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Movida, Occhiuto chiude alcune vie e piazze del centro nei weekend

COSENZA – Stretta sulle sere del fine settimana del sindaco di Cosenza Mario Occhiuto che ha emanato un’ordinanza per inibire l’accesso in alcune strade e piazze del centro urbano di Cosenza dalle 19,00 alla mezzanotte di ogni venerdì e sabato, al fine di evitare assembramenti, a tutela della salute pubblica.

«So che capirete questa necessità – ha scritto Occhiuto in un post rivolto ai ragazzi – in un momento in cui chiudono le scuole ed è necessario attenuare la costante diffusione epidemiologica in corso».

L’ordinanza, che avrà efficacia da domani, sabato 24 ottobre e resterà in vigore fino al 13 novembre, riguarda le seguenti strade e piazze: Via Nicola Parisio, Via Santa Teresa, Piazza Santa Teresa, Via Domenico Frugiuele, Via Arabia, Piazza Scura, Via Montesanto lato nord (fino all’incrocio con Via Calabria), Viale degli Alimena lato nord (fino all’incrocio con Via Montegrappa), Via Tocci, Via Brenta lato ovest (fino all’incrocio con Via Montesanto), Piazza Cappello, Piazza XXV Luglio, Piazza Skanderberg, Viale Riccardo Misasi lato nord (da Piazza Cappello), Viale Roma lato sud (fino all’incrocio con Via Rodotà), Parco Remì, Via Cattaneo, Viale G. Marconi (dall’incrocio con Via Don Gaetano Mauro all’incrocio con Via Luigi De Franco), Via G. e F. Falcone lato sud (fino all’incrocio con Via Giulia). Nell’ordinanza è fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private ed il transito veicolare nel rispetto della vigente regolamentazione.

«Mi raccomando ragazzi – esorta il sindaco -: rispettate le prescrizioni previste. Vi prego di non sostare sulle strade indicate. Aiutiamoci tutti in questo momento». 

Coronavirus, in Calabria +159 casi nel bollettino del 23 ottobre

CATANZARO – In Calabria ad oggi sono stati sottoposti a test 249.135 soggetti per un totale di tamponi eseguiti 251.288 (allo stesso soggetto possono essere effettuati più test).

Le persone risultate positive al Coronavirus sono 3.445 (+159 rispetto a ieri), quelle negative 245.690.

Sono questi i dati giornalieri relativi all’epidemia da Covid-19 comunicati dal dipartimento Tutela della Salute.

Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:

– Cosenza: CASI ATTIVI 425 (30 in reparto; 3 in terapia intensiva, 392 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 614 (577 guariti, 37 deceduti).

– Catanzaro: CASI ATTIVI 193 (26 in reparto; 4 in terapia intensiva; 163 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 314 (280 guariti, 34 deceduti).

– Crotone: CASI ATTIVI 28 (28 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 149 (143 guariti, 6 deceduti).

– Vibo Valentia: CASI ATTIVI 29 (3 ricoverati ,26 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 119 (113 guariti, 6 deceduti).

– Reggio Calabria: CASI ATTIVI 791 (41 in reparto; 2 in terapia intensiva; 748 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 437 (416 guariti, 21 deceduti).

– Altra Regione o stato Estero: CASI ATTIVI 229 (229 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 117 (116 guariti, 1 deceduto). È compresa anche la persona deceduta al reparto di rianimazione di Cosenza che era residente fuori regione.

I casi confermati oggi sono così suddivisi:

Cosenza: 38 Catanzaro 14 Crotone 3 Vibo Valentia 0 Reggio Calabria 104 Altra Regione o stato Estero 0.

