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Maranathà, consegnati cento giubbotti

ROSSANO (CS) In questi giorni, nei pressi del centro di ascolto “Maranathà” nei locali della delegazione comunale si è svolta la consegna di cento giubbotti catarifrangenti da parte degli uffici diocesani Caritas e Migrantes di Rossano – Cariati a un centinaio di lavoratori stranieri impegnati prevalentemente in questi periodi nella raccolta di prodotti agricoli nella Piana di Sibari.

Rossano
L’importante iniziativa è stata voluta soprattutto dallo Sportello dell’Ufficio Migrantes, con la partecipazione attiva degli stessi cittadini stranieri per la loro sicurezza, dal momento che, per motivi di lavoro, si trovano a dover percorrere a piedi, spesso nelle ore notturne, strade a scorrimento veloce, compresa la tristemente nota SS106 Jonica, con grave pericolo alla loro incolumità. Don Pino Straface, responsabile della Caritas Diocesana di Rossano – Cariati, presente all’iniziativa, ha voluto ribadire con il suo intervento quanto la Chiesa è “impegnata nell’accoglienza e aiuto verso le persone bisognose cercando di sensibilizzare la comunità attraverso piccoli gesti che possono salvare la vita dei meno fortunati”. L’ iniziativa è stata condivisa e apprezzata dall’ arcivescovo mons. Giuseppe Satriano.
“Sono piccoli gesti ma significativi – dice il direttore dell’Ufficio Migrantes Giovanni Fortino – segno dell’attenzione che la Chiesa ha nei confronti delle persone che arrivano nel nostro paese. Segni che mettono al centro la dignità della persona”. I giubbotti sono stati gentilmente donati dal Signor Giuseppe Campana, responsabile dell’associazione “Ricicreando”.

Consegna defibrillatore cardiaco all’Istituto Rende-Commenda

RENDE (CS) Venerdì 23 ottobre 2015 alle ore 11, presso l’auditorium della Chiesa di Sant’Antonio da Padova di Rende, si terrà la cerimonia di consegna del defibrillatore cardiaco semiautomatico, che l’Istituto Comprensivo “Rende Commenda” di Rende si è aggiudicato nell’ambito del progetto “TipTap- campagna ecosolidale per la raccolta di tappi di plastica”, ideato e promosso dall’Associazione Officina Trentatre Onlus di Cosenza. Il progetto è in attesa di ottenere l’ufficialità della concessione dell’importante patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e ha già ottenuto il patrocinio della Fondazione Per Il Tuo Cuore dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri.

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Alla cerimonia di consegna parteciperanno, oltre al Presidente dell’Associazione Officina Trentatre Onlus Alessandro Martire, il Sindaco di Cosenza e Presidente della Provincia Mario Occhiuto, il Sindaco di Rende Marcello Manna, il Direttore Amministrativo del Consorzio Valle Crati Filomena Pandolfi, il Direttore Generale di Ecologia Oggi spa Rita Rachele Scalise, il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale Luciano Greco.
Gli studenti dell’Istituto Comprensivo “Rende Commenda”, diretto dalla prof.ssa Pasqualina Mocciaro, metteranno in scena uno spettacolo a sostegno della raccolta differenziata dei rifiuti, tema centrale del progetto TipTap.
Nella scorsa edizione al progetto hanno aderito ben 18 Istituti Comprensivi della Provincia di Cosenza, per un totale di 12500 studenti coinvolti, raccogliendo oltre 5 tonnellate di tappi di plastica in soli 120 giorni. Durante la cerimonia, sarà presentata anche la seconda edizione del progetto, che iniziando con largo anticipo rispetto alla prima, si auspica ottenga risultati ancora migliori.

Amantea: diffusione della conoscenza sui luoghi sacri del posto

AMANTEA (CS)  Un incontro nel nome della fede tra le comunità cristiane di Amantea e Dipignano avrà luogo nel corso della giornata di domenica presso il complesso conventuale di San Bernardino da Siena.

