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“La merda”, ritratto di un’Italia ritratta troppe volte

Teatro dell’acquario, sabato 5 gennaio 2015: ad attendere con trepidazione che le tende si aprissero, una torma di astanti mossa in percentuale variabile dalla pruriginosa speranza di vedere qualcosa di  brutalmente volgare e/o dall’auspicio che tutti i riconoscimenti inanellati dall’opera in questione potessero risultare nella visione di un capolavoro. A fine spettacolo, nessuna delle due “ragioni motrici” si vedrà saziata. Silvia Gallerano è un’attrice incredibile, e questo è il primo fatto. Dirompente, poliedrica, divertente fino al riso sguaiato ed annichilente come una folata di gelo inatteso. Ed è alla sua incredibile presenza che “La Merda”, monologo a firma di Cristian Ceresoli, deve tutto. Il testo dello spettacolo viene vivificato dal miliare talento della performer, che ne ipertrofizza i germogli positivi da un lato e riesce quasi, dall’altro, a spostare l’attenzione dal secondo fatto che, nel resoconto di questo spettatore, emerge prepotente: il testo non è poi così originale. A “succedere”, in scena, è la vita di una donnetta schiacciata dal pressing della società: ad assillarla, fiaccarla, trascinarla verso la follia c’è una fisicità sbagliata per quelli che sono i canoni della SOCIETA’, accompagnata  dall’affannosa ricerca del consenso e della fama, obiettivi falsati ed imposti dalla SOCIETA’, da una SOCIETA’ in cui l’uomo svetta ancora su una sottomessa figura femminile. La donna passa in rassegna ricordi d’infanzia (alludendo reiteratamente alla figura del padre ed al corollario di rimandi al patriottismo ed alla resistenza da quest’ultimo irradiati), esperienze sessuali  solo marginalmente consensuali, provini andati male e cosce troppo grosse.  Alla fine d’ogni atto la protagonista non vedrà altra soluzione che quella di ingurgitare, di volta in volta, l’elemento che la perturba e ossessiona, le cosce, i cazzi, ed infine l’Italia: la nostra protagonista dichiara trionfante di volerli ingurgitare per poi defecarli, e dunque rimangiarli. Il tutto, e per tutto il tempo, nuda su di uno sgabello particolarmente grande ( a volerne rimarcare l’auto inflitta etichetta di “donna piccola”). L’atto coprofago come metafora di un popolo che ingolla tutto ciò che la propria nazione corrotta gli propina, facendoselo star bene, abituandosi per aderire ad una corale e lobotomizzata idea di bellezza, grandezza, giustizia. La domanda che sovviene è, però, la seguente: non è diventato dicotomico, ad oggi, voler credere che messaggi di questo tipo possano rappresentare un elemento di rottura, un colpo reale ai punti molli delle coscienze? No, non più. Il testo è composito, segue spedito la propria linea, ed oltre che dal lavoro dall’attrice è illuminato anche da certi passaggi ironici innegabilmente trascinanti. Di fondo, però, rimane la sensazione insinuante che afferire ad un palmares tale di stereotipi (reali, concreti, esistenti) sia lungi dall’essere originale. Certo, l’attrice e nuda e di tanto in tanto si parla di inghiottire merda. Ma può bastare? Il substrato di estremismo  visivo-verbale si lascia trapassare facilmente, e a rimanere nuda non è più la Gallerano, ma il testo stesso: un testo ben lungi dall’essere brutto, intendiamoci, ma altrettante spanne lontano dal poter essere rilevante. Quello che afferma non è sbagliato, ma non è nuovo né tantomeno urgente. Certo, quella di cui nello spettacolo si parla è un’opzione, ma non è la sola e comunque è di certo la più eviscerata. Questo spettacolo a tratti travestito da ritratto intimo vuole in vero incarnare per poi vilipendere non una storia, una vita , ma tutta un’Italietta mono-ossessiva e gretta. E l’Italia, con la sua televisione prostituta e “sciacalla” e la sua classe politica caricaturale in pole position, riesce ogni giorno ad auto infliggersi una critica molto più genuina e ficcante di quella operata da “La merda”. E, ancora una volta, qui non si afferma che questo tipo d’Italia non esista; ma riportarla in scena, descriverla nuovamente, ribadirla ed estenderla con veemente acrimonia può davvero essere considerato originale? La “soluzione finale” che la protagonista identifica nell’ingurgitare e defecare, per lo spettatore a fine spettacolo sembra risiedere invece nell’emesi: la voglia di vomitare fuori un altro roboante numero di slogan, di circoscrizioni geografico-morali e di postulati per poi aspettare, vuoti e ricettivi, qualcosa di davvero interessante.