Covid, positivo e asintomatico sindaco di Crotone Voce

CROTONE – Il sindaco di Crotone Vincenzo Voce è risultato positivo al coronavirus. Il primo cittadino, che proprio oggi pomeriggio doveva prestare giuramento nel corso del primo consiglio comunale dopo la vittoria alle elezioni, questa mattina, per senso di responsabilità e a titolo precauzionale, si è sottoposto a tampone ed è risultato positivo al Coronavirus.
«Il sindaco – si legge in un comunicato dell’ufficio stampa del Comune – sta bene, non avverte sintomi, in particolare è completamente asintomatico ed attualmente è in isolamento domiciliare. Continuerà il suo lavoro da casa ed a guidare la città come ha fatto in questi giorni in stretta collaborazione con i componenti della sua giunta».
A scopo precauzionale il Consiglio comunale previsto per oggi pomeriggio è rinviato a data da destinarsi così come gli appuntamenti previsti nelle prossime ore. Il palazzo comunale sarà chiuso al pubblico a partire da oggi fino a completa definizione di provvedimenti di sanificazione in corso di adozione garantendo da lunedì i servizi essenziali fatto salvo l’azione di ulteriore provvedimenti. Nelle prossime ore tutti i più stretti collaboratori del sindaco saranno sottoposti a tampone per le verifiche del caso.

 

Coronavirus, in Calabria +94 nuovi positivi nel bollettino del 17/10

CATANZARO – In Calabria ad oggi sono stati sottoposti a test 234. 282 soggetti per un totale di 236.388 tamponi eseguiti (allo stesso soggetto possono essere effettuati più test).

Le persone risultate positive al Coronavirus sono 2.683 (+94 rispetto a ieri), quelle negative 231.599.

Territorialmente, dall’inizio dell’epidemia, i casi positivi sono così distribuiti:

– Catanzaro: CASI ATTIVI 113 (18 in reparto; 3 in terapia intensiva; 92 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 310 (276 guariti, 34 deceduti)

  – Cosenza: CASI ATTIVI 213 (16 in reparto; 1 in terapia intensiva,196 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 578 (542 guariti, 36 deceduti).

 – Reggio Calabria: CASI ATTIVI 415 (24 in reparto; 1 in terapia intensiva; 390 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 429 (408 guariti, 21 deceduti) .

– Crotone: CASI ATTIVI 9 (9 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 146 (140 guariti, 6 deceduti).

– Vibo Valentia: CASI ATTIVI 18 (18 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 114 (108 guariti, 6 deceduti).

– Altra Regione o stato Estero: CASI ATTIVI 226 (226 in isolamento domiciliare); CASI CHIUSI 112 (111 guariti, 1 deceduto). È compresa anche la persona deceduta al reparto di rianimazione di Cosenza che era residente fuori regione.

I casi confermati oggi sono così suddivisi:

Cosenza: 35, Catanzaro 9, Crotone 2, Vibo Valentia 0, Reggio Calabria 34.

Altra Regione o stato Estero 14.

Dall’ultima rilevazione, le persone che si sono registrate sul portale della Regione Calabria pe comunicare la loro presenza su territorio regionale sono in totale 886.

Covid, dall’Unical anticorpi che bloccano la replicazione del virus

Gli anticorpi ‘anti Covid’ progettati e sintetizzati dai ricercatori dell’Unical e dello spin-off Macrofarm sono capaci di inibire significativamente la replicazione di SARS-CoV-2. Sono i risultati, molto promettenti, dei primi test condotti sul virus isolato da pazienti, dal gruppo dei professori Serena Delbue e Pasquale Ferrante, presso il laboratorio di Virologia Molecolare del Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università degli Studi di Milano Statale.

I ricercatori calabresi hanno svolto anche test in silico – simulazioni al computer – in collaborazione con la dottoressa Roberta Galeazzi, presso il Laboratorio di Modellistica Molecolare del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche. Sulla base dei dati ottenuti dagli studi in silico, sono stati progettati e sintetizzati differenti anticorpi “monoclonal-type” diretti contro diverse porzioni della proteina spike del Coronavirus (le proteine che ‘decorano’ la superficie del virus), uno dei bersagli più interessanti per lo sviluppo non solo di anticorpi ma anche di vaccini e agenti terapeutici e diagnostici.

Il team Unical sta avviando ora gli studi di sicurezza per la sperimentazione in vivo, necessari per passare allo sviluppo della terapia.