Il progetto, portato avanti con il coinvolgimento delle amministrazioni comunali dei due centri, rientra nell’ambito delle attività programmate dall’associazione “I Volontari della Fonte”, finalizzate agli scambi culturali ed alla divulgazione del culto della Madonna della Catena di Laurignano. L’intento dei fedeli consiste nel diffondere la conoscenza dei luoghi sacri di Laurignano, dove nel 1301 è stata vista l’Immagine della Madonna. La giornata amanteana inizierà con l’incontro fra i volontari dell’associazione, il sindaco di Dipignano Guglielmo Guzzo ed il primo cittadino di Amantea Monica Sabatino.

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«Questo momento di confronto e di preghiera – spiega lo stesso Guzzo – vuole avviare un percorso comune tra le due città, percorrendo tutti insieme la strada della fede e della devozione. Ringrazio l’amministrazione per la sensibilità mostrata e per l’accoglienza che certamente ci riserverà».

I pellegrini, dopo la preghiera e la funzione liturgica visiteranno le attività commerciali della città, entrando così in contatto con la realtà locale, conoscendo così usi, tradizioni e costumi.

«Siamo molto felici – ha spiegato l’assessore Antonio Rubino – di aver costruito le fondamenta per dare seguito a questo incontro. Amantea è un comune dalla spiccata vocazione cristiana e le chiese presenti sul territorio non sono soltanto dei luoghi di culto, ma delle vere e proprie opere d’arte che meritano di essere visitate ed apprezzate. Questa esperienza pone le basi per uno sviluppo più organico di un progetto di turismo religioso che consentirà ad Amantea di diventare non solo meta finale, ma anche luogo di ripartenza nella programmazione di pacchetti ad hoc. Sfruttando anche la capacità ricettiva offerta dal territorio. Una possibilità che vedrà impegnata tutta la giunta».

Il delegato alla comunicazione Giusi Osso parteciperà in prima persona all’evento, consegnando alla delegazione di Dipignano un dono simbolico a nome dell’intera comunità.

Contributo alle parrocchie di Lauropoli e Doria per riqualificazione Chiese

CASSANO ALL’IONIO (CS) – Un contributo complessivo pari a 48.000 euro è stato assegnato dall’Amministrazione comunale di Cassano All’Ionio, presieduta dal Sindaco Giovanni Papasso, alle parrocchie di Lauropoli e Doria, al fine di contribuire alla riqualificazione delle rispettive Chiese. L’ammontare complessivo del contributo, deliberato dalla Giunta municipale di Cassano All’Ionio, su proposta dello stesso primo cittadino negli scorsi giorni, rispecchia i criteri stabiliti dalla LR 21/1990 e della DGM n. 179 del 28.12.1988, che prevedono la destinazione di una percentuale non inferiore al 10% delle somme riscosse dai Comuni attraverso gli oneri di urbanizzazione secondaria a interventi a carico di edifici di interesse religioso. Il contributo deliberato dalla Giunta municipale risulta essere così suddiviso: Alla parrocchia “Presentazione del Signore” in Lauropoli la delibera prevede l’erogazione di euro 20.000 per lavori di restauro della facciata della Chiesa “Presentazione del Signore”; mentre a favore della parrocchia “Sacri Cuori di Gesù e di Maria” di Lauropoli verranno erogati euro 15.000 per lavori di manutenzione al complesso che ospita la chiesa Sacri Cuori di Gesù e di Maria” e l’Auditorium. Infine la delibera licenziata dalla Giunta municipale cassanese prevede, altresì, l’erogazione di euro 12.000 a favore della Parrocchia “San Domenico” di Doria per lavori di ripristino del manto di copertura della stessa Chiesa.
Il Sindaco Gianni Papasso, nel clima di forte sinergia che si è istaurato in questi mesi tra l’Amministrazione comunale e la Diocesi di Cassano All’Ionio, tiene a sottolineare come tali interventi siano stati preventivamente concordati con S.E. mons. Nunzio Galantino, al fine di rendere gli edifici di culto del nostro Comune fruibili ed accoglienti ai fedeli, sentite proprio le richieste dei rispettivi parroci e dei cittadini di Lauropoli e Doria che chiedevano la sistemazione delle tre chiese oggetto degli interventi sopra citati.
“Le ragioni che hanno indirizzato il sottoscritto e la Giunta a proporre prima ed adottare tale determinazione – ha spiegato il Sindaco Giovanni Papasso – risiedono nella necessità e dovere di questa Amministrazione di dedicare alla Chiesa ed in particolare agli edifici di culto nel nostro comune la giusta attenzione, al fine di favorire la pratica del culto cattolico. Con S.E. il Vescovo mons. Nunzio Galantino si è istaurato un particolare rapporto di sinergia nella individuazione e risoluzione delle problematiche della città. S.E. il Vescovo mi aveva rappresentato tale esigenza di sistemazione degli edifici che ospitano le Chiese di Lauropoli e Doria, sottolineando come questa provenisse direttamente dai fedeli delle due rispettive comunità. quale Dopo un lavoro congiunto di corretta individuazione dei lavori da effettuare abbiamo accolto con enorme piacere le sue indicazioni. Il mio augurio e anche dell’Amministrazione Comunale che ho l’onore di presiedere è quello che questa sinergia possa essere duratura nel tempo, poiché mons. Galantino, con il suo modo di fare, rappresenta una guida per questa città per costruire una società nuova, più giusta, equa e solidale.
Per questo – ha concluso il Sindaco – ringrazio la Giunta municipale per aver approvato questa importante deliberazione”.

