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“Radicamenti 2016”, un festival che è un rizoma

anna mazzamauroMENDICINO (CS) – Rizoma è il concetto che meglio si adatta a descrivere il festival “Radicamenti 2016”. Un rizoma è anti-gerarchico, anti-strutturale. È connessione, eterogeneità, molteplicità, « non ha un principio né una fine, è sempre in mezzo, tra le cose» scrivevano i filosofi Gilles Deleuze e Felix Guattari. Deve essersi ispirato a questo il sindaco di Mendicino Antonio Palermo quando ha pensato a Radicamenti, «Un festival della gente, per la gente, tra la gente» come ama definirlo. Piazza Duomo con la chiesa di San Nicola e la chiesa di San Sebastiano, la residenza nobiliare di Palazzo Del Gaudio- Campagna, il parco fluviale, la filanda “F. Gaudio” e il museo dinamico della seta sono state le tappe della visita del centro storico; il fumettista Giulio Rincione ha tenuto la lezione di presentazione del workshop che terrà fino a sabato presso il Museo della Seta: una tavola di legno e la creatività dei ragazzi sono gli ingredienti base per dare vita a quell’opera che cerca di coniugare l’immagine di Mendicino al tema della seta; i corsi di danza tradizionale; gli artisti di strada che si sono esibiti in Piazza Municipio. Un cielo nero squarciato da lampi ha fatto da tendone allo spettacolo di Anna Mazzamauro che si è esibita in un anfiteatro gremito di gente in “Nuda e cruda”, un one-woman show in cui l’attrice si spoglia di ogni orpello e si mostra per quello che è. Racconta di sé, degli esordi nel mondo dello spettacolo, della saga di film sul ragioniere Ugo Fantozzi in cui recitava il ruolo della signorina Silvani che ha deciso di rimanere single per decisione (degli altri, ironizza lei). Una confessione pubblica in cui l’attrice getta via la maschera e si prende in giro facendo dell’autoironia un punto di forza. Battute ad effetto, intermezzi musicali, cambi di abito sono il corollario di quello che è il filo conduttore dello show: la bruttezza fisica. « Sapeste quanto tempo ho trascorso con la bocca aperta per far sì che si potesse vedere la mia bellezza interiore- ironizza la Mazzamauro-. La bruttezza però ha un vantaggio sulla bellezza:dura». L’attrice romana va oltre l’autobiografia: interpreta personaggi, canta. C’è la trans Desideria ornata di piume di rughe che pensa al passato, « Come lei- dice l’attrice- ce ne sono altre: Iris, Margherita, Viola. Ecco, pensiamo a Viola. A cosa pensiamo quando diciamo “viola”? Ad un fiore, un colore, un nome. Se spostiamo l’accento, viene fuori vìola, violare». Un cambio di registro in cui si affronta il tema della violenza sulle donne troppo spesso calpestate. Lo fa reggendo in mano una scarpa rossa, il simbolo per ricordare le vittime. Struggente la scena della massaia a cui hanno ucciso la figlia, poetica la telefonata in cui Anna Magnani parla con Roberto Rossellini che l’ha lasciata e ha sposato Ingrid Bergman. Uno spettacolo che ha fatto ridere, riflettere, che è andato avanti a dispetto della pioggia. Grandi applausi hanno riscaldato l’attrice che ha poi annunciato di voler ritornare a Mendicino per esibirsi nel teatro comunale.coram populo Il concerto dei “Coram populo” al parco fluviale e il live music della “Mario Scarpelli band” a palazzo Del Gaudio- Campagna hanno chiuso la prima serata del festival. Il sindaco ringrazia i presenti, ricorda il terremoto che ha colpito il centro Italia la scorsa settimana e dice :« Mentre noi siamo qui a divertirci, c’è molta gente che ha perso tutto a causa del sisma che ha colpito il nostro Paese la scorsa settimana. Ho deciso di istituire dei punti di raccolta fondi da destinare ai terremotati. Sarà mia premura consegnare il ricavato ad uno dei sindaci dei paesi distrutti dal sisma». Cinque giorni per conoscere luoghi e persone. Cinque giorni per divertirsi e per riflettere. Il virus si sta propagando: buona contaminazione!

