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la città di Crotone promuove la settimana della cultura

comune crotoneCrotone – “La Provincia di Crotone, il comune capoluogo ed i comuni del crotonese intendono organizzare la Settimana della Cultura nonostante il Mibac quest’anno abbia comunicato di non volerla organizzare per una questione di tagli ai fondi”. Questo il senso dell’incontro, tenutosi questa mattina nella sala Giunta dell’Ente intermedio, promosso da Giovanni Lentini ed Antonella Giungata, rispettivamente assessori alla Cultura di Provincia e Comune di Crotone. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti istituzionali dei comuni di Cirò Marina (Sergio Ferrai), Melissa (Gino Murgi), Petilia Policastro (Francesco Ierardi), San Nicola dell’Alto (Ida Lavia) e Santa Severina (Antonella Parisi). La riunione di oggi -è stato spiegato- fa seguito ad una lettera aperta che, nei giorni scorsi, Provincia e Comune di Crotone avevano inviato alla Regione ed a tutti gli assessori alla Cultura delle 5 province e dei comuni del crotonese. 

Nel corso dell’incontro sono intervenuti tutti i rappresentanti istituzionali dei comuni che hanno manifestato la loro condivisione e collaborazione al progetto.

L’Immacolata di chi lavora

COSENZA –  «Tempo di demolire, tempo di costruire», «tempo di guadagnare, tempo di perdere» è scritto in Qohèlet: un tempo per ogni cosa. Ma di questi tempi si aggira lo spettro – piuttosto consistente – della crisi, si allunga l’ombra della recessione, dilaga la sfiducia: è tempo di «crescere», ripetono come un mantra tecnici e politici. Non c’è tempo da perdere: bisogna rimboccarsi le maniche. Chi non ci sta è un fannullone, chi si lamenta denigra la buona fortuna di avere un lavoro. Eppure c’è una festa segnata in rosso: l’Immacolata. Sarebbe un tempo di rito, perdersi per ritrovarsi. Magari in famiglia. Parlarsi tanto per parlarsi, senza dirsi niente di importante. Fermarsi, fare il punto, stare al mondo. Ma sono lontani i tempi delle «otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire» (conquiste d’altri tempi perduti). Anche all’Immacolata si lavora. Più degli altri giorni. E non solo negli ospedali, nelle caserme dei vigili del fuoco o nelle stazioni dei carabinieri. Si lavora pure nei call center e nei negozi.

 

Sette dicembre

In fila al supermercato. La signora del banco dei salumi: «Lavoriamo anche domani». Un angolo della bocca si piega all’ingiù, lo sguardo si abbassa. La cliente risponde: «Non me ne parlare… quando arriva Natale, non vedo l’ora che questo mese passi». La signora ha un negozio di scarpe. Ricorda i tempi in cui «il lavoro era lavoro e la festa era festa». «Ma sì, erano gli anni ’90…» le fa eco l’altro addetto ai salumi.

 

Otto dicembre

In un centro commerciale. «Ma io dico: nessuno deve andare a cucinare?». La domanda la pone una signora in un bar. Davanti a lei sfilano donne, uomini, bambini, anziani. Chi vuole l’acqua, chi un caffè. Chi va di fretta, chi si siede. Nella sua voce un accenno di stizza. Come a dire: non se ne possono stare a casa? No, non se ne stanno a casa. Le commesse, intanto, sorridono. Anche se uno degli angoli della bocca tenta di opporre resistenza. Due uomini trasportano i carrelli della spesa lungo la scala mobile. Si parlano. Il corpo proteso in avanti tradisce la fretta. Di andarsene.

 

Rita Paonessa

 

 


Intervista a Giulietto Chiesa su crisi, futuro, media, Alternativa e Grillo

Giulietto Chiesa ha partecipato al convegno su crisi e politiche europee che si è tenuto a Pentone(Cz), presso il salone del Santuario di Termine. Lo abbiamo sentito su crisi, futur, media, Alternativa e Grillo.