Luigi Lilio, medico ed astronomo di Cirò, colui che diede vita alla riforma del nostro calendario, emanata da Papa Gregorio XIII nel 1582.

È l’oggetto più comune di tutti: il Calendario. Non c’è abitazione in cui manchi. Strumento di alta precisione per la vita di tutti i giorni. Il merito di questo va ad Aloysius Lilius, nome latino, nato a Psycròn , oggi Cirò, nel 1510.

Le radici del Calendario di Aloysius Lilius non sono nella Scienza né nel progresso tecnologico ma nella concezione mistica del Tempo. Ecco perché Gregorio XIII promulgò il Calendario di Aloysius Lilius con la Bolla “Inter gravissimas pastoralis officii nostri curas” firmata a Mondragone il 24 febbraio 1582. Dall’alba della civiltà l’uomo ha sempre voluto capire il significato del Tempo. Nel corso di millenni e millenni ha inventato tanti possibili modi per legare lo scorrere del tempo ai ritmi della sua attività ed è per questo che ha inventato i Calendari. Ogni popolo e civiltà ha avuto il suo.

Nella Roma pagana il Calendario era strumento di potere, privilegio di pochi. Fu Giulio Cesare a porre termine nell’anno romano 708 (46 a.C), ultimus annus confusionis, al Calendario con 445 giorni per passare ai 365 cui ogni quattro anni si sarebbe dovuto intercalare un giorno complementare, l’anno bisestile. Con la riforma di Giulio Cesare (che stabilì così la regola del calendario giuliano) l’anno restò diviso in 12 mesi, della durata, alternativamente, di 31 e 30 giorni, con la sola eccezione di febbraio, che era destinato ad avere 29 giorni oppure 30 (negli anni bisestili). Inoltre gennaio e febbraio diventarono i primi mesi dell’anno, anziché gli ultimi, com’era stato dai tempi di Numa Pompilio fino ad allora. E il calendario da lunisolare divenne in questo modo solare, simile dunque a quello degli Egizi. Dopo la morte di Cesare, tuttavia, la riforma del Calendario giuliano fu sconvolta. Poi accade qualcosa: nasce un uomo nato da una vergine che dopo essere assassinato risorge la prima domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera. Dalla babele di Calendari, dunque, emerge un nuovo modo di guardare al Tempo. E alla metà del primo millennio un abate venuto dal Caucaso, abilissimo astronomo e matematico, Dionysius Exiguus (Dionigi il Piccolo), attribuisce al tempo una dimensione mistica, come testimonia quanto lui dice a proposito della data di Pasqua: “essa va calcolata come illuminazione dello Spirito Santo”. Da questa concezione mistica del tempo nasce, grazie ad Aloysius Lilius, il calendario a noi familiare che nel terzo millennio ha varcato tutte le frontiere, imponendosi per la sua straordinaria precisione (sette centesimi di secondo al giorno) nel sincronizzare le date del calendario con l’effettivo occorrere di equinozi, solstizi e stagioni. Esso esiste in quanto studiosi di fede Cattolica hanno dedicato le loro energie intellettuali al fine di sincronizzare la data del Calendario con l’equinozio di primavera. Non perché tale equinozio li interessasse come fenomeno astrofisico ma in quanto a tale equinozio era ed è legata la data della Resurrezione di Cristo. Questo anno ce lo ha calcolato un certo abate che aveva del Tempo una concezione mistica.

