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Consiglio Regionale, Guccione, «Fallimentare la gestione dei rifiuti»

CATANZARO «Nel corso del Consiglio regionale per la discussione del Documento di Economia e Finanza della Regione Calabria (Defr) per il triennio 2019- 2021, ho messo in evidenza il fallimento di questi anni della gestione dei rifiuti. Anche nel Defr emerge che, nonostante il presidente della Giunta regionale Mario Oliverio abbia emanato fino ad oggi dodici ordinanze contingibili e urgenti ai sensi dell’articolo 191 D.lgs. 152/2006 per il conferimento dei rifiuti solidi urbani della Regione Calabria, la situazione rischia di esplodere». E’ quanto si legge in una nota del consigliere regionale Carlo Guccione.

»Le ordinanze di questi 4 anni in “eccezionale e urgente necessità – prosegue Guccione-  che permettono di derogare alle norme vigenti” sono state emanate proprio per evitare problemi alla salute dei cittadini o l’insorgere di emergenze ambientali. E ora emergono tutte le criticità che si registrano nel settore rifiuti. È ancora forte la dipendenza dalle discariche, dove confluisce circa il 65% dei rifiuti. Delle circa 500mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati prodotti dopo il trattamento, in discarica ne vengono smaltiti circa 350mila. Ma anche quando sarà messa in esercizio la nuova rete di trattamento di rifiuti urbani, comunque una parte residuale degli stessi dovrà essere conferita in discarica.

Quindi la politica delle “Discariche zero”, portata avanti dal presidente della Giunta regionale è evidente che si è rivelata una vera e propria affermazione propagandistica. La vera emergenza, che da qui a qualche settimana la Calabria dovrà affrontare, sarà proprio quella della carenza dei siti di smaltimento. L’unica discarica presente in Regione è ormai alla saturazione dei volumi di abbanco e anche il tentativo di trasportare i rifiuti in siti extraregionali è fallita, visto che le gare per il trasporto e lo smaltimento in impianti fuori regione sono andate deserte»

La poca accortezza – si legge ancora – con cui il settore è stato gestito in questi 4 anni, rischia di provocare una nuova situazione di emergenza che costringerà la Calabria a vedere i rifiuti depositati ai bordi delle strade delle nostre città. Addirittura, nel Defr – per quanto riguarda i nuovi Ecodistretti che saranno realizzati ex novo a servizio degli Ato di Cosenza e Vibo Valentia – dopo 4 anni la Regione, in modo pilatesco, afferma che il Piano non ne individua la localizzazione, ma rimanda la scelta dell’ubicazione alle competenze delle Comunità d’Ambito, di nuova costituzione. Tutti però sanno che il vero problema in questi anni è stato rappresentato anche dalla mancata individuazione di un sito nella provincia di Cosenza. Da presidente, prima della Provincia e oggi della Regione, qualcuno pensa, essendo trascorsi inutilmente quattro anni, che è meglio lavarsene le mani rilanciando di nuovo la palla ai sindaci. Anche per quanto riguarda il piano degli Ecodistretti a titolarità regionale, per quello di Catanzaro Alli è stata aggiudicata la gara per la realizzazione dell’impianto. Si attende ora la sottoscrizione del contratto. Invece per l’Ecodistretto di Sambatello è stata pubblicata la gara per la realizzazione dell’opera; per l’Ecodistretto di Rossano Bucita a breve sarà bandita la gara. Visto lo stato dell’arte, sarà difficile che gli Ecodistretti a titolarità regionale vengano realizzati entro il 2020, come la Regione ha previsto nel Defr. Ma c’è di più. Il 10-12-2018 scadrà la legge 47 dell’11-12-2017 voluta dalla Giunta regionale, che sospende per un anno tutti i procedimenti di valutazione ambientale e di autorizzazione relativi al deposito rifiuti sul o nel suolo, pendenti presso gli uffici della Giunta regionale, andando in deroga alla normativa vigente. Visti i notevoli ritardi e incompetenze nell’applicazione del Piano regionale dei rifiuti e per evitare l’insorgere di una nuova drammatica crisi emergenziale, la soluzione va inevitabilmente cercata altrove. E non può essere quella di una gara comunitaria per il conferimento extraregionale degli scarti prodotti dei rifiuti negli ambiti di Reggio Calabria e Cosenza, considerando che il mercato sia nazionale che regionale non sarà probabilmente in grado di dare soluzioni a tale aspettative. Il presidente della Giunta regionale prenda atto che quella delle “Discariche zero” è stata solo una boutade. Come tutti sanno, una parte dei rifiuti, anche quando si raggiungerà una politica di differenziata spinta, dovrà essere smaltita in discarica. Ritardi macroscopici si registrano nell’attuazione del Piano regionale dei rifiuti. Le mancate scelte non vanno scaricate sui sindaci che hanno un compito importante, ma non possono essere i parafulmini di una gestione disastrosa di un settore così complesso».