Salvatore Perri

Scarda, storia di un cantastorie

L’esercito dei talenti calabresi conta un nuovo nome tra le proprie fila: stiamo parlando di Domenico Scardamaglio, in arte Scarda. Partito alla volta della capitale a caccia di fortuna, il giovane Vibonese è riuscito in pochi anni ad ottenere una candidatura al David di Donatello per la miglior colonna sonora (per il film “smetto quando voglio”), e ad incidere un album, “I piedi sul cruscotto”, uscito di recente per MkRecords. Quello che ci siamo ritrovati davanti per quest’intervista è un artigiano di storie piccole ma universali, un ragazzo modesto e centrato la cui strada sarà di certo luminosa.

1. Come inizia Scarda?

Inizia con la scusa di saper cantare accompagnandosi con la chitarra. Saper cantare può significare molte cose, io non lo intendo in senso prettamente tecnico, diciamo che sono intonato se mi impegno. Comunque, nel 2012 iniziai a cercare dei locali per suonare, mi preparai una scaletta di cover ma l’unico locale che più o meno mi diede retta (i locali che fanno musica dal vivo, per chi non lo sapesse, sono bombardati di richieste ) mi chiese: “hai  qualcosa di tuo da farmi sentire?”  Li scattò la scintilla, io in effetti dei pezzi miei li avevo e ritenevo non fossero neanche male, ma li tenevo li, non  avevo intenzione di proporli in giro. Poi, siccome i locali non è che ti fanno le audizioni ma vogliono almeno un disco (che poi non ascoltano) , decisi di registrare una Demo. Un mio amico (Franco), mi aiutò a fare ciò, poi feci sentire le canzoni a qualche persona che non giudicò affatto male e che anzi,  reagì con stupore e spesso dicendo: “ma perchè non le metti su Youtube?”. Lo feci e così nacque Scarda..

2. Scarda a 15, 20 e 30 anni. L’evoluzione dei tuoi ascolti,dall’adolescenza fino ad oggi.

 A 15 Anni ascoltavo Rock Classico: Beatles, Led Zeppelin, Pink Floyd, Doors ecc. A ciò accostavo anche altra roba ormai classica tipo Nirvana e Radiohead. Sono passato per il momento Metallica/Dream Theater per poi ammorbidirmi a 20 Anni con l’ascolto di Battisti, De Andrè e Rino Gaetano, mi piacque da li in poi il sound acustico, come quello della Bandabardò e dei Modena City Ramblers, quella roba in cui si sente tanto “il legno e il ferro”. Fu una conseguenza spostarmi su Dente, Mannarino, Brunori, Nobraino ecc. dai 24 anni in poi, una volta che scoprii l’indie, e questo neo cantautorato che conservava quel sapore acustico con un filtro più fresco.

3.Le tue canzoni hanno come sfondo vite e storie “normali”. Prova a darci la tua definizione di normalità.

La normalità credo sia un concetto molto labile, non è normale per noi mangiare gli insetti ma se vai in altri posti del mondo si. La normalità la decide un contesto, ti può essere imposta o puoi aderirci liberamente, io nei miei pezzi cerco solo di esprimerla con  delle rime opportune e delle metafore originali , la maggior parte delle canzoni parlano di cose normali, noi indipendenti dobbiamo cercare di essere anche originali perché ce lo impone il mercato, ma la normalità è espressa benissimo anche in una canzone qualsiasi di Marco Mengoni credo. La normalità non è per forza la strada da seguire, io per dire, sto apprezzando molto Lucio Corsi che scrive e descrive cose tutt’altro che normali, l’importante è che fai capire che quando canti non ti ascolti troppo, il primo a far sembrare tutto normale devi essere tu che esprimi il concetto. 