L’ateismo nega l’esistenza della sfera trascendentale ed è quindi costretto a sostenere che tutto avviene per coincidenza di eventi. Una certezza però viene dalla Scienza: la nostra esistenza materiale ha le sue basi nella Logica del Creato che non lascia spazio al caos, e dove c’è una logica deve esserci per forza un autore. È bene riflettere allora su quell’abate che, nel legare l’origine del Calendario alla esistenza di Gesù e alla data della sua Resurrezione, sentì che il Tempo doveva essere radicato in fatti legati ai Misteri della Fede. Misteri che trovarono, mille anni dopo, in Aloysius Lilius, medico di professione ma appassionato cultore di matematica e astronomia, il cattolico devoto che seppe risolvere quel problema, su cui si era focalizzata l’attenzione della cultura cattolica, per dare certezza alla data della resurrezione di Cristo. Quando venne promulgata la bolla pontificia per il nuovo calendario non esistevano gli orologi atomici né la scienza. Nel terzo millennio, come nei millenni a venire, il Calendario Gregoriano di Aloysius Lilius sarà la guida quotidiana per tutti i popoli della Terra. Guida nata nel cuore della spiritualità cristiana. Anche la Scienza sarà, con il suo rigore e la sua logica, strumento indispensabile di progresso per tutti i popoli della Terra. Strumento nato, grazie a Galileo Galilei, per atto di Fede nel Creatore di tutte le cose visibili e invisibili. A Dionigi il Piccolo dobbiamo la concezione mistica del Tempo, ad Aloysius Lilius l’avere saputo risolvere i problemi che hanno dato vita al calendario più preciso mai concepito; a Galileo Galilei dobbiamo l’atto di fede nel creato da cui nasce la Scienza che ha portato alla misura del Tempo con precisione al livello di millesimi di miliardesimi di secondo, grazie agli orologi atomici. Dionigi Exiguus, Aloysius Lilius e Galileo Galilei: Fede, Ragione e Scienza legate indissolubilmente.

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Suor Elena Aiello, «‘a monaca santa», serva di Dio e del popolo.

Elena Aiello nasce a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, il 10 aprile 1895 da Pasquale Aiello, sarto rinomato, uomo probo e retto, e Teresa Paglilla, casalinga, moglie e madre esemplare. Elena cresce terza di dieci figli in una famiglia profondamente religiosa. Sin dall’infanzia mostra particolare trasporto per la preghiera e manifesta subito una viva intelligenza. A sei anni, nel 1901, viene mandata dalle Suore del Preziosissimo Sangue per frequentare le scuole elementari. All’età di otto anni, vedendo la sua preparazione nella conoscenza del catechismo,le suore dell’istituto la portano con loro affidandole il compito di insegnare ai più piccoli la dottrina cristiana. Nel 1905 perde precocemente la madre. Durante la Prima Guerra Mondiale intensi sono gli sforzi di Elena nell’aiutare i sofferenti: passa le sue giornate assistendo le vittime dell’epidemia di Spagnola. Il 18 agosto 1920 fa il suo ingresso nell’Istituto delle Suore del Preziosissimo Sangue ma, a causa di precarie condizioni fisiche, la durata della sua permanenza in tale Istituto è brevissima: non pochi anni dopo, infatti, all’Ospedale Civile di Cosenza, le viene diagnosticato un cancro allo stomaco. Da tale male Elena guarisce completamente rivolgendo una fervida preghiera a Santa Rita, il 21 ottobre del 1921. Il 2 marzo 1923 si manifestano per la prima volta le stigmate: nel pomeriggio di quel giorno, le appare il Signore vestito di bianco con la corona di spine che la invita a partecipare alle sue sofferenze. Elena acconsente e il Signore si toglie la corona di spine e la pone sul capo di lei. Tale contatto le procura un’abbondante effusione di sangue e dopo tre ore di alterno sanguinamento il fenomeno scompare. Il secondo venerdì di marzo, esattamente alla stessa ora, si ripresenta lo stesso fenomeno mentre nell’ultimo venerdì di marzo Elena soffre le piaghe della Crocifissione. Per tutti questi fenomeni Elena è conosciuta dal popolo come «’a monaca santa». Nel 1928, all’età di 33 anni, fonda l’ordine delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Il 3 ottobre 1949, all’età di 54 anni, riceve i voti da Monsignor Aniello Calcara, Arcivescovo di Cosenza. Nell’istituto da lei fondato, suor Elena si occupa dell’educazione dei figli del popolo e dedicando la sua vita all’accoglienza, in particolare dei bambini abbandonati a causa di guerre e qualsiasi altra circostanza. La fama di santità della «monaca santa» è tale da interessare vivamente e attivamente anche Benito Mussolini e famiglia. Suor Elena Aiello muore il 19 giugno del 1961 nell’ospedale San Giovanni in Roma.

