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Cosenza, inflitti 18 anni di carcere all’assassino di Stanislao Sicilia

COSENZA – La Corte d’Assise di Cosenza ha condannato a 18 anni di carcere Carmine Cristini. Il 31enne di Montalto Uffugo, noto alle forze dell’ordine e già collaboratore di giustizia, è accusato di aver ucciso Stanislao Sicilia, il 29enne freddato nel dicembre del 2014 nella piazza del centro dell’area urbana cosentina. L’ex pentito è stato giudicato con rito abbreviato e ha sin da subito confessato le sue responsabilità. Il pm Giuseppe Cozzolino aveva chiesto la pena di 20 anni di reclusione. Cristini, nella precedente udienza, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee in cui ha ribadito di aver sparato perché era stato aggredito. Sarebbe stata, quindi, legittima difesa. Per questo i suoi legali gli avvocati Elena Montesano e Giuseppe Manna avevano chiesto il minimo della pena tenendo conto della confessione e della legittima difesa. Il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, al termine della camera di consiglio ha emesso la sentenza di condanna a 18 anni di carcere e al pagamento di 30mila euro a favore dei familiari della vittima.

Un coltello nel pacco destinato ad un detenuto del carcere di Reggio Calabria

Reggio Calabria ( RC) – Un coltello con una lama di 8 centimetri è stato trovato in un giubbotto all’interno di un pacco destinato ad un detenuto del carcere reggino di Arghillà. Lo rende noto il segretario provinciale del Sappe Franco Denisi. “Al personale addetto al settore colloqui – afferma Denisi – vanno i nostri complimenti, per aver operato in maniera brillante, nonostante le carenze di personale e di mezzi. L’istituto di Arghillà, da quando è stato aperto, ormai tre anni fa, non ha un direttore in pianta stabile, ha un solo commissario che svolge funzioni di comandante di reparto, mentre nell’altro istituto di Reggio Calabria ne sono assegnati cinque, ha solo due unità del ruolo ispettori e nessun sovrintendente”.

Droga in carcere, era in un pacco destinato ad un detenuto

Reggio Calabria( Rc) – Dosi di hascisc sono state sequestrate dagli agenti della polizia penitenziaria del reparto colloqui del carcere di Arghillà di Reggio Calabria. La droga era in un pacco destinato ad un detenuto. La notizia è stata resa nota da Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Damiano Bellucci, segretario nazionale. “La sostanza – affermano i sindacalisti – è stata inviata alla Questura di Reggio Calabria per i controlli necessari, poiché, purtroppo, diversamente da quanto avviene in altri reparti, a Reggio Calabra la polizia penitenziaria non dispone dei kit per i controlli previsti. Il fenomeno della droga in carcere è particolarmente diffuso, anche perché i detenuti tossicodipendenti sono tanti, ma l’Amministrazione penitenziaria stenta ad attrezzarsi in maniera adeguata, anche con unità cinofili che, seppur previste dall’ordinamento, sono presenti solo in alcune regioni, tra cui non c’è la Calabria”.

Interrogatorio di garanzia per il presunto terrorista di Luzzi

Hamil MehdiCOSENZA – Tutto il materiale sequestrato ad Hamil Mehdi, il marocchino di 25 anni arrestato lunedì, a Luzzi, dalla polizia di Stato, perché accusato di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, è al vaglio degli inquirenti e di un perito informatico . Il giovane è detenuto in isolamento nel carcere di Cosenza. La Procura ha affidato l’incarico peritale a un consulente informatico che sta analizzando tutti i file video, audio e i testi che il giovane scaricava quasi ogni sera da internet e che sarebbero riferibili all’Isis. Mercoledì 27 gennaio alle 15, nel carcere di Cosenza, si terrà l’interrogatorio di garanzia per Hamil Medhi che risponderà alle domande degli inquirenti alla presenza del suo avvocato Francesco Porto. L’ipotesi è che il marocchino avesse intenzione di raggiungere la Siria per unirsi al fronte terroristico. Nel corso delle indagini gli investigatori avrebbe accertato che il venticinquenne si sarebbe auto-addestrato per il combattimento ed avrebbe avuto contatti telefonici con esponenti dell’organizzazione terroristica dello Stato islamico.

Arresto Mehdi, nei video che guardava preghiere e guerra

COSENZA – Hamil Medhi, il giovane marocchino, arrestato ieri dalla polizia di Stato perche’ accusato di auto-addestramento ai fini di terrorismo internazionale, ha trascorso in maniera tranquilla la prima notte di isolamento nel carcere di Cosenza.