4. Quanto della provincia calabrese c’è nei tuoi pezzi?

Tanto e poco:  le storie contenute in questo disco possono essere ambientate in qualsiasi provincia perchè le province si somigliano un po’ tutte, gli anziani giocano a carte da Siracusa a Bergamo  e i coatti palestrati con lo stereo della macchina a palla  sono un cliché altrettanto diffuso, sono due esempi di come sia tutto un paesone fuori dai centri urbani e forse anche dentro. La provincia calabrese è descritta in quanto “provincia”, non in quanto “calabrese” e questo è in linea con quella caratura nazionale – e non folkloristica – che vorrebbe avere la mia opera, anche i milanesi ascoltano le mie canzoni, perchè parlo anche di loro.

5. Parlaci della separazione della tua terra, e qual è il rapporto che hai oggi con la Calabria.

 

La separazione è sempre stata parziale, in Calabria ci torno sempre durante le vacanze. Ho questo tipo di rapporto quindi, ci vado a staccare la spina, a rivedere amici e conoscenti di una vita, che tornano anche loro durante le vacanze, in una sorta di diaspora al contrario. È un legame affettivo che si manifesta a contatto con i posti e con le persone, con i ricordi e con le parole. Tra i miei piani c’è quello di tornare, ma vorrei tornarci con la possibilità di cambiare alcune cose, iniziare per lo meno. C’è una cosa che non condivido dalle mie parti, una troppo diffusa “paura”di esternare arte perché ci si preoccupa troppo di ciò che può pensare la gente. Una cosa che non succede a Napoli per dire,  da noi invece si ha paura anche di battere le mani per primi perché ci si vergogna. Insomma, se ci torno vorrei farlo con la possibilità di creare un microcosmo diverso. Calabrese tra l’altro è l’etichetta alla quale appartengo (MKRecords) e altre entità che mi aiutano e mi assistono in questo percorso (Manita Lab).

6. L’eco della tradizione cantautorale italiana è evidente nel tuo lavoro, ma ci sono state anche influenze straniere nella formazione del tuo stile?

 

Credo che il cantautorato classico fosse di per se influenzato da molta musica straniera, quindi indirettamente potrei esserlo anch’io. Posso riportare una curiosità:  per arrangiare “Gina” mi sono vagamente  ispirato a “Wish you where here” dei Pink Floyd. Ovviamente prendete molto con le pinze questa affermazione perché ascoltando il pezzo potreste benissimo non riscontrarla, sappiate però che nella mia testa l’ispirazione era quella. Tornando alla domanda,che più in generale parlava dello “stile”, credo che ciò che può trasparire della mia formazione sia l’amore per le ballate acustiche, tipo “Angie” o “Wild Horses” dei Rolling stones e la già citata “Wish you where here”. Ci sono altre cose di matrice straniera  ma dovrei parlare di sottigliezze che sfiorano l’irrilevanza, quindi mi fermerei qui.

 

7. Parlaci del sodalizio col regista Sydney Sibilla e della genesi del brano scelto come title Song del suo film: è stato facile entrare in sintonia col suo lavoro?

 

Il sodalizio con Sydney è nato molto per caso, io ho fatto il mio per procurarmi quest’occasione ma poi la  fortuna ci ha messo decisamente lo zampino. Come ho raccontato in varie altre interviste nasce tutto da me che suono in un locale a Roma e da una ragazza che mi filma e che fa vedere il video a questo giovane regista alle prese con un film da girare. Detto ciò devo dire che è stato facile entrare in sintonia col suo lavoro perché mi ha dato da leggere il copione, quindi una “storia”… siccome io nelle mie canzoni in genere scrivo “storie” la sintonia è venuta fuori spontaneamente. La canzone è stata scritta in un mese.

8. La scrittura, invece, parte sempre da una base esperienziale o riesci anche ad immedesimarti in stati d’animo e contesti che non ti appartengono affatto?

