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Breakfast: difetto di notifica, processo rinviato per l’ex ministro Scajola e l’ex moglie di Matacena

REGGIO CALABRIA – Un processo rinviato per un difetto di notifica. Così ha stabilito la  Corte d’Appello di Reggio Calabria che rinviato al prossimo 14 dicembre l’udienza nell’ambito dell’operazione ‘Breakfast’, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Sul banco degli accusati sono chiamati a rispondere l’ex ministro dell’Interno, Claudio Scajola, attuale sindaco di Imperia, e Chiara Rizzo, ex moglie del defunto ex deputato di Forza Italia, Amedeo Matacena, scomparso a Dubai lo scorso 16 settembre in regime di latitanza perché condannato definitivamente nel 2016 a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

Claudio Scajola, assente stamane in aula, come Chiara Rizzo, era stato condannato il 20 gennaio 2020 a due anni di reclusione (pena sospesa) per procurata inosservanza della pena nei confronti dell’ex collega di Forza Italia, mentre l’ex moglie di Matacena, dal quale ha avuto un figlio, era stata invece condannata a un anno di reclusione. Il prossimo 14 dicembre l’udienza si aprirà con la relazione introduttiva della presidente Lucia Monaco.

Obbligo di dimora per Chiara Rizzo

REGGIO CALABRIA – Il Gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, ha imposto a Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena ed imputata per averne favorito la latitanza e schermato il patrimonio, l’obbligo di dimora in sostituzione dei domiciliari. L’istanza era stata presentata da Candido Bonaventura e Carlo Biondi, legali della Rizzo. Il processo riprenderà l’11 dicembre.

Scajolagate: domiciliari all’ex ministro, Rizzo resta in carcere

REGGIO CALABRIA – Caso Matacena: concessi gli arresti domiciliari all’ex ministro Claudio Scajola dal Tribunale della libertà di Reggio Calabria mentre rigettato il ricorso di Chiara Rizzo che quindi dovrà rimanere nel carcere reggino di Arghillà. Scajola, dopo che il provvedimento sarà notificato al carcere romano di Regina Coeli, dove è detenuto dall’8 maggio, sarà portato nella sua casa di Imperia.

 

Interrogatorio Scajola: “Mai fatto affari con nessuno”

Sull’audio depositato al Tribunale di Reggio Calabria, Scajola si scagiona da ogni tipo di rapporto – che lo legasse dal punto di vista economico – con i Matacena e lo scandisce chiaramente: “Non ho mai fatto affari con nessuno perché non ne sono capace. L’ultima volta che ho comprato una casa ho fatto un casino. E poi vado a fare affari con loro ..”. “La mia preoccupazione – spiega Scajola – era sempre quella, la grandissima difficoltà economica che mi pareva di arguire” avesse Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena, a Dubai senza passaporto dopo la condanna a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.

A detta dell’ex ministro, con la Rizzo impostò una linea dura, essendo molto chiaro:

“In una telefonata io fui molto duro nel dirle quale era secondo me la via che avrebbe dovuto scegliere e cioè il marito sarebbe dovuto venire qua. Avrebbe sofferto ma comunque il marito latitante è peggio che in prigione”. “Lei avrebbe potuto cercarsi un lavoro, è una bella donna faceva la modella poteva trovare la possibilità di fare qualcosa. Io l’avrei aiutata come l’ho aiutata facendole dare una collaborazione”. “Diventò un po’diverso (l’atteggiamento) da parte mia dall’episodio scatenante della macchina”. Il riferimento è alla Porsche Cayenne che aveva la Rizzo – sulla targa della quale Scajola fece fare accertamenti dalla sua scorta – e che lei, nel suo interrogatorio, ha detto che le era stata regalata da Francesco Caltagirone Bellavista.