Per lui parla il suo difensore legale, l’avvocato Francesco Porto:”Non ho ancora avuto modo di incontrare il mio assistito ma da quanto ho saputo dalla sua famiglia il ragazzo e’ andato in Turchia per pregare. Sia il ragazzo che la sua famiglia – ha aggiunto il legale – sono ormai da anni in Italia e non hanno mai avuto nessun tipo di problema. Sono persone che lavorano e vivono la loro vita tranquillamente e sono perfettamente integrati nella comunita’ locale di Luzzi”.

Intanto, dopo il blitz antiterrorismo di ieri, la Polizia di Stato, ha diffuso i video inerenti l’attività investigativa effettuata dagli uomini della Digos nel corso di circa 7 mesi. A scandire le giornate e la vita del Mehd, la consultazione sistematica e ripetuta in modo ossessivo di video di auto addestramento che riproducono scenari di guerra nelle zone controllate dal “Daesh e sui quali campeggia l’immancabile bandiera nera del califfato, nonchè decapitazioni e omicidi di massa .

Particolarmente significative le immagini inerenti i preparativi del martirio di tale Abu Salem Addarawi il quale, comunica che il destino dei fratelli musulmani è quello della lotta armata e poi, con espressione particolarmente efficace, si fa collegare da un fratello i fili di una cintura esplosiva e, quando una voce fuori campo gli chiede se non gli faccia paura l’esplosivo, risponde che la cosa importante è quella di uccidere i nemici di Allah; mentre in una scena successiva lo stesso riferisce che: “ sta legando le chiavi del paradiso con le sue mani”.

Nei prossimi giorni sara’ fissata la data dell’interrogatorio di garanzia.

 

Detenuto tenta il Suicidio in carcere minorile, Salvato dagli Agenti

detenuto tenta suicidioCATANZARO –  Sventato un suicidio nel carcere minorile di Catanzaro. Un ragazzo di vent’anni, detenuto nella struttura, ha tentato per ben due volte il suicidio. L’ultimo tentativo risale allo scorso sabato quando ha provato a impiccarsi utilizzando un lenzuolo. Il giovane è stato salvato dalla polizia penitenziaria. Lo ha reso noto il sindacato Sappe.

Nella giornata di ieri, sempre presso la stessa struttura, un altro detenuto ha dato fuoco a dei materassi, generando una coltre di fumo che ha rischiato di intossicare agenti e detenuti stessi.

Suicida detenuto in carcere

VIBO VALENTIA – Un detenuto italiano di 37 anni si è suicidato nel carcere di Vibo Valentia.

L’uomo, che svolgeva anche attività lavorativa nel carcere, è stato soccorso ma ogni intervento è risultato vano.

Nel penitenziario di Vibo, secondo il Sappe, i detenuti sono 310, 170 dei quali appartengono al circuito di alta sicurezza, mentre la capienza è di 274 posti.

I detenuti del carcere di Rossano musicisti per un giorno

ROSSANO (COSENZA)- La rieducazione passa anche attraverso la musica. Ecco il compito delle strutture penitenziarie: non solo punire equamente, ma riabilitare le persone, senza lasciarsi sopraffare dal risentimento. A Rossano, infatti, i detenuti del carcere sono diventati musicisti per ventiquattro ore. Il loro concerto “Note di libertà” è stato dedicato alle vittime della Shoa. Nei prossimi anni, altri penitenziari e altri detenuti dedicheranno qualcosa ad altre vittime di massacri ?

Niente laurea al 41 bis

LOCRI (RC) – Annullare o revocare il 41 bis per consentire a Sebastiano Vottari, di 31 anni, di San Luca, condannato all’ergastolo e recluso appunto in regime di 41 bis per l’omicidio di Maria Strangio, di sostenere gli ultimi due esami necessari per laurearsi in farmacia. Lo chiedono i difensori di Vottari, Giuseppe e Adriana Bartolo, che sollecitano la revoca del carcere duro. Per i due legali, la misura ”entra in conflitto con i principi fondamentali della nostra Costituzione”.

Resta in carcere l’assassino della badante ucraina

LOCRI (REGGIO CALABRIA)  – Resta in carcere Gianluca Bevilacqua, il ragazzo di 21 anni che si è autoaccusato dell’omicidio di Tatiana Kuropatyk, la badante ucraina violentata, assassinato ed il cui cadavere è stato bruciato. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari di Locri, Andrea Amadei, che ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del ragazzo. Nell’udienza Bevilacqua ha risposto alle domande del giudice ed ha ribadito la confessione del delitto.