi diversi. «Il senatore Antonio Stefano Caridi si dimostra riferimento funzionale della ‘ndrangheta anche in questa inchiesta» era stato il commento all’unisono, il giorno dell’operazione, del capo della Procura distrettuale di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho e dell’aggiunto Gaetano Paci. Le intercettazioni agli atti dell’inchiesta, tra l’altro, scrive il Gip dell’ordinanza Alchemia, hanno «consentito di accertare che, in occasione della competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale del 2010, la cosca Raso-Gullace-albanese ha svolto attività di propaganda elettorale a sostegno di Antonio Stefano Caridi, candidato del Pdl arrivando a minacciare, qualora avessero orientato le proprie preferenze su candidati diversi da Caridi, il licenziamento dei dipendenti nella struttura alberghiera Uliveto Principessa Park Hotel».

Il senatore Molinari aderisce all’iniziativa “Io sto con De Raho”

COSENZA – «Anche all’indomani dell’operazione “ Reghion”, ho ribadito una  posizione ben precisa e chiara : massimo sostegno all’azione portata avanti dal procuratore Federico Cafiero De Raho, per come  riportato da alcune testate  regionali e  nazionali. Da cittadino calabrese ho risposto “presente” all’appello di altri cittadini. L’adesione alla manifestazione “io sto con De Raho”, che si svolgerà lunedì pomeriggio  nella cità’ dello Stretto,  rappresenta la mia volontà di metterci la faccia concretamente, offrendo il mio contributo anche attraverso il ruolo istituzionale  che ricopro».Lo afferma in una nota il senatore di Italia dei Valori Francesco Molinari. «Una volontà – aggiunge Molinari –  chiara già da tempo, come dimostra la battaglia che sto conducendo da anni, per l’approvazione della Legge Lazzati nella sua stesura originaria. Una Legge che rappresenta l’unico strumento legislativo in grado di arginare il rischio di influenza mafiosa, nel corso della campagna elettorale, ed in particolare,  nella fase cruciale della formazione del consenso. E’ giunto il momento di decidere da che parte stare, senza se e senza ma. Non si può più fare finta che la collussione  e le connivenze politico- mafiose siano frutto della fantasia.  Non lo si poteva dire prima e oggi, alla luce dei riscontri  giunti dalle indagini da cui sono scaturiti gli arresti eseguiti nell’ambito delle operazioni “Reghion”, “Mammasantissima”, “ Alchimia” e “Frontiera” non si hanno più scuse. La Calabria è una terra ostaggio del  malaffare e imbrigliata nelle maglie delle infiltrazioni mafiose nelle Istituzioni, quelle stesse proiezioni  dello Stato che devono essere le prime a scendere in campo per liberarsi da una cappa che impedisce il pieno sviluppo  della regione. E allora, dai calabresi e, soprattutto dalla politica,  ci si aspetta un colpo di reni, un sussulto di dignità, in primis operando una  pulizia al proprio interno, realizzando le concrete condizioni per campagne elettorali pulite e all’insegna della legalità e poi, scegliendo di stare dalla parte giusta, ovvero, lo Stato, la legalità e dunque, dalla parte degli operatori  della giustizia onesti e coraggiosi. E’ questa la parte dalla quale io ho scelto di stare. A sostegno del Dott.Federico Cafiero De Raho e della importante attività di pulizia che sta attuando sul nostro territorio. La Calabria ne ha bisogno».