Crisi e scenari futuri: solidarietà o guerra

Fatti e interpretazioni

Media e manipolazione

Grillo e Alternativa

 

 

 

A cura di Rita Paonessa

FOCUS/Crisi, politiche europee, futuro: un convegno a Pentone (Cz). Giulietto Chiesa ha chiuso la serata

PENTONE (CZ) – Crisi, politiche europee, debito e speculazione, futuro: se ne è parlato a ‘Famiglie in crisi: quale futuro per l’Italia?’. Il convegno si è tenuto a Pentone, in provincia di Catanzaro, presso il salone del santuario di Termine. Giulietto Chiesa [intervista] ha chiuso la serata. Prima di lui sono intervenuti Alberto Scerbo (docente Magna Graecia già direttore Osservatorio Giuridico Conferenza Episcopale Calabra), Vincenzo Falcone (docente universitario già segretario generale Comitato delle Regioni UE) e Sergio Basile (direttore ‘QuiEuropa’ – Osservatorio nazionale Politiche Europee). Dopo i saluti del sindaco di Pentone, Raffaele Mirenzi, ha introdotto il convegno Don Gaetano Rocca, rettore del Santuario e direttore diocesano Ufficio Pastorale del Lavoro e Problemi sociali. L’incontro è stato organizzato dal Santuario Madonna di Termine, in collaborazione con l’Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro (Dipartimento di Filosofia del diritto), QuiEuropa (www.quieuropa.it) e Comune di Pentone.

«Ce ne torniamo a casa arricchiti, ma ci avete dato troppe nozioni», interviene un uomo dal pubblico a fine serata. In effetti, i relatori hanno dato informazioni e dati, anche tecnici, di cui non si sente parlare spesso: sulle prime, orientarsi è difficile. Ma il sasso è stato lanciato. Per Don Gaetano Rocca non sono importanti tanto le risposte quanto le domande. Il rettore del santuario, nell’introduzione, ha fatto ricorso alla metafora, diffusa, della malattia e della cura: «la malattia è evidente e conclamata – ha detto – la terapia per risolverla è avvolta da una nebulosa che spazia tra ideologia e particolare formazione culturale». Tra gli altri, ha citato Ford: «È un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina».

L’elemento comune alle relazioni sembra essere stato il fattore tempo. E’ necessario agire in fretta. E’ necessario guardare al lungo termine per intravvedere gli esiti – catastrofici – della crisi attuale e trovare le relative soluzioni. E’ necessario pure guardare al passato. Per tentare di capire come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, individuare le responsabilità, renderci conto di chi siamo e di chi possiamo essere. Dopo gli interventi dei relatori, i presenti hanno posto domande e condiviso riflessioni: il confronto è continuato.

 

Cambiamenti veloci e politica lenta, il caso Calabria – Mutamenti economici veloci, politica lenta nel rispondere: è il gap messo in luce da Vincenzo Falcone. Quanto all’Europa, per il professore, «la coscienza europea non si ottiene dall’oggi al domani e, anche se il percorso è ancora lungo, il processo è irreversibile». Falcone si è soffermato sulla Calabria, «la regione dove nulla si trasforma – ha detto – lo dico perché a causa di una classe dirigente che non sa guardare oltre il breve periodo ed è carente circa la conoscenza dei processi, cioè noi abbiamo una classe politica ignorante, che non conosce la storia della Calabria». Il professore ha snocciolato alcuni dati: accesso al credito inesistente, 70mila miliardi di vecchie lire messe a disposizione della Calabria, impatto degli interventi comunitari uguale a zero.

Politica, economia, Europa – Alberto Scerbo ha fatto il punto sull’Europa: una parola – secondo lui – dietro cui ci si nasconde («Si dice ‘ce lo ha ordinato l’Europa’, ma non so quante cose ci ha realmente ordinato l’Europa»). Per il docente, l’Europa politica non c’è: «un problema molto difficile è la sovranità degli Stati: perché si possa parlare di un organismo sovranazionale, è necessario che gli Stati facciano un’azione di abdicazione alla propria sovranità, ma questa abdicazione non c’è stata». D’altra parte, Scerbo ha sottolineato la prevaricazione dell’elemento economico: «l’economia è diventata il problema essenziale, muove la politica: politica e diritto sono arretrati e hanno messo davanti a sé l’elemento economico, usato per giustificare le scelte della politica e del diritto».