«Abbiamo progettato e sintetizzato in questi mesi cinque anticorpi “monoclonal-type2”, lavorando a ritmi serrati – spiega Francesco Puoci, professore associato del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Unical – La ricerca è ancora lunga e non possiamo ancora dire di aver trovato un trattamento efficace contro il Covid, ma i risultati sono stati finora incoraggianti. Sviluppare una possibile terapia è essenziale, perché il vaccino da solo potrebbe non bastare, almeno in questa prima fase. I nostri anticorpi avrebbero poi un importante vantaggio: proprio perché ‘sintetici’ hanno, rispetto a quelli ‘biologici’, una maggiore stabilità e costi di produzione più contenuti».

LA TECNOLOGIA – «La nostra tecnologia si basa sull’ingegnerizzazione 3D di polimeri a memoria molecolare, che riescono a riconoscere e captare differenti porzioni della proteina spike tra cui il dominio RBD e la subunità S1», spiega ancora il professor Puoci.

RBD è la ‘chiave’ con cui il Coronavirus forza l’accesso alle cellule del nostro organismo; S1 è la subunità contenente il dominio RBD ed è responsabile, quindi, del riconoscimento e del legame al recettore ACE2 presente sulla cellula ospite, nell’organismo umano.

Dei cinque anticorpi sintetici sviluppati dai ricercatori Unical, tre hanno inibito con percentuali superiori all’80 per cento la replicazione del Coronavirus, e uno oltre il 90 per cento. Impedendo, quindi, l’interazione tra la proteina spike e il recettore ACE2, questi anticorpi sono potenzialmente in grado di bloccare il processo di infezione e di prevenire e/o contrastare la malattia prima che si attivi la cascata citochinica.

I RICERCATORI – Il team che ha contribuito allo sviluppo dei nuovi anticorpi sintetici è composto, insieme al professor Puoci e alla dottoressa Ortensia Parisi, anche dal professor Vincenzo Pezzi, ordinario di Biologia Applicata, e dal dottor Rocco Malivindi, che hanno curato gli aspetti biologici della ricerca. Nel team anche il dottorando Marco Dattilo e il borsista Francesco Patitucci.

La ricerca rientra nelle numerose iniziative condotte dall’ateneo nell’ambito della campagna UnicalvsCovid19.

Unical, Alberto Pagani e l’Intelligence tra passato, presente e futuro ai tempi del Covid-19

RENDE (Cs) – «In questo sconvolgimento globale dovuto alla pandemia da COVID-19, la Cina continua imperterrita a perseguire la sua Grande Strategia, che è un disegno molto flessibile di sfruttamento di tutte le opportunità che si offrono e di costruzione di nuove condizioni di vantaggio». Questo l’incipit della recente lezione di Alberto Pagani, deputato componente della Commissione Difesa alla Camera, tenuta, in video conferenza, al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