Modello Riace, Guccione: «Si metta mano alla legge regionale sul sistema di accoglienza»

COSENZA –  «Qualche anno fa la Regione Calabria approvò una legge su “Accoglienza dei richiedenti asilo, dei rifugiati e sviluppo sociale, economico e culturale delle Comunità locali”. Era la legge regionale numero 18 del 12 giugno 2009. La Calabria, già all’epoca, aveva preso posizione, con la Giunta Loiero, contro l’espulsione incondizionata degli extracomunitari che approdano sulle nostre coste. Ecco, proprio questa norma, oggi potrebbe servire a sostenere il modello Riace e il sistema dell’accoglienza calabrese. Si metta, dunque, mano alla legge, se è necessario si apportino le dovute modifiche e si proceda in maniera spedita. È stata importante la risposta di migliaia e migliaia di cittadini giunti a Riace per manifestare solidarietà e indignazione per quanto accaduto a Riace e al sindaco Domenico Lucano, ma adesso tutto ciò non basta. È necessario che si faccia una scelta politica e si passi dalle buone intenzioni ai fatti concreti per evitare che venga definitivamente spazzato via un modello apprezzato in tutto il mondo, ma che ha dato fastidio a qualcuno. Soltanto finanziando questa legge regionale e prendendo una posizione netta contro i piano di Salvini, della Lega e del M5S sulle politiche dell’immigrazione possiamo sperare che non venga distrutto ciò che è stato definito come l’utopia della normalità, dell’accoglienza e dell’inclusione.

La Regione Calabria, tra l’altro, è stata la prima regione italiana a dotarsi di una legge di promozione dell’accoglienza e dell’inserimento dei rifugiati sul territorio coniugandolo allo sviluppo socio-economico delle comunità locali. Il finanziamento mirava a sostenere “la gestione di interventi di accoglienza  e di orientamento legale e sociale degli stranieri accolti nelle comunità locali; l’avvio di programmi di supporto all’inserimento lavorativo, anche tramite la creazione di nuove attività economiche imprenditoriali che coinvolgano direttamente sia i beneficiari dei programmi di accoglienza che la popolazione autoctona; la realizzazione di programmi e produzioni culturali; la riqualificazione e adeguamento delle strutture abitative destinate all’ospitalità”. Questa legge aveva l’obiettivo di tradurre sul piano normativo il sistema di accoglienza sviluppatosi a Riace e in altri piccoli centri della Locride per poi promuoverlo su tutto il territorio calabrese.  È arrivato ora il momento di mettere mano a questa legge sull’accoglienza, finanziarla e dare così una risposta a chi oggi vuole smantellare il modello Riace. E non solo».

 

 

Guccione interroga Oliverio per verificare il funzionamento del sistema di allerta meteo

