GIOIA TAURO (RC) – «Il Porto di Gioia Tauro è ostaggio di una lunga agonia che sembra non finire mai. Nonostante le endemiche promesse di una classe politica trasversalmente subalterna rispetto ai desiderata del monopolista tedesco che controlla il Porto, la situazione si aggrava di giorno in giorno». Questo quanto si legge in una nota stampa diffusa Giuseppe Graziano e Francesco Toscano, esponenti de Il Coraggio di Cambiare l’Italia- Italia Unita. «Siamo vicini ai lavoratori ora in stato di agitazione, comprensibilmente spiazzati dall’atteggiamento di totale chiusura tenuto dai responsabili di Mct con riferimento al numero degli annunciati “esuberi”. Una zona già economicamente depressa come la Piana di Gioia Tauro non può permettersi un ulteriore calo occupazionale- peraltro di enormi dimensioni- quale conseguenza delle politiche aziendali volte al “contenimento dei costi” deliberate in “splendida solitudine” dalla società guidata dalla signora Cecilia Eckelmann Battistello. Noi crediamo che sia arrivato il momento di affrontare la questione in termini strutturali e alla radice, smettendola di proporre palliativi o di riverniciare proposte minimaliste già fallite. La gestione di una infrastruttura di interesse strategico come il Porto di Gioia Tauro non può essere lasciata in balia del capriccio del “dio-mercato”. Chiediamo perciò con forza la rapida nazionalizzazione del Porto di Gioia Tauro, la cui guida va al più presto ricondotta sotto la diretta competenza di uno Stato che deve tornare ad intervenire direttamente nei processi economici. L’era del liberismo sfrenato, che genera disoccupazione e disuguaglianze, è finita. Il nostro auspicio è che la politica, insieme alle forze sociali, faccia finalmente fronte comune contro lo “strapotere del denaro”, ponendosi alla guida e non più a rimorchio dei processi di sviluppo che interessano la Calabria e l’Italia intera».
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“Il coraggio di cambiare l’Italia”, da Paola un forte messaggio di speranza
PAOLA ( CS) – <<Ripartire dalla gente, dalle esigenze dei territori per restituire fiducia nella politica. Rispettare la delusione dei cittadini verso le Istituzioni e lavorare, con determinazione, affinché possa aprirsi una nuova stagione di speranza e credibilità per la democrazia e la partecipazione. La crisi, il divario nord-sud, le scelte spesso insensate di chi amministra, ma soprattutto il divario tra il Governo ed il resto del Paese hanno creato una voragine sociale spaventosa. Soprattutto in Calabria e nelle sue periferie, dove anche i servizi essenziali sono stati ridotti al lumicino. È da qui che bisogna ripartire per creare un futuro che faccia leva sulle reali attese delle persone>>. Lo ha detto il presidente nazionale del movimento Il Coraggio di Cambiare l’Italia, On. Giuseppe Graziano, intervenendo lo scorso mercoledì 25 maggio a Paola nel corso di un incontro-dibattito promosso dai referenti territoriali della segreteria cittadina del CCI. Tanti i partecipanti all’iniziativa tra i quali anche numerosi professionisti ed esponenti politici della Città di San Francesco, interessati dalla proposta politico-culturale promossa dal movimento. <<Abbiamo incontrato tantissime persone – dichiarano i referenti – disilluse dalla politica ma che nutrono speranza nel progetto di cambiamento su cui fonda le basi il CCI. Ci siamo confrontati su quelle che sono le esigenze del territorio e sulle questioni che devono essere a breve affrontate e risolte. Dalla sanità per finire al problema sicurezza della Statale 18 e ad una nuova e lungimirante politica per il turismo culturale e religioso che può e deve intraprendere la Città. Purtroppo la nostra comunità soffre da tempo di un immobilismo politico-amministrativo che sta mettendo a rischio il futuro della Città. Ora dobbiamo porre le basi per ripartire e costruire il futuro di Paola>>. Tra i partecipanti all’incontro anche Emilio Mantuano, dirigente locale di Forza Italia, che ha precisato come attorno al CCI crescono gli interessi della politica locale, quella sana e fiduciosa nell’operatività di Giuseppe Graziano, che attraverso la sua esperienza di uomo delle Istituzioni, rappresenta l’unico baluardo politico credibile e presente nelle questioni territoriali. <<Sono contento – aggiunge Graziano – dell’affetto dimostratomi ancora una volta dai cittadini di Paola, ma soprattutto dell’attenzione che stanno dimostrando attorno al progetto politico del movimento. Non proponiamo la luna, ma un programma di crescita pieno di idee, partecipato e condiviso. Che si basa sulle capacità e sul valore della meritocrazia. Ed è questo – conclude – uno dei principi di forza de Il Coraggio di Cambiare l’Italia, dal quale può e deve nascere la nuova classe dirigente di Paola, della Calabria e della nostra nazionale>>.