«La Repubblica Popolare Cinese, ha proseguito Pagani – con la Belt and Road Initiative, intende certamente costruire una rete di collegamenti infrastrutturali e di accordi commerciali, sulla direttrice dell’antica via della seta, ma anche realizzare, attraverso la costruzione di relazioni di interdipendenza economica, un nuovo sistema di alleanze politiche: questa è l’essenza della strategia cinese, e risponde perfettamente all’antica cultura e al modo di pensare dell’antichissima civiltà che l’ha prodotta». E, a tal proposito, ha citato i diversi filoni religiosi e filosofici della cultura cinese m, come il Taoismo e il Confucianesimo ed il Legismo.
Il docente ha poi fatto un paragone con il pensiero strategico dei giochi da tavolo: in Occidente il gioco strategico per eccellenza è quello degli scacchi, rappresentazione simbolica della guerra il cui scopo è l’annientamento dell’avversario, che produce la vittoria e la sconfitta dei giocatori. Il gioco strategico degli orientali invece è il wei chi, un gioco di accerchiamento in cui vince chi occupa meglio il terreno di gioco, muovendosi in base agli spazi lasciati vuoti dall’avversario: è la rappresentazione simbolica di una cultura strategica che cerca di evitare il più possibile lo scontro, proprio come insegnato nell’antichissimo trattato di strategia militare “L’arte della guerra” del generale e filosofo cinese Sun Tzu, il cui motto era: “il migliore generale non è chi vince cento battaglie, ma chi vince la guerra senza combattere nessuna battaglia”.
Per questo il fondamento della strategia cinese non è mai un obiettivo fermo ed inamovibile, da perseguire ostinatamente, ma la ricerca della massimizzazione delle condizioni di vantaggio nel contesto occasionale, che si ottiene cogliendo tutte le opportunità che si presentano. La realtà è concepita come mutamento, e le opportunità sono di natura dinamica e relazionale.
A tal proposito, Pagani ha ripreso l’argomento delle “Nuove Vie della Seta”, un progetto che non può essere interpretato come se fosse solamente un grandioso piano di interconnessione infrastrutturale tra Asia e Europa. Non è un caso che il XIX Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese, tenuto nel 2017, su proposta di Xi Jinping, abbia inserito “La Via della Seta” nella costituzione cinese. Si tratta di un progetto politico, uno strumento di geopolitica, e non di un piano di opere pubbliche, che riguarda soltanto le strade, le ferrovie, linee aeree e navali, i porti e gli aeroporti, le pipline energetiche o i cavi di connessione dati. La B.R.I è essenzialmente un progetto politico del partito Comunista Cinese, finalizzato a conquistare, attraverso l’interdipendenza economica, l’appoggio di nuovi alleati nel sistema di autorità ed enti sovranazionali che governano il mondo.
«La Cina, abbracciando l’economia di mercato senza allontanarsi dalla sua cultura e senza cambiare il suo modello politico autoritario – ha affermato Pagani – in pochi decenni è riuscita a diventare la seconda, o forse la prima potenza economica ed industriale del mondo». Con una popolazione che conta oltre un miliardo e mezzo di persone, ha oggi un peso politico sul piano globale che non corrisponde né alla sua forza economica né al suo peso demografico. Per questo la classe dirigente cinese sta tentando di costruire un sistema di alleanze che le consenta di avere riconosciuto quel ruolo e peso politica da grande potenza mondiale a cui ritiene di avere diritto. E questo sistema di alleanze, che si basa sull’interdipendenza economica, comporta necessariamente anche delle conseguenze politiche. Quando un Paese lega la propria economia ed il proprio benessere ad un altro non può che averne a cuore anche il destino ed il successo politico. E tutti i Paesi che lungo le nuove vie della Seta si legheranno alla superpotenza economica cinese hanno ovviamente una dimensione ed un peso molto inferiore rispetto a quello della Cina. Per questa ragione, ha continuato Pagani, se l’Italia aderisce singolarmente al progetto politica della Repubblica Cinese, e quindi del Partito Comunista Cinese, si trova per forza in una posizione debole e subalterna. Confrontarsi con il progetto della B.R.I. per il nostro a Paese è necessario ed inevitabile, ma se il dialogo sarà tra la Superpotenza cinese ed una variegata è litigiosa compagine di Paesi europei che interloquiscono in ordine sparso, o