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Festa patronale dell’Immacolata Concezione

Cosenza – Rende si appresta a festeggiare la sua Santa Patrona, la Madonna Immacolata.
Mercoledì prossimo, 20 febbraio alle ore 9.00, si terrà la Santa Messa celebrata da Padre Francesco De Lazzari. Dopo la celebrazione eucaristica  si svolgerà la processione per le vie del Centro Storico. Prima della processione, il Sindaco  rinnoverà la consacrazione della Città alla Vergine Immacolata.

Successivamente inizierà la processione per le vie del Centro Storico, alla quale tutti i cittadini sono invitati a partecipare.

Alle 18.00, presso la parrocchia di S. Maria Maggiore, Don Domenico Sturino celebrerà la Santa Messa. Nel fine settimana successivo alla festa liturgica di giorno 20, la statua dell’Immacolata sarà presente nella parrocchia “S.Antonio” in Commenda di Rende, per essere offerta alla venerazione dei fedeli.

Le celebrazioni religiose per la Santa Patrona sono già iniziate lunedì 11 Febbraio con la novena votiva all’Immacolata.
Ogni giorno, in diverse chiese di Rende, si prega recitando il S. Rosario alle 17.00, i Vespri alle 17.30 e la celebrazione Eucaristica dalle ore 18.00.
Di seguito il programma per i prossimi giorni:

15 Febbraio – Don Michele Bucceri – Parrocchia S. Maria della Consolazione
16 Febbraio – P. Mario Chiarello – Parrocchia Sant’Antonio
17 Febbraio – P. Franco Caloiero – parrocchia S. Francesco d’Assisi – Cosenza
18 Febbraio –  Don Aldo Giovinco – Parrocchia S. Carlo Borromeo – Rende
19 Febbraio – Don Pompeo Rizzo – Parrocchia Maria SS: Annunziata – Marano Principato

Sabato 23 Febbraio, infine, l’effige di Maria Immacolata, Patrona di Rende, si ritroverà presso la Parrocchia S. Antonio in Commenda di Rende dove, alle ore 18.00, si celebrerà l’Eucarestia insieme alle altre comunità parrocchiali di Rende.

In occasione della Festa patronale, i negozi potranno rimanere aperti. Per le attività commerciali sul territorio comunale di Rende è prevista l’apertura facoltativa. Ne da notizia l’ufficio Attività produttive.

Intervista a Giulietto Chiesa su crisi, futuro, media, Alternativa e Grillo

Giulietto Chiesa ha partecipato al convegno su crisi e politiche europee che si è tenuto a Pentone(Cz), presso il salone del Santuario di Termine. Lo abbiamo sentito su crisi, futur, media, Alternativa e Grillo.