 

L’uno e l’altro. C’è quasi sempre una base, sottolineo, “una base” di esperienza personale ma anche la capacità, o per lo meno il tentativo, di entrare in situazioni e stati d’animo che non mi appartengono. Spesso stravolgo il fattore personale per motivi estetici, magari ciò che ho vissuto io “fedelmente” non è interessante da raccontare quindi aggiungo particolari inventati. Comunque spesso parlo in terza persona proprio per togliermi di mezzo e raccontare una storia che sta li e chi vuole se la ascolta, quasi a dire “io qui non centro nulla”.

9. Sei ad un punto cruciale del tuo percorso nella giungla della scena indipendente italiana. Quanto è stata dura fin qui?

In verità poco… in primo luogo perché faccio una cosa che mi piace, in secondo luogo perché per un motivo o per un altro ho sempre ricevuto rispetto da tutti. Dal pubblico, dai gestori dei locali, dalla mia città (Vibo Valentia) che mi ha sempre spinto in maniera spontanea e gratuita, in barba al principio che non ti vorrebbe mai “profeta in patria”. Ho fatto una canzone per un film prima di fare un disco, ho avuto una candidatura al David, ho trovato un’etichetta…  diciamo che fin qui (e parliamo di meno di tre anni) è andato tutto liscio ed è stato tutto bellissimo, i flop ci sono stati, ma davvero pochi e relativi, la fase difficile in realtà inizia adesso, proprio perchè è una fase cruciale, se fai un errore perdi il doppio dei punti ma se azzecchi la giocata raddoppi. Si sgomita insieme agli altri alla ricerca di attenzione da parte di pubblico e critica. Speriamo bene.

Salvatore Perri

Miriam Caruso

Intervista a “Le Strade”, la next big thing dell’indie italiano

La critica li ha accolti calorosamente nell’affollata scena indipendente italiana: stiamo parlando de “Le Strade”, formazione bolognese che mescola efficacemente elettronica e rock, “saldando” il tutto con testi lividi e taglienti. “Campo 38”, singolo che anticipa un ep da 4 tracce, è uscito il 28 novembre scorso. Il viaggio di questi giovani musicisti emiliani è ai nastri di partenza, ed energia e stoffa sembrano essere al loro posto. Ottoetrenta li ha intervistati per voi.

Ciao, ragazzi. Il vostro sodalizio è abbastanza recente: quali sono state le vostre esperienze e la vostra formazione prima di creare il progetto: “Le Strade”?

Eccoci. La band esiste dal 2007, non ci sono state esperienze precedenti, solo cambi di formazione come è naturale che succeda, fino ad arrivare a costruire una grande squadra, che ancora stiamo costruendo, tra musicisti, grafici, videomaker, ecc.
La band come progetto che fa dischi e concerti nasce alla fine del 2011. In questo periodo abbiamo cambiato bassista e produttore artistico, per un motivo o per l’altro non erano più in linea con gli obbiettivi della squadra. Ringraziandoli fino alla morte perché comunque sono persone che ci hanno permesso di arrivare dove siamo adesso.

C’è un’influenza musicale che ha pesato più delle altre sulla scelta del vostro sound?

Sicuramente si, come funziona per tutti, i generi musicali nella vita delle persone vanno di periodo in periodo. A sedici anni gli Oasis, poi scopri i Kasabian, poi l’elettronica francese e tedesca: questi hanno guidato la nostra formazione musicale; non significa che si sia ascoltato solo quello. Solitamente ascoltiamo un po’ di tutto, basta che faccia vibrare, può essere pure Magalli a fare musica. Adesso sto sotto con Greygoose.

Riguardo alla scrittura dei testi, molti musicisti sottolineano quanto possa risultare complesso “piegare” l’italiano alla melodia. Come nascono le vostre parole?

Credo che se hai delle parole da dire e vuoi che siano ascoltate di certo non saranno le metriche o un idioma a piegarti. L’italiano è molto più dolce e musicale dell’inglese, ce li hai presenti quei sassoni quanto sono duri e grezzi? La nostra lingua è romantica.
Le parole delle Strade nascono dalla voglia che abbiamo di vivere, e che in fondo il senso a tutto lo diamo noi e così succede anche con i testi. Nascono da soli perchè è come se ci fossero sempre stati. Io devo solo riconoscerli e metterli giù. La sequenza è anima-pensiero-penna.