Debito e risposte europee (Fiscal Compact e Fondo salva Stati) – Sergio Basile ha analizzato debito pubblico e risvolti delle risposte europee. «In Italia il debito pubblico scoppia negli anni ’80 – ha spiegato – in trenta anni passa dal 60% al 125 %». Ha proseguito: «in parte è dovuto alla cattiva gestione politica, ma questo è vero solo al 10%, lo dicono i dati». Il direttore di QuiEuropa ha fatto, quindi, riferimento alla privatizzazione della Banca d’Italia (1992, Governo Amato), agli 80 miliardi di interessi passivi pagati ogni anno alle banche, alle agenzie di rating e ai loro “consigli” manipolati seguiti come diktat, ai 45 miliardi d’euro l’anno che dovremmo pagare per venti anni secondo il Fiscal Compact, ai meccanismi inquietanti del Fondo salva Stati. Fattori che hanno giocato e giocano un ruolo rilevante nel debito pubblico. «La mia non è una teoria complottista, sono dati pubblici, si trovano su internet», ha precisato Sergio Basile.

Crisi, pianeta e guerra – Giulietto Chiesa ha ampliato la prospettiva al pianeta e agli scenari futuri. Il giornalista ha spiegato che le risorse del pianeta (petrolio incluso) sono limitate, ma viviamo in un sistema – quello capitalistico – orientato a uno sviluppo illimitato. «Ma in un sistema finito di risorse, uno sviluppo infinito è impossibile». D’altra parte, paesi fino a ieri sfruttati – Cina, Brasile, America Latina, India, i cosiddetti BRICS – crescono velocemente. «Non siamo più al centro del mondo – ha detto – dovremo fare i conti con la necessità di diminuire i consumi. Per il presidente di Alternativa, proseguire con questo ritmo significa andare dritti verso la guerra perché «si dovrà andare a prendere le risorse dove ci sono». Perciò «non possiamo più crescere», è la conclusione di Giulietto Chiesa, in controtendenza rispetto al leitmotiv di questi tempi. Il giornalista ha fatto anche riferimento all’infinita produzione di denaro e a rifinanziamento delle banche fallite.

 

Rita Paonessa

Crisi FDC, l’intervento della regione risolve una situazione di grave disagio per studenti e lavoratori

CATANZARO – Gli assessori ai Trasporti e alla Pubblica Istruzione della Provincia di Catanzaro, Alessandro Isabella e Giacomo Matacera, hanno espresso soddisfazione per la soluzione individuata dalla Regione per far fronte alle gravi difficoltà che riguardano il trasporto pubblico locale, con particolare riferimento alla problematica situazione economica in cui versano le Ferrovie della Calabria. “Da quattro mesi – spiegano i rappresentanti della Giunta guidata dal presidente Wanda Ferro –  i lavoratori non ricevono lo stipendio, e la situazione si è ulteriormente aggravata a causa del fermo dei pullman per mancanza delle risorse necessarie all’acquisto del carburante. Ciò ha determinato una situazione di gravissimo disagio per gli utenti, in particolare i tanti lavoratori e studenti pendolari che non sono nelle condizioni di raggiungere i posti di lavoro e le scuole se non con mezzi propri. Per tantissimi cittadini della provincia di Catanzaro, e in particolare del Reventino, questo ha comportato un forte aumento dei costi di trasporto, quando non proprio l’impossibilità di spostarsi. Il pagamento di una mensilità e relativi oneri entro il 10 novembre, e il pagamento entro la fine del mese di trimestralità gomma e ferro, con un importante intervento finanziario che consentirà di fare ripartire regolarmente il servizio alleviando i disagi dei cittadini.  Per questo ringraziamo il presidente Scopelliti e l’assessore Fedele, per l’impegno rivolto alla rapida soluzione della vicenda, per dare un’immediata risposta agli studenti e ai lavoratori costretti a subire una situazione di grave isolamento. Certamente una soluzione definitiva arriverà grazie all’accordo con il Ministero per il passaggio delle quote azionarie dallo Stato alla Regione, che conclude un iter rimasto sospeso per oltre un decennio e che consentirà di salvare Ferrovie della Calabria dal fallimento, sbloccando importanti risorse per il rilancio e il risanamento dell’azienda, ridando serenità ai lavoratori a garantendo il diritto alla mobilità ai cittadini calabresi”.