COSENZA- Il consigliere regionale Carlo Guccione ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione Mario Oliverio per chiedere «una verifica amministrativa interna sul funzionamento del sistema di allerta meteo della Protezione civile calabrese. Una richiesta urgente che non può essere sottovalutata alla luce di quanto accaduto il 20 agosto a Civita, dove l’ondata di piena del torrente Ragannelo ha provocato la morte di dieci persone, sorprendendo un gruppo di oltre 40 escursionisti che stavano visitando le Gole». Sottolineando che «occorre avere fiducia nel lavoro della magistratura per accertare la verità su quanto accaduto”, il consigliere Carlo Guccione sottolinea che  la “Regione ha il dovere di capire se i protocolli operativi e la governance previsti dalle procedure della Protezione Civile Regionale, delle Prefetture, dei Comuni e di tutti gli Enti interessati siano stati rispettati. E bisogna inoltre comprendere se il nuovo Sistema di Allertamento meteo-idrogeologico e idraulico funzionasse realmente.È necessario colmare subito eventuali inefficienze e anomalie – ha sottolineato Carlo Guccione – per evitare che la Regione possa trovarsi impreparata in presenza di altre situazioni critiche. Sono tante le questioni da approfondire. Ad esempio, siamo sicuri del funzionamento della rete pluviometrica? Ed è vero che, nonostante uno specifico finanziamento, non siano state aumentate le stazioni pluviometriche in Calabria che ad oggi, sono circa 150? È da apprezzare infine l’iniziativa del presidente della commissione Vigilanza di Palazzo Campanella, Ennio Morrone, che ha chiesto di convocare immediatamente una seduta del consiglio regionale».

Termalismo, Guccione: «Bisogna mettere in campo il Piano regionale»

CATANZARO- «Bisogna mettere in campo e senza indugi il Piano regionale per il termalismo in Calabria. Non è più rinviabile, inoltre, il rifinanziamento della legge regionale n. 38 del 3 settembre 2012 “Valorizzazione e promozione del termalismo in Calabria”. Si sono persi quattro anni senza riuscire a dare impulso a un settore strategico per lo sviluppo della Calabria. Non è stata messa in campo alcuna iniziativa in grado di destagionalizzare il settore turistico».
È quanto ha affermato il consigliere regionale Carlo Guccione che sulla questione ha presentato un Ordine del giorno da inserire e discutere nel prossimo Consiglio regionale.
«Dalle parole, ancora una volta, non si è passati ai fatti. Anche il progetto “La Via delle Terme della Calabria”, più volte annunciato, non si è trasformato in nessun atto concreto, per non parlare – ha dichiarato il consigliere regionale – del rifinanziamento della legge regionale del settore (n. 38 del 3 settembre 2012) che potrebbe rappresentare un salto qualità del sistema termale pubblico e privato calabrese. Si è preferito “galleggiare”, restare inerme, mentre in campo nazionale c’è stata una forte spinta verso investimenti tesi a intercettare i nuovi flussi turistici provenienti da altri Paesi del Mediterraneo che nel frattempo registravano un crollo delle presenze a causa dell’allarme terrorismo.
Il termalismo per la Regione Calabria può rappresentare un settore strategico a cavallo tra sanità e promozione turistica, in grado di aumentare i valori occupazionali e di avviare anche un processo di prevenzione sia per la cura delle malattie che per la promozione del benessere, andando a incidere sui modelli di organizzazione sanitaria e spostando l’attenzione dalla fase acuta alla prevenzione».
Nell’articolo 2 della legge numero 38 del 3 settembre 2012 sono stati individuati i Comuni termali: Lamezia Terme (Terme di Caronte); Galatro (Terme di Galatro); Antonimina (Terme di Antonimina-Locri); Bivongi (I Bagni di Guida); Spezzano Albanese (Terme di Spezzano); Guardia Piemontese ed Acquappesa (Terme Luigiane); Cassano allo Jonio (Terme Sibaritide); Cerchiara (Terme Grotte delle Ninfe); Cotronei (Terme di Ponte Coniglio).
«Nel frattempo con decreto del Commissario ad acta per il Piano di Rientro sanitario – è scritto all’interno dell’ordine del giorno – sono stati stanziati euro 6.663.636,62 per il sistema termale calabrese per le prestazioni di assistenza termale per l’anno 2018.
Alla luce anche delle recenti prese di posizione di Unindustria Calabria e del direttore generale di Federterme Aurelio Crudeli – che sul termalismo hanno affermato che nella nostra regione vi è una inspiegabile indifferenza della Giunta regionale e che si sono susseguiti dichiarazioni e annunci a cui non hanno fatto seguito misure concrete – il Consiglio regionale IMPEGNA la Giunta a mettere in campo il Piano regionale per il termalismo in Calabria che tenga conto delle risorse nazionali ed europee». (Immagine di repertorio)