Avete mai considerato di scrivere liriche in inglese?

Fino ad adesso no perché penso in italiano e cerco di raccontare quello che succede qui, quindi i destinatari naturali delle mie canzoni credo siano proprio italiani. Tutto qui.

Tra rivoluzione musicale e cantautorato, la nuova scena alternativa italiana sta contaminando tutta la penisola. Qual è il vostro pensiero a riguardo?

Per questione di gusti siamo diretti più verso l’estero come ascolti quindi non siamo grandi fans della realtà indie italiana. Ciò nonostante ne facciamo parte anche noi. Qualcosa si sta muovendo, c’è tantissima gente che dimostra tanta voglia di fare e di collaborare. Penso che da periodi di crisi esca sempre qualcosa di potente e gigante, credo che adesso vivremo una fase del genere, di prosperità artistica. Sembra nascosta ma col tempo uscirà.

A proposito dell’apporto elettronico, pensate rimarrà un elemento chiave del vostro sound?

L’elettronica per questo nuovo ep e per il primo disco sarà assolutamente l’elemento chiave, ci siamo concentrati sull’elettronica francese e tedesca per fare qualcosa che si avvicini al rock inglese con arie italiane. E’ un esperimento che ascolterete a breve. Ci sarà un mix di chitarre e loop alla Bloody Beetroots, ci saranno atmosfere alla Blade Runner e via andare.

Parlateci del processo creativo. Per i vostri brani scegliete di far nascere prima le parole e dopo la musica o viceversa? Hanno in luce l’idea chiara di un messaggio, di una storia da raccontare, o tutto viene fuori dall’istinto?

E’ una domanda che mi viene fatta spesso e in realtà non so dare una risposta precisa perché non esiste una vera metodologia di lavoro su queste cose. Dipende veramente da costa stai passando in un dato periodo della tua vita. Ci può essere il momento che comunichi meglio con la musica, quindi puoi stare a scrivere testi quanto vuoi, ma non saranno di livello se non saranno loro a venirti a prendere. Il discorso funziona anche al contrario, puoi provare a suonare quanto ti pare, ma se il tuo corpo vuole solo parlare, non c’è pezza che tiene.
Quindi mi lascio andare al momento e cerco di capire cosa vuole la mia testa.
Battiato coi primi dischi aveva l’intenzione di raccontare gli indiani di America, oggi non ho un tipo di intenzione a priori, magari un giorno mi verrà voglia di fare un concept sul Valhalla.

Campo38, titolo del vostro nuovo singolo, uscito lo scorso 28 novembre nei digital store e che anticipa l’uscita del prossimo EP. E’ chiara un’evoluzione nel vostro progetto, cosa è cambiato?

Come ti dicevo sono cambiati componenti della squadra, ne sono entrati di nuovi e ne sono usciti di vecchi. Campo 38 è il brano che segna il passaggio dal primo ep al secondo ep che sarà poi la direzione musicale del primo disco. E’ cambiato il mio modo di essere, il mio modo di vedere le cose, questo tutto per questioni personali che se vi interesserà scoprire basterà ascoltare le canzoni.
Tutto cambia alla velocità della luce, basta non andare nel panico.

Le recensioni vi incoronano nuovo gruppo evento del panorama indipendente italiano. Quali sono le vostre reazioni e aspettative?

Beh, ovviamente la nostra reazione è stata molto positiva, non si fraintendano le mie parole ma sapevo già che ci avrebbero detto queste cose, sai? Come me, tante persone sono convinte di quello che possono fare. Bisogna solo ascoltare queste persone perché ci cambieranno la vita, sia che stiano scrivendo una canzone per te, sia che stiano colorando un paesaggio per te, sia che ti dicano di voler passare i prossimi 3 anni insieme.
Queste parole ci hanno dato la voglia e la forza di andare avanti e che forse non sono solo viaggi mentali ma la vita è questione di convinzioni. Adesso il nostro obbiettivo è costruire qualcosa che ci porti dove abbiamo sempre sognato e di crescere insieme alle persone che ci accompagnano, tutto qui.