‘ndrangheta, Dda: «Struttura elitaria occulta accanto a vertice»

REGGIO CALABRIA – Una struttura segreta legata alla massoneria che si poneva al vertice della piramide ‘ndranghetista, dettava le linee strategiche alle cosche, interagiva sistematicamente e riservatamente con politica, istituzioni e mondo imprenditoriale, e condizionava le elezioni, dalle comunali alle Europee nella provincia di Reggio Calabria. A portare alla luce gli “invisibili” componenti di quella che viene ritenuta l’elite della ‘ndrangheta sono stati i carabinieri del Ros e del reparto operativo di Reggio Calabria che insieme al pm della Direzione distrettuale antimafia Giuseppe Lombardo hanno passato anni a rileggere atti di vecchie inchieste ricucendo fatti e circostanze apparentemente scollegate fino a delineare il quadro del nuovo assetto ‘ndranghetista. Tanto lavoro si è concretizzato con l’operazione Mammasantissima che ha portato alla richiesta d’arresto per il sen. Antonio Caridi, di Forza Italia – la richiesta è già arrivata alla Giunta per le autorizzazioni a procedere – e all’arresto dell’ex deputato del Psdi Paolo Romeo, ritenuto l’anima “grigia” di Reggio, già condannato in passato per concorso esterno in associazione mafiosa e detenuto dal 9 maggio scorso per un’altra inchiesta che si scopre adesso essere stata un’anticipazione di quella di oggi; l’avv. Giorgio De Stefano, cugino del capo storico della cosca Paolo, ucciso nel 1985 nella guerra di mafia, ma lontano dall’ala militare e ritenuto capace di elaborare alleanze e strategie individuando le attivita’ piu’ lucrose; l’ex assessore e consigliere regionale Alberto Sarra; Francesco Chirico, ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco della cosca De Stefano, fino al 2004 dipendente del Comune di Reggio poi passato al servizio giuridico-economico della Regione Calabria. Erano loro secondo l’accusa, i componenti del “direttorio” delle cosche. Un’organismo, sconosciuto anche ai picciotti, capace di condizionare appuntamenti elettorali in ambito comunale, provinciale e regionale ma che voleva fare il salto di qualità: non contare più solo sull’utilizzo di soggetti che si mettono a disposizione ma costruire in casa gli uomini più capaci da proiettare nel parlamento nazionale per garantire gli interessi dell’organizzazione. Ed in questo contesto gli inquirenti pongono il senatore Caridi,«figura politica – ha detto il procuratore Federico Cafiero de Raho – costruita in tutto lo sviluppo della sua carriera fino al Parlamento nazionale e, di volta in volta, strumento per eseguire gli ordini della ‘cupola’ e conseguirne le finalità». E sarebbe stato sempre il “direttorio” a fare eleggere nel 2002 Giuseppe Scopelliti – la cui abitazione è stata perquisita oggi – a sindaco di Reggio Calabria con il sostegno delle cosche, così come sarebbe avvenuto per Pietro Fuda alla Provincia. Elezione, quella di Scopelliti, che consentì a Sarra, primo dei non eletti nella tornata del 2000, di approdare in Consiglio regionale subentrandogli. E questo non era che il primo momento della strategia impostata da Romeo per arrivare in Parlamento. Il secondo era quello, concretizzatosi nel 2004, con l’elezione di Umberto Pirilli al Parlamento Europeo che consentì a Sarra di subentrargli come assessore regionale. Nelle stesse occasione, secondo quanto si legge nelle oltre 2000 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, il “direttorio” dette indicazione alle cosche di sostenere Pirilli e Gianni Alemanno. E’ sfumato il terzo momento della strategia, che avrebbe dovuto concretizzarsi con la candidatura di Fuda alla Presidenza della Regione. Intento vanificato da vicende giudiziarie che coinvolsero l’interessato oltre che lo stesso Romeo. Il “direttorio”, in sinergia con quello che è l’organo collegiale di comando della ‘ndrangheta reggina, la “provincia”, che riunisce i vertici dei tre mandamenti, centro, ionico e tirrenico, coordinava tutte le operazioni criminali in Italia ed all’estero di ‘ndrangheta e dalle altre mafie storiche – Cosa Nostra, Camorra e Sacra Corona Unita – e definiva le strategie criminali di massimo livello. Il fine ultimo era sempre quello: impadronirsi o infiltrarsi in enti pubblici».