Ribellione coraggio e audacia, esplode con “Cabiria” la forza comunicativa del regista
‘’Noi vogliamo cantare l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità’’ recita il primo punto del ‘Manifesto del Futurismo’ scritto da Filippo Tommaso Marinetti all’inizio del Novecento.
E ancora: ‘’Non v’è più bellezza , se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia carattere aggressivo può essere un capolavoro’’. Dunque, mentre in Italia il Cinema riscontrava enormi difficoltà ad essere reputato un’autentica forma d’arte, con una borghesia conservatrice che continuava a preferirgli il teatro, dimora di uno status, qualcuno urlava: ‘‘La poesia è azione’’, coinvolgendo in questa demistificazione anche il ‘cinematografo’.
Prima di allora, sempre ben attenti a non scomodare le coscienze del pubblico, si scavalcava con disinvoltura l’estro del regista, a favore di figure intellettuali più note e passatiste, a cui veniva attribuita la paternità dell’opera.
E’ questo il caso di ‘’Cabiria’’, film accreditato a Gabriele D’annunzio che ne risulta l’autore , pagato profumatamente dal reale regista, Giovanni Pastrone, deriso a sua volta dallo scrittore che in privato non esitava a definirne l’opera : ‘una boiata’.
In questa atmosfera, di certo il Cinema non trovava terreno fertile per esplodere in tutta la sua comunicatività, afflitto da tendenze viziose e tradizionaliste.
Con spirito moraleggiante, ci piace inquadrare, così, il Futurismo nel cinema come esigenza, una guarigione miracolosa, un’urgenza, un rivolgimento rapido che ha mutato la storia.
La figura del cinematografo era già di per sé futurista, nata da pochi anni, si presentava priva di passato e libera da tradizioni, non poteva che prender parte a questa grande guerra igienica, dunque, sostituendo la prevedibilità del dramma, la solennità del grazioso e del reale, all’alterazione, al dinamico e sintetico.
Purtroppo quasi tutte le testimonianze filmiche sono andate perdute, ma è per noi importante rivendicare la fantastica carica avanguardistica italiana, fatta di talenti eclettici espressi spesso in maniera confusa, eccentrica, ma non priva di geniale follia sperimentatrice, ed ingiustamente sconosciuta a noi connazionali.
Parlando di avanguardia europea si è soliti citare Bunuel, Man Ray, Duchamp, figure indiscutibilmente prestigiose, ma il nostro panorama nazionale non ha davvero nulla da invidiargli.
Basta imbattersi nella pellicola del genio Anton Giulio Bragaglia, ‘Thais’, per veder sfoggiare un’esilarante demolizione di regole ed irriverenza alla formalità.

Aldilà della trama che narra di una seduttrice che si diletta a devastare i suoi amanti e consorti, fino alla definitiva distruzione ( probabilmente la protagonista incarna esattamente la figura ed il ruolo dell’artista futurista), ciò che ipnotizza è senz’altro la sua sceneggiatura.
Basata sulla dinamica opposizione di nero e bianco, affonda lo spettatore in un mondo alienante ed irreale.
Ribellione, coraggio,audacia, sono le virtù entusiastiche di un’opera che dovrebbe far riflettere sulla necessità ciclica ed oserei dire fisiologica di contrastare il conformismo le cui incrostazioni sono spesso malate.

Rossella Vaccaro
Ferramonti: Anniversario della Liberazione come inno al Coraggio