Infine, dateci qualche anticipazione sui vostri obiettivi futuri

Ti ringrazio tantissimo per le belle domande e ti anticipo che ora stiamo lavorando sul nostro secondo ep, in uscita verso la primavera che ci porterà al nostro primo disco previsto per fine 2015. E intanto adesso stiamo già alla settima tappa del nostro mini tour acustico nella nostra Bologna aspettando i concerti elettrici estivi e perché no, anche primaverili.

 

http://youtu.be/VYr-ZIDFvIg

SMAU di Napoli; SIMET tra i finalisti del premio innovazione ICT

SMAU NAPOLI 2014, la SIMET Spa tra i finalisti del PREMIO INNOVAZIONE ICT. Per aver informatizzato tutti i processi aziendali attraverso la piattaforma SMARTBUS, realizzata con ECHOPRESS. Un sistema che si compone di un programma web-based, un’app per il cliente ed un’app per gli autisti a bordo. E che permette di acquistare e vendere biglietti e ricevere in tempo reale tutte le informazioni relative all’autobus: dai tempi di percorrenza alla posizione della fermata o della biglietteria più vicina. – A rappresentare l’azienda leader nel settore dei trasporti e del turismo, ritirando l’ambito riconoscimento è stato, nella giornata di ieri (giovedì 11), il direttore esercizio Antonello LAURIA.

Il PREMIO INNOVAZIONE ICT è un riconoscimento che valorizza e valuta i migliori casi di aziende che hanno innovato con successo il proprio business attraverso le tecnologie digitali. La Società calabrese di conferma, quindi, tra le realtà più virtuose del Sud Italia. Una delle poche realtà imprenditoriali – è stato ribadito allo SMAU di NAPOLI – che riesce a coniugare sostenibilità e innovazione, senza abbassare la guardia in tempo di crisi e continuando anzi ad investire sulle nuove tecnologie come occasione di sviluppo.

Il Presidente della provincia di Catanzaro Enzo Bruno incontra il sindaco di Soveria Mannelli

Il presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, ha incontrato ieri nella sede della casa municipale di Soveria Mannelli il sindaco Giuseppe Pascuzzi e gli amministratori dell’ente. Il sindaco di Soveria Mannelli ha ringraziato il presidente Bruno per l’attenzione riservata al territorio del Reventino sin dal momento del suo insediamento, in maniera particolare a Soveria Mannelli.
Questo territorio, hanno fatto presente gli amministratori, da anni rivendicava la soluzione di annosi problemi come l’impraticabilità di una importante arteria danneggiata da lavori, in prossimità di un cantiere di competenza della Provincia. Il presidente Bruno, informato della vicenda, si è prodigato per arrivare in breve tempo ad un intervento risolutivo rappresentato dall’asfalto della parte di strada interessata.
A nome della popolazione di Soveria Mannelli, quindi, il sindaco Pascuzzi ha ringraziato il presidente Bruno, apprezzando il nuovo metodo adottato rivolto al massimo coinvolgimento del territorio dell’entroterra. Tutte le riunioni relative alla strada del Medio Savuto, ha assicurato Bruno, si terranno nel territorio interessato all’intervento. Insieme hanno affrontato altre problematiche, a partire dal completamento della strada del Medio Savuto che ieri ha visto l’inaugurazione dello svincolo di Decollatura: a breve si riattiverà il cantiere e la Decollatura-Soveria sarà consegnata entro il prossimo anno. Si è discusso anche del completamento della strada del Medio Savuto che sa Catanzaro conduce a Cosenza e dell’ammodernamento del tratto delle Ferrovie della Calabria tra Catanzaro e Cosenza, e del sistema sanitario del territorio con particolare attenzione all’ospedale zonale di Soveria. L’impegno degli enti intermedi, quindi, è quello si continuare al meglio il percorso sinergico intrapreso.