 

Oliverio sotto indagine, Guccione chiede di discuterne durante il Consiglio regionale

REGGIO CALABRIA – «Ho chiesto di inserire all’ordine del giorno del Consiglio regionale la discussione in merito all’indagine che vede coinvolto il presidente della Giunta Mario Oliverio per avviare un confronto sulla questione. Rispettiamo ovviamente il lavoro della magistratura ma la politica oggi non può fare finta di nulla. Ho atteso qualche giorno prima di esprimere le mie valutazioni in merito alla notizia degli avvisi di garanzia, anche perché mi sarei aspettato più coerenza, non solo a parole ma anche attraverso i fatti visto che, a quanto pare, i ragionamenti e le valutazioni fatte in passato sugli avvisi di garanzia non valgono per gli ospiti del decimo piano della Cittadella regionale. Siamo davanti- dice il consigliere regionale Carlo Guccione- a una concezione del garantismo a corrente alternata, di una doppia morale – così come ho spiegato in consiglio regionale – che permette a qualcuno di rimanere al suo posto invocando il principio d’innocenza, mentre per altri viene usata per giustificare rimozioni o allontanamenti. Particolarmente grave è la vicenda che vede coinvolto il capo di gabinetto, nomina fiduciaria del presidente Oliverio. La Regione si è addirittura costituita parte civile e rimane al suo posto. È evidente dunque  una enorme contraddizione politica così come contraddittorio è l’atteggiamento di Oliverio rispetto a due anni fa, dimostrando che la doppia morale è parte costitutiva del suo agire etico, politico e amministrativo. Fermo restando che l’avviso di garanzia non è sinonimo di colpevolezza, è uno strumento a garanzia dell’indagato che non può essere strumentalizzato a fini politici. Ma è evidente che, alla luce di quanto è accaduto qualche giorno fa, dal presidente Oliverio sono stati usati due pesi e due misure a distanza di qualche anno. Ciò testimonia a quanta incoerenza e ipocrisia siamo costretti ad assistere nel momento in cui ad essere coinvolto è il presidente stesso in prima persone e il suo entourage».

Approvazione del Piano assistenza territoriale Asp, Guccione: «A pagare le conseguenze sono i pazienti»