Crisi e scenari futuri: solidarietà o guerra

Fatti e interpretazioni

Media e manipolazione

Grillo e Alternativa

 

 

 

A cura di Rita Paonessa

FOCUS/Crisi, politiche europee, futuro: un convegno a Pentone (Cz). Giulietto Chiesa ha chiuso la serata

PENTONE (CZ) – Crisi, politiche europee, debito e speculazione, futuro: se ne è parlato a ‘Famiglie in crisi: quale futuro per l’Italia?’. Il convegno si è tenuto a Pentone, in provincia di Catanzaro, presso il salone del santuario di Termine. Giulietto Chiesa [intervista] ha chiuso la serata. Prima di lui sono intervenuti Alberto Scerbo (docente Magna Graecia già direttore Osservatorio Giuridico Conferenza Episcopale Calabra), Vincenzo Falcone (docente universitario già segretario generale Comitato delle Regioni UE) e Sergio Basile (direttore ‘QuiEuropa’ – Osservatorio nazionale Politiche Europee). Dopo i saluti del sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, ha introdotto il convegno Don Gaetano Rocca, rettore del Santuario e direttore diocesano Ufficio Pastorale del Lavoro e Problemi sociali. L’incontro è stato organizzato dal Santuario Madonna di Termine, in collaborazione con l’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro (Dipartimento di Filosofia del diritto), QuiEuropa (www.quieuropa.it) e Comune di Pentone.

«Ce ne torniamo a casa arricchiti, ma ci avete dato troppe nozioni», interviene un uomo dal pubblico a fine serata. In effetti, i relatori hanno dato informazioni e dati, anche tecnici, di cui non si sente parlare spesso: sulle prime, orientarsi è difficile. Ma il sasso è stato lanciato. Per Don Gaetano Rocca non sono importanti tanto le risposte quanto le domande. Il rettore del santuario, nell’introduzione, ha fatto ricorso alla metafora, diffusa, della malattia e della cura: «la malattia è evidente e conclamata – ha detto – la terapia per risolverla è avvolta da una nebulosa che spazia tra ideologia e particolare formazione culturale». Tra gli altri, ha citato Ford: «È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina».

L’elemento comune alle relazioni sembra essere stato il fattore tempo. E’ necessario agire in fretta. E’ necessario guardare al lungo termine per intravvedere gli esiti – catastrofici – della crisi attuale e trovare le relative soluzioni. E’ necessario pure guardare al passato. Per tentare di capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, individuare le responsabilità, renderci conto di chi siamo e di chi possiamo essere. Dopo gli interventi dei relatori, i presenti hanno posto domande e condiviso riflessioni: il confronto è continuato.

 

Cambiamenti veloci e politica lenta, il caso Calabria – Mutamenti economici veloci, politica lenta nel rispondere: è il gap messo in luce da Vincenzo Falcone. Quanto all’Europa, per il professore, «la coscienza europea non si ottiene dall’oggi al domani e, anche se il percorso è ancora lungo, il processo è irreversibile». Falcone si è soffermato sulla Calabria, «la regione dove nulla si trasforma – ha detto – lo dico perché a causa di una classe dirigente che non sa guardare oltre il breve periodo ed è carente circa la conoscenza dei processi, cioè noi abbiamo una classe politica ignorante, che non conosce la storia della Calabria». Il professore ha snocciolato alcuni dati: accesso al credito inesistente, 70mila miliardi di vecchie lire messe a disposizione della Calabria, impatto degli interventi comunitari uguale a zero.

Politica, economia, Europa – Alberto Scerbo ha fatto il punto sull’Europa: una parola – secondo lui – dietro cui ci si nasconde («Si dice ‘ce lo ha ordinato l’Europa’, ma non so quante cose ci ha realmente ordinato l’Europa»). Per il docente, l’Europa politica non c’è: «un problema molto difficile è la sovranità degli Stati: perché si possa parlare di un organismo sovranazionale, è necessario che gli Stati facciano un’azione di abdicazione alla propria sovranità, ma questa abdicazione non c’è stata». D’altra parte, Scerbo ha sottolineato la prevaricazione dell’elemento economico: «l’economia è diventata il problema essenziale, muove la politica: politica e diritto sono arretrati e hanno messo davanti a sé l’elemento economico, usato per giustificare le scelte della politica e del diritto».