Al via a Montalto Uffugo il festival cinematografico BREVI D’AUTORE

Il Festival Cinematografico BREVI D’AUTORE ALESSIO MAZZUCA, promosso dall’Accademia della Comunicazione e patrocinato dal Comune di Montalto Uffugo, si svolgerà nelle date 27 e 28 dicembre 2014 nel Palazzo Municipale di Montalto.
Tutta la giornata del 27 sarà dedicata alla proiezione dei cortometraggi finalisti del concorso, omonimo del festival, “Brevi d’Autore”, e le due giurie (tecnica e popolare) saranno chiamate a votare.
Anche la mattina del 28 ci saranno altre proiezioni e dunque si darà luogo alla Mostra Cinematografica, prologo del Festival.
Nella sera del 28, invece, cerimonia di premiazione dei vincitori alla presenza di autorità, ospiti e personaggi del mondo del Cinema.
Presenzierà anche l’ABIO di Cosenza al quale saranno destinati i fondi raccolti durante le attività del Festival e con i quali sarà effettuato un acquisto per il reparto di Pediatria dell’Annunziata di Cosenza.
I premi assegnati ai vincitori assoluti delle due giurie sono in denaro. Altre menzioni, inoltre, saranno decise a discrezione delle due giurie.
Il Direttore Artistico è Nicola Cosentino.
Diverse le iniziative in fase di organizzazione per la serata del 28 e che presto saranno rese note.

Incontro tra Mario Oliverio e il Direttore regionale Inps Giuseppe Greco

Il Presidente della Regione Mario Oliverio ha incontrato questa mattina – informa una nota dell’Ufficio stampa della Giunta – il Direttore regionale dell’Inps Giuseppe Greco per concordare le azioni da porre in essere per procedere al pagamento delle spettanze ai lavoratori fruitori delle prestazioni di mobilità e cassa integrazione in deroga. Il Presidente Oliverio, al fine di consentire agli interessati di fruire dei benefici entro le prossime festività natalizie, ha chiesto al Direttore Greco di disporre l’apertura delle sedi Inps anche nei giorni di sabato e domenica. Il Direttore dell’Inps, con spirito di collaborazione, ha fatto proprie le sollecitazioni del Presidente Oliverio ed ha assicurato l’ impegno di completare il trasferimento delle note di pagamento agli istituti bancari entro, e non oltre, il prossimo diciotto dicembre.

CalabroDental: due giornate sulla cura del cavo orale nei penitenziari

Il reparto di Paradontologia e Igiene Orale della Casa di Cura CalabroDental di Crotone, dopo il successo ottenuto negli anni con l’iniziativa “Mese della prevenzione-Happy Smile” rivolta ai bambini e alle loro famiglie, entra nei penitenziari calabresi per sensibilizzare la popolazione carceraria sul tema della cura del cavo orale.
E lo fa partendo dalla Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Siano (CZ) con due giornate organizzate il 1 e 9 dicembre u.s., presso il teatro dell’istituto diretto dalla d.ssa Angela Paravati che ha accolto favorevolmente l’iniziativa: «È un’idea che ci è piaciuta, sin da subito, perché parlare di prevenzione dentale a un pubblico multietnico, in un contesto difficile dal punto di vista igienico-sanitario, è fondamentale».
Il progetto (in)formativo, fortemente voluto dal dr. Massimo Marrelli, direttore sanitario della CalabroDental, e coordinato dalla responsabile di reparto d.ssa Dora Marrelli, ha visto il coinvolgimento degli igienisti Marcello Rizzo Filippelli, Sandro Sestito, David Tassoni e Paolo Veraldi che, a turno, a bordo dell’odontoambulanza, hanno raggiunto detenuti, addetti alla sicurezza e personale amministrativo, per trasferire loro le corrette tecniche di igiene orale domiciliare, attraverso la proiezione di video dimostrativi ed esercitazioni pratiche riguardanti l’uso adeguato di spazzolino, dentifricio, pastiglie rivelatrici di placca, bustine di collutorio e specchietto in plastica, oltre naturalmente una sana alimentazione.
Sono state dunque divulgate tutte le nozioni fondamentali per iniziare, sin da subito, ad allontanare patologie e infiammazioni complesse, mantenendo uno stato di salute ottimale contro il rischio di virus e batteri.
A supervisionare gli incontri in loco e online, attraverso l’immediata diffusione sui media, la responsabile Ufficio Stampa & Comunicazione del Gruppo Marrelli, la d.ssa Marika Balzano, che nella presentazione di apertura ha spiegato l’importanza di una corretta formazione e informazione sull’argomento.