COSENZA – «La sanità calabrese non finisce mai di stupirci. La telenovela dell’approvazione del Piano attuativo dell’assistenza territoriale dell’Asp di Cosenza è emblematica: deliberato e redatto una prima volta nel 2016 è stato restituito all’Asp dal Dipartimento Salute della Regione Calabria per alcuni rilievi da parte dell’ufficio del Commissario per l’attuazione del Piano di rientro. Nel febbraio del 2018- dice il consigliere regionale Carlo Guccione-è stato poi ripresentato ma a tutt’oggi ancora non risulta essere approvato dal Dipartimento Salute e dall’ufficio del Commissario. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i pazienti della provincia di Cosenza che da oltre tre anni non riescono ad avere i servizi territoriali adeguati al fabbisogno dei cittadini e viene preclusa anche la possibilità di avere nuovi posti di lavoro sia nella sanità pubblica che in quella privata. Ad esempio i servizi territoriali per lo spettro autistico e per disturbi del comportamento alimentare, i servizi semi o residenziali, le case protette non possono essere attivati  perché ancora manca l’approvazione del Piano. Così come non può essere aperta la Rsa di Caloveto che aspetta da diversi anni di attivare i 60 posti letto previsti, che andrebbero a snellire le lunghe liste d’attesa per gli anziani che hanno bisogno di assistenza. Senza dimenticare poi le due Rsa di Spezzano Albanese e Mottafollone, balzate alle cronache nazionali dopo la nostra denuncia ripresa anche da Rai Uno e Servizio Pubblico di Santoro, costruite alla fine degli anni Novanta, completamente arredate e costate oltre due milioni di euro ciascuna. Le due strutture, con oltre 60 posti letto ciascuna, grazie al libro bianco delle incompiute sulle strutture sanitarie costruite con l’ex art 20 della legge 67/1988, oggi sono state aperte ma solo autorizzate all’esercizio, per la prima volta dopo 18 anni. Non possono però essere accreditate a servizio regionale perché il Piano attuativo dell’assistenza territoriale dell’Asp non è ancora stato approvato.Così anche per quanto riguarda le tre postazioni del 118, deliberate dall’Asp di Cosenza nel 2015, di Oriolo, Spezzano Albanese,  Scalea: sono in attesa di essere rese operative appena sarà approvato il Piano. È mai possibile che la sanità in provincia di Cosenza venga tenuta in queste condizioni ormai da anni senza che nessuno si adoperi per cambiare lo stato delle cose. Eppure l’Asp di Cosenza con un bilancio di oltre un miliardo di euro  è una tra le più grandi d’Italia e a pagarne non possono essere i cittadini penalizzati dalla politica sanitaria che non permette di attivare la nuova rete dei servizi territoriali fondamentale a garantire la salute e a impedire che l’unica via di accesso sanitaria sia considerata quella dell’ospedale. La sanità territoriale ha un ruolo centrale e lo strumento del Piano attuativo dell’assistenza territoriale dell’Asp di Cosenza se non approvato rischia di far implodere la già precaria situazione della nostra provincia. È strano che le altre Asp della Calabria abbiano approvato il Piano ormai da qualche anno. Si faccia chiarezza su questo colpevole ritardo e sui silenzi in merito a questa mancata approvazione. La Regione spieghi ai cosentini il perché ancora la nostra sanità territoriale è tenuta in questa situazione che reca un grave danno sia economico che sanitario e metta in atto tutte le iniziative necessarie al fine di approvare definitivamente il Piano che darebbe la possibilità di potenziare e istituire nuovi servizi territoriali insieme alla buona occupazione».

Inutilizzate le risorse per le aree interne, Guccione interroga Oliverio

COSENZA – «Duecento milioni di euro  (192 fondi FESR, 8 milioni fondi PSR) per la Strategia regionale per le aree interne da poter utilizzare in vari ambiti: la tutela e la valorizzazione delle aree territoriali e del patrimonio culturale e artistico; servizi di inclusione per le persone svantaggiate; sostegno al credito delle imprese e aiuti per gli investimenti delle micro e piccole imprese artigianali; integrazione tra imprese culturali, artistiche e agroalimentari; formazione, incubazione e networking di imprese sociali; potenziamento dei collegamenti locali  e collegamento con ospedali, stazioni, aeroporti, scuole. Si tratta di alcune tipologie di interventi previsti dalla Strategia regionale per le Aree Interne, ma, nonostante siano  trascorsi oltre due anni e mezzo dall’approvazione della delibera n. 490 del 27/11/2015 (“Politica di Coesione 2014/2020. Approvazione Strategia regionale per le Aree interne della Calabria (SRAI) e individuazione area progetto per la Strategia nazionale per le aree interne del Paese (SNAI)”), non risulta essere stato ancora avviato nessun progetto, né utilizzati i duecento milioni di fondi comunitari disponibili».

Ad affermarlo il consigliere regionale Carlo Guccione che ha inviato una interrogazione a risposta scritta al presidente della Regione Calabria Mario Oliverio per sapere quali iniziative urgenti intende adottare affinché «vengano concretamente avviati i progetti per le dieci Aree interne individuate dalla Regione Calabria utilizzando le importanti risorse comunitarie previste alla luce del fatto che manca un anno e mezzo alla fine della legislatura regionale e le condizioni delle popolazioni che vivono in queste aree sono di emarginazione e forte disagio sociale ed economico».

Queste le dieci aree della Strategia regionale per le aree interne individuate: Pollino occidentale, Pollino orientale, Sila orientale, Valle dell’Oliva, Presila catanzarese, Reventino-Savuto, Serre calabresi, Versante Ionico-Serre, Aspromonte, Area Grecanica.