Debito e risposte europee (Fiscal Compact e Fondo salva Stati) – Sergio Basile ha analizzato debito pubblico e risvolti delle risposte europee. «In Italia il debito pubblico scoppia negli anni ’80 – ha spiegato – in trenta anni passa dal 60% al 125 %». Ha proseguito: «in parte è dovuto alla cattiva gestione politica, ma questo è vero solo al 10%, lo dicono i dati». Il direttore di QuiEuropa ha fatto, quindi, riferimento alla privatizzazione della Banca d’Italia (1992, Governo Amato), agli 80 miliardi di interessi passivi pagati ogni anno alle banche, alle agenzie di rating e ai loro “consigli” manipolati seguiti come diktat, ai 45 miliardi d’euro l’anno che dovremmo pagare per venti anni secondo il Fiscal Compact, ai meccanismi inquietanti del Fondo salva Stati. Fattori che hanno giocato e giocano un ruolo rilevante nel debito pubblico. «La mia non è una teoria complottista, sono dati pubblici, si trovano su internet», ha precisato Sergio Basile.

Crisi, pianeta e guerra – Giulietto Chiesa ha ampliato la prospettiva al pianeta e agli scenari futuri. Il giornalista ha spiegato che le risorse del pianeta (petrolio incluso) sono limitate, ma viviamo in un sistema – quello capitalistico – orientato a uno sviluppo illimitato. «Ma in un sistema finito di risorse, uno sviluppo infinito è impossibile». D’altra parte, paesi fino a ieri sfruttati – Cina, Brasile, America Latina, India, i cosiddetti BRICS – crescono velocemente. «Non siamo più al centro del mondo – ha detto – dovremo fare i conti con la necessità di diminuire i consumi. Per il presidente di Alternativa, proseguire con questo ritmo significa andare dritti verso la guerra perché «si dovrà andare a prendere le risorse dove ci sono». Perciò «non possiamo più crescere», è la conclusione di Giulietto Chiesa, in controtendenza rispetto al leitmotiv di questi tempi. Il giornalista ha fatto anche riferimento all’infinita produzione di denaro e a rifinanziamento delle banche fallite.

 

Rita Paonessa

La performance di Walter Carnì – così il MACA ha celebrato la “Giornata del Contemporaneo”

Acri (Cs) – Lo scorso 6 ottobre il MACA (Museo di Arte Contemporanea di Acri),
che per circa tre mesi ha ospitato la prestigiosa rassegna di pittura dal titolo “Richter, Dada fino all’ultimo respiro”, dedicata appunto al poliedrico artista, tra i massimi esponenti dell’avanguardia storica, ha celebrato – oltre al finissage della retrospettiva – la “Giornata del Contemporaneo”; e lo ha fatto in piena linea con lo spirito avanguardista custodito in questi giorni entro le sale del museo, con una performance dal vivo di un giovane artista calabrese.

Ad esibirsi, Walter Carnì, artista di origine reggina (Caulonia – Rc, ’79), giovane talento partecipante all’esposizione “Young at Art”, ospitata in questi giorni dal museo, insieme alle opere di Richter e finalista del premio Terna dedicato all’arte contemporanea.

“Le installazioni di Carnì trovano la loro origine nell’estrema attenzione che da sempre l’artista volge alla materia e alle sue infinite declinazioni. Dopo un iniziale approccio al gesso, al polistirolo e alla resina, indirizza successivamente la sua ricerca ai materiali di recupero, intesi non come opera in sé, ma come materia,appunto, capace anche di riscattare il lavoro manuale dell’artista”.

Il rapporto tra Stato/mafia/Chiesa cui Carnì sta dedicando un’intensa ricerca estetica è stato oggetto della performance in perfetto stile dada, cui lo stesso, assieme ad altri cinque performer, ha dato vita sotto gli occhi di un pubblico stupito e inevitabilmente rapito dall’esibizione.

Il Dada nasceva agli inizi del Novecento, come uno tra i più eversivi movimenti d’avanguardia, allo scopo di sovvertire le logiche tradizionali dell’arte stessa e dell’estetica, criticandone i canoni e i mezzi per giungere a una soluzione che “scuotesse” il senso critico del singolo stimolandolo alla libera e soggettiva interpretazione. Un’esaltazione dell’anticonvenzionale, che ora come oggi, ha il suo soggetto nella società.

