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Sabato a Cose Belle Festival si parla di “Creatività e design”

COSENZA – “Creatività e design: le leve per innovare e creare valore.” E’ questo il tema del workshop seminariale in programma sabato 15 dicembre, alle ore 10,30, nella Sala conferenze del Bocs Art Museum, presso il Complesso Monumentale di San Domenico. L’iniziativa si inquadra nell’ambito della seconda edizione di “Cose Belle Festival”, evento dedicato proprio alla creatività e al design, promosso dall’Associazione “Interazioni Creative”, patrocinato dall’Amministrazione comunale ed in corso di svolgimento proprio nel Complesso Monumentale di San Domenico.

Al workshop, moderato dalla giornalista Rossana Muraca, interverranno Giampaolo Calabrese, dirigente del settore cultura del Comune di Cosenza, Emilio Leo, architetto e creative director del Lanificio Leo, Gennaro Di Cello, CEO di Italie (Italian Limited Edition), Antonio Pujia Veneziano, artista e presidente di Aleph Arte e Deborah De Rose, project manager di Interazioni Creative e direttore artistico di “Cose Belle Festival”.

L’architetto e designer Emilio Leo, con il suo intervento dal tema “Dall’idea al prodotto design oriented”, condividerà con i partecipanti la metodologia progettuale alla base della nascita di un progetto di valore in grado di dar vita a nuovi prodotti e differenti narrazioni. Gennaro Di Cello focalizzerà, invece, l’attenzione su “Design, territori e comunità. La tecnologia, come fattore abilitante di innovazione sociale”.

La condivisione della sua esperienza nei progetti di arte pubblica relazionale sarà poi al centro dell’intervento di Antonio Pujia Veneziano su “Creatività inclusiva e l’abitare poetico”.

Il focus prescelto prenderà in esame l’arte come punto di incontro e condivisione, nonché momento di riflessione sulla sua funzione etica ed il superamento dell’arte intesa in termini autoreferenziali. Si rifletterà ancora sul ruolo dell’artista e della sua dimensione sociale in rapporto alla collettività, innescando processi di inclusione, di scambio e partecipazione attiva.

All’interno di un’etica dell’ascolto, “abitare poeticamente” un luogo significa avvicinarsi umilmente all’essenza delle cose, attraverso l’arte, che esula da ogni attività utilitaristica.

Infine, Deborah De Rose  con il suo intervento “Relational design e creatività come attivatore di idee e rigenerazione sociale” condividerà la sua esperienza e il valore dei processi creativi di condivisione come fucina di nuove idee e valore potenzialmente capace di rigenerare persone e territori.

Interazioni creative tra imprese ed “eresie”

interazioni creativeCOSENZA(CS)- Eretico è chi esce dal coro, chi rompe la riga senza indugi, chi proclama la propria scelta e la propria opinione che discosta da quelle accettate come autorevoli. Un gruppo di “eretici” si è riunito ieri presso la sede di “Interazioni creative”, uno spazio grazie al quale i creativi possono connettersi e interagire con gli altri per mettersi in gioco e realizzare i propri progetti. Deborah De Rose è una sognatrice, una donna dinamica in grado di reinventarsi, è founder e presidente di “Interazioni creative” una giovane,giovanissima realtà del cosentino. A lei si deve il convegno a cui hanno partecipato cinque giovani imprenditori calabresi. L’incontro,mediato da Lia Giannini, ha dato voce ai cinque coraggiosi figli naturali o adottati dalla nostra regione. Il primo a prendere parola è Massimiliano Capalbo scrittore e imprenditore del catanzarese autore de “La terra dei recinti”, un libro per sfatare i luoghi comuni  e i pregiudizi che hanno impedito e continuano ad impedire ai giovani di progettare e realizzare il proprio futuro. «La nostra-dice Capalbo, è un’epoca dominata dal caos in cui mancano capacità di adattamento e flessibilità. Quattro sono le zavorre che impediscono il decollo: il complesso di inferiorità che ci viene tramandato da chi nutre false credenze sul funzionamento del mondo;il giudizio degli altri;il vittimismo e la diffidenza. Per rompere questo circolo vizioso è necessario intraprendere un lavoro introspettivo, scoprire il proprio talento e metterlo a frutto, vedere finalmente le enormi risorse della Calabria e sfruttarle con lungimiranza».È poi la volta di Rosario Benedetto giovane varesotto trasferitosi in Calabria per amore. Di passaggio sulla statale jonica, si innamora del castello federiciano. Incuriosito dalla simbologia del castello e dal nome del paese che lo ospita, inizia a fare una ricerca e scopre che il toponimo di Roseto Capo Spulico risale all’epoca romana quando prese il nome di Civitas Rosarum probabilmente per l’abbondanza  di roseti. Decide di fare di Roseto Capo Spulico la propria casa e il luogo in cui realizzare il sogno imprenditoriale.Acquista sei ettari di terreno che affacciano sul castello e da il via a “Rosetum”, una vasta distesa di roseti  a forma di croce templare, l’unico roseto al mondo accessibile a chiunque. Il terreno non sarà solo adibito alla coltivazione di rose ma prevede anche la realizzazione di un laboratorio per l’estrazione degli oli utili alla produzione di prodotti cosmetici, una biopiscina e un casale per l’accoglienza degli ospiti. Stefano Caccavari, coniuga imprenditoria e agricoltura.Abitante di San Floro, piccolo paese del catanzarese, nel 2014 cambia le sorti del proprio paese destinato a trasformarsi in discarica. Con l’aiuto della famiglia, proprietaria terriera con la passione per l’agricoltura, da vita al progetto “Orto di famiglia” per offrire la possibilità ai catanzaresi di mangiare cibi sani privi di qualunque pesticida chimico. Ad un anno dall’inizio del progetto il numero di famiglie è passato da 10 a 165 coinvolgendo non solo le famiglie del catanzarese, ma estendendosi anche al crotonese  e al vibonese. Ultima ad aver preso la parola è stata Roberta Caruso, che dopo la laurea in filosofia torna in Calabria  e trasforma la casa in cui vive in una Home for Creativity un luogo di scambio e di condivisione che prevede quattro modalità di alloggio: la formula tradizionale basata sul B&b;baratto;progettazione e creazione di opere d’arte per valorizzare l’estetica della casa e infine l’uso da parte di terzi per la creazione di start up.Cinque ragazzi che animati da passione,coraggio e caparbietà ce l’hanno fatta a dispetto di tutto e di tutti,che hanno fatto dell’eresia il proprio credo.