LA CONFERENZA STAMPA DI DE RAHO

C’era una “struttura elitaria occulta”, di cui facevano parte le cinque persone arrestate stamane dai Carabinieri nell’ambito dell’operazione “Mamma Santissima”, accanto agli organi di vertice della ‘ndrangheta. Una struttura talmente segreta che i nomi dei componenti erano sconosciuti alla “base” della mafia calabrese. Ne facevano parte l’ex parlamentare Paolo Romeo, l’avvocato Giorgio de Stefano, l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra e Francesco Chirico (al quale sono stati concessi i domiciliari), arrestati stamane. Con loro, come emerge dalle 2056 pagine dell’ordinanza, operava il parlamentare Antonio Caridi, per il quale la Dda reggina ha già chiesto al Senato l’autorizzazione all’arresto. L’indagine “Mamma Santissima”, come spiegato oggi in conferenza stampa dal procuratore capo, Federico Cafiero De Raho, ha permesso di ampliare le conoscenze sulla struttura della ‘ndrangheta acquiste grazie a diverse operazioni (Crimine, Meta, Infinito, Olimpia) permettendo di ridisegnare, rispetto alle acquisizioni del 2010, con l’operazione “Crimine”, l’apparato criminale di cui è dotata. La mafia calabrese si caratterizza, ha ribadito il procuratore, per la presenza di una struttura direttiva occulta che opera in sinergia con l’organo collegiale di vertice denominato “Provincia”, alla quale la struttura riservata fornisce indicazioni e scelte strategiche, “allevando” i referenti in seno alle istituzioni, determinando l’elezione di uomini di fiducia in diverse fasi elettorali, partendo dal 2001 fino al 2010, in occasioni di elezioni comunali, provinciali, regionali, fino alle elezioni per il parlamento nazionale e di quello europeo. «Questa componente riservata – ha detto Cafiero De Raho – seleziona gli obiettivi strategici da perseguire e gestisce le relazioni con le altre organizzazioni similari inserite in un più vasto sistema criminale di tipo mafioso operante in Italia ed all’estero». I componenti del gruppo, definiti “segreti”, in alcune intercettazioni si infiltrano, attraverso i loro referenti, negli ambiti di maggior rilievo politico, economico ed imprenditoriale in cui si articola la società civile. I “riservati” sono soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta ma di estrazione non propriamente criminale, «che hanno seguito un percorso nella ‘ndrangheta – scrive la Dda – pensato in funzione della loro esclusiva proiezione verso i contesti informativi, imprenditoriali, economici, finanziari, bancari, amministrativi, politico-istituzionali più delicati, condizionandoli e piegandoli dall’interno ai fini illeciti del sodalizio unitario. La ‘ndrangheta ha quindi evoluto il proprio modello – scrivono gli inquirenti – che è fondato, non più solo sull’utilizzo di soggetti che si “mettono a disposizione”, ma anche su soggetti di propria estrazione che meglio di tutti possono garantire gli interessi dell’organizzazione».

Cafiero De Raho si insedia alla Procura della Repubblica di Reggio

REGGIO CALABRIA – E’ previsto per oggi, 11 aprile, l’insediamento del  nuovo Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, che prende il posto di Giuseppe Pignatone che aveva lasciato l’ufficio il 9 marzo del 2012 per assumere il posto di Procuratore della Repubblica di Roma.  Il nuovo Procuratore della Repubblica di Reggio, 61 anni, una lunga esperienza in magistratura caratterizzata dalla conduzione di inchieste soprattutto sulla criminalita’ organizzata, lascia cosi’ il posto di Procuratore aggiunto, e coordinatore della Dda, a Napoli per assumere il suo primo incarico direttivo. Per il nuovo procuratore previsto il giuramento davanti al Tribunale di Reggio Calabria. Successivamente l’incontro con autorita’, responsabili delle forze dell’ordine e giornalisti.