La performance di Carnì, in perfetta linea con gli intenti appena descritti – ma lontana da facili anacronismi – ha rievocato quello che è delicato equilibrio e gioco di relazioni tra le tre “istituzioni” su cui oggi si regge la società italiana: lo Stato e la Chiesa, istituzioni canoniche e riconosciute, e la mafia che, seppur possa definirsi impropriamente un’istituzione a tutti gli effetti, per via della sua onnipresenza e pervasività, lo è in via informale.

Uno spago legato a un pezzo di legno a tracciare una circonferenza ideale – uno spazio chiuso entro il quale la performance potesse compiersi –, lungo la quale perfettamente allineati si posizionavano due piedistalli su cui erano esposte le due parti di un cranio di un cavallo tinto d’oro. Poi otto tuniche bianche, a evocare quelle usate dalle sette religiose (e non), accoppiate a otto corone di spine,intrecciate con l’asparago selvatico (nella tradizione popolare simulacro del dolore di Cristo); queste le componenti della performance, che ha preso vita nel momento in cui tra queste componenti si è insinuata la presenza degli artisti.

Indossate le tuniche e lambite le corone di spine, immobili e a piedi nudi, per qualche minuto i perfomer hanno intonato le orazioni ai santi, non a caso scelti tra i nomi che vengono invocati in occasione delle celebrazioni del battesimo “’ndranghetista”. «Santa Liberata – ora pro nobis», «San Pietro – ora pro nobis », «San Michele Arcangelo – ora pro nobis »… e così via fino al concludersi dell’esibizione in un fragoroso applauso che ha scosso i presenti dalla tensione emotiva da cui per qualche momento si erano lasciati rapire.

In questi casi, chiedere all’artista di dare un’interpretazione all’esibizione, oltre che essere inutile, è riduttivo, perché lo stesso, come è avvenuto nel caso di Carnì, è disposto a concedere giusto qualche nozione indicativa, invitando il fruitore alla libera interpretazione.

Compiendo una breve rassegna degli elementi utilizzati nella performance, salta subito all’occhio l’uso del cranio dell’animale, scomposto in due parti (mandibola superiore e inferiore), poste l’una di fronte all’altra. Questa ha voluto evocare la reliquia, da secoli prezioso (da qui si presume la ragione dell’uso dell’oro) oggetto di venerazione religiosa – che spinge alla personale riflessione sul misticismo insito nel culto religioso votato all’irragionevole fede, ma così legato al materialismo –; ma allo stesso tempo l’uso del cranio di un cavallo, che rimanda agli atti intimidatori di matrice mafiosa,che molto spesso in passato si sono scagliati contro gli animali domestici delle vittime.

L’oscillazione tra i sacro (la reliquia) e il profano (l’evocazione del cavallo decapitato), ritorna nell’invocazione ai santi, intonate dai performer cinti in ambigui abiti che evocavano al contempo pratiche al limite del lecito religioso. E infine la corona di spine, simbolo della passione di Cristo, ma qui anche evocazione della figura della regina – il potere istituzionale – : talvolta indossata, talvolta tenuta in mano con le braccia lungo i fianchi: corona che vuole essere citazione da uno dei film più celebri di Hans Richter, 8×8 (1957) – brillante gioco di variazioni sul tema degli scacchi – ove la regina uccide a colpi di arco e frecce proprio un cavallo.

Come accennato, la performance, si inquadra in un percorso di ricerca dell’artista, di cui fanno parte anche altre opere, tra cui ricordiamo: Ecce Homo, in concorso al premio “Terna” e 1920072012.

L’installazione di Carnì, fa parte delle sette opere vincitrici del premio Young at Art, indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese. A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo l’iter, per poi ritornare il 15 settembre al MACA e “arricchire” la retrospettiva su Richter prima della partenza prevista nel mese di novembre alla volta di Torino, dove verranno esposte in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Grande la soddisfazione per il progetto, l’installazione ospitata dal museo espressa da uno degli organizzatori della mostra “Young at Art”, Massimo Garofalo e da Silvio Vigliaturo, il celebre artista di cui il MACA porta il nome, entrambi presenti alla performance.

 

Giovanna M. Russo