Io sono eretica,tu?

Rita Pellicori

Nel segno del co-working nasce la nuova rete di “Interazioni Creative”

interazioni creativeE’ la terra delle promesse mai mantenute. Dei fondi destinati a chi i soldi ce li ha. Dei lavori affidati ai figli e agli amici di. E’ la terra dei raccomandati, dei “volenti o nolenti”, di quelli che parlano troppo e fanno sempre di meno, di quelli che si sentono tranquilli perché hanno la giusta furbizia che li aiuterà a scavalcare il mondo. E’ la terra della bellezza e del rimpianto. Quella da cui i giovani rifuggono e che gli adulti rovinano con le loro mani. Almeno nella gran parte dei casi.

Ce ne sono altri di casi, invece, in cui questi stessi giovani si rimboccano le maniche, danno forma ai loro sogni, senza chiedere aiuto a nessuno. Almeno non a qualcuno troppo potente. Giovani che nascono avvocato, che sono innanzitutto donne, poi mamme e infine creative. Fiumi in piena che straripano idee e con quelle desiderano travolgere i talenti intorno a loro. Una di loro è Deborah De Rose, fondatrice della nuova realtà emergente “Interazioni Creative” che da sabato 10 ottobre, darà ufficialmente inizio alla sua battaglia per il talento, nella città di Cosenza. Una nuova realtà destinata a risvegliare, coadiuvare, far interagire personalità disparate e travolgenti che abbiano il coraggio di collaborare al fine di rendere la loro Regione, il loro Paese, un posto migliore in cui la parola d’ordine diventi “meritocrazia” e il comandamento numero uno sia “voglia di fare”. Nessun finanziamento, nessun fondo perduto. Deborah è solo una donna con il coraggio di cambiare, in grado di intercettare quelli che lei ama chiamare “i bisogni della  Rete”, in una società dove la parola digitale fa spesso rima con virale, lei punta a creare relazioni che abbiano la capacità di far nascere, crescere e risolvere nuovi bisogni. Fisici, prima ancora che virtuali.

Un insieme sinergico di relazioni dove non esistono limiti professionali. Artigiani, comunicatori, artisti, liberi professionisti che potranno avvalersi di un piccolo spazio comune, arredato da altrettante giovani personalità che hanno già sposato il progetto e che hanno contribuito, fattivamente, alla realizzazione di quello che diverrà luogo di incontro e scambio per quanti, gratuitamente, vorranno far parte di questa comunità. Un vero e proprio laboratorio di idee che si propone di incontrare l’esigenza di chi non ha uno spazio fisico di cui avvalersi, nel tentativo di riuscire a soddisfare, tramite la costruzione di workshop, momenti di incontro, presentazioni di libri e quant’altro, un mercato virtuale in cui domanda e risposta possano ritrovare la giusta complementarietà.

Tempo di cambiamenti, dunque. E di novità positive. Di quelle che hanno il compito di risvegliare dal torpore una città e una regione da troppo tempo bisfrattata, mal curata, “sfortunata” (ndr  La Terra dei recinti).  Una città dove termini come co-working, collaborazione, cooperazione, sono spesso stelle cadenti in una notte piena di nuvole. Impossibili da riconoscere anche quando scivolano davanti ai nostri occhi. Ma che cadono comunque. E che da sabato 10 ottobre, alle 18.00, nella sede di  via Don Gaetano Mauro n.30, inizieranno a far luce. Una di quelle dalla quale sarà impossibile non rimanere abbagliati.

Lia Giannini