tentando di fregarsi l’un l’altro, ciascuno di questi conterà poco o nulla e negozierà delle briciole. Questo vale anche per l’Italia, che senza la forza ed il peso contrattuale dell’Europa Unita, potrà avere solo un ruolo subalterno e residuale, e peserà come uno dei tanti Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Il Mediterraneo è un mare intercontinentale ed è un mare fondamentale perché strategico per tutti questi Paesi, centro di libero scambio; ma nel XXI secolo ha perso la sua antica centralità a favore dell’Oceano Pacifico. Citando Kissinger Pagani sottolinea che la trasformazione di questo inizio millennio è talmente profonda che rende evidente che il vecchio Ordine Mondiale, basato sul Washington Consensus, è ormai finito. Dalle sue ceneri ne nascerà certamente uno nuovo, che oggi però è ancora indefinito. Questa ridefinizione dei ruoli e riallocazione del potere su scala globale avverrà nei prossimi anni. Bisogna che questo accada senza cadere in quella che il politologo Americano Graham Allison chiama “trappola di Tucitide”, facendo riferimento alla guerra del Peloponneso, tra Sparta ed Atene. Nella maggior parte dei casi storici nei quali una potenza emergente ha insidiato il ruolo egemone di una potenza dominante, il conflitto è sfociato in una guerra. Il nostro destino però non è scritto negli astri, non è segnato, dipende dalle scelte degli uomini. Non sta scritto da nessuna parte che la nascita di un nuovo equilibrio tra le grandi potenze debba passare per forza attraverso una nuova guerra tra USA e Cina, che diventerebbe inevitabilmente globale e rischierebbe di distrugge il Pianeta. È meglio costruire il nuovo ordine mondiale con metodi pacifici, ed in questo processo quella Grande potenza civile che è l’Europa, con la sua storia, la sua cultura politica e giuridica e la sua antica civiltà, potrà giocare un ruolo determinante, se sarà unità. Dentro un’Europa Unita anche l’Italia può avere un peso determinate. Rispondendo poi alle domande degli studenti il docente ha trattato anche il tema del MES, affermando che è un argomento che solo in Italia trova un dibattito così isterico. Questo dovrebbe insegnare agli italiani ad individuare quali sono i temi realmente cruciali per il loro futuro e a non perdere tempo accapigliandosi inutilmente attorno a quelli marginali, confondendo ingenuamente le cause con gli con gli effetti. «I medici che salvano le persone non curano i sintomi, curano le malattie», ha aggiunto Pagani.
«Se nelle democrazie il dibattito politico so concentra su visioni di breve periodo – ha proseguito Pagani – i politici usano inevitabilmente la demagogia carpire la fiducia dei cittadini ed ottenerne il consenso, ma non fanno un buon servizio al loro Paese, né fanno del bene alle democrazie.
Il vantaggio competitivo dei Paesi autoritari consiste proprio nella possibilità di programmare e progettare il futuro su una dimensione temporale più lunga della durata di una legislatura. Se vogliamo proteggere le democrazie liberali dalle loro pulsioni autodistruttive dobbiamo imparare a pensare anche noi con un orizzonte temporale più lungo di quello che passa tra una campagna elettorale e l’altra. I progetti che producono innovazioni e trasformazioni reali e profonde per la vita delle persone richiedono più tempo di una campagna pubblicitaria ed hanno un maggiore respiro. Serve meno tatticismo ed una reale visione strategica». A tal proposito, il docente ha proposto l’esempio dell’introduzione della tecnologia 5G nelle telecomunicazioni: «decidere da quali fornitori le società di telecomunicazioni acquisteranno la tecnologia di rete è come scegliere a quale vicino affidare le chiavi di casa, sperando che questo sia animato sempre da buone intenzioni. Il dibattito sull’opportunità o meno di utilizzare tecnologia Huawei non è infondato, perché bisogna scegliere tra economicità, efficienza tecnologica, e rischi per la sicurezza delle informazioni e dei sistemi. Per valutare correttamente quali sono i pericoli reali che ne discendono è necessaria una classe politica e che conosca realmente i problemi tecnici e che sia capace di imaginare e precedere quelli che saranno le conseguenze e gli sviluppi futuri delle scelte che deve compiere. Pertanto, c’è bisogno di competenze, di informazioni corrette e puntuali, e soprattuto di una classe politica adeguata al suo compito e lungimirante».
 