«La Regione Calabria ha aderito alla Strategia Nazionale per le aree interne per il contributo che queste possono dare alla ripresa economica e sociale del Paese per offrire nuove opportunità di lavoro, migliorare la dotazione della qualità dei servizi collettivi, accrescere l’inclusione sociale e ridurre i costi dell’abbandono del territorio. Basta pensare che l’80% del territorio regionale – è scritto nell’interrogazione – è costituito da Aree interne così come classificato sulla base della distanza dai centri di offerta dai servizi essenziali (sanità, istruzione, mobilità). Su queste aree vive la metà della popolazione regionale e sono strategiche per l’offerta di beni e servizi ecosistemici (aria, acqua, territorio, foreste)».

Sanità, interrogazione di Carlo Guccione a Mario Oliverio

CATANZARO – «Nonostante gli annunci, ripetuti più volte, del presidente della Regione, Mario Oliverio, sull’intenzione di incatenarsi davanti a Palazzo Chigi per chiedere l’interruzione della gestione commissariale della sanità calabrese, ad oggi nulla è cambiato. Sono trascorsi oltre quattro mesi dal primo annuncio solenne ma tutto è rimasto come prima: l’unica ad essere aumentata è la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giunta regionale». Il consigliere regionale, Carlo Guccione, ha inviato una interrogazione urgente al governatore Mario Oliverio per conoscere quali siano «le iniziative urgenti e improcrastinabili da parte del presidente della Regione al fine di porre fine a questa vicenda che rischia definitivamente di indebolire il tessuto democratico calabrese e dare un colpo mortale alla sanità della nostra regione. Questo per evitare che la politica e le istituzioni siano delegittimate da uno scontro finalizzato solo a garantire interessi di potere a discapito di quelli collettivi».

«Nonostante l’incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e le ripetute riunioni del Consiglio del ministri, nulla è successo: il presidente Oliverio non si è incatenato – ha ribadito il consigliere Guccione – per protestare contro questo immobilismo che ha fatto precipitare ulteriormente la situazione già precaria della sanità calabrese. Tali annunci non suffragati dai fatti vengono percepiti solo come semplice scontro di potere e non per garantire un’adeguata politica sanitaria per i cittadini».
Già il 3 novembre 2017 il presidente della Regione Mario Oliverio nel corso di un’iniziativa a Praia a Mare annunciò: “Mi rivolgo all’onorevole Gentiloni: non è possibile più mantenere la Calabria in questa condizione. Chiedo anche al ministro della Sanità Lorenzin di adottare un provvedimento che rimuova immediatamente questa situazione intollerabile. Ora basta. Se entro fine novembre non si porrà fine a questa grave situazione sarò costretto ad incatenarmi davanti a Palazzo Chigi per chiedere giustizia per la mia regione”. Concetto poi ribadito nel corso del consiglio regionale del 14 novembre (“Se non ci saranno risposte da Roma mi incatenerò davanti a Palazzo Chigi”) e in quello del 19 dicembre 2017 dove si è discusso della sanità in Calabria e della necessità di porre fine al commissariamento: “Riconfermo la nostra posizione, che non è una barzelletta – disse Oliverio – perché non è mio costume ingannare chi mi ha dato fiducia, ma la situazione è talmente grave da richiedere una decisione interruttiva dell’attuale gestione commissariale, perché i cittadini di questa regione devono avere gli stessi diritti dei cittadini delle altre regioni. Sono in attesa delle determinazioni del Consiglio dei ministri, in base a queste determinazioni valuterò i prossimi passi. Ho annunciato atti forti, non per protagonismo e comunque con sofferenza: li metterò in campo se queste risposte non ci saranno”. Passaggi che vengono ricordati all’interno dell’interrogazione, senza dimenticare «l’incontro con i sindaci calabresi che avvenne il 29 novembre 2017 dove promise di riconvocare l’assemblea dei sindaci. Non ci fu più nessun incontro – ha sottolineato Guccione – nonostante a Roma non siano stati presi provvedimenti concreti. Ecco perché il presidente farebbe bene a spiegare le ragioni del mancato incatenamento nonostante la sanità calabrese sia nelle stesse condizioni di prima.
Inoltre, nel corso della campagna elettorale delle ultime elezioni politiche sono stati sono stati inaugurati reparti in vari ospedali della Calabria – è scritto nell’interrogazione – e i Pronto Soccorso degli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare senza che questi avessero reparti per acuti. Parliamo di nosocomi che ancora non sono stati messi nelle condizioni di erogare i servizi ospedalieri, fondamentali a garantire i Livelli essenziali di assistenza per i cittadini dell’Alto Tirreno e Alto Jonio, e a ridurre l’emigrazione sanitaria verso altre regioni».