Rita Pellicori

I Coram Populo presentano “Panta rei”, storie di uomini e donne raccontate attraverso la musica

Cosenza ( Cs) – Parte martedì 22 prossimo il viaggio del nuovo album dei Coram Populo che dalle viscere del tempo sgorga e attraversa luoghi e storie di donne e uomini del nostro spazio, per affluire potente al cuore del presente. La prima data è “soltanto” di presentazione. Panta rei è il titolo del disco che si racconterà per intero la prima sera nella sala polifunzionale di Torano Castello, a partire dalle 20.00. E poi il 5 aprile nel carcere di Via Popilia per un concerto regalato ai detenuti della Casa Circondariale, e quindi nella libreria Ubik di Cosenza il 9 aprile alle 18.Cinque giorni dopo ancora in concerto, il 14 aprile, al Teatro dell’Acquario di Cosenza (via Galluppi). Ogni realtà muta dunque di continuo, come dicevano i greci di Eraclito. Tutto scorre.Panta rei e non c’è nulla, più della musica e della poesia, che siacapace di testimoniarne ogni volta la verità. Si trattasse di guerra o amore, di preghiere o baccanali, quando c’entrano, dentro, le due muse, imperiture convitate senza barriere,il mutamento si compie. Fossero viaggi d’andata o ritorno, partenze senza speranza, battaglie vinte o perse,ogni esperienza s’imbarca in un circuito vitale di metamorfosi dei significati e, quindi, del modo stesso d’esser vivi. Perciò scrittori e musicisti sono impegnati, come in un tacito patto tra loro, nella perpetua alimentazione di tale “circuito vitale”. È “missione” dei compositori aprire le porte d’ingresso a certi “nuovi ambienti”, dove il tempo diventa unico e, l’Arte, pesca dal futuro (tuo, mio, loro, nostro o vostro o planetario) un nuovo senso di ciò che il presente ha capito e non compreso del proprio passato.È un’idea del “tutto scorre”. Lo sa Pino Cariati, saggio musicista di lungo corso, che dalla sua Sartano (Cs) scrive da molti lustri – in testi e musica – lestorie delle donne e degli uomini delle nostre terre. Dopo anni di concerti nelle piazze del Sud-Italia, dove Cariati s’è fato conoscere e apprezzare insieme alla band da lui fondata, hafinalmente deciso di trarre una sintesi discografica del suo annoso lavoro, portando il gruppo e, soprattutto, la voce che da sempre lo accompagna, quella di Simona Micieli, in una sala di registrazione. Il cd è uscito in queste ore grazie anche all’impegno di un “Odisseo” di casa nostra, che s’è fatto carico di ogni spesa. Questi è un imprenditore che ha deciso di restare nell’assoluto anonimato, esercitando quel diritto all’oblio che caratterizza i filantropi puri. L’album è il frutto d’una compiuta opera di sapienza artistica, formatasi attraverso la ricerca e la sperimentazione di ritmiche, melodie e testi che affondano le radici nella storia culturale dei nostri popoli.Senza mai tradire la propria vocazione autorale, i Coram inseriscono nel progetto un’unica “cover”: termine forse inadatto per designare ciò che, in realtà, è l’omaggio a una mastodontica artista siciliana del passato, la cantastorie licatese Rosa Balistreri(Cu tilu dissi ca t’haju a lassari… megliu la morti e no chistuduluri…). Per il resto, gli undici brani dell’album costituiscono un continuum caleidoscopico di inedite ambientazioni tradizionali,ispirate e scoperte nei canti ancestrali di donne già antiche e pur vissute a cavallo di “due millenni”, nonne di cui vi è tuttora presenza o traccia. Fonti ispiratrici d’un modo semplice d’interpretare la bellezza e l’amore o le soffertepassioni di chi, per esempio, emigrava lasciando la propria terra con pezzi di vita che, forse, mai più riavrà.