Mayer all’Unical: «Irrobustire ruolo del CISR per Inteligence Economica: il coronavirus accentuerà crisi mondiale»

RENDE (CS) – ›Oggi è più difficile e interpretare la realtà perchè usiamo categorie culturali ormai superate». In questo modo Marco Mayer, Direttore del Master in Intelligence e Security della Link Campus University di Roma, ha avviato la sua lezione in videoconferenza da Firenze al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Il docente ha poi affrontato le attuali vicende internazionali e, in particolare, ha approfondito tre fattori concomitanti. Il primo è relativo al nuovo atteggiamento dell’Amministrazione Statunitense in cui Trump ha privilegiato ii rapporti bilaterali e non il dialogo con U.E, NATO per non parlare delle altre organizzazioni internazionali. Il secondo elemento è rappresentato dalla posizione internazionale della Cina decisamente più assertiva sul piano internazionale. Infine, il terzo fattore consiste nell’attuale recessione economica che si accentuerà con il COVID-19. Per Mayer queste circostanze “creano un’elevata fragilità sia per l’U.E. che per l’Italia. La guerra commerciale tra U.S.A. e Cina, nei prossimi mesi, potrebbe accentuarsi anche a causa delle elezioni presidenziali americane di novembre e questo inevitabilmente condizionerà le dinamiche delle relazioni internazionali.

Il docente ha poi analizzato il profilo sanitario del COVID-19 sotto tre aspetti: la velocità di trasmissione del virus; l’incapacità di avere dati e numeri certi di chi è effettivamente contagiato senza sintomi; ed, infine, l’assenza del vaccino e i tempi necessari per produrlo, testarlo e commercializzarlo, precisando che «le tempistiche del virus sono molto più veloci dei tempi delle istituzioni democratiche e non».
A proposito dei tempi di diffusione del virus, il docente ha fornito un riepilogo. Il 17 novembre 2019 è stato censito il primo contagio a Wuhan, che è rimasto taciuto fino al 31 dicembre 2019 quando ne è stata data comunicazione ufficiale, ma errata e sottovalutata a OMS. Il vero e proprio
allarme e le misure di emergenza sono state attivate solo il 23 gennaio, quando Singapore per prima poi Corea del Sud e Taiwan avevano già assunto provvedimenti rigorosi. Ha quindi affermato che «Le grandi pandemie della storia hanno modificato in modo profondo gli equilibri dell’ordine mondiale e questa sicuramente potrebbe dimostrare il fallimento del capitalismo selvaggio».

L’U.E. sta affrontando con un certo ritardo e incertezza la vicenda del COVID-19. La B.C.E., metterà a disposizione 750 miliardi di euro per il Pandemic Emergency Purchase Programme mentre si sta animatamente discutendo sull’ipotesi di creare un fondo sovrano europeo e l’emissione di EuroBond. Il docente ha poi ricordato che ci sono tre dimensioni verificate dalle principali strutture di intelligence che si confondono e si sovrappongono dando vita a qualcosa di nuovo, ma che ancora non conosciamo in profondita’. Sono molto più sfumate anche sepersistono: la differenza tra minacce interne ed esterne; la distinzione tra pubblico e privato e infine il dualismo tra civile e militare.

Mayer ha inoltre precisato che in Italia, con una Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 si è dichiarata l’emergenza sanitaria per sei mesi per il
COVID-19. Dichiarazione a cui tuttavia non si ‘ accompagnata come in altri paesi la piena consapevolezza della minaccia. Nelle settimane successive, alcuni eventi pubblici organizzati sopratutto in alcune città e comini del nord hanno poi contribuito alla diffusione del virus. Nelle prime due o tre settimane di febbraio si e” assistito a contrastanti che hanno portato confisione. Purtroppo il 20 marzo il numero dei morti ha superato quello della Cina.

 