 

 

Variazioni del progetto di Piazza Bilotti. Guccione, Rende, Mauro e Morcavallo:«Si rischia la revoca delle risorse»

COSENZA – «Il Dipartimento Urbanistico e Governo del territorio della Regione Calabria faccia i necessari accertamenti e si opponga alle variazioni strutturali e funzionali del progetto riguardante Piazza Bilotti». È quanto chiedono i consiglieri comunali Carlo Guccione, Biancamaria Rende, Alessandra Mauro ed Enrico Morcavallo. Nel 2010 fu stipulata una Convenzione tra la Regione Calabria (Dipartimento Urbanistica e Governo del territorio) e i Comuni di Cosenza e Rende, finalizzata all’attuazione dei Progetti integrati di Sviluppo Urbano (PSU) previsti dal Por Calabria Fesr 2007-2013. Tra le opere incluse nella Convenzione (e relativo Addendum) successivamente fu inserita – viene specificato nella lettera inviata dai consiglieri al Dipartimento della Regione Calabria – la riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale di piazza C. Bilotti, con la realizzazione di un parcheggio multipiano interrato, di un’area musicale nonché di un’area polifunzionale. Alla luce delle modifiche apportate dalla Giunta comunale di Cosenza con la delibera n.149 del 15 novembre 2017 – che ha stabilito nell’ambito delle aree della pubblica struttura di Piazza Bilotti uno spazio di circa 500 metri quadri per aprire un noto fast food – i consiglieri comunali dell’opposizione invitano «il Dipartimento urbanistico della Regione Calabria, effettuati i necessari accertamenti, ad opporsi a variazioni del progetto che determinano uno snaturamento o comunque una diminuita fruizione pubblica dello stesso, ma soprattutto che possano comportare la revoca dei finanziamenti concessi, revoca che arrecherebbe un gravissimo danno a tutti gli Enti coinvolti nonché, di riflesso, ai cittadini». «Modifiche fatte in modo arbitrario – sottolineano i consiglieri Guccione, Rende, Mauro, Morcavallo –. L’Addendum alla convenzione prevede espressamente che “ogni variazione deve essere approvata dai soggetti sottoscrittori dell’Addendum”. Queste variazioni strutturali e funzionali del progetto così come finanziato, rischiano ora anche la revoca delle risorse concesse».

 

 

 

Guccione: «Ho richiesto la verifica delle opere edilizie abusive realizzate nel parcheggio di Piazza Bilotti»

COSENZA – «Alla luce di quanto segnalatomi da numerosi cittadini attraverso materiale fotografico- dichiara Carlo Guccione- , sembrerebbe che si stiano realizzando alcune opere abusive, tra cui un soppalco in acciaio, a piazza Bilotti all’interno dei locali dove a breve sarà prevista l’apertura di un fast food, senza il rispetto dell’iter amministrativo che prevede: deposito progetto, autorizzazione Genio civile, dichiarazione inizio lavori, realizzazione opera, dichiarazione di chiusura lavori e collaudo. Nella giornata del 18 dicembre ho effettuato un accesso agli atti presso la Regione Calabria (ex Genio Civile) con protocollo n. 392028 e l’acquisizione delle copie (prot 395512 del 20-12-2017) riguardanti il progetto “Per la riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo-culturale di Piazza C. Bilotti e realizzazione di parcheggio interrato – soppalco in acciaio”. Ho chiesto al sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, e al comandante della polizia municipale, Giovanni De Rose,  un immediato sopralluogo congiunto dei tecnici del Comune incaricati con la polizia municipale al fine di verificare lo stato dei luoghi e accertare l’eventuale presenza di opere abusive e porre in essere ogni consequenziale e necessaria azione amministrativa.  »