“Se avessi parlato più chiaro non ci sarebbe tutta questa roba qua”, dice Scajola ai pm. “Pensavo – spiega – di non fare niente di male e quindi non avevo preoccupazione col telefono anche se potevo sospettare che lei (Chiara Rizzo, ndr) potesse essere controllata. Usavo un linguaggio che ha creato solo casino”

“Sulla vicenda della casa” a Roma davanti al Colosseo, “sono politicamente morto, per due motivi: uno perché la cosa era eclatante e spaventosa, secondo per la mia verità che è diventata la verità nella motivazione della sentenza di primo grado”.
”Vi continuo a dire che era fuffa il Libano”, spiega l’ex ministro ai pm. ”Io non ho fatto nulla (…) io non ho mai cercato Gemayel (l’ex presidente libanese)”, ha aggiunto Scajola, chiarendo che il suo proposito era solo quello ”di cercare che questa qui”, ossia Rizzo, ”si metta a far qualcosa, a lavorare”.

Chiara Rizzo: “non pensavo che domanda d’asilo fosse illegale”

Chiara Rizzo nell’interrogatorio ai pm che coordinano l’inchiesta che ha portato al suo arresto ed a quello dell’ex ministro Claudio Scajola confessa :”non ho mai pensato che le domande di asilo potessero essere considerate una condotta illegale”. La moglie di Matacena ha incontrato stamane in carcere il senatore Lucio Barani al quale ha detto che “da quando sono detenuta non ho più notizie di mio figlio quindicenne. Ho bisogno di aiuto”.

Scajolagate, Chiara Rizzo si avvale della facoltà di non rispondere

Stamattina di fronte al gip Olga Tarzia, Chiara Rizzo decide di non rispondere durate l’interrogatorio di garanzia. La moglie di Amedeo Matacena  lo ha deciso dopo che il giudice ha rigettato l’istanza dei legali della Rizzo di poter parlare con la donna.

“Un silenzio tecnico”, lo definiscono gli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi. Il 29 maggio sarà interrogata dal sostituto della Dna Francesco Curcio e dal pm della Dda Giuseppe Lombardo.

Chiara Rizzo racconta la sua verità nel carcere reggino di Arghillà

REGGIO CALABRIA – Chiara Rizzo racconterà la sua versione dei fatti sul caso Matacena, suo consorte, e lo farà nel carcere reggino di Arghillà dove la donna si trova da martedì sera, per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Olga Tarzia. La donna è in arresto con l’accusa di avere favorito la latitanza del marito Amedeo Matacena – condannato a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa – e di averne schermato le società per sottrarle ad eventuali confische.

Sempre che non decida di avvalersi della facoltà di non rispondere, in attesa di essere sentita dai pm.

Se deciderà di rispondere, sono tante le domande che i pm hanno in serbo per Chiara Rizzo, a cominciare dai rapporti con Scajola, definito nell’ordinanza di custodia cautelare come completamente “asservito” alle necessità della donna. Ma perché lo era? L’ex ministro dell’Interno non era legato solo da vincoli di amicizia a Matacena ed alla moglie, ma, secondo l’ipotesi dell’accusa da cui nasce la richiesta di contestare l’aggravante della mafiosità, facevano parte, insieme agli altri arrestati, “di un’associazione segreta collegata alla ‘ndrangheta” che ha fornito un “qualificato contributo” al sistema delle cosche, diventando “terminale di un complesso sistema criminale”.

Un sistema finalizzato, tra l’altro, ad ottenere la candidatura di Scajola al Parlamento europeo, vista l’impossibilità di Matacena a farlo. Scajola, dunque, per i pm diventa “l’interlocutore destinato, in caso di elezione, ad operare” nella gestione e destinazione dei “finanziamenti”, dal momento che la ‘ndrangheta “ha necessità di disporre di parlamentari europei per canalizzare gli enormi flussi di denaro che derivano dai contributi gestiti in sede comunitaria”. Tutti interrogativi che Chiara Rizzo potrebbe adesso chiarire.