Missione UniCal vs Covid19, l’Ateneo si mobilita al servizio del territorio

RENDE (CS) – L’Università della Calabria scende in campo per mettere il proprio patrimonio di competenze e tecnologie al servizio del territorio, in prima linea con i cittadini e le istituzioni che stanno combattendo l’emergenza Coronavirus. È il progetto Unical vs Covid 19, una grande azione coordinata e collettiva nata da un appello – una vera chiamata alle armi – che il rettore Nicola Leone ha rivolto a tutta la comunità accademica, accogliendo una proposta dei professori Domenico Cersosimo, Antonello Costabile, Maurizio Muzzupappa ed Ercole Giap Parini.
Hanno aderito in tanti, tra docenti, ricercatori, dottorandi, assegnisti e studenti dell’ateneo, ai quali si sono uniti 14 spin-off universitari. Sono stati attivati 16 gruppi di ricerca, al lavoro su 17 progetti diversi, e altre azioni si aggiungeranno presto. L’iniziativa risponde a una vocazione stessa dell’Università, chiamata ad aprirsi al territorio per compiere quella che viene chiamata “terza missione”.
«L’apertura dell’università al territorio era tra gli obiettivi principali del mio programma elettorale. Perché la “terza missione” è importante per l’Università in generale, ma per un’università che vive in un territorio svantaggiato come la Calabria diviene una missione primaria – dice il Rettore – In questa emergenza mondiale ci schieriamo al fianco dei cittadini e delle altre istituzioni, con un contributo che va al di là di iniziative sporadiche. Siamo ingegneri, umanisti, sociologi, economisti, scienziati e tanto altro: in un momento come questo, i nostri studi e l’innovazione che sperimentiamo nei dipartimenti diventano un valore aggiunto, una riserva di energia da mettere a disposizione della collettività. L’Unical non è chiusa. L’Unical non si ferma».

Questo un primo elenco delle attività messe in campo, che sarà integrato a breve da altre pronte a partire:

Raccolta fondi per gli ospedali

 Sono stati raccolti finora, anche con il contributo di spin-off universitari e di aziende che collaborano con l’Unical, oltre 85mila euro. Saranno destinati al potenziamento dei reparti di Malattie infettive, Terapia intensiva e Rianimazione per l’acquisto di respiratori e dispositivi medici necessari per l’emergenza epidemiologica, in accordo con le autorità sanitarie.

Ospedali e sanità

 In ateneo si producono già litri di disinfettante per gli ospedali, si effettuano tamponi sui medici di base e si sta sviluppando una nuova terapia per il trattamento del Coronavirus basata su anticorpi sintetici. Ma si lavora anche alla realizzazione di un software che migliori la gestione delle risorse negli ospedali, allo sviluppo di uno strumento per l’analisi di immagini mediche collegate alla rilevazione di infezione da Coronavirus e di una piattaforma per il monitoraggio da remoto dei pazienti affetti da Covid19, alla produzione di dispositivi per la ventilazione polmonare e per la protezione individuale.

Imprese: Una rete di laboratori esegue i test di verifica necessari per la certificazione delle mascherine chirurgiche prodotte dalle aziende che convertono la propria produzione.

Protezione Civile

Si stanno realizzando un software per la gestione ottimizzata delle risorse e una piattaforma per la verifica degli spostamenti delle persone in isolamento, in supporto alle misure di contenimento del contagio.

Scuole

Una task force le supporta nell’avvio della didattica a distanza. Hanno aderito già 10 istituti comprensivi delle province di Cosenza, Catanzaro, Vibo e Reggio. L’Unical mette inoltre a disposizione dei ragazzi una piattaforma di Business game, contenuti multimediali – un tour virtuale del patrimonio archeologico del Mezzogiorno – e giochi per i più piccoli, a cura dei musei di Zoologia e Paleontologia dell’ateneo.

Cittadini

 Attivo un Centro di ascolto socio-assistenziale.

Comuni

 I laboratori Unical hanno già prodotto e distribuito circa 1.000 litri di igienizzante mani destinati ai Comuni, ma anche ad associazioni di volontariato e forze dell’ordine del territorio.

Comunità accademica

 Il disinfettante prodotto nei laboratori universitari ha rifornito anche i dispenser dei bagni e degli uffici dell’ateneo. Si stanno sviluppando inoltre strumenti che permetteranno di monitorare e tracciare tutta la comunità accademica, per poter prevenire le possibili catene di contagi.

Altre attività partiranno nei prossimi giorni. 