Coldiretti pronta a manifestare contro il blocco delle costruzioni di nuovi parchi eolici

“Ogni giorno è un proliferare di autorizzazioni per nuovi parchi eolici in Calabria, i palazzinari dell’energia del vento senza nome e senza volto hanno messo la Calabria sotto scacco ritenendola terra di facile conquista”. E’ davvero inaccettabile- afferma Pietro Molinaro presidente della Coldiretti Calabria – assistere ad un fenomeno che ha già sconvolto sia economicamente che paesaggisticamente il territorio calabrese. Occorre bloccare tutte le autorizzazioni – afferma con estrema convinzione – noi siamo esportatori netti di energia i cittadini tutti hanno il diritto di essere preventivamente informati, non possono trovarsi dalla sera alla mattina le mastodontiche e minacciose pale che sovrastano abitazioni, sottraggono terreno agricolo, distruggono il paesaggio, una agricoltura di qualità e la qualità stessa della vita ed in sostanza rubano il futuro ad intere generazioni. Queste fantomatiche s.r.l. del vento chiede: da dove vengono? Chi vi è dietro? Diverse indagini della magistratura hanno dimostrato che dietro spesso c’è malaffare e speculazione. Questi facili incantatori, che tra l’altro non pagano nemmeno le tasse in Calabria, con la promessa dello sviluppo ci stanno togliendo quello che abbiamo. Ma di quale sviluppo parliamo poi se tutta la logistica, il materiale di costruzione viene da fuori? E la promessa di nuova occupazione proprio non la vediamo. Nell’ultimo rapporto Censis 2014 sulla situazione sociale del paese a proposito del capitale culturale di un territorio definito “chance di crescita non solo economica” si legge che “In Calabria si possono annoverare nel patrimonio giacente (l’eredità materiale delle espressioni culturali del passato) 13 siti archeologici e complessi monumentali, 284 musei, archivi e collezioni, 646 beni vincolati. A questi si aggiungono 72 comuni con patrimonio edilizio storico, 159 centri storici e insediamenti minori suscettibili di tutela e valorizzazione, 13 fra i borghi più belli d’Italia e borghi autentici), un elevato coinvolgimento del territorio (67 comuni)”. Questo insieme all’agricoltura e all’agroalimentare di qualità alla produzione di cibo e al turismo – prosegue – è il vero moltiplicatore di economia reale, di benessere e di vera occupazione. Allora – insiste – occorre bloccare tutto, rivedere le normative autorizzatorie che sono quantomeno datate e non tengono conto dell’intasamento esistente e delle nuove sensibilità della popolazione. Occorre che preventivamente tutto venga messo in trasparenza sui siti, discusso in pubbliche assemblee, affinchè non si ceda a facili ricatti e i cittadini possano avere piena cognizione di ciò che accade. I Dipartimenti Regionali interessati e i comuni – tuona Molinaro – non possono continuare a svendere la Calabria hanno l’obbligo di fermare lo scempio! Coldiretti- assicura – continuerà a battersi senza tregua per una Calabria bella e vincente e su questo tema non arretrerà di un millimetro. La magistratura continui ad indagare per accertare fino in fondo chi c’è dietro queste s.r.l. del vento.

Scafista Ucraino arrestato: si fingeva sordomuto

Crotone – Vitalii Chelpan, ucraino di 32 anni, è stato arrestato dalla squadra mobile di Crotone con l’accusa di essere lo scafista dello yacht di 15 metri partito dai pressi di Atene e soccorso ieri a 60 miglia dalle coste calabresi da una motovedetta della Guardia costiera. I 37 occupanti – che hanno pagato 4.000 euro ciascuno – erano stati trasbordati sull’unità militare. Per sfuggire alle indagini, Chelpan ha finto di essere sordomuto.