Si tratta di videolezioni sui classici e sul lessico del tempo presente, microguide alla lettura di romanzi e racconti, altri centri di ascolto destinati a studenti, cittadini e operatori sanitari, attività di consulenza giuridico-amministrativo-contabile per amministratori locali e regionali.

Per ulteriori informazioni e per contattare i gruppi di ricerca, è possibile visitare il sito www.unicalvscovid.it

Cosenza, guarito altro paziente Covid trattato con il Tocilizumab

COSENZA – Salgono a sei i pazienti, dell’Annunziata guariti dal coronavirus. Torna infatti a casa un altro paziente COVID-19, P.G., classe 1976 di Cosenza.

Ricoverato nella UOC di Malattie Infettive e Tropicali diretta dal dr Antonio Mastroianni lo scorso 16 marzo, è stato dimesso a seguito di accertata guarigione clinica e virologica da un doppio tampone negativo effettuato a distanza di 24 ore.

Nei 19 giorni di cura, oltre alla somministrazione farmacologica standard, il paziente è stato trattato con il Tocilizumab nella formulazione sottocutanea, secondo un protocollo autogestito, messo a punto dal dr Mastroianni e sottoposto al parere del Comitato Etico Regionale. Il farmaco contro l’artrite reumatoide, il cui utilizzo è stato autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco per trattare la malattia Covid-19 determinata dall’infezione da nuovo coronavirus off-label, è stato somministrato in due distinte modalità.

«Il P.O. dell’Annunziata – si legge nel comunicato stampa della Direzione generale dell’Annunziata – è stato il primo ospedale ad utilizzare off-label il Tocilizumab nella formulazione sottocutanea, in attesa di approvvigionarsi delle fiale endovena. Il 17 marzo è iniziato il trattamento dei pazienti con somministrazione endovena, ma il protocollo sottocutaneo è proseguito parallelamente ed è seguito da molti altri centri in Italia, coordinati dall’ Ospedale dell’Annunziata».

Ad oggi sono in tutto tre i pazienti COVID-19 guariti e trattati con il Tocilizumab nella somministrazione sottocutanea.

Lotta al Covid-19, in arrivo all’Annunziata nuova strategia terapeutica

COSENZA – Arriva dal Centro-Sud Italia l’idea di una nuova strategia terapeutica mirata a contrastare la sindrome respiratoria acuta derivante dal Covid-19. Il protocollo, proposto al primario di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Annunziata di Cosenza dott. Pino Pasqua e previa approvazione del relativo Comitato etico-scientifico, dovrebbe entrare a regime proprio nella città calabrese di Cosenza e, sperabilmente, dovrebbe portare importanti benefici ai pazienti risultati positivi al nuovo Coronavirus.

L’intuizione e la proposta di questo protocollo terapeutico vengono da due ricercatori cosentini, il dott. Ennio Avolio, dell’Università Tor Vergata di Roma, e la dott.ssa Teresa Pasqua dell’Università della Calabra, in stretta collaborazione con il dott. Giuseppe Palma della Irccs “Fondazione Pascale” di Napoli e del dott. Giovannino Silvestri dell’Università del Maryland (Usa).

Il primario Dott. Pino Pasqua ha accolto con grande interesse il lavoro, che prevede alla base del trattamento due farmaci (off-label) capaci di agire in sinergia evitando l’ingravescenza della patologia polmonare da Sars-Cov-2.

Si tratta di un antagonista selettivo dei recettori istaminergici H1 periferici in combinazione con un inibitore selettivo di una specifica cascata infiammatoria che, quando attivata, comporta una “disregolazione” delle risposte immunitarie con un quadro clinico polmonare tipico del Covid-19.

Secondo i due studiosi cosentini, orgogliosi del fatto che i primi test possano partire proprio nella loro città, questo nuovo protocollo terapeutico potrebbe dare una svolta importante al trattamento dei pazienti Covid-19, specie nelle prime fasi dell’evoluzione della patologia, evitando/riducendo la necessità delle cure in terapia intensiva. Il lavoro in oggetto è già stato sottoposto all’attenzione di una prestigiosa rivista scientifica internazionale.